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Un trono senza re: Harmony Destiny
Un trono senza re: Harmony Destiny
Un trono senza re: Harmony Destiny
E-book170 pagine2 ore

Un trono senza re: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

I MONTORO - Chi salirà sul trono dell'isola di Alma?

Dopo oltre mezzo secolo un Montoro sarà di nuovo re. Designato a diventare re della terra dei suoi avi, il potente uomo d'affari Rafe Montoro IV ha bisogno di una pausa dalle forti pressioni cui è sottoposto. Una notte a Key West in compagnia della barista Emily Fielding parrebbe proprio la soluzione giusta fino a quando, qualche settimana dopo, lei gli rivela di essere incinta! In procinto di partire per salire al trono di Alma, Rafe si ritrova a dubitare che quella sia la cosa giusta da fare. Forse la felicità è una vita normale accanto all'esuberante Emily e al figlio. Ma come sottrarsi ai doveri familiari che gli impongono di accettare la corona di Alma?



Miniserie "I Montoro" - Vol. 2/6
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2016
ISBN9788858950494
Un trono senza re: Harmony Destiny
Autore

Katherine Garbera

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un trono senza re - Katherine Garbera

    successivo.

    1

    Emily Fielding stava tremando quando uscì dall'ascensore nell'atrio dell'attico di Rafael Montoro IV a South Beach. I Montoro si erano stabiliti a Miami, Florida, decine di anni prima, quando erano fuggiti da Alma, un'isola europea, dopo che un colpo di Stato aveva detronizzato la loro famiglia. Adesso il dittatore che li aveva sostituiti era morto e il parlamento di Alma voleva che loro tornassero.

    Con Rafe come re.

    Fantastico. Un lieto fine per tutti. Be', tutti tranne Emily, la barista incinta del figlio del futuro sovrano. Quanto meno, era quello che le dicevano le sue viscere. Le sue viscere e tre test di gravidanza casalinghi.

    Non si lasciava convincere facilmente.

    Aveva pensato di non dirlo a Rafe, tuttavia, essendo cresciuta senza sapere chi fosse suo padre, non poteva imporre lo stesso destino al proprio figlio. Certo, aveva dovuto mentire per arrivare fino a quell'attico di lusso, e sapeva di avere poco tempo a disposizione perché Rafe era oberato di impegni prima dell'incoronazione, ciononostante eccola lì.

    Non era stato facile superare la sicurezza, ma, con qualche telefonata a degli amici, aveva scoperto che uno di loro aveva un legame con Rafe grazie a un servizio di pulizia. Perciò si era servita del pass di Maria per varcare i cancelli e della sua chiave per entrare nell'edificio.

    Non era nel suo stile ricorrere a sotterfugi. Normalmente. D'altra parte non c'era niente di normale in quella situazione.

    In piedi sul pavimento di marmo italiano, tremava mentre lasciava che l'aria condizionata le asciugasse il sudore. Lussuoso e arredato con eleganza, quello era proprio il genere di appartamento in cui si aspettava di trovare Rafe. Anche se era fuggita da Alma nel cuore della notte, la sua famiglia aveva portato con sé negli Stati Uniti dignità e determinazione, e quella generazione di Montoro si era costruita una fortuna enorme.

    Rafe era l'amministratore delegato della Montoro Enterprises ed era apparso su Forbes, molto tempo prima dei recenti sviluppi ad Alma. Si era guadagnato la ricchezza che lo circondava e lei lo rispettava se, oltre a lavorare duramente, gli piaceva anche divertirsi. Anche lei amava divertirsi.

    Si costrinse a non toccarsi lo stomaco, a non attirare l'attenzione sull'unico particolare che cambiava tutto. Da quando, in bagno, aveva guardato quello stick e si era resa conto che avrebbe avuto un bambino, era mutata ogni cosa.

    Sarebbe stato stupido fingere che lo scopo della visita fosse solo assicurarsi che il bambino sapesse chi era suo padre. Avrebbe potuto avere qualche probabilità con un ricco uomo d'affari, non con un re.

    Ciononostante...

    Aveva visto diverse foto di Alma. Con le sue spiagge di sabbia bianca e un castello che sembrava uscito da una fiaba. Era un bel posto. Il genere di posto sul quale avrebbe potuto fantasticare da bambina. Un regno da favola che accoglie il ritorno del suo principe. Sembrava perfetto, giusto?

    Tranne che Rafael Montoro IV era un playboy, e che loro due si erano concessi una scappatella. Arricciò il naso mentre cercava di trovare un altro termine. In realtà non si poteva neanche definirla l'avventura di due notti. Un fine settimana trascorso l'uno nelle braccia dell'altra. Se non stava attenta, rischiava di smarrirsi nei ricordi.

    Diamine! Non era stata attenta. Ed era esattamente quello il motivo per cui si trovava lì. Incinta e determinata. Percorse il corridoio seguendo una musica che si udiva in lontananza e si arrestò sulla porta della camera da letto.

    Sentendosi assalire dalla nausea, deglutì.

    C'erano modi giusti e sbagliati di dare quella notizia e, anche se sarebbe piaciuto al suo carattere spregiudicato vomitare sul pregiato tappeto, lei sperava di riuscire a comportarsi con un minimo di eleganza.

    Dopotutto, aveva visto le foto della sorella e della madre, anche se quest'ultima non rientrava nel quadro generale da quando aveva divorziato da Rafe III. Era pur sempre una donna elegante.

    Si schiarì la gola.

    Ascoltò Jay-Z e Kanye West che cantavano e scoppiò quasi a ridere quando vide Rafe smettere di fare la valigia e mettersi a ballare a ritmo di rap. Si appoggiò allo stipite e ammise che la sua collera era in realtà paura. Non era arrabbiata con lui. Voleva soltanto che fosse un tipo di uomo diverso, così da poter vivere la favola che sognava.

    Non un castello e un titolo, bensì un uomo che l'amasse. Un uomo che volesse dividere la vita con lei e crescere insieme i loro figli.

    Però, per quanto Rafe fosse divertente, la sua strada portava da tutt'altra parte. Il dovere gli imponeva di diventare il sovrano di Alma, mentre lei era decisa a tornare a Key West e a vivere la propria vita.

    A quel punto, Rafe stava ballando in giro per la stanza.

    Quando si fermò e lei lo applaudì, si voltò di scatto.

    «Cosa ci fai qui?» chiese, palesemente scioccato.

    Emily sospettava che si sentisse in imbarazzo per essere stato sorpreso a ballare.

    «Buongiorno anche a te, Maestà. Devo fare la riverenza? Ammetto di non conoscere le regole.»

    «Nemmeno io» ammise Rafe. «Juan Carlos storce il naso quando faccio qualcosa... be', di così americano ma poco dignitoso.»

    «Il tuo segreto è al sicuro con me. Chi è Juan Carlos?»

    «Juan Carlos Salazar II, mio cugino, capo del Montoro Family Trust e avvocato irreprensibile.»

    «Ha l'aria di essere un tipo borioso. Dubito che riscuoterei la sua approvazione.»

    «Emily, cosa ci fai qui? E come sei riuscita a salire quassù? Di solito è molto difficile superare la sicurezza.»

    «Ho i miei metodi.»

    «Che sarebbero?»

    «Il mio fascino.»

    Rafe scosse la testa. «Dovrò metterli in guardia da rosse intraprendenti.»

    «In realtà, ho usato una chiave che mi sono procurata dal tuo servizio di pulizia.»

    «Sei ricorsa a metodi illegali. Sono sempre più curioso. Perché sei qui? Hai deciso che volevi darmi un benservito in regola?» chiese lui. Le si avvicinò e, benché di corporatura robusta, si muoveva con un'economia di movimenti che la incantava. Come la prima volta che l'aveva visto tra la gente che affollava il bar di Key West dove lavorava.

    Era alto – più di un metro e ottanta – e muscoloso, ma si muoveva con una grazia tale che lei avrebbe potuto passare la giornata ad ammirarlo.

    «Perché sei qui, Rossa? Avevi detto che il nostro era un addio definitivo.»

    Addio.

    Lo pensava sul serio quando lui se n'era andato. Era un uomo ricco di Miami e l'esperienza le aveva insegnato che i tipi come lui andavano a Key West per una sola cosa. Avendogliela data, aveva voluto assicurarsi di non cedere alla tentazione una seconda volta.

    «Parlavo sul serio.»

    «Aiutami, Rossa. Non voglio saltare alle conclusioni.»

    Lei si morse il labbro inferiore. Da vicino riusciva a vedere le pagliuzze verdi nei suoi occhi nocciola.

    Non era difficile classificarlo come uno degli uomini più belli che avesse mai visto. Con quelle ciglia folte e quegli zigomi avrebbe spopolato a Hollywood. Anche se non sapeva recitare, gli sarebbe bastato apparire sullo schermo per attirare le masse.

    Avrebbe voluto esserne immune.

    «Sono incinta.»

    Lui indietreggiò barcollando e la guardò come se le fosse spuntata una seconda testa.

    Incinta!

    Rafe si diresse al cassettone e spense la musica. Un bambino. In base a ciò che sapeva sulle bariste, deduceva che non si sarebbe presentata nel suo appartamento se non fosse stato lui il padre.

    La sua prima reazione fu di gioia.

    Un figlio.

    Non aveva mai pensato di desiderarne uno. Conosceva a malapena Emily, sapere, però, che suo figlio stava crescendo dentro di lei gli suscitò qualcosa di primitivo, di molto potente. Il bambino era suo.

    Forse perché gli dava qualcosa cui pensare che non fosse la decisione che, di recente, era stata presa per conto suo.

    L'imminente viaggio ad Alma lo spaventava. Era lusingato che il paese, che un tempo aveva scacciato la sua famiglia, gli avesse chiesto di tornare per essere il loro re. Tuttavia, lui era cresciuto in Florida. Non voleva essere uno di quei sovrani pomposi e imbalsamati.

    Non voleva che i paparazzi europei lo seguissero dappertutto per sorprenderlo a fare qualcosa che avrebbe disonorato la sua famiglia.

    «Rafe?»

    «Sì?»

    «Hai sentito cos'ho detto?»

    Aveva sentito. Un bambino. Il cielo sapeva che il suo non era stato il migliore dei padri e, di conseguenza, lui aveva pensato che non avrebbe mai avuto figli. Non si poteva dire che i suoi genitori fossero stati un bell'esempio. Inoltre, lui era ancora giovane, anche se si sentiva ogni giorno più vecchio.

    «Già, ho sentito. Ne sei sicura?» chiese alla fine.

    Emily gli lanciò un'occhiataccia con quei suoi occhi verde azzurro. Lui aveva visto il suo lato passionale, e immaginò che ora gli avrebbe fatto vedere quello collerico. «Ti pare che sarei qui se non lo fossi?»

    Rafe sollevò la mano.

    «Calmati, Rossa. Non intendevo dire se sei sicura che sia mio. Intendevo dire... sei sicura di essere incinta?»

    «Sicurissima. Ho dovuto ripetere tre volte quel test fai da te e mi sono fatta visitare da un dottore prima di convincermi. Fidati di me, Rafe, sono sicura di essere incinta e che il bambino è tuo.»

    «È tutto un po' surreale.»

    «Lo so» ammise lei, e il suo tono si ammorbidì un po'. «Ascolta, so che non puoi voltare le spalle alla tua famiglia e sposarmi e, francamente, abbiamo passato insieme un solo fine settimana. D'altra parte... non voglio che questo bambino cresca non sapendo niente di te.»

    «Non lo voglio nemmeno io.»

    Per la verità, Rafe colse di sorpresa se stesso, tuttavia conosceva le cose che un padre non doveva fare proprio grazie al suo. Se avesse avuto un figlio, voleva potergli trasmettere l'eredità dei Montoro... non quella che gli avevano affibbiato e che comportava un trono, ma quella che si era costruito nel mondo degli affari. «Non avere quell'aria scioccata.»

    «In questo momento, ti stanno succedendo un sacco di cose. E avere un bambino con me non è il massimo.»

    «È dura.» Rafe non era ancora convinto di voler essere re di Alma. Lui e i suoi fratelli non erano cresciuti con l'idea di essere altezze reali. Erano normali ragazzi americani che non avevano mai pensato di tornare ad Alma. «Sono io a prendere le mie decisioni.»

    «Lo so.» Emily si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Il fatto è che sono così confusa da quando ho scoperto di essere incinta. Non sapevo cosa fare. Sai, mia madre mi ha cresciuta da sola...»

    Rafe annullò la distanza che li separava e la prese tra le braccia. Non sapeva che a crescerla fosse stata una madre single. A essere sinceri, un fine settimana di sesso sfrenato non si prestava a confidenze sul reciproco passato.

    «Non sei da sola.»

    Lei alzò la testa a guardarlo. Il suo nasino appuntito era leggermente arrossato e le tremavano le labbra, come se stesse lottando per non piangere. Fu allora che lui si rese conto di quanto fosse estraneo al carattere di Emily essere insicura. Il bambino – il suo bambino – l'aveva sbalestrata.

    «Grazie. Ho solo bisogno... non ne ho idea. Voglio dire, un bambino. Non me lo sarei mai aspettato. Abbiamo fatto sesso protetto.»

    «Non la terza volta, ricordi? Noi...»

    Arrossendo, Emily gli appoggiò la fronte sul torace, gli mise le braccia intorno alla vita e lo tenne stretto.

    Lui aveva pensato che avrebbe detestato sentirsi intrappolato, invece tra le braccia di Emily non era quella la sensazione che provava.

    «Mia madre aveva ragione.»

    «A che proposito?» Rafe guardò al di sopra della sua testa l'uomo nello specchio e ricordò quante volte aveva desiderato vedervi riflessa una qualche solidità. Adesso c'era. Certo. Il bambino avrebbe cambiato tutto. Non sapeva come o perché, però capiva che quello sarebbe stato il momento che lo avrebbe aiutato a forgiare il proprio futuro e l'uomo che era diventato.

    «Diceva che tutto quello che ci

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