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Prigioniera di Kadar: Harmony Collezione
Prigioniera di Kadar: Harmony Collezione
Prigioniera di Kadar: Harmony Collezione
E-book155 pagine3 ore

Prigioniera di Kadar: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Per Amber Jones il viaggio a Istanbul ha un doppio obiettivo: dimenticare il suo quasi-matrimonio, godendosi la luna di miele da sola, e riscoprire le proprie radici. A farle compagnia, un braccialetto appartenuto alla trisnonna che lega la sua storia personale a quella terra affascinante e ricca di misteri. Durante una visita all'antico suq della città, però, Amber si ritrova nei guai, e a correre in suo aiuto è Kadar Soheil Amirmoez, un uomo affascinante e sensuale che si offre di ospitarla a casa propria per tenerla al sicuro.

Poco alla volta, il soggiorno di Amber si trasforma in uno scontro di volontà e in un eccitante gioco di seduzione, in cui non esistono regole.
LinguaItaliano
Data di uscita19 ott 2018
ISBN9788858989135
Prigioniera di Kadar: Harmony Collezione
Autore

Trish Morey

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Prigioniera di Kadar - Trish Morey

    successivo.

    1

    La vide al mercato delle spezie, una delle tante turiste che visitavano l'antico suq di Istanbul, rinomato per le spezie, la frutta essiccata e centinaia di specie diverse di tè. Una delle tante turiste ingenue, provvista di capelli biondi, occhi blu e un paio di jeans rossi che le fasciavano le curve come una seconda pelle.

    Non che lui fosse interessato.

    Fu solo la curiosità che gli fece rallentare il passo mentre lei sollevava la macchina fotografica per riprendere un negozio che esponeva lanterne di vetro di ogni foggia e colore, e solo per curiosità rimase a guardare mentre il negoziante approfittava della sua sosta per offrirle un piatto di dolci turchi da assaggiare. Lei arretrò di un passo, sorpresa, mormorando delle scuse e scuotendo il capo, gettando indietro la massa di capelli biondi mollemente racchiusa in un nodo, ma il negoziante continuò a seguirla con il vassoio proteso, incoraggiandola a prenderne uno.

    Kadar si affacciò all'ingresso del negozio di fronte e ordinò i datteri che era venuto a comprare per l'amico Mehmet, prima di girarsi per verificare chi avesse la meglio tra i due, se il negoziante o la turista. L'uomo adesso era riuscito a guadagnarsi la sua attenzione e si profondeva in sorrisi mentre le domandava da dove venisse, aggiungendo un elenco di nazioni. America? Inghilterra?

    Arrendendosi all'insistenza, la donna borbottò qualcosa che lui non riuscì a capire, ma il venditore assicurò a voce alta che i turchi amavano gli australiani, sorridendo entusiasta quando lei si accinse a prendere un pezzetto di dolce per portarselo alle labbra.

    Un lungo viaggio, si ritrovò a pensare Kadar mentre allungava una banconota per pagare i datteri e il commesso gli chiedeva di pazientare un po' mentre andava a cambiare. Non era un problema aspettare, la turista aveva una bocca che meritava di essere osservata. Le labbra erano lucide e carnose e sorridevano ancora mentre si chiudevano sul cibo; un attimo dopo gli occhi blu si allargarono per la delizia e il sorriso si fece così ampio che sembrò illuminare come una lanterna la volta del suq, tra le fragranze delle spezie e del tè.

    Kadar ebbe l'impressione che quel sorriso lo colpisse dritto ai lombi, suscitandogli pensieri indecenti. Era passato molto tempo da quando era stato con una donna. Molto tempo da quando si era sentito tentato.

    E in quel momento lo era.

    Si guardò intorno per verificare che non vi fosse un partner lì attorno e controllò che non vi fossero targhette sulla sua giacca a indicare che facesse parte di un qualche gruppo.

    Era sola.

    Poteva averla, se voleva.

    Raramente una donna sola lo aveva rifiutato, e molto spesso lo volevano anche quelle non sole. Non si trattava di arroganza. Sapeva che la percentuale era in suo favore.

    La donna stava ancora sorridendo, il viso animato. Era come l'esplosione di un'alba luminosa contro un mare di foulard scuri ed era ormai pronta a comprare, dato che stava cercando il portafoglio nella borsa.

    Poteva averla...

    E qualcosa gli diceva che valeva la pena prenderla. Oh sì, ne valeva davvero la pena.

    Poteva quasi immaginarsi, mentre le toglieva pigramente la giacca che le fasciava i seni, prima di levarle quegli scandalosi jeans rossi dalle lunghe gambe. Anche il resto sarebbe stato rimosso fino a rivelare lo splendore della sua pelle chiara, poi le avrebbe sciolto i capelli color del miele, lasciando cadere i riccioli sulle spalle e sui seni pieni, gonfi e turgidi. La sua bocca sarebbe stata dolce, come il boccone che aveva assaggiato, e gli occhi blu si sarebbero fatti scuri, le labbra dischiuse protese verso di lui.

    Poteva quasi vedere la scena, e sapeva che era a portata di mano...

    Poi, come se avesse sentito di essere osservata, quasi avesse captato i suoi pensieri, gli occhi azzurri si girarono su di lui, e Kadar realizzò che non erano semplicemente blu, ma vividi come lapislazzuli. E mentre li guardava si scurirono, come pietre percorse dal fuoco, quasi che lo riconoscesse, che gli stesse rispondendo.

    La donna sbatté le palpebre una volta, due. Lui vide il suo sorriso svanire, anche se il colore scuro e fumoso delle iridi gli rivelava di non esserle indifferente. Il venditore di dolci disse qualcosa e la donna si girò, sbattendo di nuovo le palpebre e facendo un gesto con la mano. Infine scosse il capo e d'improvviso se ne andò, lasciando il venditore basito a chiedersi cosa fosse accaduto, perché mai il suo affare fosse sfumato di colpo.

    Un battito sulla spalla scosse Kadar, che vide il negoziante tornare con il suo resto, e le scuse per averlo fatto aspettare. Lui accettò il resto e la scomparsa della donna nello stesso modo. Con filosofia.

    Non era interessato. Dopotutto, aveva pensato di far visita a Mehmet.

    D'altra parte, si disse con una debole traccia di rimpianto, non era alla ricerca di una donna. In particolar modo non di una che scappasse via come una lepre. Quelle le lasciava agli altri. Nel suo mondo, erano le donne che correvano da lui.

    Che cosa diavolo era accaduto?

    Amber Jones attraversò il mercato delle spezie senza neppure vedere le bancarelle colorate e profumate che fino a poco prima l'avevano affascinata. E tutto perché era stata abbagliata da un uomo con la pelle dorata e gli occhi scuri che ardevano come un braciere a mezzanotte. Un uomo che l'aveva fissata con quegli occhi dalla forza magnetica, che l'avevano indotta a girarsi per accogliere quello sguardo come se fosse una potente ondata di calore che le era scesa giù lungo la spina dorsale fino a defluire in una pozza rovente nel ventre.

    Perché l'aveva fissata in quel modo? E perché lei aveva visto sesso nella profondità dei suoi occhi?

    Sesso rovente.

    Doveva essere il jet-lag, si disse, in cerca di una spiegazione razionale. Il suo orologio biologico basato sul tempo di Sydney non si era ancora adeguato all'orario di Istanbul, non c'era da meravigliarsi se si era sentita così disorientata e accaldata dentro il mercato. Aveva bisogno di una boccata d'aria fresca, della brezza invernale proveniente dal mare.

    Uscì dal suq e si fermò all'aperto, togliendosi la giacca e respirando a pieni polmoni per rinfrescarsi e distendere i nervi. Con il ritorno della ragionevolezza venne anche un senso di delusione. Si era tanto ripromessa di essere la donna forte e indipendente che si avventurava da sola per il mondo sulle orme della sua favolosa antenata. Chiaramente la vecchia Amber era ancora nascosta da qualche parte, pronta a farsi intimidire piuttosto che a perseguire quello che voleva, se si faceva turbare dallo sguardo di un solo uomo.

    Perché non era stato il jet-lag, era stato lui; il bel tenebroso che gestiva il proprio spazio vitale con tanta sicurezza che l'aria sembrava tremolargli intorno. Rabbrividì, e non per l'aria frizzante di gennaio, desiderando ancora sentire quel flusso di calore che l'aveva scaldata facendola pensare a lunghe notti di sesso bollente. Come poteva essere accaduto in un solo momento? Nei due anni in cui erano stati insieme, Cameron non aveva mai suscitato in lei simili pensieri con un semplice sguardo.

    Com'era possibile?

    Quegli occhi scuri l'avevano catturata, trasmettendole promesse che il suo corpo istintivamente sembrava comprendere, e a cui rispondeva. Promesse che avevano suscitato oscuri pensieri di piaceri proibiti. Nessuna meraviglia che fosse fuggita.

    Che ne sapeva lei, di piaceri proibiti? Cameron non aveva certo incoraggiato la sua creatività in camera da letto. C'erano volte in cui lui le si era addormentato accanto, lasciandola a chiedersi se ci fosse qualcosa di meglio.

    Di sicuro doveva esserci.

    E adesso, di colpo, aveva visto molto di più negli occhi di uno sconosciuto.

    Dannazione. E lei che voleva essere la donna coraggiosa che seguiva l'esempio della sua trisavola, di cui portava lo stesso nome, che aveva lasciato le distese dello Hertfordshire all'età di vent'anni, per andare in cerca di avventure in Medio Oriente quasi un secolo e mezzo prima.

    Rimettendosi la giacca, poté contemplare quello che la sua omonima parente era venuta a vedere. Istanbul era tutto quello che aveva immaginato: colorata, storica, esotica. Forse lei non era coraggiosa come la sua progenitrice, ma sentiva che avrebbe amato la Turchia. Lo stomaco emise un brontolio e a quel punto si rammentò di aver lasciato l'ostello prima di colazione, rifiutandosi di andare a dormire con la luce del sole anche se aveva viaggiato per più di venti ore, e proprio allora vide dall'altra parte della piazza un carretto carico di pane, una sorta di bagel ricoperti di semi di sesamo. Uno di quelli poteva bastare fino a quando non avesse trovato qualcosa di più sostanzioso. Si avviò verso il carretto e stava aspettando che l'uomo le consegnasse il sacchetto con il cibo quando fu avvicinata da un vecchio che camminava appoggiandosi a un bastone.

    «Inglese?» la apostrofò il nuovo venuto con un sorriso sul viso scuro che sembrava fatto di cuoio. «Americana?»

    «Australiana» rispose, cominciando a capire che con i suoi capelli biondi e la pelle chiara sarebbe stata importunata da tutti i venditori della città.

    «Australiana, australiana!» esclamò l'uomo entusiasta, come se fosse una sua compaesana. Lei annuì e tornò a voltarsi per prendere il bagel. «Monete...» mormorò però il vecchio con fare cospiratorio, come se le facesse un favore. «Buon prezzo.»

    Lei non lo guardò neppure. Sam, suo fratello, aveva una collezione di monete e lei gli aveva promesso di portargliene qualcuna, ma non aveva alcuna intenzione di acquistarne adesso. «No, grazie. Non mi interessa.»

    «Monete antiche» insistette l'uomo. «Di Troia.»

    Questo destò il suo interesse. «Troia? Davvero?»

    «Molto vecchie. E non care.» La fece allontanare dal carretto e prese qualcosa dalla tasca, aprendo lentamente il pugno per mostrarle i vecchi spiccioli racchiusi nel palmo. «Prezzo speciale per te.»

    Le disse il prezzo mentre lei esaminava le monete, chiedendosi se fossero veramente antiche. In ogni caso, erano troppo costose per il suo budget. «Troppo» rispose, quasi con rammarico. Se cominciava a spendere il primo giorno, il denaro non le sarebbe bastato per il resto del viaggio.

    L'uomo dimezzò subito la cifra. «Prezzo speciale per te. Le compri?»

    Adesso il prezzo si era fatto interessante, se però non si fosse concessa molti altri souvenir. Alzò gli occhi sull'uomo. «Come faccio a sapere che sono autentiche?»

    L'uomo si batté la mano libera sul petto, come se si fosse offeso. «Le ho dissotterrate io stesso nel mio campo.»

    In effetti le sue mani sembravano non aver fatto altro che scavare per anni.

    «E a nessuno importa se lei vende dei pezzi archeologici, soprattutto di un luogo così importante come Troia?»

    Lui si strinse nelle spalle.

    «Ci sono moltissime monete. Troppe per i musei.» A quel punto allungò di nuovo la mano con le monete e dimezzò ancora una volta il prezzo. «Per favore, le compri? Ho bisogno di medicine per mia moglie.»

    Così la lepre era finita preda di un cacciatore diverso.

    Dal modo in cui era scappata, Kadar aveva pensato che se ne fosse andata da un pezzo e invece eccola lì, dall'altra parte della piazza, con quei jeans rossi come una bandiera e i capelli biondi che brillavano anche nel sole invernale. Di nuovo avvertì quel familiare calore ai lombi. Era pronto a scommettere che se lei avesse guardato dalla sua parte, avrebbe rivisto lo stesso fuoco nei suoi occhi

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