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Un dottore sotto i riflettori: Harmony Bianca
Un dottore sotto i riflettori: Harmony Bianca
Un dottore sotto i riflettori: Harmony Bianca
E-book168 pagine2 ore

Un dottore sotto i riflettori: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Un anno nella vita...
Il nuovo programma della presentatrice televisiva Kristie Nelson potrebbe far decollare la sua carriera, ma potrebbe anche rivelarsi una sfida impossibile. Dovrà infatti filmare il dottor Rhuaridh Gillespie in una remota isola scozzese.

... del dottore scozzese.
Il temperamento impetuoso del dottor Gillespie è direttamente proporzionale al suo intenso magnetismo, e presto la chimica che si instaura fra loro davanti all'obiettivo diventa l'unica vera attrazione dello show. Il fascino che Rhuaridh esercita su di lei non si attenua a telecamere spente, anzi! E la passione che divampa fra loro costringe Kristie ad affrontare il proprio passato.
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2020
ISBN9788830509269
Un dottore sotto i riflettori: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Un dottore sotto i riflettori - Scarlet Wilson

    successivo.

    Prologo

    «Non se ne parla nemmeno. Non ho nessuna intenzione di farlo.» Kristie Nelson scosse la testa incrociando le braccia sul petto.

    Louie, il suo capo, inarcò un sopracciglio con aria interrogativa. «Vuoi riuscire a pagare il mutuo?»

    Kristie si agitò sulla sedia. «Mi era stato promesso che avrei lavorato con la squadra del notiziario. Questi servizi elogiativi mi fanno diventare matta e ti giuro che se hai intenzione di appiopparmi un altro quiz, prendo quella spada che è appesa al muro e ti infilzo.»

    Louie rise di cuore. Lavoravano insieme da molto tempo ed erano sempre molto franchi l'uno con l'altro.

    «Kristie, i tuoi ultimi due progetti sono stati un fiasco completo. Hai litigato con il produttore della serie con cui avresti dovuto lavorare e io mi sono dovuto inventare un altro incarico che fosse compatibile con i tuoi impegni.»

    Kristie deglutì rumorosamente. Louie la conosceva bene, molto meglio di chiunque altro. Restia com'era a rivelare dettagli su di sé, apprezzava molto il sostegno di Louie anche se non gliel'aveva mai detto.

    Sospirando abbassò lo sguardo sulla cartelletta che lui le aveva consegnato. «Un anno nella vita del medico più sexy delle Highlands? È uno scherzo? Vuoi appiopparmi un altro fiasco?»

    Louie la guardò dritto negli occhi. «È vero, si tratta di un programma elogiativo che però prevede solo tre giorni di trasferta al mese sull'isola con tutte le spese pagate e uno stipendio migliore di quello che percepiresti al notiziario.»

    Kristie si agitò di nuovo sulla sedia. Se le cose stavano davvero così...

    Louie continuò: «I canali in streaming hanno i budget più alti, realizzano i programmi migliori e non hanno paura di rischiare. Non credi che potrebbe essere una buona idea accettare l'incarico e cercare di fare una buona impressione?»

    In effetti la proposta di Louie aveva senso. Quante persone riuscivano a sfondare sui canali tradizionali? Quasi si vergognava ad ammetterlo, ma anche lei si era abbonata a quel canale in streaming. Alcune serie creavano dipendenza.

    Louie si strinse nelle spalle. «Ormai filmano in tutto il mondo. Si occuperanno di un vulcanologo nelle Hawaii, di un curatore di musei al Cairo e di un quarterback di una squadra di football americana. E anche di un tizio che si sta preparando per andare in una stazione spaziale.»

    «E a me tocca il dottore scozzese?» chiese lei, delusa.

    Il silenzio di Louie fu eloquente. A Kristie erano stati dati gli avanzi e probabilmente lui aveva anche dovuto lottare per farglieli avere.

    Kristie lanciò un'occhiata alle altre cartellette sulla scrivania di Louie e vide che c'erano anche un veterinario, un vigile del fuoco, un insegnante e una poliziotta.

    Se avesse potuto scegliere, avrebbe lasciato il dottore per ultimo. L'idea di stare intorno a un medico per giornate intere, magari in un ospedale, le faceva venire la nausea.

    Sei anni prima, appena diplomata, pensava che avrebbe ribaltato il mondo, ma le cose poi erano andate diversamente. Una parte di lei si era già stancata di quel lavoro che pareva non offrirle nessuno sbocco.

    Le cose erano cambiate negli ultimi anni e la vita aveva diminuito la sua fiducia nel mondo. A volte le sembrava perfino di aver smesso di lottare per ottenere qualcosa di meglio.

    «Descrivere qualcuno come un medico sexy delle Highlands non è considerato sessista?»

    Louie scrollò le spalle. «Chi se ne importa? Il titolo ci è piaciuto. Chi non vorrebbe vedere un medico sexy delle Highlands?»

    Kristie arricciò il naso. «La geografia non è il mio forte. Aspetta.» Dopo aver digitato il nome dell'isola sul cellulare dichiarò: «Arran? È vicino alla costa sudoccidentale della Scozia. Non si trova nemmeno nelle Highlands».

    Louie rise. «Come ho già detto: chi se ne importa. Se non altro è un'isola e si trova nel Regno Unito.»

    Kristie chiuse gli occhi per un istante, pensando alla pila di bollette sul tavolo di casa. Per quel lavoro l'avrebbero pagata bene, rinunciare sarebbe stata una follia.

    «Sorridi. Arran chissà, potrebbe anche piacerti. In fondo ci devi andare solo per tre giorni al mese e filmare il più possibile per realizzare un servizio di quarantacinque minuti. E se dovesse risultare noioso, potrai sempre aggiungere qualcosa per renderlo più appetibile.»

    Questa volta fu lei a inarcare un sopracciglio. «In che senso?»

    «Vedi tu. Se anche questo programma fosse un fiasco, i produttori inizierebbero a pensare che porti sfortuna e nessuno vorrebbe più lavorare con te.»

    Louie aveva ragione. L'ambiente televisivo era spietato: un momento eri osannato e quello successivo ti ritrovavi a raccogliere gli scarti, proprio come stava succedendo a lei.

    Annuendo, per curiosità, diede un'occhiata anche alle altre cartellette. «Perché di questo tizio non abbiamo nessuna foto?»

    «Non l'hanno inclusa?» Louie era intento a consultare la sua agenda, pronto a dedicarsi all'impegno successivo.

    «E non si capisce nemmeno come si pronuncia il suo nome.»

    Louie tornò verso di lei. «Roarii, credo» azzardò strizzandole l'occhio. «Almeno sforzati di pronunciarlo nel modo giusto.»

    Kristie lesse le note aggiunte in fondo alla scheda. Rhuaridh Gillespie. Medico generico. Presta anche servizio all'ospedale della comunità di Arran e al Pronto Soccorso.

    Peggio di così non poteva andare.

    «Quanto tempo ho per prepararmi?»

    Negli occhi di Louie si accese una luce divertita mentre appoggiava sulla scrivania i fogli che contenevano i dettagli del volo.

    «Un giorno.»

    «Un giorno? Come sarebbe a dire un giorno?»

    Louie rispose usando un tono noncurante, come se parlasse di una routine assodata. «Sali sul volo per Glasgow, prendi l'auto che abbiamo noleggiato e vai a Ardrossan dove ti aspetta il traghetto che ti porterà ad Arran. La traversata dura un'ora circa, ma...» concedendosi una pausa controllò alcuni appunti, «ma calcola che, a seconda delle condizioni atmosferiche, potresti impiegarci più tempo.»

    Il cervello di Kristie era già in sovraccarico. Vestiti. Equipaggiamento. Che tempo faceva ad Arran in quel periodo dell'anno? L'Inghilterra non era gli Stati Uniti. Doveva trovare informazioni sul loro sistema sanitario. E quel medico? In circostanze normali si sarebbe presa qualche giorno per fare delle ricerche su di lui, per capire che genere di persona fosse, che cosa lo appassionava. Qualsiasi cosa per farsi un'idea dell'uomo con cui avrebbe dovuto interagire.

    Poi le venne in mente che non aveva posto la domanda più importante. «Chi si occuperà delle riprese?»

    «Gerry.»

    «Gerry?» ripeté lei senza riuscire a nascondere il suo sgomento. «Ma ha quasi cent'anni! È lento, non è mai puntuale e dimentica di portare con sé l'attrezzatura.»

    Louie scrollò le spalle. «Dagli un po' di respiro. Ha bisogno di lavorare e poi ti conosce meglio di chiunque altro.»

    Kristie si mordicchiò il labbro inferiore. Forse si stava dimostrando irragionevole. In effetti Gerry la conosceva davvero bene: era stato presente, insieme a Louie, quando aveva ricevuto quell'orribile telefonata. Ciononostante, l'ultima volta che aveva lavorato con lui, l'aveva lasciata da sola in mezzo al deserto dell'Arizona per tre ore.

    «Giuro che se non lo trovo in aeroporto quando arrivo, parto senza di lui.»

    Louie agitò la mano. «Fa come vuoi» la congedò, sollevando il ricevitore del telefono mentre lei usciva. «Ah, Kristie.»

    «Sì?»

    Louie sorrise. «Chissà, magari ti potresti anche divertire.»

    Senza esitare, Kristie prese un cuscino dalla sedia più vicina e glielo lanciò contro.

    1

    Maggio

    Non era possibile che vomitare così tanto fosse normale. Forse aveva mangiato qualcosa che le aveva fatto male sul volo da Los Angeles a Londra. Il pollo le era sembrato buono, ma poi si era concessa un enorme brownie all'aeroporto di Heathrow prima di partire per Glasgow.

    Il rollio del traghetto le provocò una nuova ondata di nausea. Non si stavano più nemmeno muovendo. L'imbarcazione aveva già attraccato al porto di Brodick sull'isola di Arran.

    «È la prima volta, eh?» commentò una donna con un viso segnato dalle rughe mentre si preparavano a scendere.

    Kristie non riuscì nemmeno a risponderle.

    Gerry le diede una gomitata. «Muoviamoci, hanno già annunciato due volte che è ora di tornare sulle auto. Vuoi che guidi io?»

    Kristie scosse la testa e bevve un sorso d'acqua dalla bottiglia che lui le aveva comperato. Povero Gerry. Aveva passato metà del viaggio a tenerle scostati i capelli dalla fronte mentre vomitava. Aveva più del doppio dei suoi anni, ma aveva affrontato il viaggio meglio di lei, anche se per ben due volte aveva cercato di entrare in auto dal lato sbagliato.

    Kristie gli rivolse un sorriso timido. «La prossima volta che voleremo insieme prenderò anch'io quello che hai preso tu.» Gerry aveva inghiottito un paio di pastiglie prima di imbarcarsi sul volo a Los Angeles e aveva dormito fino a quando non erano atterrati a Heathrow.

    Gerry ricambiò il sorriso. «Cosa posso dire? Gli anni di esperienza aiutano.»

    Kristie lo guardò scendere le scale che portavano al ponte in cui si trovavano le auto. La prua dell'imbarcazione si stava già aprendo per permettere ai veicoli di uscire, perciò Kristie si affrettò a salire sulla macchina che avevano noleggiato mentre gli automobilisti in coda dietro di lei suonavano i clacson, impazienti.

    Bofonchiando qualche imprecazione cercò di mettere in moto l'auto con scarsi risultati. «Accidenti, perché è tutto al contrario?» mordicchiandosi il labbro alla fine riuscì a partire.

    Gerry rise. «Devi solo fare attenzione quando affronti le rotonde.»

    Affrontare la rotonda dell'aeroporto di Glasgow era stato un delirio. Il suo cervello si era rifiutato di capire che cosa doveva fare e a un certo punto le era passata davanti agli occhi la vita intera.

    «Arran non mi sembra poi tanto grande» mormorò. «Con un po' di fortuna non troveremo neanche una rotonda. Mi domando chi le abbia inventate. Che cosa c'è di male nelle strade dritte?»

    Gerry rise mentre scendevano dal traghetto e si immettevano nella coda che si era formata in direzione della città.

    «Da che parte devo andare?»

    «A sinistra. L'ambulatorio del medico e l'ospedale si trovano in una zona che si chiama Lamlash e dista pochi chilometri da qui.»

    Gerry si rilassò contro lo schienale. Il sole stava per tramontare e il panorama offriva da un lato la vista del mare e colline e dall'altro vallate verdeggianti.

    «Credo che questo posto mi piacerà» commentò sorridendo, intrecciando le mani in grembo.

    Kristie batté forte le palpebre. Più si allontanavano dal porto, meno gente si vedeva per strada. C'erano pochi negozi, qualche pub e un paio di alberghi lungo quella che sembrava essere la strada principale della cittadina e che qualche istante più tardi si trasformò in una tortuosa strada di campagna.

    «Non ho mai visto tanto verde in vita mia» osservò Kristie cercando di tenere gli occhi fissi sulla strada piuttosto che sul paesaggio.

    Gerry rise. «Non esci abbastanza da Los Angeles dove l'aria è troppo secca.»

    E proprio in quel momento incominciò a piovere. Kristie azionò la leva dei tergicristalli per scoprire che in realtà era quella degli indicatori di direzione. Sbuffando esasperata, provò con la leva dall'altra parte del volante.

    «Occhio!» La voce di Gerry la costrinse a riportare l'attenzione sulla strada e a correggere la direzione mentre un'auto che si avvicinava in senso opposto suonava il clacson.

    «Maledizione.»

    Gerry scosse la testa. «Qui la corsia è una sola, fattene una ragione e goditi la campagna.»

    Kristie atteggiò le labbra a una smorfia. Non aveva ancora visto una caffetteria o un supermercato. Che cosa faceva la gente da quelle parti? Intanto la pioggia era diventata torrenziale. «Non capisco... cinque minuti fa c'era il sole.»

    Si rendeva conto di risultare un po' acida, ma era stanca, soffriva per il jet-lag, aveva bisogno di un buon caffè e del servizio in camera in un buon albergo. Non sapeva nemmeno in che fuso orario si trovasse.

    Troppo tardi si accorse di aver passato un cartello senza essere riuscita a leggerlo. «Che cosa diceva?»

    «Di andare a sinistra» rispose Gerry in tono tranquillo.

    Kristie entrò nel parcheggio affollato di fronte a lei. Sulla destra, vicino

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