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La soluzione in un bacio (eLit): eLit
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E-book158 pagine2 ore

La soluzione in un bacio (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Single dad 1

Eloise Hayden, anatomopatologa di fama internazionale, non avrebbe mai immaginato di finire in quel paesino sperduto della Cornovaglia. Certo il caso che le hanno assegnato, capire com'è scomparso un noto surfista australiano, è proprio pane per i suoi denti, per questo non gira sui tacchi per tornarsene a Sydney. In realtà c'è anche un altro motivo per restare: l'enigmatico Lachlan D'Ancey, ispettore capo di Penhally, incaricato di seguirla quasi ovunque. Eloise sa bene che, una volta risolto tutto, ognuno ritornerà alla propria vita, ma deve per forza rinunciare a un bacio e a una serata romantica?
LinguaItaliano
Data di uscita1 apr 2019
ISBN9788858999707
La soluzione in un bacio (eLit): eLit
Autore

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    La soluzione in un bacio (eLit) - Melanie Milburne

    successivo.

    1

    «Sono desolato, dottoressa Hayden, ma sembra che le sue valigie siano sparite senza lasciare traccia» dichiarò l'addetto ai bagagli sollevando lo sguardo dal monitor del computer. «E non risulta nemmeno che siano state caricate su questo volo.»

    «Sparite!» esclamò Eloise guardando il ragazzo in cagnesco. «Cosa significa, sparite? Sarei dovuta arrivare in Cornovaglia ventiquattr'ore fa. Non posso star qui ad aspettare chissà quanto i miei bagagli. Dovrete occuparvene voi, e farmeli recapitare.»

    «Senz'altro. In questi casi la compagnia si impegna a consegnare i bagagli a domicilio. Dove li dobbiamo mandare?»

    Eloise soffocò un sospiro di frustrazione e cercò nella borsetta il foglio con l'indirizzo della pensione di Penhally Bay dove aveva prenotato una stanza. Trevallyn House non si distingueva certo per il numero di stelle, ma era quanto passava il convento, rifletté cinicamente. Il suo capo al ministero della sanità australiano le aveva detto che, vista l'esiguità del bilancio, trascorrere un mese in una cittadina costiera della Cornovaglia compensava adeguatamente qualunque disagio le potesse derivare dall'alloggiare in una casa così ricca di storia. Si diceva addirittura che il capitano Cook fosse passato di lì, facendo rotta verso Botany Bay, nel 1770!

    Senza cercare di nascondere l'impazienza, diede al giovanotto l'indirizzo. «Quanto ci vorrà, secondo lei, per ritrovare le mie valigie?»

    Lui allargò le braccia. «Di solito un giorno o due, forse di più. Possono averle caricate sul volo sbagliato. È difficile fare una previsione.»

    Eloise alzò gli occhi al cielo. «Bene. Mi fa piacere sapere che il mio bagaglio sta facendo un giro intorno al mondo, ma vorrei proprio che vi sbrigaste a ritrovarlo. Indosso questi vestiti da trenta ore. Sono in viaggio per lavoro e ho bisogno di disporre dei miei abiti al più presto.»

    «Farò il possibile ma, come le ho spiegato, potrebbe volerci del tempo. Le crescenti misure di sicurezza negli aeroporti hanno complicato alcune procedure. Spero che lei capisca.»

    Lei gli rivolse un sorriso tirato. «Grazie per l'aiuto. Aspetterò sue notizie.»

    Si allontanò dal terminal affollato per raggiungere la zona del noleggio auto. Dovette aspettare a lungo prima che le consegnassero l'utilitaria più piccola che avesse mai visto. E quando mise in moto, le tremavano le mani dalla rabbia. Giurò a se stessa che, appena tornata a casa, sarebbe andata di persona a strangolare il titolare dell'agenzia, la Jack Innes and Co., che le aveva organizzato il viaggio.

    Penhally Bay era un tipico villaggio della costa della Cornovaglia. C'era una serie di case e negozi pittoreschi allineati lungo le strade che davano sul porto, fra le quali si aggiravano disordinatamente gruppi di turisti favoriti dal tepore della sera estiva. A un'estremità della baia era situata la stazione di salvataggio, e dall'altra il faro. Davanti alla spiaggia gli equipaggi delle numerose barche alla rada si godevano il bel tempo.

    Eloise trovò facilmente Trevallyn House. Era simile alle altre case, solo più grande, ma lo spazio maggiore era proporzionale alla mancanza di manutenzione. La facciata, tinta di bianco, era scrostata qua e là e una delle persiane pendeva tristemente dai cardini arrugginiti.

    Decisamente depressa si diresse verso la porta che si aprì cigolando prima ancora che avesse potuto suonare il campanello. La signora Trevallyn, l'anziana proprietaria, era una donna dall'aspetto florido e l'espressione gentile e sorridente.

    «Lei deve essere la dottoressa Hayden, il medico legale australiano» la salutò con calore. «Benvenuta a Penhally Bay. Temo che troverà un po' di confusione, ma una delle cameriere se n'è andata all'improvviso due giorni fa e non sono ancora riuscita a sostituirla. Manderò Davey a prendere i suoi bagagli. L'ho sistemata nella stanza numero sette. È quella con la vista migliore sulla baia.»

    «Purtroppo non ho bagaglio» replicò Eloise contrariata. «È stato smarrito, ma all'aeroporto mi hanno garantito che me lo faranno avere al più presto.»

    «Oh... non si preoccupi» cercò di rassicurarla la signora Trevallyn sorridendo. «Credo che lei desideri rinfrescarsi comunque. C'è un bagno sul pianerottolo. Per favore, faccia attenzione con la doccia, potrebbe scottarsi se qualcuno aprisse l'acqua fredda da qualche altra parte.»

    Aspetta solo che torni, Jack Innes!, pensò Eloise mentre saliva le scale. Tuttavia la vista della camera la colpì piacevolmente. Era dipinta di un singolare rosa crema e sul tavolo da toletta spiccava un vaso di variopinti fiori estivi al centro dei quali una rosa rossa l'attirò come un magnete. Quasi senza rendersene conto allungò una mano e accarezzò i petali. Poi si affacciò alla finestra sulla baia e si riempì i polmoni della brezza marina.

    L'ispettore capo Lachlan D'Ancey chiuse il fascicolo con un colpo secco e si rivolse al suo giovane collega. «Non vedo il motivo di ricorrere a un medico legale australiano per riesaminare un caso che abbiamo già risolto. Ci siamo occupati di questa morte con tutta la cura necessaria.»

    L'agente James Derrey annuì. «Lo so, ma a parte la famiglia, sembra che ci sia qualcun altro che si sta facendo un sacco di domande sulla morte di questo famoso sportivo, comandante. Ethan Jenson era il favorito per il titolo mondiale di surf. Gli australiani non vogliono accettare l'idea che un campione del suo calibro possa essere affogato in modo tanto banale. L'ordine di riaprire il caso viene da qualcuno che sta molto in alto.»

    Lachlan si passò una mano fra i capelli castano scuro. «È vero, ma mi auguro che questo medico legale faccia i suoi rilievi e se ne vada senza farci perdere troppo tempo.»

    «Sono d'accordo con lei, signore.»

    Lachlan si lasciò andare sulla sedia con un sospiro. «Riesaminare tutta la documentazione sulla morte del surfista non è quello che definirei un modo piacevole di passare il tempo.»

    «Condivido in pieno, ma ho paura che la dottoressa australiana voglia che lei le presenti il caso dall'inizio» osservò James. «Ha già avuto occasione di incontrarla?»

    Lachlan scosse la testa guardando l'orologio. «Sarebbe dovuta arrivare ieri, ma forse ha avuto qualche contrattempo.» Fece un sorriso ironico. «O forse si è persa.»

    James ricambiò il sorriso. «E scommetto che sarà furiosa per questo ritardo.» Sogghignò. «Forse addirittura isterica... Dopotutto, cosa ci si può aspettare da una donna in carriera?»

    Il silenzio che seguì quelle parole lo fece arrossire. «Scusi, capo» borbottò. «Ho toccato il tasto sbagliato. Mi ero scordato di Margaret, del divorzio e di tutto il resto...»

    «Lascia perdere, James, è acqua passata. Ammetto che è stata dura, ma a essere sinceri io e Margaret avremmo dovuto lasciarci molto prima. Anzi, sarebbe stato meglio se non ci fossimo neppure sposati, ma con Poppy in arrivo mi sembrò la scelta più logica.»

    «A proposito di sua figlia» replicò James, felice di cambiare argomento, «ho sentito che ha preso molto male la morte di Jenson. Era una sua grande ammiratrice, vero?»

    Lachlan scrollò le spalle. «Sai come sono le ragazzine, James. Pazze per le celebrità. A Penhally Bay non esiste donna sotto i quaranta che non si senta tremare le ginocchia se vede un surfista abbronzato e con gli addominali scolpiti.»

    Il collega si alzò. «Già, è proprio così. Bene, meglio tornare al lavoro. Devo andare a fare un controllo alla fattoria di Henry Ryall. È convinto che qualcuna delle sue pecore sia stata rubata, ma è probabile che cerchi solo un po' di compagnia per una tazza di tè. Si sente terribilmente solo, da quando Mary è morta.»

    «Povero vecchio» commentò Lachlan. «Per lui forse sarebbe il momento di trasferirsi in paese, ma dubito che lo farà.»

    «Sono sicuro che morirà indossando i suoi stivali da lavoro» convenne James fermandosi sulla soglia. «Auguri, con la dottoressa australiana. Potrebbe anche essere un tipo simpatico.»

    Lachlan non rispose. Aspettò che il poliziotto se ne fosse andato e si mise a studiare il fascicolo con espressione accigliata.

    Eloise trovò la stazione di polizia senza troppa fatica. Entrò e rimase sorpresa nel vedere che la piccola scrivania davanti alla porta era vuota.

    Si guardò intorno finché non individuò un piccolo campanello d'ottone sulla scrivania e lo fece squillare. Aspettò un paio di minuti poi si decise a chiamare ad alta voce. «Non c'è nessuno?»

    Silenzio.

    Premette di nuovo il pulsante mentre rifletteva sull'assurdità della situazione. Anche se doveva ammettere di non essersi mai sentita più nervosa alla prospettiva di affrontare un incontro di lavoro. Era il suo primo incarico internazionale. Ed era ridicolo essere tanto tesa solo per scoprire che la stazione di polizia in cui avrebbe dovuto lavorare era ben lontana dall'essere un centro di alta tecnologia investigativa.

    Al momento si sentì felice di non aver sprecato del tempo prezioso per trovare qualcosa di nuovo da mettere. I jeans spiegazzati e il gilet aderente indossato sopra una maglietta di cotone non le sembrarono più così fuori posto. Be', aveva una macchia di caffè sulla maglietta sul seno sinistro, dovuta a un vuoto d'aria mentre stava cenando sull'aereo, e i suoi jeans avrebbero potuto stare in piedi da soli. Non voleva neanche pensare a che aspetto avesse il suo viso. Ma almeno era pulito, considerò con ironia, visto che l'acqua della doccia era talmente bollente che doveva aver spazzato via non solo il trucco, ma anche il primo strato di pelle. I suoi bei capelli biondi non avevano apprezzato il detersivo che la pensione spacciava per shampoo e, senza spazzola e asciugacapelli, avevano assunto l'aspetto di un elmetto di paglia attorno alla testa, invece del solito caschetto ordinato.

    Sospirò e allungò la mano verso il primo stipite che le riuscì di trovare ma, prima ancora che toccasse il legno con le nocche, la porta si aprì di colpo e una figura alta e solida le finì contro.

    «Scusi!» esclamò un uomo bruno, affrettandosi ad afferrarla per le braccia con due mani d'acciaio per evitarle di cadere. «Non mi ero reso conto che fosse davanti alla porta.»

    Eloise sbatté gli occhi un paio di volte mentre il suo cuore faceva una piccola, buffa capriola nel petto.

    Deglutì e cercò di scuotersi. Era stata sorpresa da quello scontro inaspettato. Ecco tutto.

    Solo questo, si ripeté. Niente a che vedere con quegli intelligenti occhi dorati e con la sensazione che le dava sentire due mani maschili sulle braccia dopo... be', dopo un sacco di tempo.

    «No, no... va tutto bene» rispose esitante. «Ho suonato il campanello, ma non ha risposto nessuno. Ha aperto la porta mentre stavo per bussare.»

    Lui le sorrise e il suo viso assunse un'espressione quasi infantile, anche se Eloise pensò che doveva essere vicino ai quaranta.

    «Mi dispiace che non ci fosse nessuno, ma uno dei poliziotti è ammalato e l'altro è dovuto assentarsi per lavoro. Come posso esserle utile, signorina?»

    Eloise si inumidì le labbra con la lingua, un gesto che mostrava un'insicurezza che pensava di aver vinto da tempo, ma la mancanza

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