Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Un Natale perfetto: Harmony Jolly
Un Natale perfetto: Harmony Jolly
Un Natale perfetto: Harmony Jolly
E-book153 pagine2 ore

Un Natale perfetto: Harmony Jolly

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

FAVOLE SOTTO IL VISCHIO - Vol. 3/4

Baciarsi sotto il vischio è di buon augurio... soprattutto con un principe azzurro!

Grace Ellis ha sempre amato il Natale, ma questo è il primo senza la sua adorata nonna. Per far fronte alla mancanza ha deciso di passarlo lavorando nell'hotel presso cui fa la cameriera. Finlay Armstrong è il milionario proprietario dell'hotel e, come Scrooge in Canto di Natale, odia quella festività e tutto ciò che la riguarda ed è perseguitato del fantasma del Natale passato. Da quando cinque anni prima è rimasto vedovo...

Nel castello di Finlay in Scozia, Grace riesce lenta-mente a far breccia nei sentimenti del suo capo, ma quando un cuore resta congelato tanto a lungo sarà ancora capace di amare?
LinguaItaliano
Data di uscita19 gen 2018
ISBN9788858976531
Un Natale perfetto: Harmony Jolly

Leggi altro di Scarlet Wilson

Autori correlati

Correlato a Un Natale perfetto

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Un Natale perfetto

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Un Natale perfetto - Scarlet Wilson

    successivo.

    1

    Alle sei del mattino le strade erano ancora buie e l'aria fredda bruciava la gola.

    Grace si scrollò la neve dalle spalle prima di entrare nel lussuoso Armstrong Hotel di Londra dalla porta posteriore.

    Frank, l'anziano portiere, comparve dietro di lei. Un largo sorriso gli illuminò il volto mentre la osservava contemplare il paesaggio imbiancato. «Finalmente!» esclamò, scuotendo il cappotto ricoperto di neve e intonando le prime note di It's Beginning to Look a Lot Like Christmas.

    «Forse sei troppo giovane per ricordarti questa canzone, ma sembra proprio che il Natale sia alle porte» decretò, dandole un colpetto sul braccio.

    «Frank... dovresti sapere che conosco a memoria tutte le canzoni natalizie nelle loro diverse versioni» dichiarò Grace, entrando nello spogliatoio. «Preferisci che interpreti Johnny Mathis, Frank Sinatra, o Michael Bublé?» domandò, legandosi i lunghi capelli castani in una coda di cavallo e allacciandosi il grembiule intorno ai fianchi. Poi si lisciò la gonna nera e si assicurò che tutti i bottoni della camicetta fossero agganciati.

    Grace adorava il periodo natalizio. Le ricordava sua nonna alla quale era stata profondamente legata. Avevano vissuto insieme per anni in un piccolo appartamento in uno dei quartieri più poveri di Londra, ma erano state felici. Grazie all'enorme affetto che le aveva unite, erano riuscite a superare tutti i momenti di difficoltà.

    Quel Natale sarebbe stato il primo che avrebbe trascorso senza di lei, ma per amor suo avrebbe fatto di tutto per festeggiarlo con allegria. Glielo aveva promesso.

    Frank indossò la divisa verde bordata d'oro. «Ho la sensazione che questa giacca si restringa durante la notte.»

    Grace scosse la testa, ridendo mentre chiudeva a chiave l'armadietto. «Fatti aiutare» sospirò, avvicinandosi a lui e, dopo aver afferrato i lembi della giacca, li tirò affinché i bottoni combaciassero con le asole. L'addome prominente di Frank sembrava sul punto di scoppiare, stretto com'era dal pesante tessuto di cotone, ma lui non si sforzò nemmeno di trattenere il fiato, continuando a cantare imperterrito fino all'ultima nota.

    Dopo essersi guardato allo specchio con aria critica, raddrizzò le spalle e s'incamminò lungo il corridoio, seguito da Grace.

    «Ho notato che tutti i grandi alberghi sono stati addobbati a festa per Natale mentre qui da noi non c'è nemmeno una ghirlanda di agrifoglio. Non si respira affatto l'atmosfera natalizia» si lamentò lei. «Non capisco perché. Mi sembra così strano che non ci sia niente che evochi questa festività.»

    L'Armstrong Hotel di Londra faceva parte di una catena alberghiera di lusso presente anche a Parigi, a Tokyo, a Roma e a New York, frequentata da personaggi in vista, politici, uomini d'affari e imprenditori, rock star e divi di Hollywood.

    Riconoscibili per lo stile raffinato e l'attenzione ai dettagli, questi alberghi erano sinonimo di esclusività.

    Per Grace, che viveva in un piccolo appartamento nei sobborghi popolani di Londra, la vita che si svolgeva in quell'hotel sembrava appartenere a un altro mondo, ma aveva scoperto che poteva essere divertente spiare la vita degli altri in virtù del suo mestiere. Nessuno avrebbe potuto rimproverarla.

    In quel modo aveva scoperto vizi e virtù dei clienti dell'Armstrong. Una famosa cantante aveva l'abitudine di buttare nel secchio della carta straccia la biancheria intima; un politico, appassionato di romanzi rosa, li nascondeva nel cassetto del comodino perché nessuno lo scoprisse; uno statista mangiava solo le caramelle rosse, scartando tutte le altre e così via.

    Salendo la scala che conduceva alla reception, continuò: «So che questo è un albergo molto raffinato ma non capisco perché non ci sia alcuna decorazione natalizia. È una cosa triste e manca quel tocco di calore che ti fa sentire a casa».

    Frank si strinse nelle spalle mentre raggiungeva la sua postazione. «Sono d'accordo con te» annuì a voce bassa, esaminando il pavimento di marmo lucido, i lampadari splendenti e l'imponente banco della reception. Su una semplice targa di vetro bordata di acciaio lesse: L'Armstrong vi augura un Felice Natale, unica concessione a quella festività che la Direzione dell'hotel aveva permesso di esporre.

    «Un tempo quest'albergo veniva addobbato a festa. Era pieno di luci, decori e colori e l'atmosfera che si respirava era carica di energia positiva» spiegò Frank, controllando il libro mastro prima di porgerle una busta da lettere.

    Lei l'aprì con un gesto automatico e lesse le mansioni che le erano state assegnate per quel giorno. «E poi che cosa è successo?» insistette.

    Frank socchiuse gli occhi prima di rispondere. Lavorava in quel posto da molti anni e per i clienti abituali era diventato un punto di riferimento.

    «C'è stato un rebranding» spiegò. «I vertici dell'azienda hanno voluto creare una nuova immagine dell'albergo per essere più competitivi.»

    Quella risposta non soddisfece la curiosità di Grace, che avrebbe voluto approfondire la questione, ma sapeva che Frank, come la maggior parte delle persone che ricopriva il suo ruolo, era estremamente discreto e riservato.

    «Se potessi, rivoluzionerei volentieri l'immagine di quest'albergo spargendo un po' di polvere magica e creando una splendida e suggestiva atmosfera natalizia. Sistemerei un bell'albero vicino alla porta a vetri e una ghirlanda luminosa intorno al banco della reception, poi riempirei la nicchia che precede l'ingresso del bar di pacchi colorati» dichiarò Grace con entusiasmo, volando con la fantasia e immaginando l'impatto che avrebbe avuto l'ingresso così decorato sugli ospiti.

    «Continua a sognare, amica mia» ridacchiò Frank.

    «Che cosa c'è di male? Sarei in grado di creare un'atmosfera così suggestiva da riuscire a farti respirare il profumo del Natale senza l'ausilio delle candele profumate. Hai presente l'odore di pino, di cannella, di zenzero e di vaniglia?» domandò lei con un largo sorriso.

    «Non ne dubito» replicò lui. «Sappi però che nel magazzino troverai un mondo: addobbi natalizi, candele, luci... Potresti prendere qualcosa da portare a casa. Qui non serve più niente, mentre tu sapresti di certo come utilizzare le decorazioni.»

    Frank doveva aver saputo dalle altre ragazze che Grace sarebbe stata sola quel Natale e desiderava che almeno a casa sua potesse creare quel clima natalizio che adorava.

    «Già... Non sarebbe una cattiva idea» mormorò lei, grata di avere incontrato dei colleghi gentili e sensibili come Frank.

    L'Armstrong Hotel era un universo così lontano da quello in cui era stata cresciuta. Tutto in quell'ambiente richiamava alla mente un mondo da favola, dalle lenzuola all'arredamento, al prestigioso ristorante presente nella guida Michelin, alla carta da lettere sulla quale veniva stampato il turno di lavoro.

    Fare la cameriera non era mai stata la sua ambizione, ma l'orario era flessibile, guadagnava bene e le colleghe si erano dimostrate delle persone preziose che in breve tempo erano diventate le sue migliori amiche.

    Dovendosi occupare della nonna malata di cancro, Grace aveva sempre svolto dei lavori saltuari per avere il tempo di accudirla, ma una volta rimasta sola, aveva dovuto riprendere in mano la propria vita. La scelta di lavorare per un'agenzia di Chelsea che reclutava cameriere selezionate con cura era stata vincente. Aveva sempre trovato impiego in ambienti eleganti e di classe, dove la professionalità e la riservatezza erano requisiti imprescindibili e a lei erano sempre state riconosciute quelle qualità.

    Inoltre, il lavoro in un albergo esclusivo come l'Armstrong era vario e per certi versi stimolante.

    Alcuni ospiti soggiornavano in modo permanente presso l'hotel e Grace aveva instaurato con loro un rapporto che andava oltre quello meramente professionale. Alcune stanze venivano riservate da imprese e società di servizi per ospitare uomini d'affari provenienti da altre città, mentre i personaggi celebri tendevano a richiedere sempre la suite in cui avevano già soggiornato.

    Durante quei pochi mesi di permanenza all'Armstrong, Grace era stata testimone di scandali, liti, accordi siglati sotto banco. Sarebbe stato facile spifferare ai giornali qualche notizia da prima pagina, ma prima di prendere servizio era stata obbligata a firmare un accordo di riservatezza, perciò tutto quello che accadeva nell'albergo doveva restare sepolto al suo interno.

    Grace rilesse con maggior attenzione il foglio in cui erano state elencate le mansioni che avrebbe dovuto svolgere quel giorno e titubante si recò alla reception. «Anya, scusa, potresti controllare che non ci siano errori nel mio turno di lavoro? Mi hanno assegnato la Nottingdale Suite, l'attico padronale, ma so che solo chi lavora qui da molto tempo ha il permesso di entrarci. Inoltre, da quando lavoro qui, è sempre stata libera.»

    Anya verificò i tabulati sul computer. «Nessun errore. L'ospite arriverà questo pomeriggio intorno alle cinque.»

    «A chi è riservata quella suite?»

    Anya sorrise. «Non ne sono sicura, ma ho sentito dire che vi alloggia il misterioso proprietario di questo hotel.»

    Grace restò a bocca aperta. «Quindi si tratta di un uomo? Come si chiama?»

    La ragazza sollevò una mano. «Lo scoprirai prima tu di me.»

    Grace scosse la testa. «Non credo, ma sarà interessante vedere il grande capo in persona» aggiunse, strizzandole l'occhio.

    La mattinata trascorse in modo rapido e piacevole. Dopo aver riordinato le stanze che le erano state assegnate, accontentò le richieste di alcuni clienti.

    Le capitava spesso di dover disfare le valigie e sistemare i vestiti negli armadi, ma era un incarico che svolgeva sempre volentieri. A volte s'intratteneva con degli ospiti, in particolare con Alice Archer, un'anziana signora di ottantanove anni che viveva in albergo da molto tempo e che di tanto in tanto le chiedeva assistenza.

    Grace si prodigava volentieri per lei. Le metteva un unguento nelle zone in cui la pelle era più escoriata e l'aiutava a scegliere l'abbigliamento da indossare a seconda dell'occasione.

    Il guardaroba di Alice era magnifico, pieno di splendidi abiti in stile anni Quaranta: gonne ampie, giacche allacciate in vita, vestiti di percalle, foulard di seta, maglioni e camicette di ogni foggia, abiti da sera di raso e scarpe e borse da abbinare a qualsiasi indumento.

    Possedere un guardaroba del genere era il sogno di ogni ragazza.

    Alice Archer era una donna molto raffinata che non transigeva sul proprio aspetto. Si concedeva il parrucchiere due volte la settimana e si truccava con cura, senza mai dimenticare il rossetto.

    Grace le preparava il tè al limone quasi tutte le mattine e glielo serviva nel salotto della suite dopo averla aiutata a scegliere gli abiti e a vestirsi. Le faceva piacere stare in sua compagnia perché quell'anziana signora le ricordava sua nonna per la prontezza di spirito, l'intelligenza acuta e la generosità d'animo.

    «Che programmi ha per oggi?» le domandò, allacciandole le scarpe.

    «Oggi è giovedì e ho un appuntamento al Ritz per un tè. Vedrò un mio vecchio collega» rispose Alice. «Pensa che tanto tempo fa mi chiese in moglie.»

    Grace sollevò la testa di scatto. «Sul serio? E come mai non lo ha sposato?»

    L'anziana signora si lasciò sfuggire una risata. «Harry? Oh no. Era un uomo di mondo, sempre dietro alle mode e alle donne. Un

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1