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Prigioniera del desiderio
Prigioniera del desiderio
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E-book150 pagine2 ore

Prigioniera del desiderio

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Info su questo ebook

Che cosa potrebbe desiderare di più Saffron? È giovane, bella, ricchissima. Sir Richard, suo padre, l'adora ed è sempre pronto a esaudire ogni suo capriccio, ogni sua fantasia. Eppure Saffron è scontenta, si annoia, niente riesce a catturare il suo interesse. Poi una sera, a Caracas, durante un ricevimento viene presentata a Nicolas Mendes, un affascinante venezuelano. Saffron capisce subito che Nicolas è l'uomo per lei, l'unico capace di farla sentire donna. E così, senza pensarci due volte, si getta a capofitto in un'avventura che avrà dei risvolti imprevisti...

LinguaItaliano
Data di uscita15 feb 2016
ISBN9788858949733
Prigioniera del desiderio
Autore

Penny Jordan

Scrittrice inglese, attiva da parecchi anni nell'area della narrativa romantica, è notissima e molto apprezzata dal pubblico di tutto il mondo.

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    Anteprima del libro

    Prigioniera del desiderio - Penny Jordan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Desire’s Captive

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 1983 Penny Jordan

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 1986 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-973-3

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Saffron, mia cara, sei splendida! Mi ricordi tanto tua madre!»

    Oltre all’orgoglio, Saffron colse una nota di sofferenza, di cui conosceva la causa, nella voce paterna.

    Per tanti anni, praticamente dal giorno della morte di sua madre, erano stati come estranei l’uno per l’altro. A quel tempo Saffron era una ragazzina di dodici anni e il padre un indaffarato quarantenne, distrutto dal dolore. Ora tutto ciò apparteneva a un brutto passato ed entrambi avevano scoperto il piacere di essere di nuovo insieme.

    «Allora ti piaccio?» chiese Saffron piroettando di fronte al padre, con l’abito leggero che le danzava attorno alle gambe. Era un modello estremamente costoso che aveva acquistato a Londra prima di partire per il Venezuela, per festeggiare l’inizio di una lunga e sospirata vacanza. Ma, come capo della Wykeham Industries, sir Richard non disponeva del suo tempo e, proprio alla vigilia della partenza da Caracas, aveva annunciato alla figlia che, purtroppo, sarebbero passati diversi giorni prima che potesse raggiungerla nella loro villa sulla costa.

    «Ti prometto di farlo al più presto» le assicurò, colpito dal cambiamento che si era prodotto in sua figlia negli ultimi tempi: la ragazzina ribelle si era trasformata in una giovane donna posata e riflessiva. Era orgoglioso di lei: aveva quasi creduto di averla perduta negli anni difficili e oscuri che erano seguiti alla morte della moglie; allora non si era reso conto, egoisticamente, del trauma subito da Saffron. Ora che la capiva era pieno di sensi di colpa.

    «Mi dispiace tanto per la nostra vacanza» continuò, «ma se tutto va bene, non dovrò fermarmi molto a San Francisco. Comunque, stasera alla festa ti divertirai: il signor Valdez ha invitato l’alta società della capitale.»

    «Già, per farti impressione e convincerti a investire nella sua impresa» commentò Saffron. Il colorito di un caldo oro, i capelli rosso fulvo ereditati dalla madre, la figura elegante e slanciata da far invidia a una indossatrice avevano fatto di lei la modella preferita di un grande fotografo, nell’adolescenza. Era un’autentica bellezza e sir Richard non si meravigliava che fosse sempre al centro dell’attenzione.

    L’abito che aveva scelto per il ricevimento di quella sera la faceva apparire ancora più fragile di quel che era in realtà: tanta vulnerabilità sembrò impensierire suo padre e, vedendolo ansioso e corrucciato, Saffron si affrettò a rassicurarlo.

    «Non preoccuparti. Non voglio che ti rovini la serata pensando che non puoi essere vicino a me. È acqua passata.»

    «Già, ora le cose sono cambiate; ma se non avessi avuto sempre tanto da fare...»

    «Ci siamo promessi di non recriminare sul passato» gli ricordò Saffron. Un’ombra le passò negli occhi al pensiero di quegli anni tristi e solitari e al dolore per la scomparsa della madre.

    Una limousine li aspettava per condurli alla villa di Valdez, in uno dei quartieri alti di Caracas. Saffron aveva detto la verità affermando che Valdez voleva convincere il padre a sovvenzionare la sua compagnia, ma Richard Wykeham aveva la reputazione di astutissimo uomo d’affari e Saffron sapeva che ci sarebbe voluto ben altro che un ricevimento per convincerlo.

    Mentre attraversavano velocemente la città, Saffron studiava il profilo del padre. Aveva tanto atteso quella vacanza con lui, la prima dalla morte della madre. Il padre aveva fatto del suo meglio: Saffron aveva avuto un esercito di figure materne sostitutive, insegnanti, governanti, ma non era la stessa cosa e, nel tentativo di attrarre l’attenzione del padre, si era continuamente cacciata nei guai. Solo da dodici mesi, da quando cioè aveva festeggiato il ventesimo compleanno, si era allontanata dal giro pericoloso in cui si era invischiata dalla fine della scuola: giovani come lei, figli di ricconi, i cui padri avevano più denaro che tempo da dedicare loro e che si erano staccati dalla famiglia proprio in virtù dell’educazione ricevuta in certe scuole esclusive, in cui i genitori li avevano orgogliosamente mandati.

    Quando avrebbero imparato gli adulti che i giovani hanno bisogno di affetto e non di soldi?, si chiedeva Saffron. La sua ribellione era nata non tanto dal desiderio di emulare le imprese dei coetanei, quanto per attrarre l’attenzione del padre. C’era voluta la morte di uno dei suoi compagni per overdose per farle capire in che guai si stava cacciando e spingerla a tentare di recuperare il padre una volta per tutte. Miracolosamente, c’era riuscita.

    Ben presto aveva scoperto che le interessava l’aspetto assistenziale dell’attività di suo padre. Le aziende del suo gruppo erano famose per il trattamento privilegiato dei dipendenti. Incoraggiata dal padre, Saffron aveva cominciato a impegnarsi in un settore di recente costituzione che si occupava dei figli di ragazze madri e aveva trovato così interessante e coinvolgente quell’attività che a poco a poco si era distaccata dall’antico ambiente.

    Sapeva che suo padre ne era felice e se di tanto in tanto usciva di sera, era per andare a cena o a ballare in qualche tranquillo e tradizionale locale notturno molto diverso dai luoghi che frequentava un tempo, quando era l’anima della comitiva, sempre pronta a imprese sfrenate.

    Nel suo gruppo era normale abbandonarsi all’alcool e alla droga leggera, sebbene Saffron se ne fosse sempre astenuta, non per moralismo, ma semplicemente perché aveva visto a quali risultati portavano certi abusi. Dentro di sé aveva una certa riluttanza a spingere a fondo le proprie esperienze, ragione per cui non si era mai legata sul serio. Nessuno dei suoi compagni sapeva, per esempio, che era ancora vergine. Anche suo padre ignorava che le chiacchiere e i commenti che circolavano su di lei sulla stampa erano esagerazioni pubblicitarie, e lei non si sentiva di affrontare l’argomento con lui. Ma Saffron si chiedeva se non avesse cominciato a sospettare la verità. Aveva una cert’aria sorniona, infatti, l’ultimo weekend, quando l’aveva vista scendere da un taxi sotto la loro casa di Londra, e liberarsi abilmente delle insistenze del giovane rampollo di un funzionario d’ambasciata francese con il quale era uscita.

    Quella sera, dato che stava per partire e non si sarebbero visti per molti giorni, Saffron desiderava lasciare un buon ricordo a suo padre: per questo si era vestita con cura particolare, aveva ornato la scollatura profonda con un tralcio di rose di raso e indossato gli orecchini, il girocollo e il braccialetto di diamanti che erano appartenuti alla madre. La seta dell’abito frusciò quando sir Richard l’aiutò a scendere dall’auto. Villa Valdez era una fantasmagoria di luci, e valletti in livrea introducevano gli invitati.

    «Fa molto fin de siècle» mormorò sir Richard all’orecchio della figlia salendo la sontuosa scalinata che immetteva direttamente in un ampio salone con colonne di marmo.

    Valdez, che ovviamente li stava aspettando, si precipitò loro incontro profondendosi in complimenti.

    «E questa affascinante creatura sarebbe sua figlia? Lei è un uomo molto fortunato!» esclamò rivolgendo l’attenzione a Saffron.

    Saffron rispose con un sorriso distaccato all’apprezzamento tutto latino, ma un movimento in fondo alla sala attrasse la sua attenzione. Alzando il capo, incontrò gli occhi di un uomo bruno e alto che se ne stava solo in disparte. I capelli scuri e il colorito olivastro denunciavano l’origine latina, ma era molto più alto degli altri, superando persino l’uno e ottanta abbondante di suo padre, e anche a quella distanza Saffron vide che i suoi occhi erano grigi. Trattenne il respiro cogliendo un lampo d’intesa e d’ironia: evidentemente il giovane aveva notato il sorriso freddo e altezzoso con cui aveva risposto ai complimenti di Valdez. Subito si sentì più allegra, nonostante la depressione per l’impossibilità del padre di accompagnarla alla villa sulla costa. Anche se le aveva promesso di raggiungerla al più presto, Saffron non poteva fare a meno di essere delusa.

    «Pablo, non vuoi presentarci?»

    Non si era accorta, tutta presa dai suoi pensieri, che il giovane li aveva raggiunti e si stava rivolgendo a Valdez senza staccare gli occhi da lei.

    «Se la signorina permette: Nicolas, farai morire di invidia i miei ospiti. Sono tutti ansiosi di essere presentati alla signorina Wykeham» disse Valdez cerimoniosamente. La sua palese adulazione fece sorridere il giovane.

    «Il signor Nicolas Mendes. Sua nonna è inglese, ecco perché parla perfettamente la vostra lingua» spiegò a Saffron.

    «Il signor Mendes vorrà scusarmi se gli affido mia figlia mentre io e lei, Valdez, discutiamo degli importanti affari di cui mi accennava...» intervenne sir Richard.

    «Solo se si tratterrà abbastanza da permettermi di fare un ballo con lei» rispose il giovane con un sorriso sulle labbra e negli occhi. «Sfortunatamente il signor Valdez si sbaglia» aggiunse mentre sir Richard seguiva l’ospite. «Mia nonna era inglese: purtroppo è morta diversi anni fa, ma se già ne veneravo il ricordo, in questo momento devo esserle anche più grato se questo privilegio mi permette di battere i miei concorrenti. Guardi che occhiate mi lanciano.»

    Saffron non poté trattenere un sorriso. Tutto le appariva così assurdo. E tuttavia quell’uomo le piaceva, si sentiva attratta da lui, nonostante il suo fare adulatorio.

    «Oh, così va meglio. Quando è entrata aveva il viso scuro. I suoi splendidi occhi turchesi non dovrebbero mai rannuvolarsi.»

    Era astuto e maschio. Decisamente maschio. Saffron lo sbirciò. Il suo profilo aveva una forza sensuale che la turbava, era diverso dagli uomini che aveva conosciuto, e più pericoloso. Quella consapevolezza le diede un brivido, e provò un sentimento tutto femminile di trionfo vedendo che fra tutte le donne che affollavano il salone aveva scelto proprio lei. I suoi capelli scuri e folti scendevano a sfiorare il bavero della giacca da sera, le mani, affusolate e abbronzate, non avevano il pallore un po’ flaccido dei suoi amici londinesi. Non erano le mani di un

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