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Siamo solo amici?: Harmony Jolly
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E-book158 pagine2 ore

Siamo solo amici?: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Esiste l'amicizia tra un uomo e una donna? Forse sì e forse no...



Lucy Lindstrom non ci crede ancora: sta per rivedere l'uomo che sette anni fa le ha rubato il cuore, Mac Hudson. La loro amicizia era forte, salda, poi, quella famosa estate tutto è cambiato. L'amicizia è diventata un amore forte, struggente, impossibile. Lucy sa che può farcela a non ricadere nella rete di Mac. Amici, siamo solo amici.



Eccoci ancora qui. Per Mac, ritornare nella propria cittadina è come fare un tuffo in un passato che sperava di essersi lasciato per sempre alle spalle. Ma non è così. Ci sono dei conti in sospeso: Lucy. Lei deve saper che non l'ha mai dimenticata e soprattutto che la sua amicizia non gli basta più.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2018
ISBN9788858991657
Siamo solo amici?: Harmony Jolly
Autore

Cara Colter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Siamo solo amici? - Cara Colter

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Second Chance with the Rebel

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2013 Cara Colter

    Traduzione di Anna Sibilia

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eeBook ISBN 978-88-5899-165-7

    1

    «Gruppo Hudson, come posso esserle utile?»

    «Il signor Macintyre Hudson, per favore.»

    Il silenzio può forse esprimere disapprovazione?, si chiese a quel punto Lucy Lindstrom. Della serie: Non si può telefonare a una compagnia multimilionaria e, semplicemente, chiedere di parlare con l’amministratore delegato.

    «Il signor Hudson non è raggiungibile al momento. Sarò lieta di trasmettergli un suo messaggio.»

    Lucy riconobbe la voce all’altro capo del filo. Era la stessa segretaria dal tono di sufficienza che quella settimana si era annotata almeno tredici volte il suo nome e il suo numero.

    Mac non le avrebbe parlato a meno che non ne avesse avuto voglia. E, chiaramente, non ne aveva.

    Lucy dovette lottare con se stessa per restare calma. Sarebbe stato molto più semplice sbattere giù il telefono, ma rammentò a se stessa che non aveva scelta. Quindi, decise di cambiare tattica.

    «È per una questione di famiglia piuttosto urgente...» mormorò.

    «Non è in ufficio. Posso provare a vedere se lo trovo in giro per l’edificio. Dovrò dirgli chi lo cerca, però» tenne a precisare la segretaria.

    Lucy percepì una distinta nota di sospetto nella voce della donna, come se anche lei l’avesse riconosciuta e le fosse sovvenuto che era sulla lista delle telefonate da non passare.

    «Gli dica che è Harriet Freda che lo cerca» ribatté, togliendosi una macchia di vernice color lavanda dal pollice.

    «Mi segno il numero e la faccio richiamare quando lo trovo.»

    «No, attendo in linea» disse Lucy con tono fermo.

    Mentre aspettava, abbassò lo sguardo sul foglietto che teneva nella mano macchiata di vernice. C’era una lista di nomi. Tutti cancellati tranne uno.

    Quel nome risaltava come se fosse stato scritto al neon.

    Il ragazzo che ha rovinato la mia vita.

    Macintyre W. Hudson. Una voce bisbigliò dal suo passato: Mi chiamano tutti solo Mac.

    Erano passati sette anni e lo vedeva ancora, Mac Hudson, il più bel ragazzo mai nato con quegli occhi scuri ridenti, quel sorriso impertinente, quei capelli color cioccolato, troppo lunghi, che gli cadevano continuamente sulla fronte.

    Un brivido le corse lungo la schiena e Lucy rammentò esattamente perché quel ragazzo le aveva rovinato la vita.

    Solo che adesso lui non era più un ragazzo, ma un uomo.

    E lei era una donna.

    «Mac Hudson non ti ha rovinato la vita» si disse severa. «Alla peggio ne ha rubato qualche istante.»

    Ma che istanti erano stati, insistette una vocina.

    «Sciocchezze» ribadì Lucy con fermezza. Ma la sua sicurezza vacillò. Aveva la sensazione di aver fallito in tutto ciò che aveva fatto. E malamente anche.

    Non era andata all’università, come speravano i suoi genitori; era diventata commessa in una libreria di Glen Oak, la cittadina vicina a dove abitavano i suoi.

    Aveva lavorato sodo ed era riuscita ad aprire un negozio suo, Books and Beans, col fidanzato, ma dopo la pubblica umiliazione della rottura, si era rapidamente dissociata dagli affari ed era tornata a Lindstrom Beach, nella casa di famiglia sulla riva del Sunshine Lake, a leccarsi le ferite.

    La casa era ampia e funzionale. Sua madre, vedova, gliel’aveva lasciata prima di risposarsi e trasferirsi in California. Le aveva detto che era dei Lindstrom da generazioni e tale doveva restare.

    Il tempismo non avrebbe potuto essere più perfetto. Lucy aveva però la sgradevole sensazione che sua madre avesse sempre pensato che non ce l’avrebbe fatta senza il suo aiuto.

    «Ma io ho un sogno da realizzare» si rammentò a voce alta.

    A dispetto dei vari fallimenti, in quell’ultimo anno Lucy si era prefissa uno scopo.

    E, cosa ancora più importante, per la prima volta da tempo si sentiva necessaria.

    Le diede fastidio doverlo rammentare a se stessa mentre tamburellava con le dita e ascoltava distrattamente la musica di attesa.

    La canzone, realizzò quando si sorprese a canticchiarla, parlava di un ribelle e lei l’aveva sempre associata a Mac. Un ribelle pronto a rischiare tutto quanto, tranne il cuore.

    Chi l’avrebbe mai immaginato che Mac sarebbe diventato il titolare di una compagnia multimilionaria che produceva attrezzature sportive da esterni famose in tutto il paese?

    La musica si interruppe di colpo.

    «Mama?» disse Mac.

    La voce era piena di urgenza e preoccupazione. Era diventata più profonda, pensò Lucy, ma aveva lo stesso tono sensuale che le faceva venire i brividi quando era ragazzina.

    Cercò di pensarlo stempiato e con la pancetta, ma l’immagine che le si configurò davanti agli occhi fu quella della prima pagina di una rivista.

    Il fondatore della linea Wild Side era su uno dei suoi ultimi kayak Wild Race. In mezzo alle rocce, tra l’acqua spumeggiante, era più mascolino che mai.

    Indossava un giubbino salvagente della Wild Side che metteva in risalto le spalle ampie. Le braccia muscolose e abbronzate rilucevano di miriadi di goccioline d’acqua. Splendido, ovviamente nel suo elemento, aveva quel suo sguardo diabolico, affascinante, e l’espressione determinata.

    Forse i capelli non li aveva più, provò a dirsi. Nella foto portava un casco...

    «Mama?» disse di nuovo Mac. «Cosa c’è che non va? Perché non mi hai chiamato sulla linea privata?»

    Lucy si era preparata a quel momento. Lo aveva ripercorso nella mente centinaia di volte, controllando ogni possibile sfaccettatura della conversazione.

    Tuttavia, non aveva messo in conto che dalla sua memoria emergesse un’altra immagine che si sovrappose a quella della foto pubblicitaria.

    Una versione più giovane di Mac, che si issava sul pontile dal lago, il corpo abbronzato, l’acqua che gli scorreva a rivoletti sui muscoli, gli occhi illuminati da un sorriso sexy, irresistibile.

    Mi ami, Lucy Lin?

    Lui non glielo aveva mai detto: Ti amo.

    Il ricordo rafforzò la sua decisione di non rendersi in alcun modo vulnerabile a lui. Era un uomo eccezionalmente bello e sfruttava la sua bellezza in molti modi, come tutti i belli.

    D’altro canto, il suo ex fidanzato, James Kennedy, pur essendo un tipo tranquillo e nella media si era ugualmente comportato da mascalzone.

    Il che spiegava per quale ragione l’amore e le fantasticherie romantiche non avevano parte nel nuovo sogno che aveva per se stessa.

    Fortificata da quel pensiero, Lucy si impose di non farfugliare. «No, mi spiace, non sono Mama Freda.»

    Seguì un lungo istante di silenzio. In sottofondo si sentiva della musica e un gran vociare, come fosse in corso una festa.

    Quando Mac riprese a parlare, Lucy lo interpretò come un segno positivo.

    Perlomeno non aveva riattaccato.

    «Bene, bene» disse. «La piccola Lucy Lindstrom. Spero siano buone notizie. Sono bagnato fradicio.»

    «Al lavoro?» non poté fare a meno di chiedere lei, stupendosi della propria curiosità.

    «Ero nella vasca con la mia assistente, Celeste» rispose Mac in tono asciutto. «Cosa posso fare per te?»

    «Hai una vasca da bagno al lavoro!»

    «No. E non c’è nemmeno una Celeste. Stavo testando il comportamento di un kayak sotto una cascata simulata.»

    Lucy ogni tanto entrava nel loro sito. L’attività era cominciata con le attrezzature sportive della linea Wild Side.

    Prima le canoe, poi si era espansa rapidamente ed era passata a kayak e accessori, sino ad arrivare all’abbigliamento ormai famoso in tutto il mondo.

    L’entusiasmo e la sconsideratezza degli anni giovanili si erano canalizzati in positivo, dando luogo a quello che era diventato un successo a livello internazionale. Chi mai testava kayak al lavoro?

    D’altra parte Mac aveva sempre cercato il divertimento ovunque.

    Anche se ora non sembrava di buonumore.

    «Sono bagnato e il test non è andato molto bene, quindi spero che la tua sia una buona ragione.»

    «È importante» ribatté lei.

    «Anche quello che stavo facendo lo era.» Mac sospirò, spazientito. «Certe cose non cambiano mai, eh? La viziata figlioletta del dottore, il capo del consiglio degli studenti, il capitano delle cheerleaders, deve fare sempre a modo suo.»

    Quella ragazza, coi suoi abiti firmati e le mèches che le illuminavano i capelli dorati, la guardò dal passato, il volto triste.

    Mac era così ingiusto! Negli ultimi anni era stata ben lungi dall’essere viziata. E adesso stava cercando di trasformare la parte libri della Books and Beans in un’attività online mentre noleggiava canoe dal suo pontile.

    Stava ridipingendo la casa e viveva di pasta al formaggio. Erano anni che non si comprava qualcosa di nuovo; metteva tutto da parte, nella speranza di tradurre in realtà il suo sogno.

    E questo non era nulla in confronto a quello che doveva fare per Mama Freda.

    Avrebbe rintuzzato le critiche di Mac, ma anche se le seccava ammetterlo c’era un fondo di vero nelle sue parole: per raggiungere il suo scopo gli aveva mentito. «Era imperativo che ti parlassi» ribadì lei a quel punto con fermezza.

    «Mmh... Imperativo. Suona piuttosto regale. Una principessa di sangue blu che dà ordini.»

    Insisteva nel rammentarle chi era prima che le rovinasse la vita; una studentessa sicura di sé che prendeva ottimi voti e non aveva mai dato problemi, né mai fatto errori. O cose azzardate, avventurose.

    L’idea di divertimento della giovane Lucy Lindstrom, prima di Mac, era scegliere l’abito per il ballo di fine anno e passare l’estate sul pontile con le amiche, a chiacchierare e a mettersi lo smalto. Qualcosa di speciale all’epoca era una serata intorno al falò, nelle notti stellate.

    Prima di Mac la cosa più eccitante che le era capitata era stato l’arrivo della lettera di accettazione dall’università che aveva scelto.

    «Viziata, sì» continuò Mac. «Ma bugiarda no. Sei l’ultima persona da cui mi sarei aspettato un comportamento del genere.»

    Era lì che si sbagliava, pensò Lucy. Quel lato del suo carattere glielo aveva già tirato fuori in passato.

    Il giorno in cui lei gli aveva detto addio.

    Ferita e arrabbiata che non le avesse chiesto di andare con lui, per nascondere il devastante senso di perdita che la dilaniava aveva gettato indietro la testa e lo aveva guardato fiera. «Non potrei mai innamorarmi di uno come te» gli aveva detto.

    In realtà era già cotta di lui. Era così innamorata da sentirsi divorare dalla profondità di ciò che provava.

    «Avevo bisogno di parlarti» borbottò, strappandosi al ricordo di quell’estate e di quei giorni infuocati.

    «Sì. Se non sbaglio me l’hai già detto. Era imperativo.» Il tono era chiaramente sarcastico.

    «Mi spiace di averti fatto credere che fossi Mama Freda. Ma dovevo bypassare il cane da guardia che risponde al tuo telefono.»

    «Non era necessario. I tuoi messaggi mi sono stati trasmessi.»

    «Anche quello in cui dicevo che avevo urgenza di parlarti?»

    «Non c’è nulla di cui parlare» replicò Mac freddamente. «Ho già tutte le informazioni: una festa della mamma per celebrare una vita di lavoro di Mama Freda. O meglio, una combinazione di festa per gli ottant’anni e festa della mamma. Con raccolta fondi per buone cause. Mama sa della festa e della raccolta fondi, ma non ha idea che siano

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