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Ricatto italiano: Harmony Collezione
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E-book159 pagine2 ore

Ricatto italiano: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il risveglio dal sogno di una notte può essere più dolce della notte stessa. Se la magia, al sorgere del sole, invece di dissolversi resta a scaldare il cuore.
Un banale fraintendimento ha allontanato Maximilian Quintano e Sophie Rutherford appena prima delle nozze. Lui non ha dimenticato quella separazione, e il suo orgoglio lo spinge a cercare una sottile vendetta quando, sette anni dopo, la incontra per caso. In un attimo Sophie si trova nuovamente tra le sue braccia, costretta a recitare la parte della schiava, avendo come prigione il suo bel palazzo veneziano. Consapevole, però, che sotto la cenere il loro amore sembra ardere ancora.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2020
ISBN9788830520516
Ricatto italiano: Harmony Collezione
Autore

Jacqueline Baird

Inglese, coltiva da sempre due grandi passioni: la pittura a olio e la navigazione in barca a vela.

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    Anteprima del libro

    Ricatto italiano - Jacqueline Baird

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Italian’s Blackmailed Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Jacqueline Baird

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-051-6

    1

    Maximilian Andrea Quintano, Max per gli amici, uscì dal bagno con indosso un paio di boxer di seta blu. Soltanto lo sforzo di chinarsi a infilarli gli aveva fatto girare la testa.

    Sentiva il bisogno di aria fresca così si diresse al balcone della suite, sperando che il dolore dietro gli occhi svanisse.

    Era colpa sua. Due giorni prima aveva compiuto trentadue anni e, pur possedendo un attico a Roma e una casa a Venezia, aveva trascorso la giornata in Toscana, nella tenuta di famiglia, con suo padre, la matrigna Lisa e gli altri parenti.

    Il giorno prima era tornato a Roma e, dopo essersi sottoposto all’annuale controllo medico per l’assicurazione, si era incontrato a cena con Franco, uno dei suoi migliori amici, e qualche altro vecchio compagno di studi. Insieme si erano divertiti e avevano bevuto parecchio. Franco doveva volare in Sicilia da sua moglie, così Max ne aveva approfittato e, invece di partire il giorno seguente, lo aveva accompagnato, senza aver smaltito la sbornia.

    Alle quattro e mezza del mattino era arrivato all’Hotel Quintano, dove era atteso nel pomeriggio.

    Da quando suo nonno aveva costruito il lussuoso albergo sull’isola, il primo di una catena in tutto il mondo, prima di trasferirsi in Toscana, era diventata tradizione di famiglia trascorrervi le vacanze estive.

    Negli ultimi dieci anni, però, Max vi era andato raramente, lasciando al fratello Paulo e agli altri parenti, il compito di controllarne la gestione.

    Una profonda ruga apparve sul suo viso, mentre pensava alla tragica morte di Paulo in un incidente stradale, avvenuta solo quattro mesi prima.

    Quando suo fratello era entusiasticamente entrato negli affari di famiglia, Max aveva tirato un sospiro di sollievo. Questo, infatti, gli aveva permesso di svolgere la professione che amava, gli doveva molto.

    Terminata l’università con una laurea in geologia e un entusiasmo illimitato, Max era andato in Sud America e, a una partita a poker, aveva vinto una miniera di smeraldi.

    L’aveva gestita con successo e aveva fondato la MAQ Minino Corporation, che durante gli ultimi nove anni si era ingrandita includendo miniere in Africa, Australia e Russia.

    La MAQ Corporation era ora una potenza mondiale e Max si era ritrovato miliardario. Purtroppo, come aveva avuto modo di costatare qualche mese prima, tutto il denaro del mondo non poteva nulla contro certe tragedie.

    Scioccato dalla morte di Paulo, Max si era offerto di aiutare il padre nella conduzione degli alberghi e lui gli aveva chiesto di occuparsi di quello in Sicilia.

    La perdita di Paulo era troppo recente perché la vedova Anna con le giovani figlie, se la sentisse di andarci.

    Max aveva acconsentito.

    Si strofinò le tempie doloranti con la punta delle dita. In fondo era felice di avere accettato la proposta di suo padre, perché aveva bisogno di una pausa.

    Presentatosi alla reception, Max aveva ordinato al portiere di mantenere segreto il suo arrivo. Niente e nessuno doveva disturbarlo.

    Rientrò nel salotto della suite con in mente un caffè, forte e ristretto... e si fermò di colpo.

    Per un momento, temette di avere le allucinazioni.

    Una donna, con un mazzo di fiori tra le braccia, volteggiava nella stanza.

    I capelli biondissimi erano raccolti in una lunga coda di cavallo, mettendo in evidenza un viso dalla bellezza eterea. La vita sottile era sottolineata da una cintura alta e indossava una gonna nera che le arrivava appena sopra le ginocchia e che, anche se semplice, rivelava le curve seducenti dei suoi fianchi. In quanto alle gambe... be’, erano semplicemente splendide!

    «Ciao, bella» mormorò lui.

    Il direttore dell’hotel aveva mandato Sophie Rutherford a mettere dei fiori freschi e a controllare la suite, prima dell’arrivo del suo illustre proprietario. Lei sussultò al suono di quella profonda voce mascolina e si girò di scatto verso la porta finestra. I fiori le caddero di mano alla vista dell’uomo in piedi davanti a lei.

    Raggelata per lo shock, lo guardò. Folti capelli neri ricadevano su una fronte ampia e occhi scuri e profondi illuminavano un viso bellissimo dai lineamenti forti e virili. Il corpo abbronzato e muscoloso aveva spalle ampie, con un torace possente e uno stomaco piatto. Sophie rimase attonita davanti a tanta virilità.

    Lui fece un passo nella sua direzione.

    «Oh, mio Dio!» gridò lei, ricordando improvvisamente dov’era e rendendosi conto che quell’uomo non aveva alcun diritto di trovarsi lì. «Non si muova! Ora chiamo la sicurezza!»

    L’urlo risuonò nella testa di Max come un rasoio sulle ossa e lui chiuse gli occhi per un secondo.

    L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che qualcuno alzasse la voce. Lentamente riaprì gli occhi, ma prima che potesse parlare la ragazza era sparita. Sentì la chiave girare nella porta della stanza e si impietrì.

    Non poteva crederci... Quella pazza lo aveva rinchiuso nella sua suite! Scuotendo la testa stupefatto, chiamò al telefono Alex, il direttore dell’hotel. Poi ordinò del caffè e andò a cambiarsi.

    Una volta lavato e vestito, tornò in salotto e trovò una cameriera che raccoglieva i fiori e Alex con un vassoio ben rifornito. Il suo vecchio amico lo salutò divertito.

    «Max, che piacere rivederti! Dunque eri tu il gigante pericoloso che stava per svaligiare la stanza» commentò, scoppiando a ridere.

    «Molto divertente, Alex. Anche a me fa piacere rivederti, ma dimmi subito chi è quella pazza» chiese Max versandosi una tazza di caffè e bevendola d’un fiato, prima di lasciarsi cadere su uno dei divani.

    «Sophie Rutherford» rispose lui, raggiungendolo sul divano. «Suo padre, Nigel Rutherford, è il proprietario dell’Elite Agency di Londra. Hanno contatti con un sacco di nostri clienti in Europa e Nigel mi ha chiesto se la figlia poteva venire a lavorare qui un paio di mesi durante le vacanze estive, per migliorare le sue competenze linguistiche. Studia russo e cinese, ma ha anche una buona padronanza di italiano, francese e spagnolo. Vista la clientela internazionale che abbiamo, ho pensato che potesse esserci molto utile. È qui da un mese e devo dire che ha dato prova di essere in gamba. Lavora sempre volentieri e niente è troppo faticoso per lei.»

    «Se è brava come dici, allora mi fido del tuo giudizio.» Max sorrise all’uomo più anziano. «Ma sono convinto che visto che è una gran bella ragazza, tu ti sia lasciato un po’ condizionare» scherzò.

    «Pensala come vuoi» rispose Alex, «ma, a differenza di te, ci vuole ben più di un bel viso per influenzarmi, specie alla mia età.»

    «Bugiardo» ribatté Max sorridendo malizioso. «Qualunque uomo è in grado di vedere quanto sia bella, io per primo desidererei conoscerla meglio.»

    «Sophie non è per te» dichiarò Alex, di colpo serio. «Ha solo diciannove anni e in assenza di suo padre, è sotto la mia tutela. Per quanto ti stimi, non credo sia il tuo genere di donna. È una ragazza molto seria, non è il tipo con cui avere un’avventura, direi piuttosto che appartiene al genere da sposare.»

    Max avrebbe potuto offendersi, ma non lo fece. Alex era come uno zio per lui e gli era molto affezionato e, soprattutto, quello che diceva era vero.

    Le donne gli piacevano e, in campo femminile, mieteva successi, ma non aveva intenzione di sposarsi ancora per molti anni.

    Dopo la morte di Paulo, suo padre aveva cominciato a fargli notare che era arrivata anche per lui l’ora di sistemarsi, ricordandogli che se non l’avesse fatto, il nome dei Quintano avrebbe cessato di esistere, ma Max non aveva alcuna intenzione di mettere la testa a posto. Voleva viaggiare per il mondo e fare quello che gli piaceva. Aveva più denaro di quanto potesse immaginare di spendere e l’ultima cosa di cui sentiva il bisogno era una moglie.

    «È un vero peccato!» decretò, con una smorfia amara. «È deliziosa, ma non temere vecchio mio, prometto di non sedurla. Ora, possiamo tornare agli affari?»

    Più tardi, quel pomeriggio, Max andò a passeggiare sulla spiaggia dell’hotel e si arrampicò sul promontorio roccioso diretto alla caletta che aveva scoperto da ragazzo. Adorava tuffarsi dalle rocce ed era lì che era nata la sua passione per la geologia.

    Sentiva il bisogno di una bella nuotata per schiarirsi le idee e rigenerarsi.

    In quel momento, un lampo biondo contro lo sfondo della pietra scura, catturò la sua attenzione. Guardò meglio e subito si rese conto che si trattava della ragazza di quella mattina.

    Silenziosamente Max avanzò verso di lei, studiandola. Il bikini rosa che indossava era abbastanza castigato, ma il corpo che conteneva era davvero superbo.

    Aveva gambe lunghe e snelle e una pelle liscia come la seta, con appena un accenno di abbronzatura.

    Max non riusciva a distogliere lo sguardo e immediatamente rimpianse la promessa che aveva fatto ad Alex, di lasciarla in pace. Quando le arrivò più vicino, la sua ombra la coprì e lei aprì gli occhi.

    «Sophie Rutherford, credo?» disse. «Sono Max Quintano.» La vide scattare in piedi come se avesse preso la scossa. «Questa mattina non mi sembrava il momento giusto per presentarmi. La prego di perdonarmi per l’imbarazzo che posso averle causato» aggiunse sorridendo.

    «Sophie, sì...» Lei arrossì e prese la mano che Max le porgeva. «Sono felice di conoscerla, signor Quintano, ma credo di dover essere io a scusarmi, per averla chiusa nella sua camera.»

    Lui avvertì un leggero tremore nelle sue dita e guardò in quegli stupendi occhi verdi. Scorse imbarazzo, ma anche un certo interesse che lei non riusciva a nascondere e miracolosamente le ultime tracce della sua sbornia svanirono.

    «Chiamami Max, ti prego! E non c’è bisogno di scusarsi, è stata colpa mia, devo averti spaventata. Comunque, oggi fa davvero troppo caldo per discutere e si dà il caso che tu sia proprio sulla mia spiaggia preferita.» Sorrise di nuovo.«Non vorrei farti scappare un’altra volta, per favore rimani e permettimi di mostrarti che le mie scuse sono sincere e non sono un energumeno e tantomeno un ladro.»

    Sophie si lasciò sfuggire un gemito.

    «È stato Alex a rivelare che ho detto così? Che imbarazzo!» Mai prima di allora, Sophie aveva provato un’attrazione così travolgente e istantanea verso un uomo. Quella mattina lo aveva visto seminudo e, scioccata, aveva perso la testa. Si era comportata come una bambina spaventata.

    Ora, impaziente di migliorare l’impressione che quell’uomo doveva essersi fatto di lei, dichiarò con un sorriso: «Ma, a mia difesa, devo dire che sei davvero molto alto».

    «È vero, e non devi essere in imbarazzo, Sophie. Mi sembri un po’ accaldata, cosa ne diresti di una nuotata per rinfrescarci un po’?» suggerì Max e, senza darle il tempo di rispondere, aggiunse: «Vediamo chi arriva per primo in acqua!».

    Sophie lo seguì all’istante. Lui non ne aveva dubitato nemmeno per un momento, perché da quando era adulto le donne gli erano sempre cadute ai piedi.

    Entrando in mare, Max si voltò a spruzzarla e vide il sorriso illuminarle il viso appena prima che si chinasse a restituirgli gli spruzzi.

    I giochi che seguirono non fecero che aumentare la sua eccitazione. Sophie si era resa conto che, quando si era chinata, il seno le era quasi uscito dal costume?

    Max non fu in grado di resistere a lungo e la sollevò tra le sue braccia.

    «Cercare di bagnare me? Pagherai per questo, signorina!» esclamò, avanzando finché l’acqua le lambì i fianchi.

    «Non osare!» gridò lei, avvinghiandosi al suo collo, gli occhi verdi che scintillavano divertiti.

    «Farei qualunque cosa pur di averti tra le mie braccia, Sophie» scherzò lui, fissandola.

    Per un lungo momento i loro sguardi rimasero avvinti e il gioco cessò mentre un desiderio intenso, selvaggio, crebbe tra loro.

    Gli

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