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L'incanto di un bacio: Harmony Collezione
L'incanto di un bacio: Harmony Collezione
L'incanto di un bacio: Harmony Collezione
E-book171 pagine2 ore

L'incanto di un bacio: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Riguardo a quella bellissima ragazza, Blake Bellamie sa soltanto tre cose: si chiama Nicole Vaseux, è comparsa all'improvviso in città e gli fa perdere la ragione ogni volta che lui la guarda o la sfiora. Nicole è evasiva sulle ragioni che l'hanno portata a Great Aston; ma, per essere una straniera, sembra molto a suo agio nella magnifica dimora di famiglia di Blake. Combattuto tra il desiderio di baciarla e quello di scoprire qualcosa di più, un giorno Blake decide di...

LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2015
ISBN9788858940891
L'incanto di un bacio: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    L'incanto di un bacio - Sara Wood

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Convenient Wife

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2003 Sara Wood

    Traduzione di Luisa Morselli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-089-1

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Fu tale la sorpresa che Blake ammutolì. Nella penombra della stanza silenziosa poteva sentire solo il battito tumultuoso del suo cuore e una voce, dentro, che gli ripeteva: non è vero, non può essere vero!

    Blake cercò di lottare per liberare la testa dai pensieri che gli ottenebravano la mente. Tutti i suoi antenati, di generazione in generazione, erano nati, cresciuti e morti in quella stanza da letto riccamente arredata, ma sicuramente nessuno di loro aveva dovuto ascoltare le devastanti parole che aveva appena udito.

    Mio amatissimo figliolo, non sei il legittimo erede... Le parole di sua madre gli ronzavano nella testa togliendogli la facoltà di pensare.

    Dovette fare un enorme sforzo di volontà per cercare di rimettere insieme le idee. Doveva pur esserci una spiegazione logica. Forse sua madre non aveva più la testa a posto o, probabilmente, le troppe medicine le confondevano la mente.

    Preoccupato oltre ogni dire si sforzò di dominare il caos dei suoi pensieri per cercare di calmarla. «Mamma, forse ti sei stancata troppo, sarebbe meglio che ti riposassi» le disse gentilmente.

    Gli occhi di Kay Bellamie lampeggiarono di rabbia. Erano la sola cosa animata in quello che una volta era stato un bellissimo viso ma che la morte non lontana rendeva simile a una maschera di creta. «Non pensare che io sia impazzita! Sono perfettamente sana di mente. Voglio che tu lo sappia, tu non sei un Bellamie!»

    «Mamma!» esclamò Blake sorpreso dal tono fermo e quasi teatrale della madre.

    «È la verità! Non hai alcun diritto all’eredità. Guardati allo specchio» insisté a dire, «ti sembra che nelle tue vene scorra il sangue dei Bellamie? Hai forse i capelli biondi, le guance pallide o il loro naso? Sai chi è tuo padre? Era il mio amante!»

    Blake avrebbe voluto che sua madre smettesse di farneticare. «Calmati, mamma» la esortò dolcemente, «forse hai sognato...»

    «No!» La sua mano scheletrica afferrò quella forte e abbronzata del figlio. «Vuoi sapere perché non ho permesso che ti mettessero il nome di qualche antenato? Ho interrotto la tradizione perché ho voluto disperatamente darti qualcosa di tuo padre, qualcosa che ti legasse a lui.»

    Sua madre lo fissò, sembrava quasi stesse guardando qualcun altro e lui sentì una fitta allo stomaco ed ebbe paura... No, fa’ che non sia vero!, pensò. No, non osava pronunciare il suo nome, Blake! Blake vuol dire scuro, nero.

    Per un breve attimo lei chiuse gli occhi e lui sentì una fitta al cuore nel vedere quelle palpebre bluastre che non aveva mai notato prima. «Hai visto la foto di quando eri piccolo?» chiese debolmente, «quando sei nato avevi una massa di riccioli neri, proprio come l’uomo che ho amato.»Un lieve sorriso sfiorò quelle labbra sottili. «Mio Dio! Blake» continuò, «so bene che è un duro colpo per te ma l’ho fatto per il tuo bene, credimi! La mia mente non è offuscata dalla vecchiaia. Da sempre ho tenuto dentro di me questo segreto ma ora che sto morendo debbo liberarmi da questo pesante fardello. Tu non sei figlio di Darcy Bellamie!» Esausta, lasciò scivolare la mano sul letto.

    Lentamente e con riluttanza Blake alzò gli occhi in direzione del quadro a olio di suo padre, appeso sopra il camino in stile barocco. Sentì un gelo lungo la schiena. Si ricordò di tutte le persone che, guardando quel quadro, avevano sottolineato la sua scarsa somiglianza con quell’uomo.

    Allo stesso tempo fu preso da un’inspiegabile debolezza come se le forze lo avessero abbandonato. La capacità di razionalizzare di nuovo se n’era andata ed era lì, immobile, completamente paralizzato vicino al letto di sua madre.

    Che cosa stava dicendo, perché? Per poco non urlò. Riuscì però a trattenersi respingendo con forza l’emozione che sentiva salirgli alla testa. Sin da piccolo, ogni giorno, era stato educato a reprimere il suo carattere tempestoso.

    Fu preso da un senso di impotenza, gli era impossibile capire perché sua madre stesse sprecando le poche energie che le rimanevano per rivelargli una cosa così assurda. A meno che non fosse vero...

    Cercò di scuotersi di dosso il dubbio, accettare le sue parole avrebbe significato la fine. Dolcemente appoggiò una mano su quella fronte che scottava.

    «Mamma, le medicine che ti hanno prescritto i dottori sono un potente sedativo e ti hanno...»

    «Sono giorni che non le prendo, avevo bisogno di pensare. Sto dicendo la verità, lo giuro sulla testa di mio nipote» insisté con disperazione.

    A quelle parole Blake rimase impietrito. Fece un respiro profondo per liberare i polmoni che gli si erano bloccati. Le mani, automaticamente, si strinsero in un pugno. Tutto era così assurdo! Per tutti quegli anni era stato educato, guidato, plasmato da genitori, governanti, maestri, istruttori, per diventare l’erede della fortuna dei Bellamie.

    Aveva vent’anni quando il suo anziano genitore morì e da quel giorno era stato catapultato a forza in una posizione di autorità. Da allora il benessere di molte persone dipendeva da lui.

    Aveva cercato di agire bene e di soppesare ogni sua decisione. Dopo otto anni di quella pesante responsabilità era riuscito a credere che quello fosse il suo posto e che, dopo di lui, sarebbe stato di suo figlio.

    Sicuro? Sì, ma dovette ammettere che spesso avrebbe voluto sottrarsi alle pressanti responsabilità e, talvolta, aveva accarezzato il pensiero di liberarsene.

    Sentì di nuovo freddo. Aveva forse ereditato l’irrequietezza dal suo vero padre? I flemmatici e convenzionali eredi del nome dei Bellamie si reputavano contenti delle loro ricchezze e privilegi. Era mai possibile che non ci fosse neppure una goccia del loro sangue nelle sue vene?

    Ma di una cosa era certo, amava ogni centimetro di Cranford Hall, ogni filo d’erba di quella vasta tenuta e persino quella manciata di case, vicino al villaggio di Great Aston, abitate dai contadini che lavoravano nella tenuta.

    E ora sua madre gli stava dicendo che nulla era più suo. Ma era veramente così? Proprio lei gli stava togliendo la vita, proprio lei che gliela aveva data. No! Non poteva accettarlo! Aveva vissuto ventotto anni nella menzogna, convinto di essere qualcuno quando invece era soltanto un figlio illegittimo. Un bastardo! Un dolore improvviso allo stomaco gli fece stringere i denti. Guardò sua madre, sapeva il bene che lei gli voleva e lesse in quegli occhi supplichevoli la verità... era perfettamente lucida.

    Lo sguardo era fermo mentre con una mano cercava nervosamente di aprire il medaglione che portava al collo. Blake deglutì, dentro c’era una fotografia.

    Pur temendo quello che avrebbe visto, si chinò a guardare...

    Un uomo con una prorompente vitalità. La pelle era abbronzata, i capelli ricci e neri gli davano un’aria provocante. Gli occhi erano sorprendentemente identici ai suoi, la stessa mascella quadrata, lo stesso fuoco... Due gocce d’acqua.

    «Tuo padre» sussurrò e con mano tremante accarezzò il medaglione.

    «No!» quasi urlò, ma la somiglianza era fin troppo evidente, Blake sentì il cuore fermarsi.

    «Guardalo» gli disse con tenerezza, «siete così uguali...» Si fermò per un istante. «L’ho amato così tanto, gli ho dato tutto di me, anima e corpo. Allora, per amor suo, stavo per lasciare tutto, ma lui era povero, non possedeva niente e io conoscevo la povertà anche troppo bene. Io volevo ben altro per te, volevo darti tutto questo.» Sua madre, con un gesto del braccio tremante, indicò l’arredamento di quella stanza e tutti gli oggetti costosissimi che conteneva.

    Blake, respirando a fatica, si lasciò cadere sulla sedia vicino al letto. Si sentiva come se fosse stato abbandonato alla deriva in un mare in burrasca. Suo padre! Fu preso da una girandola di emozioni. Provava rabbia, disperazione e ancora astio per quel padre che non aveva mai conosciuto e mai amato. Sentì un nodo alla gola ma riuscì a scacciare una lacrima.

    Una mano segnata da vene bluastre serrò la sua. «Blake, sai che ti amo» gli disse con una tenerezza struggente nella voce, «ti ho dedicato tutta la vita e ho giurato che il figlio di quell’amore impossibile avrebbe ereditato Cranford...»

    «Ereditare Cranford? Come? Ora tutto questo non è più possibile» disse con forza. Stava lottando, aveva dentro una gran rabbia e faceva un’enorme fatica a trattenere le parole che avrebbe voluto urlare. Lui non voleva, non avrebbe mai fatto quello che sarebbe stato giusto, non voleva rinunciare a Cranford. Lui voleva dimenticare quello che gli aveva detto sua madre, non era successo niente. Dimenticare quegli occhi neri sorridenti del medaglione. Essere quello che era stato fino a quel momento, Blake Bellamie, signore di tutta la tenuta e orgoglioso di averla ereditata.

    «Perché?» chiese la madre con un fil di voce.

    Impaziente cominciò a camminare a grandi passi su e giù per la stanza cercando di resistere alla tentazione di tenere quel segreto tutto per sé. Lui, suo figlio e Cranford erano legati indissolubilmente, erano tutta la vita e anche l’unica ragione per esistere. Ma la verità gli martellava nella testa senza tregua. L’angoscia gli lacerava le budella, la paura del futuro gli faceva tremare le gambe, era come se fossero state di argilla, non aveva mai provato niente di simile.

    Quasi barcollando, si appoggiò a un mobiletto pieno di antiche cineserie. Si sentiva morire ma ora sapeva che cosa doveva fare, tuttavia decidere di rinunciare a tutto lo faceva sentire come svuotato dentro, annientato. Mai in tutta la sua vita si era sentito così male, vuoto, solo...

    Pallido in volto, con gli occhi socchiusi, osò guardare in viso sua madre spostando lo sguardo su quella patetica figura spaventata, quasi inghiottita da quel grande letto a baldacchino che non era più suo. Niente più era suo, niente di tutto quello che aveva pensato di ereditare era più suo.

    Solo quel mattino aveva fatto una lunga cavalcata attraverso le sue terre, parlato con i suoi fittavoli, era entrato nel pub per discutere su alcuni lavori con il suo mastro carpentiere, bevendo insieme una pinta di birra.

    Ora tutto apparteneva a qualcun altro. Tutta la sua vita era stata un inganno, destituiti lui e suo figlio da quella posizione privilegiata che erano convinti spettasse loro. Non poteva essere! Che cosa avrebbe detto a suo figlio Josef? Il suo bambino, la luce dei suoi occhi. Da quando sua moglie li aveva lasciati...

    Desolato nascose il viso tra le mani, doveva cominciare tutto daccapo. Doveva, e anche voleva, trovare l’uomo che lo aveva messo al mondo.

    «Il mio... vero padre, dov’è?» chiese facendo appello a tutte le sue forze.

    «Sparito nel nulla» rispose la madre piangendo, «sono stata io a farlo andare via dicendogli che non lo amavo quando invece avrei dato la vita per lui. Lo amavo così tanto, lo amo ancora...»

    Profondamente scosso guardò quel viso pallido che esprimeva tutta la desolazione di quelle parole. Non l’aveva mai sentita parlare in quel modo. Dietro quell’apparente viso impassibile c’era una donna innamorata che aveva sacrificato tutto per lui, inclusa la propria felicità.

    Sconcertato e confuso da quello che provava, riuscì tuttavia

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