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Una piccante vendetta: Harmony Collezione
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E-book158 pagine2 ore

Una piccante vendetta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Q VIRTUS - Io distruggerò il tuo mondo, così come tu hai distrutto il mio! Per più di dieci anni Nicandro Carvalho ha avuto un solo scopo nella vita, infiltrarsi nell'esclusivo club riservato ai più ricchi uomini d'affari della terra, il Q Virtus, per poi portarlo alla rovina annientando così il potere di Zeus, il suo proprietario. Quello che però ignora è che la bella Olympia Merisi, la figlia del suo nemico, è ora a capo di tutte le imprese appartenute al padre. Anche Olympia è determinata a ottenere ciò che vuole, e nulla le impedirà di proteggere quello che le appartiene. Alla fine, però, lo scontro tra i due si sposterà su un territorio molto più scivoloso, imprevedibile e... pericoloso.



Miniserie "Q Virtus" - Vol. 3/3
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2016
ISBN9788858950463
Una piccante vendetta: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Una piccante vendetta - Victoria Parker

    successivo.

    1

    Se c'era una persona capace di scatenare un inferno, quella era Nicandro Carvalho. E dopo dieci anni di attenta pianificazione, era pronto per fare proprio quello.

    Sto arrivando, Zeus... Distruggerò il tuo mondo, esattamente come tu hai distrutto il mio.

    L'aria a Zanzibar, l'isola scelta come teatro per la riunione trimestrale del Q Virtus, era talmente calda e umida che gocce di sudore gli imperlavano la fronte sotto la maschera, e la camicia bianca gli si era incollata al torace. In ogni caso avanzò con passo deciso fra la piccola folla di ricchi e potenti che si intratteneva sul bordo piscina del lussuoso albergo verso la Petite Q fasciata nell'abito rosso, la divisa di tutte le hostess ideata per mettere in risalto l'avvenenza necessaria per svolgere quel lavoro, che era anche il suo lasciapassare per la tana di Zeus.

    Numerose persone tentarono di attrarre la sua attenzione, ma lui le liquidò tutte con un frettoloso cenno del capo e continuò a camminare con determinazione.

    Una determinazione che era la sua caratteristica principale, e che non era mai venuta meno sin da quando si era imbarcato di nascosto nella stiva di un aereo cargo a Rio, destinazione New York.

    Una determinazione che non era venuta meno quando aveva costruito per se stesso una nuova identità diventando Nicandro Carvalho, che aveva lavorato duramente per riappropriarsi dell'orgoglio perso nelle strade di Brooklyn, e che si era rafforzata dopo l'acquisizione e la vendita della prima proprietà immobiliare, e della seconda, un processo che era andato avanti fino a dargli abbastanza denaro da far arrivare suo nonno dal Brasile.

    Adesso non solo era ricchissimo, ma anche potente, uno status sociale che gli aveva aperto le porte dell'esclusivo club riservato a pochi eletti. Adesso aveva la possibilità di mettere in atto il suo piano e distruggere il Q Virtus agendo dall'interno.

    Aveva impiegato più di dieci, lunghi anni per architettare quel piano, per riscrivere la storia e recuperare l'impero dei Santos, la sua legittima eredità che gli era stata sottratta insieme ai suoi genitori.

    Scosse lievemente la testa come per allontanare quei pensieri e la rabbia che gli evocavano dentro, in caso contrario sarebbe esploso e avrebbe incenerito chiunque avesse incrociato il suo cammino.

    «Ehi, Nic... Perché tanta fretta?»

    La voce di Narciso lo distrasse dal suo feroce intento, e questa volta si fermò. Il suo amico, una giacca nera indosso e il viso parzialmente nascosto da una maschera dorata, era appoggiato al bancone del bar, un drink in mano.

    «Salve, Narciso» replicò Nic. «Diavolo, ma a chi sarà venuta in mente una follia del genere?» domandò, indicando la sua stessa maschera. Le maschere erano imposte a tutti i soci per garantire l'anonimità, ma su di lui avevano soltanto un effetto claustrofobico, come del resto succedeva con tutto ciò che riguardava il Q Virtus. Un'associazione riservata a pochi, sinonimo di prestigio... Un'associazione gestita da un truffatore. Ironico che milionari, nobili e scaltri uomini di affari fossero pronti a fare carte false pur di diventare soci del Q Virtus, affidando così virtualmente la loro reputazione e la loro rispettabilità a un farabutto.

    Non per molto ancora, però, decise. Una volta portata a termine la sua missione, decise, Zeus avrebbe mangiato la polvere.

    «Come sta tua moglie?»

    Un luminoso sorriso incurvò le labbra di Narciso. «È bella come sempre» replicò. «Hai tempo per parlare un po'?» aggiunse.

    In qualche modo Nic riuscì a controllare il moto di impazienza che lo esortava a declinare la proposta dell'amico. Era da molto tempo che non si vedevano e che non scambiavano quattro chiacchiere. «Vieni, prendiamo un tavolo privato» decise, avviandosi verso il casinò.

    Dieci minuti dopo avevano un bicchiere di vodka in mano e la completa attenzione di un croupier.

    «Fate il vostro gioco» li invitò l'uomo.

    Nic lanciò un gettone da cinquemila dollari sui numeri segnati accanto alla roulette e aspettò che Narciso facesse la sua mossa.

    «Ventimila dollari sul diciassette» annunciò il croupier.

    «Ti senti audace ora che non c'è la tua signora nei paraggi?» ipotizzò Nic.

    «Mi sento fortunato» precisò Narciso. «Il matrimonio ha questo effetto su di me.»

    Sì, ragionò Nic, il suo amico era ancora sotto l'effetto di un potente cocktail di sesso ed emozioni. Mentalmente gli augurò di impiegare molto tempo a smaltire la sbornia.

    Gli piaceva scorgere quella fiamma di felicità nei suoi occhi, una fiamma che però si sarebbe spenta, prima o poi.

    Si appoggiò allo schienale della sedia e osservò la pallina che girava nella roulette. «Dimmi una cosa, non ti sembra strano che nessuno di noi abbia mai visto Mister Mistero? Nemmeno di sfuggita?»

    Narciso non tentò di fingere di non aver colto il riferimento a Zeus. «Il tizio difende la sua privacy, allora cosa?» replicò, aggrottando un sopracciglio. «Non lo facciamo tutti?»

    «Io credo che ci sia molto di più.»

    «Come sei sospettoso, Carvalho.»

    La pallina terminò la sua corsa sul diciassette. Gli stava bene, pensò Nic, lui non aveva neanche fatto caso al numero sul quale aveva scommesso. Al momento però aveva problemi più importanti, e tutti legati a Zeus.

    «Forse non ama socializzare» congetturò Narciso. «Si dice in giro che abbia connessioni con la mafia greca» aggiunse sottovoce. «Oppure ha il volto sfigurato. Forse è muto, o magari è solo timido. In ogni caso, durante gli ultimi mesi i pettegolezzi sul suo conto si sono sprecati.»

    Oh sì, era al corrente di quei pettegolezzi. Era stato lui a farli circolare. «Non ti importa che il Q Virtus possa affondare le sue radici nel marcio?» domandò Nic. «Ad alcuni dei soci questo interessa. Ho notato diversi assenti.» Sorprendenti gli effetti che le maldicenze avevano, pensò. Il dubbio era potente, distruttivo, il dubbio incendiava gli animi e lui aveva acceso la miccia e osservato con soddisfazione l'incendio divampare.

    Narciso si strinse nelle spalle. «È possibile che dal principio ci sia stata qualche ombra, ma persino mio padre e i suoi amici sostengono che adesso il club è pulito. Tu e io conosciamo personalmente alcuni dei soci, e sappiamo che hanno concluso affari da milioni proprio durante le riunioni del Q Virtus, dunque dubito che quello che si racconta in giro corrisponda a verità. I pettegolezzi in genere sono fantasie partorite dalla mente dei gelosi, o di chi ha dei motivi ben precisi per diffamare qualcuno.»

    Esatto. E lui di motivi ne aveva, e molti. «Tuttavia, voglio conoscerlo» affermò Nic.

    «Perché? Perché vuoi incontrare Zeus

    Per godere della sua disfatta. Per farlo soffrire, esattamente come Zeus aveva fatto soffrire i suoi genitori e suo nonno. Suo nonno, il suo unico parente ancora in vita, l'uomo che gli era rimasto al fianco e che lo aveva costretto a rimettersi in piedi quando tutto quello che lui aveva desiderato era stato morire insieme ai suoi genitori, ricordò Nic.

    «C'è qualcosa che vorresti dirmi, per caso?» ipotizzò Narciso.

    , si rese conto Nic sconcertato. Nello stesso momento però non voleva coinvolgere il suo amico nella tempesta che stava per scatenare. «No, nulla di particolare» rispose.

    «E come intendi fare per scovare il nostro Mister Mistero

    Nic portò il bicchiere alle labbra e bevve un lungo sorso, poi cercò con lo sguardo la Petite Q che gli era stata assegnata sin dal suo arrivo. E in effetti era lì, a pochi passi, pronta ad accorrere a un suo cenno.

    Gli era bastato invitarla per una romantica passeggiata sulla spiaggia, e si era procurato l'impronta del suo dito pollice sulla coppa di champagne, così come gli era bastato cingerle la vita per sottrarle il suo passepartout magnetico dalla tasca.

    Ora doveva solo prometterle una notte di passione, una promessa che non avrebbe mantenuto, per averla completamente in pugno.

    Narciso seguì la direzione dello sguardo di Nic e sorrise.

    «Avrei dovuto immaginare che si trattava di una donna» commentò. «Mi piace il tuo stile, Carvalho.»

    Nic scoppiò in una fragorosa risata, una risata che però gli morì sulle labbra quando guardò il suo amico negli occhi. Cosa avrebbero pensato di lui Narciso e Ryzard, i suoi migliori e unici amici, una volta che avrebbe costretto al fallimento il Q Virtus, il posto che offriva loro la possibilità di contattare gli uomini più potenti del mondo con i quali concludere affari da milioni? Avrebbero capito, giusto? In fin dei conti, stava facendo loro un favore.

    «A proposito di voci» riprese Narciso, «ho sentito che Goldsmith ti ha fatto un'offerta.»

    Nic quasi si soffocò con la vodka. «Come lo hai saputo?»

    Narciso lo fissò stralunato, quasi gli fosse spuntata una seconda testa. «Onestamente credevi che Goldsmith non avrebbe spifferato ai quattro venti che l'onnipotente Nicandro Carvalho, una forza dominante del mercato immobiliare, potrebbe un giorno diventare suo genero? Lo ha detto a mio padre, che lo ha detto a me. E io ho detto a mio padre che Goldsmith sarebbe andato incontro a una grande delusione.»

    Nic represse un sospiro. Era l'ultimo argomento di cui aveva voglia di discutere.

    «Non dirmi che stai seriamente considerando l'idea di sposare Eloisa Goldsmith!» esclamò Narciso.

    No. Forse. «Sì» confermò Nic, «ci sto pensando.»

    «Stai scherzando.»

    «Niente affatto. Solo perché tu sei stato accecato dal buon sesso e dalle emozioni, no, scusami, intendevo dire solo perché tu hai trovato l'amore della tua vita, non significa che anch'io sia disposto a firmare la mia condanna all'ergastolo. Un matrimonio di convenienza è perfetto per me» ragionò Nic.

    «Sei cinico esattamente come lo ero io. Ma prima o poi incontrerai una donna in grado di farti cadere ai suoi piedi.»

    «Se ciò dovesse accadere, ti autorizzo a rinchiudermi in un manicomio.»

    Narciso scosse la testa. «Eloisa Goldsmith. Sei pazzo.»

    «No, sono solo in ritardo per un rendez-vous» dichiarò Nic. Vuotò il bicchiere con un sol sorso, lo appoggiò sul tavolo e si alzò.

    «Ma perché proprio Eloisa?» insistette Narciso. «È un topolino di campagna... Ne avrai abbastanza di lei in non più di una settimana.»

    Esatto. Non avrebbe mai corso il rischio di innamorarsi di lei, e si sarebbe procurato una donna gentile e dolce come madre dei suoi figli. E c'era un altro motivo per cui era disposto ad andare all'altare a ventinove anni. Un motivo che si inseriva perfettamente nel suo schema, e che lo avrebbe condotto dritto al suo traguardo finale, cioè alla Santos Diamonds.

    Il fenomeno commerciale creato grazie al duro impegno di intere generazioni, il vero amore del suo bisnonno, l'orgoglio di suo nonno, la sua legittima eredità che Goldsmith gli avrebbe consegnato solo a patto di consegnargli anche la mano di sua figlia.

    «Ora, se vuoi scusarmi, ho un appuntamento con il piacere» concluse.

    Il piacere della vendetta finale.

    Il cuore che gli martellava nel petto per l'eccitazione, Nic appoggiò il sofisticato dispositivo per rilevare le impronte digitali sul pannello di controllo. Durante il periodo buio trascorso nelle strade di Brooklyn, aveva avuto occasione di contattare tipi loschi che però gli avevano insegnato trucchetti molto interessanti, in ogni caso trattenne il fiato fin quando la luce sul pannello divenne verde, segno che l'impronta digitale era stata riconosciuta. Un attimo dopo si ritrovò nel santuario privato di Zeus.

    Lampade di ferro battuto in stile marocchino pendevano dal soffitto spandendo una luce tenue sulle pareti del corridoio. Il pavimento di mosaico era lo stesso di tutto l'albergo ma lì, nella tana di Zeus, i colori erano più ricchi, bronzo e oro scuro.

    Una porta ad

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