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Nobile passione: Harmony Bianca
Nobile passione: Harmony Bianca
Nobile passione: Harmony Bianca
E-book153 pagine2 ore

Nobile passione: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Proprio come Romeo e Giulietta, Izzy McKinnon e Ross Buchanan non possono stare insieme per l'ostilità che divide da sempre le loro due famiglie. E il fatto che Ross sia un nobile scozzese mentre Izzy è un semplice medico non facilita certo la situazione. Ma a causa di un evento doloroso Izzy e Ross sono costretti a riavvicinarsi e a fare i conti con una passione che non si è mai spenta. E capiscono che l'approvazione di cui hanno più bisogno la troveranno uno tra le braccia dell'altra.



Sono i maghi del bisturi, i dottori più sexy e sfacciatamente ricchi in circolazione.

Ma saranno in grado di curare un cuore spezzato?
LinguaItaliano
Data di uscita8 set 2017
ISBN9788858972564
Nobile passione: Harmony Bianca
Autore

Joanna Neil

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Nobile passione - Joanna Neil

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Posh Doc, Society Wedding

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2009 Joanna Neil

    Traduzione di Daniela De Renzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-256-4

    1

    Quando Izzy entrò nel negozio del paese, il campanello sulla porta risuonò allegro e il profumo di pane appena sfornato l’avvolse, facendole venire l’acquolina in bocca. I morsi della fame si fecero immediatamente sentire e lei rimase un attimo assorta. Quando aveva mangiato l’ultima volta? Contavano i pochi bocconi di un panino addentato parecchie ore addietro, prima che nel Pronto Soccorso si scatenasse l’inferno?

    «Giornata pesante?» Mary, la proprietaria del negozio, si fece avanti, osservando con aria benevola il viso pallido e tirato di Izzy. Era una signora materna, sempre pronta a parlare, una scintilla negli occhi azzurri che la faceva sembrare più giovane.

    «Puoi dirlo forte» replicò lei, accennando un sorriso. «Purtroppo c’è stato un brutto incidente sulla provinciale e siamo stati impegnati quasi tutta la giornata. Abbiamo cercato di fornire le prime cure ai feriti più gravi e poi li abbiamo trasferiti all’ospedale di Inverness.» Izzy si interruppe e diede un’occhiata in giro, osservando la quantità di merci esposte.

    Mary fece un cenno di assenso. «L’ho sentito alla radio. Ho immaginato che li avrebbero portati da voi. Siete il Pronto Soccorso più vicino. È stato fantastico quando hanno costruito la vostra unità oltre al poliambulatorio. Dovete aver aiutato un sacco di gente in questi ultimi mesi.»

    «Si, infatti» replicò Izzy, distogliendo lo sguardo dagli scaffali e scostando dal viso una ciocca di capelli castani. «Qui nelle Highlands la gente ha sempre dovuto fare i chilometri per raggiungere l’ospedale, ma la nuova unità di Pronto Soccorso è in grado di prestare le cure più urgenti. Sapere che l’avrebbero aperta è stato uno dei motivi che mi hanno spinta a tornare, oltre al fatto che posso visitare a casa i malati più bisognosi: è un modo per rendere più vario il mio lavoro e dare maggior senso a quello che faccio.»

    Lo sguardo di Izzy cominciò a vagare per gli scaffali. Aveva fatto un salto in negozio solo per prendere delle tovagliette, ma i suoi sensi vennero stuzzicati dal profumo di pasticcio di carne e pane appena sfornato.

    Mary sorrise con gentilezza. «Immaginavo che saresti tornata... una volta finito il tirocinio. Hai sempre amato questi luoghi e ricordo che, quando eri una ragazzina, ti si poteva spesso trovare al porto a osservare le barche.» La donna rimase un attimo soprappensiero, poi si fece improvvisamente seria. «A differenza di qualcun altro... Pensi che il padrone si farà vedere, invece di lasciare tutto nelle mani di Jake Ferguson? Non ha combinato molto in sua assenza. E adesso farà anche meno, se è vero che sta pensando di trasferirsi per stare vicino alla figlia.»

    «Davvero?» domandò Izzy incuriosita. Ecco perché non aveva ricevuto risposta alla richiesta di fare alcune riparazioni nella casa che aveva preso in affitto... Ma perché lei era sempre l’ultima a sapere cosa succedeva in paese? Forse perché lavorava così tanto e cercava di badare solo ai fatti propri.

    «Questo è quello che dice Finn, il postino» osservò Mary perplessa. «È sempre il primo a sapere gli ultimi pettegolezzi...» aggiunse poi con un gesto spazientito, quasi a voler indicare quanto fosse complicata la vita. «A ogni modo... Che cosa posso darti oggi, Izzy?» chiese con gentilezza. «Vuoi una pagnotta da portare a casa? Le ho appena sfornate e so quanto ti piacciono.»

    «Grazie, Mary. Mettimi anche un paio di fette di quegli sformati. Non ho proprio voglia di mettermi a cucinare oggi. Ho talmente fame che potrei anche iniziare a divorarli qui.»

    «E allora fallo!» replicò Mary con una risatina, porgendole una porzione di pasticcio su un tovagliolo.

    «Grazie. Mi salvi la vita.» Izzy diede un morso, assaporando la carne tenera e la pasta friabile, per poi ripulirsi la bocca dalle briciole. «È deliziosa!» Chiuse gli occhi per gustarne il sapore. «Mi aggiungeresti anche un sacchetto delle mentine preferite di mio padre? Gliele porterò mentre vado a casa. Ah, e la rivista di mia madre, se è arrivata.»

    «Sì, certo. Ci sono anche le agende per l’anno nuovo, se ti interessano.»

    Izzy diede un’occhiata all’espositore e passò un dito sulla copertina di pelle morbida dell’agenda che aveva di fronte. «Ne prenderò una, prima che spariscano. Sono proprio belle» mormorò con un sospiro. «Se soltanto potessimo rinnovarci anche noi con il nuovo anno... Mancano poche settimane, ma sembra davvero un’eternità. Questi ultimi mesi sono stati così difficili... Ti dirò, non mi dispiace affatto che l’anno finisca.»

    «Neanche a me» riconobbe Mary con sincerità. «Sono tempi duri per tutti in paese.»

    Izzy fece un cenno di assenso, fermandosi per finire il pasticcio, prima di andare verso gli scaffali. «Gli agricoltori fanno fatica, non è vero?» Si concentrò su una tovaglietta, osservandola alla luce della vetrina. Era decorata con un panorama delle Highlands, un lago che risplendeva sotto la luce del sole, circondato da aspre montagne ricoperte d’erica. «So che i raccolti sono stati scarsi quest’anno. Fortuna che la maggior parte di loro ha un secondo lavoro su cui contare.»

    «Già» riconobbe seria Mary. «Ma non riesco a fare a meno di pensare che questo per te è stato un anno ben peggiore, con tua cugina Alice in ospedale. Tua madre è rimasta molto scossa.»

    «Sì, è stato difficile per tutti, ma soprattutto per mia madre. In fondo Alice è vissuta con noi per diversi anni dopo la morte dei suoi genitori e per me lei era come una sorella.» Izzy era ancora turbata al pensiero dell’incidente che ormai costringeva Alice in un letto d’ospedale da parecchi mesi. Le dispiaceva di non aver potuto aiutare la cugina e soffriva per il fatto che l’accaduto avesse causato amarezza e rancore.

    Suo padre non si era mai messo il cuore in pace da quando, sei o sette anni prima, Alice si era allontanata dalla famiglia e il ritorno della cugina non era certo avvenuto in circostanze felici.

    Izzy cercò di non pensarci e guardò fuori dalla finestra. Quelli erano i luoghi dove era nata e che avevano sempre avuto il potere di calmarla. In lontananza poteva intravedere le colline e le montagne delle Highlands occidentali. Si poteva distinguere anche la baia con il piccolo porto, dove le barche dondolavano delicatamente sull’acqua.

    In quel momento si sentì il rumore di un’auto che si avvicinava. Poco dopo una jeep luccicante apparve da dietro la curva, fermandosi di fronte al negozio.

    «Quella sì che è un’auto che si fa notare» affermò Mary, avvicinandosi a Izzy e rimanendo ad ammirare la maestosa Range Rover color argento. «Di chi può essere?» domandò soprappensiero. «Sicuramente non di qualcuno che abita qui.»

    Izzy non rispose, ma continuò a guardare il guidatore che scendeva dall’auto, apriva la portiera posteriore e si fermava a parlare con qualcuno all’interno.

    I sensi all’erta e una tensione improvvisa all’addome, Izzy ebbe la netta impressione che ci fosse qualcosa di familiare in quell’uomo dalle gambe lunghe, comparso così all’improvviso. Stava invitando una bambina dai capelli fulvi a scendere dall’auto. E, quando la ragazzina esitò, la prese in braccio e la mise a terra. Per un attimo, mentre la sistemava, si voltò verso le colline e fu possibile distinguerne bene i lineamenti. Izzy trattenne il fiato...

    Che cosa aveva detto Mary a proposito del fatto che il padrone non sarebbe tornato?

    Rimase ancora a guardare, mentre lui si faceva da parte per far scendere un ragazzino. E, in quel momento, accanto a lei Mary mormorò quello che stavano pensando entrambe. «Parli del diavolo... Ci degna della sua presenza. E quei bambini non sono i figli di tua cugina? Ma non stavano con la zia, la sorella di Alice, nel Lake District?» Mary si fece seria. «Mi chiedo che cosa sia venuto a fare da queste parti dopo tanto tempo. Quanto è passato? Sei anni?»

    «Credo di sì» rispose Izzy, sforzandosi di tirar fuori la voce. «Sono circa sei anni da quando è morto il vecchio padrone.»

    «E da allora quello nuovo non si era mai fatto vedere, anche se credo sia sempre rimasto in contatto con il responsabile della tenuta. Altrimenti come avrebbe fatto Jake a decidere di alzare gli affitti e tagliare il bosco? Fosse stato per Ross Buchanan le cose avrebbero anche potuto andare a rotoli. È quello che capita, quando il proprietario è sempre assente. Va tutto in rovina.»

    Izzy stava ancora cercando di capacitarsi del ritorno di Ross. «Parli come mio padre...» mormorò piano.

    Mary accennò una risatina. «E tuo padre non è nemmeno un suo affittuario, non è così? Ma è un uomo di buon senso.»

    «Mio padre sa essere molto orgoglioso...» replicò Izzy con un filo di voce.

    Le grida eccitate dei bambini riempirono l’aria e lei si irrigidì, in attesa che la porta del negozio si aprisse. Ce l’avrebbe fatta ad affrontare Ross Buchanan dopo tutto quel tempo?

    «Ho sete...» stava dicendo il ragazzino, entrando nel negozio con tutta l’energia di un bambino rimasto in auto troppo a lungo. All’età di sei anni non aveva tempo da perdere. «Posso avere una lattina o una bevanda gassata?» domandò voltandosi, pur continuando a camminare. «Hai detto che potevo bere e vorrei una bevanda gassata... e un gelato con le gocce di cioccolato» aggiunse, dirigendosi verso il reparto dove erano esposti gli snack.

    La bambina lo seguì con passo più lento, guardandosi intorno. Il sole del tardo pomeriggio faceva risplendere i suoi capelli fulvi. Izzy notò che i suoi occhi verdi erano pensierosi, come se stesse valutando attentamente, prima di prendere una decisione. Era più piccola del ragazzo, poteva avere circa cinque anni, ed era graziosa. Assomigliava molto alla madre, ma aveva un’espressione più timida. Allungò una mano per esaminare un sacchetto di patatine da uno scaffale, ma il pacco le venne subito strappato dal fratello.

    «L’ho visto prima io» esclamò lui con prepotenza. «Sono quelle piccanti, le mie preferite. E questo è l’ultimo pacchetto.»

    «Me lo hai rubato» protestò la bambina. «Ridammelo.»

    «Smettetela immediatamente voi due!» intervenne Ross in tono calmo, ma fermo. «Altrimenti non avrete un bel niente. Siete nella proprietà di qualcun altro e dovete essere rispettosi.» Poi tese la mano per farsi dare il sacchetto.

    Il ragazzino assunse subito un’espressione offesa e guardò la sorella. Lei lo fulminò con lo sguardo, pronta a contrattaccare. Ross prese il pacchetto e si rivolse a Mary. «Mi dispiace» affermò con voce calda e profonda. «Di solito si comportano meglio di così, ma sono stati in auto per ore. Ed è soltanto colpa mia... volevo arrivare qui prima di sera.»

    «Nessun problema» replicò Mary in tono educato. «Forse dovrebbero uscire un po’ per sfogarsi. Abbiamo un prato con delle panchine dove potrebbero fermarsi a mangiare. Ci sono anche delle altalene. Il bar non funziona in questa stagione, perché non ci sono turisti, ma possono sempre portarsi uno snack» continuò, osservando con aria benevola i bambini che le lanciavano occhiate impazienti.

    «Grazie, Mary. Faremo così» replicò

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