Una canzone per te: Harmony Jolly
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Alex, musicista bello e tenebroso, non ha intenzione di farsi aiutare da nessuno: Flora sarà anche bellissima, ma lui non è un caso umano! Poi però diventa chiaro che non è l'unico ad avere bisogno di essere salvato e, anzi, proprio lui potrebbe essere la chiave per mostrare a Flora quanto l'amore sia una ventata di aria fresca che si può respirare nei luoghi più inaspettati.
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Anteprima del libro
Una canzone per te - Christy Mckellen
successivo.
1
Alla mia adorata Flora – confidente, sostenitrice e ancora del mio universo.
È strano, vero, che io ti parli dalla tomba? Forse anche un po' raccapricciante... Ma ho voluto raccogliere tutti i miei pensieri su un foglio perché sapevo che mi sarei commossa e avrei combinato un pasticcio, se avessi provato a esprimerli a voce. Quindi, eccomi qui.
So che avresti voluto chiedermi tante cose, ma ti prego di non essere triste adesso che non ci sono più. Ho imparato ad accettare ciò che mi è successo e non voglio che la mia morte ti impedisca di vivere pienamente. Ho avuto una vita bella e felice. Tutti i miei ventotto anni sono stati benedetti dall'amore e da meravigliose esperienze e ogni mio giorno è stato migliore grazie alla tua presenza, Flora.
Sono così fiera di tutto quello che hai raggiunto! Ho sempre saputo che avresti avuto successo, qualunque cosa avessi scelto di fare, ma la tua energia e determinazione hanno sorpreso anche me. So che probabilmente non proverai neanche per un minuto a guardare te stessa per vedere l'enormità del successo che hai conseguito, ma lascia che ti dica che sei una persona incredibile e anche la donna più gentile e generosa che io abbia mai avuto il piacere di conoscere.
E questo mi spinge a chiederti due favori, Flora. Il primo – e so che è un favore molto, molto grande – prenditi cura di Alex adesso che non ci sono più io a poterlo fare. Come sai, sono l'unica persona della famiglia che ha, e detesto pensare che sia rimasto solo al mondo. Lui non lo ammetterà mai – credo che stesse cercando di proteggere le mie ultime settimane sulla terra in modo che fossero serene per me – ma penso che una donna gli abbia spezzato il cuore di recente e stia davvero soffrendo.
Il secondo favore che ti chiedo è di controllare OGNI GIORNO che tu non abbia noduli al seno. O, meglio ancora, trova un uomo bravo a fare sesso che lo faccia per te. Non commettere il mio stesso errore, non pensare mai che il cancro sia qualcosa che possa accadere solo a qualcun altro. A una persona più vecchia. O meno impegnata.
Tu hai un cuore buono, Flora. Meriti di essere felice, quindi sii più clemente con te stessa, d'accordo?
Ti voglio bene.
La tua migliore amica
Amy
Flora Morgan si asciugò la lacrima con un dito per non farla cadere sul prezioso, adesso accartocciato, foglio che stringeva in mano. Portava quella lettera con sé da quando era stata lasciata nella sua cassetta della posta quasi un mese prima e da allora, ogni tanto, la tirava fuori per rileggerla, quasi potesse evocare lo spirito di Amy nei momenti di debolezza.
La sua amica le mancava così tanto da farle dolere il cuore. Lei non aveva idea di come avrebbe potuto continuare a vivere senza Amy, che era sempre pronta a tirarla su di morale con i suoi discorsi d'incoraggiamento.
Ma doveva andare avanti, perché la sua migliore amica non c'era più.
Il brusio e le chiacchiere del ristorante Pump Room di Bath, svanirono in sottofondo mentre si perdeva in uno dei felici ricordi che aveva condiviso con Amy nei sei anni della loro amicizia. Si erano conosciute al loro primo lavoro dopo la laurea e da allora erano diventate inseparabili. Si erano sedute una accanto all'altra negli stretti e sporchi cubicoli dell'azienda blue-chip – alto profitto, nessuna pietà! – con sede a Glasgow che le aveva selezionate per il loro programma rapido e competitivo. Erano andate d'accordo subito; il loro amore per l'ordine e la precisione le aveva attratte reciprocamente, come le graffette a una calamita. Condividere gli alti e bassi professionali e personali nel corso degli anni aveva rafforzato la loro amicizia.
Mentre Flora conservava la lettera che aveva ripiegato con cura nella borsa di pelle made in Italy che si era concessa come regalo di compleanno, emise un pesante sospiro sperando di concentrarsi su se stessa. Non era il momento di lasciarsi prendere dalle emozioni. Aveva bisogno di focalizzarsi sul motivo per cui era lì quel giorno e doveva avere la mente lucida.
Non che il motivo per cui era lì si fosse ancora fatto vivo.
Drizzando la schiena, colse un movimento al bancone del locale e si girò per vedere che il suo compagno per quel tè pomeridiano era finalmente arrivato. Diciotto minuti in ritardo. Li aveva contati. Una cosa che avrebbe fatto anche Amy...
Allontanando la sua persistente malinconia, si sistemò la scollatura della camicetta di seta e si passo le dita sulle sopracciglia per assicurarsi che seguissero la linea richiesta. Erano perfette.
Mentre si alzava, cercò d'ignorare quanto Alex Trevelyan stonasse con il locale. Aveva indosso un paio di jeans che sembravano avere tutte le intenzioni di cadergli dai fianchi, stivali neri con le punte consumate e una giacca di pelle spiegazzata. Dubitò che si fosse guardato nello specchio quella mattina dal modo i cui i suoi disordinati capelli castani ricadevano sugli occhi blu cobalto e la barba di una settimana scuriva i prominenti zigomi e la mascella squadrata.
Qualche anno prima, il carisma di musicista sexy appena alzato dal letto sarebbe stato irresistibile per il suo carattere ingenuo ed eccessivamente ottimista, ma adesso non più. Aveva imparato la lezione sugli uomini come quello che aveva di fronte nel modo più duro. Se avesse deciso di frequentare qualcuno in quel momento, avrebbe scelto intelligenti uomini d'affari concentrati sulla carriera, come lei. Ma, come aveva amato sottolineare regolarmente Amy, questo era il motivo per cui probabilmente era rimasta single negli ultimi due anni. Il che andava bene per Flora. Non aveva bisogno di un uomo per essere appagata.
Mentre Alex si avvicinava, vide che aveva gli occhi iniettati di sangue e cerchiati di nero, e le si strinse il cuore. Si rimproverò per aver criticato il suo aspetto quando quel poveretto aveva perso la sorella gemella solo un mese prima. Era evidentemente distrutto dal dolore.
Flora lo aveva visto solo per un breve momento al funerale: si era fatto vivo all'ultimo secondo, indossando dei pantaloni grigi e una camicia azzurra con il collo sbottonato e senza cravatta. Era stata Amy a chiedere che nessuno si vestisse con i tradizionali completi neri da lutto. Poi, lui era stato impegnato con il vicario e un gruppo di persone che Flora aveva immaginato fossero vecchi amici di famiglia. E lei, invece, era rimasta a parlare con reciproche conoscenze sue e di Amy. Quando si era guardata attorno per porgere le proprie condoglianze ad Alex, lui era scomparso, e non si era presentato nemmeno alla veglia funebre. Flora aveva immaginato che fosse troppo sconvolto per affrontare la compassione degli estranei.
Le parole di Amy attraversarono la sua mente: Sono l'unica persona della famiglia che ha. Alex aveva bisogno di sostegno e gentilezza in quel momento, non del suo giudizio.
Si rilassò e fece ricadere le mani lungo i fianchi, indirizzandogli il suo sorriso più caloroso mentre lui finalmente superava gli ultimi due tavoli ricoperti da tovaglie, prima di fermarsi davanti a lei. Flora prese un respiro profondo, pronta a lanciarsi nel breve monologo che si era preparata mentalmente per esprimere quanto fosse contenta che lui avesse accettato quell'incontro per parlare di Amy e offrirsi un conforto in quel momento difficile, quando lui si chinò per prendere il bicchiere di acqua minerale che lei aveva ordinato, per poi trangugiarlo fino all'ultimo sorso finché non ebbe soddisfatto la sua sete.
Come se lei non esistesse.
«Così va meglio» disse ansimando mentre posava con forza il calice sul tavolo prima di rivolgerle un'occhiata distratta. «Mai lasciarsi convincere a bere whisky dopo quattro pinte al pub. È un catalizzatore per un mal di testa assicurato.»
Flora lo fissò sconvolta.
Invece di apparire contrito, Alex si coprì uno sbadiglio con la mano. «Scusa, mi sono appena alzato. Ho fatto tardi stanotte.»
Lei cercò di controllare lo shock prima di rispondere, glaciale: «Sono le tre del pomeriggio».
Alex sorrise sornione. «Come ti ho già detto, ho fatto tardi stanotte.»
Non sembrava l'uomo addolorato che si era aspettata di incontrare quel giorno, il che stava mandando all'aria la sua compostezza. Detestava trovarsi in una posizione di svantaggio, soprattutto perché nel lavoro era diventata molto brava a gestire clienti difficili e situazioni complicate.
Ricomponendosi disse: «Grazie per essere venuto. Pensavo che sarebbe stato carino conoscerci, dal momento che eravamo le persone più vicine ad Amy».
Lui annuì, poi le fece cenno di sedersi di nuovo, e occupò il posto di fronte.
«Eri negli Stati Uniti, vero? New York?» le chiese appena si fu accomodato. O meglio, stravaccato sulla sedia.
«Sì, lavoravo come responsabile del marketing per la Bounce Soft Drinks» rispose orgogliosa. «Mi sono trasferita lì quando l'azienda ha aperto un ufficio a New York, circa un anno fa.»
Di solito, quando Flora parlava del suo lavoro e del ruolo che ricopriva, le persone incominciavano a rivolgerle domande sulla posizione, su come era riuscita a scalare i livelli così in fretta, ma Alex non proferì parola. E non le parve nemmeno colpito; sembrava... annoiato.
Il che non la sorprese; Amy le aveva raccontato che cosa pensava il fratello delle persone che lavoravano nelle aziende. E Flora aveva deciso che un uomo che aveva rinunciato a un buon lavoro in una società finanziaria per fare il musicista inconcludente non aveva il diritto di giudicare gli altri e le loro scelte di carriera. Se lui voleva sprecare il proprio talento solo per salire sul piedistallo della vanità e guardare da lassù gli altri lavorare sodo, erano affari suoi.
Non sarebbe stata a quel gioco. Aveva cose più importanti di cui preoccuparsi, come guadagnare la fiducia e il rispetto del suo nuovo capo. Dopo il trasferimento nella sede di Londra quell'uomo si stava rivelando più problematico di quanto si fosse aspettata.
Non era la prima volta che si chiedeva se avrebbe dovuto mettere su un'attività in proprio e liberarsi dalle catene dell'ufficio, diventando la sola padrona di se stessa, ma sarebbe stato un rischio troppo grande da affrontare. Non faceva per lei.
Si diede una scossa mentale. Non avrebbe dovuto permettere a quei pensieri di distrarla, non in quel momento.
«A ogni modo, giacché sono qui, ho immaginato che sarebbe stato carino per noi conoscerci» disse, facendo un cenno al cameriere che parve non notarla. Trattenendo un sospiro di frustrazione, concentrò di nuovo l'attenzione su Alex, che si era appoggiato allo schienale della sedia, braccia incrociate sul petto ed espressione corrucciata.
Era una sua impressione o lui non sembrava molto contento di essere li?
Flora si schiarì la voce. «Non sono una di quelle persone che si allontana per paura di non sapere che cosa dire a qualcuno che ha subìto una grave perdita» spiegò, decidendo di insistere. «Mandare dei fiori e dei biglietti va bene,