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L innocenza rivelata
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E-book159 pagine2 ore

L innocenza rivelata

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Info su questo ebook

Sono passati tre anni da quando Ava Fitzgerald ha portato via la cosa più cara a Vito Barbieri la vita di suo fratello lasciando un vuoto incolmabile nella sua esistenza, nonostante possieda tutto quello che un uomo può desiderare. Da quel momento Ava non ha mai smesso di torturarsi per il rimorso, nonostante i ricordi frammentari di quella notte: il suo incauto tentativo di conquistare Vito, l'umiliante rifiuto di lui e poi... il nulla.
E adesso una fusione societaria porterà di nuovo Ava faccia a faccia proprio con Vito, il suo nuovo datore di lavoro.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2021
ISBN9788830526495
L innocenza rivelata
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    L innocenza rivelata - Lynne Graham

    Copertina. «L'innocenza rivelata» di Graham Lynne

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Unlocking Her Innocence

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Lynne Graham

    Traduzione di Paola Mion

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-649-5

    Frontespizio. «L'innocenza rivelata» di Graham Lynne

    1

    Natale. Era di nuovo quel periodo dell’anno. Vito Barbieri fece una smorfia, i bei lineamenti che si indurivano per l’impazienza. Non aveva tempo per i festeggiamenti stupidi, i brindisi e le celebrazioni; e poi quella sciocca atmosfera festosa faceva perdere concentrazione, aumentava l’assenteismo e riduceva la produttività dei suoi numerosi dipendenti. Gennaio non era mai un mese positivo per i margini di profitto.

    E poi era stato proprio a Natale di tre anni prima che aveva perso Olly, suo fratello. Nonostante il tempo che era passato, l’eco della tragedia ancora tormentava la sua mente. Il suo fratellino, così brillante e pieno di promesse, era morto perché una ragazza ubriaca si era messa al volante dopo il party, il suo party, dove lui aveva litigato con il fratello solo pochi minuti prima del fatale incidente. E il senso di colpa annebbiava i ricordi dei momenti felici vissuti con Olly, di dieci anni più giovane di lui, che aveva amato più di ogni altra cosa.

    Ma l’amore faceva sempre male. Vito l’aveva imparato da piccolo, quando sua madre se n’era andata con un uomo più ricco, abbandonando lui e il marito. Non l’aveva più vista. Da allora suo padre si era invischiato in una serie di relazioni effimere, e Olly era stato il risultato di una di queste. Il ragazzino però era rimasto orfano ancora giovane e Vito gli aveva offerto una casa. Era stato forse il solo atto di generosità di cui non si era mai pentito: per quanto dolorosa fosse stata la perdita, era comunque grato di averlo conosciuto. La sua vivacità solare e spontanea aveva arricchito per un breve periodo l’indaffarata esistenza di Vito, tutta dedita al lavoro.

    Solo che adesso Bolderwood Castle, acquistato soltanto perché a Olly piaceva vivere in una mostruosità gotica completa di torrette, non era più una casa. Oh, naturalmente avrebbe potuto prendersi una moglie... per vederla poi andar via con metà del suo patrimonio, il suo castello e i suoi figli – lezione che molti dei suoi amici avevano imparato a proprie spese negli anni passati. No, niente moglie, aveva deciso Vito. Un uomo della sua ricchezza aveva pletore di donne ambiziose che si prostravano ai suoi piedi. Alte o basse, magre o piene, scure o chiare, le donne che soddisfacevano le sue esigenze sessuali erano per lo più intercambiabili. In verità il sesso per lui stava diventando niente altro che un esercizio fisico. E a trentun anni, Vito stava cominciando a rivedere quelli che considerava gli attributi indispensabili per definire attraente una donna.

    Sapeva bene quello che gli piaceva. Le oche lo irritavano. Non era un uomo paziente o tollerante. Le snob intellettuali, le frequentatrici assidue di party e le arrampicatrici sociali lo annoiavano. Quelle che ridacchiavano e flirtavano gli rammentavano troppo della sua dissipata giovinezza, e le forti donne in carriera difficilmente sapevano come allietare la fine di una giornata di lavoro. E poi di solito avevano dei punti fissi da chiarire prima di intraprendere una relazione. Voleva dei figli? Sapeva se era in grado di generarli? Aveva intenzione di accasarsi, prima o poi? No, non l’aveva. Non aveva nessuna intenzione di esporsi a una tale delusione. Soprattutto dopo che la perdita di Olly gli aveva insegnato, anzi confermato, quanto poteva essere transitoria l’esistenza, mentre per ironia della sorte lui probabilmente sarebbe diventato un ricco vecchiaccio stizzoso ed esigente.

    Ci fu un colpo alla porta e una donna entrò nella stanza. Karen Harper... la responsabile del personale della AeroCarlton, rammentò Vito dopo un momento di incertezza. L’azienda era la sua più recente acquisizione, e produceva parti per aeromobili. E lui era lì in quei giorni proprio per conoscere i dipendenti.

    «Sono spiacente di disturbarla, signor Barbieri. Vorrei sapere se desidera continuare a sostenere l’attività per la riabilitazione dei carcerati che abbiamo avviato l’anno scorso. Si tratta di una collaborazione con un ente benefico, New Start, che si adopera nel ricollocare sul lavoro persone uscite di prigione. Abbiamo una giovane donna che dovrebbe cominciare il suo addestramento qui domani. Si chiama...»

    «Non ho bisogno di conoscere i dettagli» la interruppe Vito con gentilezza. «Non ho alcuna obiezione a mantenere il programma stabilito, ma mi aspetto che la persona sia attentamente sorvegliata.»

    «Naturalmente» rispose l’attraente brunetta con un sorriso di approvazione. «Soprattutto in questo periodo dell’anno, è una buona cosa dare una nuova opportunità a queste persone. In ogni caso, lo stage dura solo tre mesi.»

    Ancora buoni sentimenti, pensò Vito esasperato. Si supponeva che un detenuto che veniva rilasciato avesse pagato il suo debito con la società, ma lui non era particolarmente entusiasta di avere un potenziale delinquente tra il suo personale. «Questa persona è stata coinvolta in atti disonesti?» domandò.

    «No. Avevamo chiarito che non avremmo accettato nessuno che fosse coinvolto in reati di malversazione e simili. In ogni caso, dubito che lei la vedrà mai, signor Barbieri. Sarà l’aiutante dell’ufficio, si occuperà di ricevere i messaggi e assistere l’addetto alla reception. In questo periodo dell’anno c’è sempre bisogno di un aiuto extra.»

    Per un attimo, Vito ebbe uno scrupolo di coscienza. Aveva già avuto modo di notare che la direttrice in carica poteva essere fin troppo dura con i suoi sottoposti. Solo il giorno prima l’aveva sentita rimproverare il portiere per una mancanza trascurabile. Karen era compiaciuta della sua posizione di potere e ne faceva un uso severo, d’altra parte questo poteva solo rassicurarlo sul fatto che sarebbe stata molto efficiente anche con l’ex carcerata.

    Ava controllò la cassetta della posta, come faceva almeno due volte al giorno. Niente. Non aveva senso cercare di evitare l’evidenza: la sua famiglia non voleva più avere nulla a che fare con lei. Le lacrime le fecero brillare gli occhi blu e sbatté rapidamente le palpebre, sollevando con coraggio il capo dalla folta chioma ramata. Aveva imparato a cavarsela da sola in prigione, e poteva fare lo stesso nel mondo esterno, anche se lì c’era una sconcertante confusione di scelte, possibilità e rischi, tanto da farle girare la testa.

    «Non cercare di correre prima di saper camminare» l’aveva avvertita la sua sorvegliante, l’assistente sociale Sally, che era una fanatica del buonsenso spicciolo.

    La coda di Harvey batté il pavimento al rumore dei passi di Ava e la donna si accucciò per fargli una carezza sul capo. Era un incrocio tra un pastore tedesco e un barboncino, con lunghe orecchie cadenti, il pelo scuro arricciato e una lunga coda che sembrava appartenere a una razza del tutto diversa. «Ora di tornare a casa, ragazzo» gli disse piano, cercando di non pensare che Harvey non sarebbe potuto stare ancora a lungo nel rifugio per cani che lo ospitava al momento. Durante il periodo della sua carcerazione aveva prestato servizio come volontaria al canile, ma sapeva che Harvey non poteva restare ancora lì.

    Lo amava con tutto il cuore. Era l’unico essere che osava ancora amare e vederlo le sollevava il cuore come niente altro poteva fare. Ma Marge, la responsabile del rifugio, le aveva detto che non c’era spazio a sufficienza, e Harvey era rimasto lì fin troppi mesi senza essere scelto da nessuno, anche perché era un animale che accoglieva abbaiando chiunque si interessasse a lui, spaventandolo prima che potesse rendersi conto che in realtà era un cane di indole gentile e leale. Ava sapeva bene come potessero essere distanti a volte le apparenze dalla realtà. Aveva trascorso anni a tenere la gente a distanza, fingendo di non aver bisogno di nessuno, e di non curarsi dell’altrui opinione, felice di essere diversa da tutti. A casa, a scuola, dovunque andava, era sempre stata sola.

    A parte che per Olly, pensò con un doloroso senso di rimpianto che le dilagava nel petto come un coltello. Oliver Barbieri era stato il suo migliore amico e ora doveva vivere con la consapevolezza di essere stata responsabile della sua morte. Era andata in prigione per guida pericolosa, ma nessuna giuria avrebbe potuto punirla come si puniva lei vivendo in un inferno senza pace. Non le importava che suo padre l’avesse cacciata di casa, disgustato, o anche che fosse stata ammonita di non partecipare al funerale di Olly o di non mandare le condoglianze. Sapeva di non meritare pietà o perdono. Lei però non ricordava l’incidente: la ferita al capo doveva aver cancellato una parte della memoria, anche se non riusciva a capire come avesse fatto a mettersi alla guida dell’auto sotto l’influenza dell’alcol né come fosse avvenuto l’incidente. A volte pensava che quella perdita di memoria fosse una benedizione, a volte invece sospettava che si trattasse della sua paura di sapere cosa aveva fatto quella tremenda notte.

    Aveva incontrato Olly in collegio, un istituto prestigioso che vantava importanti referenze accademiche. Nessun prezzo era parso troppo alto a suo padre, pur di allontanare da casa la figlia meno amata. Di tre figlie, Ava era stata l’unica che era stata mandata fuori di casa a studiare, cosa che aveva approfondito la distanza tra lei e le sue sorelle, Gina e Bella. E adesso che Ava aveva davvero vestito gli abiti del figliol prodigo, non vi era segno che qualcuno volesse darle il bentornato all’ovile. Sua madre era morta mentre lei si trovava in prigione, e non c’era nessuno che prendesse le sue difese, o almeno nessuno che si curasse di lei al punto di voler fare quello sforzo. Le sue sorelle avevano la loro vita con mariti, figli e carriere, e la sorella ex carcerata era solo motivo di imbarazzo per loro, un disonore sul nome della famiglia Fitzgerald.

    Cercando di scrollarsi quell’ondata di ricordi negativi, si sforzò di concentrarsi sulle cose positive: era uscita di prigione e aveva un lavoro, e quasi non riusciva a credere alla propria fortuna. Quando era stata ammessa al programma di New Start non aveva nutrito molte speranze perché, pur avendo una buona istruzione, non aveva molta esperienza lavorativa o particolari abilità. Ma la AeroCarlton le aveva offerto un impiego temporaneo che rappresentava la possibilità di iniziare una nuova vita: quel nome importante sul suo curriculum l’avrebbe facilitata nel trovare un impiego definitivo in seguito.

    La coda di Harvey si abbassò quando varcò il cancello del rifugio. Marge lo aveva relegato nel giardino, perché era troppo ingombrante per stare in casa. Ma lui subito si piazzò fuori dalla portafinestra, il naso incollato al vetro per seguire i movimenti di Ava all’interno.

    «Ecco qui...» disse Marge ad Ava passandole un catalogo di oggetti fatti a mano. «Fallo passare in giro domani al nuovo lavoro. Qualsiasi ordine sarebbe benvenuto, e devo dire che le mie donne hanno fatto dei lavori eccezionali.»

    Ava lanciò un’occhiata alle pagine: c’erano cuscini cuciti a mano, segnalibri, cappelli e sciarpe, giochi e contenitori vari, la maggior parte decorati con cani e gatti. Nel tentativo di raccogliere denaro per sovvenzionare il rifugio degli animali abbandonati, Marge aveva avviato una piccola attività, supportata da anziane vicine e amiche amanti degli animali. Si trattava di oggetti graziosi, adatti ai mercatini di Natale, ma Ava pensò che forse avrebbero dovuto sforzarsi di creare qualche modello più adatto al mercato giovanile.

    «So che sei venuta a piedi per via di Harvey, ma hai un autobus per tornare a casa?» le domandò Marge preoccupata vedendo la stanchezza che segnava i delicati lineamenti della giovane.

    «Certo» mentì Ava, che non voleva che Marge le desse dei soldi per il taxi.

    «E hai un abito decente per domani?» proseguì l’altra donna accigliandosi. «Devi essere elegante per il lavoro in ufficio.»

    «Ho trovato un tailleur pantaloni in un mercatino di beneficenza.» Non avrebbe mai ammesso che i pantaloni erano un po’ stretti e

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