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Un provocante nemico: Harmony Destiny
Un provocante nemico: Harmony Destiny
Un provocante nemico: Harmony Destiny
E-book190 pagine2 ore

Un provocante nemico: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Vendetta e passione 1/2
Due fratelli uniti da un'unica missione: riprendere in mano gli affari di famiglia a ogni costo.

La manager Stella Garcia non saprebbe dire con esattezza da dove sia saltato fuori quel misterioso e seducente cowboy. Quello che sa è che dopo averla salvata da un disastro assicurato, l'ha sedotta con il suo tocco bollente e uno sguardo che promette meraviglie. Quello che Stella ancora ignora, però, è che in quella battaglia Dane Michaels non rappresenta un alleato ma il nemico numero uno. Dane infatti ha un piano, che prevede come unico obiettivo rendere Stella schiava del piacere che lui le offre. Per poi arrivare a prendersi tutto ciò che è suo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2020
ISBN9788830516847
Un provocante nemico: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Un provocante nemico - Jules Bennett

    successivo.

    1

    Essere scaricati a pochi giorni dal matrimonio, e passare senza compagna quella che avrebbe dovuto essere una romantica luna di miele in montagna in un resort da favola era davvero umiliante. Cosa c'era di più triste che andare in viaggio di nozze da soli?

    O, almeno, questo era il pensiero che Dane Michaels contava di suscitare.

    La compassione poteva essere uno strumento potente, e lui aveva in programma di usarlo a proprio favore. Nessuno avrebbe nutrito il minimo sospetto sul poveraccio piantato in asso in vista dell'altare che soggiornava al Mirage Resort and Spa e così, facendo leva sul suo fascino e sfruttando la premurosa sollecitudine di tutti, sarebbe riuscito a ottenere le informazioni di cui aveva bisogno.

    Quindi, che importanza aveva che Dane non avesse mai avuto effettivamente una fidanzata, e men che mai avesse avuto in mente di sposarsi? La bugia gli si era radicata così a fondo nella mente che era più che pronto a recitare la parte dello sposo abbandonato.

    Dane parcheggiò il pickup davanti al resort. Il lodge disposto su quattro piani sembrava sospeso sul fianco della Gold Valley Mountain e, poiché tutte le suite per gli ospiti erano dotate di ampie vetrate, offriva una vista mozzafiato sulla valle sottostante.

    Gold Valley, nel Montana, era stata la prima scelta di sua madre quando aveva deciso di aprire i suoi due Mirage. Donna dalle idee chiare, il suo era stato un progetto di vita ben definito. Ma, prima che potesse realizzare i suoi sogni, un infarto le era stato fatale, e quel bastardo del marito, Robert Anderson, si era impadronito dei due resort, lasciando Dane e suo fratello Ethan soli e senza un centesimo.

    Dane scese dal mezzo prima che il parcheggiatore potesse aprirgli la portiera. Non era qui per le comodità o le stanze a tema concepite per soddisfare le fantasie più o meno erotiche delle coppie. Era qui per uno scopo ben preciso: trovare il modo per riprendersi ciò che gli spettava e riuscire a onorare la memoria di sua madre.

    Fatti scivolare nella mano dell'inserviente un paio di bigliettoni con stampata la faccia di Benjamin Franklin, si diresse ai gradini in pietra dell'ingresso principale. Un attacco di nostalgia minacciò di togliergli il fiato dai polmoni, ma proseguì senza fermarsi, deciso a ottenere ciò che lo aveva spinto a venire fin lì.

    Non tornava in quel posto da tanto tempo per una serie di svariati motivi. In particolare perché non aveva voluto farlo senza essere sicuro di poterselo riprendere. Ebbene, quel momento era giunto.

    Di fronte al dolore che gli arrecava tornarci a vent'anni dalla morte della madre, Dane si fece forza per ignorare le emozioni. Non era arrivato dov'era mostrandosi debole e ipersensibile. Era stato investito in pieno dalla durezza del mondo reale fin dall'età di diciotto anni e da allora la vita non era stata esattamente una passeggiata per lui.

    Quello che aveva fatto, lo aveva fatto lottando a testa bassa fino a quando non si era rifatto una posizione, centrando tutti gli obiettivi che si era fissato. Una sola cosa era rimasta in sospeso.

    Senza un solo sguardo alle coppie che gironzolavano nell'atrio, Dane si diresse direttamente al banco della reception per fare il check-in, raccomandandosi di non abbassare la guardia e di tenere le antenne ben dritte. Non c'era spazio per gli errori e, soprattutto, non aveva tempo da perdere.

    Aveva una promessa quasi ventennale da mantenere.

    La manager del Mirage, Stella Garcia, non aveva idea di chi fosse né sospettava nemmeno lontanamente che il suo mondo stesse per cambiare.

    Fascino e sex appeal non erano una prerogativa di Dane, che li lasciava volentieri al fratello playboy. Ma in quel momento, e per il futuro immediato, avrebbe usato ogni arma del suo arsenale per strappare a quella sconosciuta tutti i segreti di famiglia utili per riavere ciò che gli apparteneva.

    Una volta, per un'operazione del genere, avrebbe tranquillamente fatto ricorso alla seduzione. Gli veniva naturale, tanto che, in passato, non doveva nemmeno sforzarsi per portarsi a letto una donna.

    Combattere in Iraq lo aveva cambiato e indurito, rendendolo ancora più determinato a ottenere ciò che riteneva gli spettasse.

    E lo aveva anche lasciato orribilmente segnato.

    Da allora, avvicinarsi a chiunque, o peggio ancora fare sesso con una donna, era diventato praticamente impossibile. Non era ingenuo, né tantomeno stupido. Sapeva l'aspetto che aveva, così come sapeva che i medici sostenevano che, se avesse voluto, avrebbe potuto cercare di cancellare le cicatrici sottoponendosi a dolorose operazioni chirurgiche.

    Tuttavia non sarebbe stato sufficiente eliminarle alla vista. Certe ferite le aveva dentro e non sarebbe bastato intervenire chirurgicamente per dare un colpo di spugna al passato e alle sue ombre.

    Era questa l'unica ragione per cui era stato restio a seguire questo piano. D'altra parte, non essendo riuscito a trovare alternative per ottenere ciò che voleva, si era convinto che questo fosse l'unico modo per acquisire il pieno controllo del Mirage.

    Inoltre, aveva bisogno di una distrazione per la mente, che era diventata la prigione in cui si sentiva intrappolato da quando era tornato dall'Iraq. Aveva pensato che sporcarsi le mani e lavorare dall'alba al tramonto fino a spezzarsi la schiena nel suo ranch avrebbe esorcizzato i demoni che lo ossessionavano, invece loro lo aspettavano ugualmente ogni singola notte.

    Dalle foto di Stella che aveva visto, flirtare con lei non sarebbe stato certo un sacrificio. Per l'appunto, la seduzione non era la sua modalità operativa predefinita, ma poteva attivarla all'occorrenza. E presentarsi come un uomo appena abbandonato dalla futura sposa gli sembrava la soluzione ideale per provare a conquistare le sue simpatie e ammorbidire le sue riserve.

    Di sicuro sperava che l'aria mesta e sconsolata, da cagnolino abbandonato, la inducesse a fidarsi di lui, ad aprirsi e a dargli l'intuizione giusta da usare per arrivare a suo padre. Presentarsi come una vittima che aveva subito il rifiuto di una donna lo feriva non poco nell'orgoglio, ma lo avrebbe sopportato pur di ottenere le informazioni di cui aveva bisogno. Poi sarebbe tornato al suo ranch, avrebbe sistemato gli aspetti legali di questa faccenda e nessuno si sarebbe più curato del piano iniziale.

    Naturalmente avrebbe dovuto assumere qualcuno per gestire il resort. Quella persona avrebbe dovuto essere affidabile e leale. Dane non avrebbe accettato niente di meno del meglio del meglio per la struttura creata da sua madre.

    Tenendo saldamente inforcati gli occhiali da sole, Dane fece un rapido check-in, rifiutando l'offerta di farsi portare la valigia in camera. Conosceva la strada. Non c'era nulla di quel resort che non gli fosse noto. Alcune cose potevano essere cambiate, come l'arredamento o il personale, ma il layout era lo stesso. E lui era praticamente cresciuto lì.

    Dane aveva prenotato l'attico più spazioso, uguale a quello del proprietario. Erano le uniche due suite con tanto di piscina e vasca idromassaggio sulla terrazza chiusa da una veranda cui si accedeva dalla camera da letto. Le coppie potevano letteralmente scendere dal letto e immergersi nella piscina o nella vasca idromassaggio, godendosi la vista delle montagne e delle valli circostanti.

    Tutte le stanze erano di prima qualità ma Dane aveva preteso il meglio. Dopotutto, quale neosposo avrebbe pianificato una romantica luna di miele lesinando sulle spese?

    Mentre entrava nell'ascensore, Dane si tolse gli occhiali e se li infilò nel taschino. Una volta lasciate in stanza le sue cose, aveva l'intenzione di uscire per cercare di imbattersi casualmente in Stella. Grazie all'investigatore privato che aveva assunto, conosceva i suoi turni e sapeva tutto di lei. Proprio le informazioni sui suoi orari e la sua personalità erano la chiave giusta per cercare di carpirne la fiducia.

    Dane sapeva bene che il padre la trattava malissimo e che le aveva dato appena sei mesi di tempo per dimostrargli che poteva gestire quel posto, riportandolo in attivo. Impresa titanica, considerato che anni di cattiva gestione avevano quasi mandato in bancarotta il resort.

    Riprendersi il Mirage era l'obiettivo principale, ma mettere nel sacco il bastardo arrogante che trattava la figlia come una fastidiosa impiegata sarebbe stata la proverbiale ciliegina sulla torta. Dane sapeva bene di non essere uno stinco di santo, a tutto, però, c'era un limite.

    Lasciato il bagaglio nella suite, Dane si concesse solo un attimo per ammirare la vista che si godeva dalla camera. Le vetrate a tutta parete davano l'impressione di essere sospesi sulla valle e la piscina era invitante come ricordava. Più tardi avrebbe potuto fruire appieno del confortevole ambiente progettato dalla madre. Il camino in pietra, la terrazza chiusa, le travi a vista del soffitto.

    Adesso, però, tutto questo avrebbe dovuto aspettare. Aveva una donna da rintracciare.

    «Cosa significa che non si è presentato?»

    Stella Garcia tentò di ignorare il principio di mal di testa che minacciava di complicarle ulteriormente la già stressante giornata. Fissando una delle cameriere addetta al servizio in sala, pensò che la povera ragazza sarebbe scoppiata in lacrime da un momento all'altro.

    Le lacrime non risolvevano nulla: una lezione di vita che Stella aveva presto imparato sulla propria pelle. Sua madre, infatti, era morta per le complicazioni legate al parto, lasciandola nelle mani di un padre freddo e per nulla affettuoso.

    Eppure, per ragioni che doveva ancora capire, Stella voleva, anzi agognava, la sua approvazione. Avrebbe fatto carte false per guadagnarsela, compreso assumersi compiti impossibili.

    Era per questo che si trovava nella situazione attuale. Con un resort di alto livello, pieno di clienti affamati che stavano per scendere in sala per la cena... e nemmeno l'ombra del cuoco.

    Forse, se avesse avuto sua madre o se avesse avuto anche solo un genitore che fingesse di volerle bene...

    «Ha chiamato per dire che si licenziava con effetto immediato» spiegò la cameriera, infilandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Ha detto qualcosa a proposito di dover tornare a casa da sua moglie in Oregon.»

    Stella tirò un profondo respiro e desiderò di poter portare avanti le lancette dell'orologio a mezzanotte per salire finalmente nella suite, stappare del prosecco e rilassarsi un po'.

    Purtroppo, visto l'andazzo, non era nemmeno certa che avrebbe anche solo potuto staccare quella sera. Le notti in bianco erano tristemente comuni. Dei giorni erano certamente più difficili di altri, ma doveva continuare a ricordare a se stessa che aveva ereditato una situazione assai problematica dal precedente manager e che il padre la riteneva incapace di risolverla. Due ragioni altamente motivanti per dimostrare al mondo intero che poteva e voleva fare del Mirage il più rinomato resort del mondo. O, quantomeno, del Montana.

    «I nostri ospiti cominceranno a presentarsi fra un'ora» disse, battendosi l'indice sul mento mentre pensava ad alta voce. «Bisogna vedere se c'è già qualcosa di pronto o se dobbiamo proprio partire da zero. Praticamente, non so niente di cucina.»

    Mentre invece era una maga nella contabilità e nell'interpretare i bilanci di qualsiasi genere di attività. Peccato che tra i suoi hobby non ci fosse quello di indossare un grembiule e cuocere bistecche.

    La giovane dipendente scosse la testa. «Io non so fare nemmeno un uovo in camicia, quindi non guardi me.»

    Se ne avesse avuto il tempo, Stella avrebbe chiamato il suo ex chef e lo avrebbe ricoperto di improperi. Tuttavia disperdere le energie arrabbiandosi non avrebbe risolto il problema. Per ora, meglio togliersi dalla mente quel dannatissimo cuoco.

    «Forse Martha potrebbe esserci d'aiuto» suggerì timidamente la ragazza.

    Stella scosse la testa. «No, è fuori servizio perché la sorella sta per sposarsi. Accidenti. Lei sì che avrebbe potuto salvarci la serata. È una cuoca fantastica. In quanto a Raul, non credo che arriverà prima di venerdì. Forse sarà meglio chiamarlo, perché siamo proprio nei guai. Ma dubito che sarà qui in tempo.»

    Nella mente le passarono in rapida successione i nomi dei vari dipendenti. Era difficile pensare a una qualsiasi alternativa. Il personale della cucina aveva turni ben definiti e tutto funzionava con la precisione di un orologio svizzero... Be', almeno fino a quando qualcuno non decideva di rassegnare le dimissioni senza preavviso.

    «Okay» dichiarò Stella, passandosi una mano sul viso. «Possiamo farcela. Ci deve pur essere una soluzione logica. Devo solo trovarla.»

    «Mi perdoni.»

    Stella spostò la sua attenzione sulla porta a doppio battente da cui si accedeva alla sala da pranzo. Stava per dire che non erano ancora aperti, tuttavia le parole le morirono in gola non appena posò lo sguardo su colui che aveva attirato la sua attenzione.

    Ehi, ciao, cowboy.

    La camicia a scacchi neri e blu infilata nei jeans non faceva nulla per nascondere la massa muscolare dello sconosciuto che stazionava all'ingresso della sala, le cui notevoli spalle tendevano mirabilmente il tessuto su dei pettorali da urlo. Portava una cintura con tanto di scintillante fibbia d'argento con inciso un qualche emblema che però non le diceva nulla.

    Be', forse qualcosa avrebbe potuto dirgli se avesse voluto lasciarsi sorprendere a fissarlo nelle zone basse, ma non sarebbe stato né elegante né professionale. Senza contare che l'ospite doveva avere già una partner in zona.

    Peccato, perché forse sarebbe valsa la pena di mettere da parte il dovere per quell'uomo. Sicuramente si sarebbe dimostrato migliore dell'idiota che l'aveva presa per un biglietto di accesso ai soldi di famiglia e di cui era stata troppo infatuata per capire che aveva già una ragazza con un bambino in arrivo.

    Che andasse all'inferno.

    Stella distolse la mente da quel ricordo nauseante e scelse di concentrarsi sul sogno a occhi aperti che aveva di fronte.

    Certo, almeno per il momento, l'uomo che

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