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Ricatto d'estate: Harmony Collezione
Ricatto d'estate: Harmony Collezione
Ricatto d'estate: Harmony Collezione
E-book148 pagine2 ore

Ricatto d'estate: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il debito: un milione di sterline.

Il padre di Sally Paxton ha sottratto alla compagnia in cui lavora ingenti somme di denaro, e ora Zac DeLuca, il nuovo proprietario, pretende che il debito venga saldato. In un modo o nell'altro...



La merce di scambio: lei.

Nessuna donna gli ha mai rifiutato nulla, e non potrà essere la dolce e ingenua Sally la prima a farlo. Zac le presenterà il suo ultimatum, certo che la ragazza sarà in grado di prendere la decisione giusta, a meno che non voglia davvero che tutta la sua famiglia finisca sul lastrico. E più lei ostenta indifferenza, più Zac capisce che per lui non è solo una questione di denaro, o di principio...
LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2017
ISBN9788858975329
Ricatto d'estate: Harmony Collezione
Autore

Jacqueline Baird

Inglese, coltiva da sempre due grandi passioni: la pittura a olio e la navigazione in barca a vela.

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    Anteprima del libro

    Ricatto d'estate - Jacqueline Baird

    1

    Zac DeLuca scese dalla limousine con autista e rimase a osservare l’edificio a quattro piani in stile georgiano di fronte a lui: era la sede della Westwold Components, una società che era finalmente riuscito ad acquisire due settimane prima. Secondo i piani sarebbe stato Raffaele, il suo uomo di fiducia, a occuparsi di tutti i dettagli, invece dopo così poco tempo la sua presenza a Londra si era già resa necessaria.

    Uomo dal fascino ruvido, Zac DeLuca aveva i capelli neri e gli occhi scuri dallo sguardo impenetrabile, e quel giorno indossava un abito blu di ottima fattura. La giacca gli accarezzava le spalle possenti, in perfetta sintonia con il resto del suo fisico. Era un uomo che non passava certo inosservato e incuteva timore.

    Aveva perso i genitori all’età di un anno ed era cresciuto in un orfanotrofio a Roma. Era lì che aveva maturato l’ambizione di diventare qualcuno.

    Slanciato, i lineamenti decisi, era riuscito a farsi strada grazie alla determinazione e all’intelligenza viva che lo animavano. Di giorno studiava e di notte usava la sua forza fisica sul ring per guadagnare il denaro necessario a costruire quello che, nel tempo, sarebbe diventato il suo impero.

    Aveva sempre usato un nome fasullo durante i combattimenti, perché era certo che un giorno avrebbe abbandonato quel mondo. Fin da ragazzo non aveva mai dubitato di essere un vincente e sapeva per certo che lo attendeva un futuro ricco di soddisfazioni.

    A vent’anni aveva comprato la sua prima proprietà nel sud d’Italia: diversi ettari di terra con un casale e altri tre annessi. Poche settimane dopo il governo italiano aveva acquistato parte di quella terra per creare una nuova tangenziale di collegamento per l’aeroporto locale.

    Qualcuno aveva insinuato che lui avesse avuto la soffiata giusta, ma Zac non aveva mai commentato, investendo immediatamente il guadagno ottenuto. Ristrutturato poi il casale, da cui si godeva una meravigliosa vista sul mare, ne aveva fatto la sua residenza privata.

    Erano trascorsi quindici anni da allora e la DeLuca Holdings era ormai una multinazionale di respiro mondiale che spaziava dall’industria mineraria alla manifattura, dall’immobiliare al settore petrolifero.

    Niente sembrava al di fuori della portata di DeLuca.

    Arrogante, senza scrupoli e spietato: questi gli aggettivi utilizzati dai suoi nemici per etichettarlo. Eppure nessuno poteva negare che fosse un mago della finanza e che fosse fondamentalmente onesto...

    «Sei sicuro Raffaele?» chiese Zac all’uomo sceso dall’auto con lui.

    Raffaele Costa era il suo braccio destro e il suo unico amico. Si erano conosciuti dieci anni prima, quando Zac si era rivolto a una banca di Napoli in cerca di finanziamenti per concludere un affare. Raffaele figurava tra i dirigenti di quell’istituto di credito. Fra loro era scattata un’intesa immediata e due anni dopo Raffaele era diventato il suo assistente personale e il suo contabile di fiducia. Quel titolo non significava molto in apparenza, ma in realtà Zac si fidava ciecamente di Raffaele e sapeva che lui si sbagliava di rado.

    «Se sono certo?» ribatté Raffaele. «No, non del tutto, ma vorrei che tu controllassi di persona» aggiunse mentre entravano nell’edificio. «Non l’abbiamo notato durante la valutazione precedente all’acquisto, perché la sottrazione di fondi – se di questo si tratta – è stata mascherata con molta abilità.»

    «Spero per te che tu abbia ragione. Avevo in programma di prendermi qualche giorno di vacanza, non certo di ritrovarmi di nuovo a Londra» commentò Zac secco. «Avevo in mente una spiaggia ai Caraibi e una bella donna disponibile.»

    Era preoccupato. Mentre sorrideva all’addetto alla sicurezza che Raffaele gli stava presentando, pensava a come avrebbe potuto risolvere in fretta il problema – ammesso che i sospetti fossero fondati – e partire il più presto possibile.

    Erano stati necessari lunghi mesi di trattative per arrivare a concludere quell’affare. Proprio la mattina successiva alla sigla del contratto, Zac si era reso conto che non aveva rapporti con una donna da quasi un anno. Dieci mesi prima aveva lasciato la sua ultima conquista, perché era diventata troppo possessiva e aveva cominciato a parlare insistentemente di matrimonio.

    Adesso era sua precisa intenzione interrompere quel celibato e aveva quindi fissato un paio di appuntamenti con una modella di Milano. Aveva in programma di portarla sul suo yacht e di sedurla. Se si fosse rivelata una compagnia piacevole, avrebbe fatto un’eccezione alla sua regola d’oro e le avrebbe permesso di accompagnarlo in vacanza ai Caraibi per qualche settimana.

    Per anni non aveva mai trascorso più di sette giorni in ferie, ma ultimamente si era ritrovato a chiedersi in più di un’occasione se il lavoro fosse davvero il suo unico scopo nella vita. Non gli apparteneva tutta questa introspezione, e così aveva deciso di uscire con la modella milanese per non pensarci.

    Sfortunatamente la telefonata di Raffaele, che gli comunicava i suoi timori sulla recente acquisizione della Westwold Components, rischiava di mandargli a monte il programma.

    Lui firmò il registro che gli porgeva l’addetto alla sicurezza e poi fece conoscenza con Melanie, la receptionist.

    «Sono certa che il signor Costa le avrà detto che siamo onorati di entrare a far parte della DeLuca Holdings, e personalmente vorrei dirle che sono a sua completa disposizione» cinguettò la bionda procace, rivolgendogli uno sguardo allusivo. «Per qualsiasi cosa, non esiti a chiedere.»

    «Grazie» rispose Zac, liberando la mano dalla presa di lei, poi si voltò. «Andiamo Raffaele, è ora di...»

    S’interruppe, distratto dall’arrivo di una donna che attraversava la hall.

    «Deliziosa» sussurrò, lasciando correre il suo sguardo su di lei. Aveva il volto di un angelo e un fisico da far perdere la testa a qualunque uomo.

    Grandi occhi azzurri, pelle di porcellana, naso piccolo e labbra carnose che chiedevano solo di essere baciate. Quella donna aveva i capelli rossi e lunghi che le ricadevano in morbidi boccoli sulle spalle snelle ed eleganti. Indossava un abito bianco firmato che le accarezzava ogni curva con delicatezza.

    Era una creatura bellissima, una donna da sposare...

    Quel pensiero lo colse di sorpresa. Il rumore dei tacchi a spillo sul pavimento di marmo lo distrasse dal suo stupore e, quando Zac chinò lo sguardo e vide i sandali rossi, corresse la sua osservazione. Quella donna era una tentazione ambulante.

    «Chi è?» chiese a Raffaele.

    «Non ne ho idea, ma è incantevole.»

    Zac si voltò verso l’amico e vide che stava osservando la ragazza che si avvicinava. Fu costretto a mordersi le labbra per non dirgli di starle alla larga.

    Non era affatto il suo tipo, però. A lui di solito piacevano le brunette alte ed eleganti, mentre quella ragazza era rossa e di media statura; eppure aveva risvegliato in lui un desiderio violentissimo, come non provava da tempo. Decise che l’avrebbe avuta.

    Le rivolse un sorriso irresistibile, ma lei gli passò accanto, ricambiando a malapena il saluto con un cenno del capo.

    Sally Paxton attraversò l’atrio della Westwold Components con determinazione. Lanciò uno sguardo distratto al gruppetto al banco della reception e il sorriso smagliante dell’uomo più alto le procurò un tuffo al cuore. D’istinto s’irrigidì, perché voleva apparire sicura di sé, come se quello fosse il suo mondo. Si limitò a salutare con un cenno del capo.

    Perché Sally Paxton aveva una missione e nessuno poteva fermarla.

    Fissò i due ascensori nell’elegante atrio. Uno fermava a tutti i piani, l’altro conduceva direttamente all’ultimo piano, dove si trovava l’ufficio di suo padre a cui lei era diretta.

    Per la prima volta in vita sua, Zac DeLuca era stato ignorato da una donna e la cosa lo aveva confuso.

    «Chi è quella donna? E in quale reparto lavora?» chiese con tono decisamente imperioso all’addetta alla reception.

    «Non so, non l’ho mai vista prima.»

    «Sicurezza!» intimò, allertando la guardia accanto a lui, ma l’uomo si era già lanciato in avanti.

    «Signorina, si fermi! Deve firmare.»

    Sally aveva premuto il tasto dell’ascensore, immersa nei suoi pensieri. L’unica volta che aveva fatto visita a suo padre in ufficio era stato sette anni prima, quando aveva diciotto anni, presentandosi senza preavviso un mercoledì pomeriggio, dopo che sua madre aveva ricevuto solo un biglietto di auguri dal marito il giorno del suo compleanno.

    Sally aveva creduto di poter convincere il padre a tornare a casa a Bournemouth quella sera per festeggiare la madre, che aveva da poco subito una mastectomia e necessitava di tutto il sostegno e l’amore possibili. La riuscita della cena a sorpresa che Sally aveva organizzato dipendeva dalla presenza del padre.

    Socchiuse gli occhi, mentre le tornava alla mente la scena disgustosa in cui si era imbattuta sette anni prima: suo padre letteralmente sdraiato sulla sua segretaria, che aveva la metà dei suoi anni e in quel momento appariva mezza nuda.

    Quell’uomo era un seduttore nato, un adultero incallito... Ma era anche l’uomo che sua madre amava e riteneva infallibile. Un uomo che Sally aveva imparato a disprezzare e detestare.

    Non appena le porte dell’ascensore si aprirono, entrò e premette il tasto del piano. Poi, mentre iniziava la salita, chiuse nuovamente gli occhi.

    Quando era bambina, suo padre non c’era quasi mai. Vivevano a Bournemouth, in una bella villa vittoriana affacciata sul mare, ma in realtà il padre trascorreva la settimana in un appartamento a Londra, dove aveva sede la Westwold Components della quale era capocontabile.

    Diventata adolescente, Sally era rimasta inorridita nello scoprire che l’azienda per la quale lavorava il padre produceva componenti per le armi. Spinta dall’idealismo della sua giovane età, aveva affrontato il genitore per rinfacciargli che era moralmente ingiusto operare nell’industria delle armi. Lui si era limitato a ribattere che era una sciocca, che doveva solo pensare a essere carina e lasciare che fossero gli uomini a occuparsi degli affari.

    Il classico maschilista!

    Quel giorno Sally aveva intenzione di dire chiaro e tondo a suo padre cosa pensava di lui, e avrebbe anche preteso che l’accompagnasse a fare visita alla madre nella clinica privata nel Devon dove la donna viveva da quasi due anni.

    Erano trascorse sei settimane dall’ultima volta che suo padre si era fatto vedere e lei non sopportava più l’espressione di sua madre ogni volta che andava a trovarla. Il suo sguardo illuminato dalla speranza si spegneva non appena comprendeva che la figlia era sola. Sally continuava ad addurre la scusa del lavoro che tratteneva il padre a Londra, ma sapeva che la madre era a conoscenza delle relazioni extraconiugali del marito.

    Sette anni prima, Sally era corsa a raccontare tutto ciò che aveva visto a sua madre, rimanendo sconvolta quando lei aveva giustificato il suo

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