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Il migliore amico di mio fratello: Harmony Jolly
Il migliore amico di mio fratello: Harmony Jolly
Il migliore amico di mio fratello: Harmony Jolly
E-book152 pagine2 ore

Il migliore amico di mio fratello: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Esiste l'amicizia tra uomo e donna? Forse sì e forse no...

Dopo aver perso il proprio lavoro e l'appartamento in cui viveva, la giornalista Madeleine Everleigh si ritrova sotto lo stesso tetto con il milionario Finn Holton, in qualità di bambinaia dei suoi piccoli gemelli. Maddie ha sempre visto il migliore amico di suo fratello come un frutto proibito che non avrebbe mai potuto gustare, ma vivere insieme a lui le rende praticamente impossibile ignorarlo... Maddie ha bisogno di quel lavoro e Finn del suo aiuto. Ciò di cui entrambi, però, non hanno bisogno è l'alchimia prepotente che li lega quando sono vicini e che minaccia di cambiare ogni cosa!
LinguaItaliano
Data di uscita19 mar 2021
ISBN9788830526396
Il migliore amico di mio fratello: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Il migliore amico di mio fratello - Ellie Darkins

    successivo.

    1

    «Madeleine, che cosa c'è?»

    Finn osservò il volto accigliato della donna davanti al suo portone d'ingresso e cercò di collegarlo alla ragazza che aveva conosciuto vent'anni prima e che non vedeva da oltre due. Lei pronunciò una serie impressionante di parole offensive, e lui spalancò gli occhi stupito per lo sfogo.

    Quella non era di sicuro la persona che ricordava nel periodo della propria adolescenza, quando bighellonava nella sua casa con il fratello.

    Finn coprì la testa del bambino che aveva appoggiato sulla spalla. Non appena finì l'invettiva, emise un sospiro di sollievo; tolse la mano dall'orecchio e si fece da parte in modo che Madeleine potesse seguirlo nell'atrio d'ingresso e poi nel suo appartamento.

    «Stai bene?» le chiese, interrogandosi sul perché Madeleine Everleigh fosse arrivata a casa sua come una matta furiosa.

    Quando il suo migliore amico Jake lo aveva convinto a lasciare che la sorella rimanesse da lui e lo aiutasse con i bambini per qualche settimana, aveva pensato che le avrebbe fatto un favore.

    «Un idiota su un furgone bianco mi ha suonato con il clacson» spiegò Madeleine, entrando in casa. «Nulla d'importante.»

    Era evidente che lei era costretta a sostenere da tempo quelle attenzioni poco gradite. Finn conosceva Madeleine da sempre e, per quanto si sforzasse, non riusciva a ignorare il fatto che fosse una donna molto bella e con delle curve seducenti.

    «Non è niente; non dovresti sopportare queste cose. Mi dispiace» le disse scuotendo la testa, desiderando di poter cancellare gli ultimi minuti. «Vieni. Accendo il bollitore.»

    Il bambino sulla sua spalla emise un lamento e Finn lo cullò dolcemente, sperando in altri cinque minuti prima che il figlio interrompesse il sonno. Dormiva solo da una mezz'ora e se si fosse svegliato – anche la sorella avrebbe fatto la stessa cosa – il resto della giornata e probabilmente della notte sarebbero diventate un caos totale. Avevano passato gli ultimi tre mesi – da quando la sua ex moglie si era trasferita all'estero – a cercare di stabilire una routine, ma perdere la tata quando si erano appena abituati aveva mandato di nuovo tutto all'aria e, senza un aiuto, si rischiava quasi un viaggio verso la follia.

    «Ascolta, lo apprezzo, ma...» lei gettò un'occhiata ad Hart che gli ricordò come guardava lui i bambini prima di ritrovarsi genitore single dei suoi due. Madeleine non era proprio la tata ideale; ma aveva promesso al suo migliore amico che avrebbe offerto alla sorella un posto dove stare e un regolare stipendio mentre lei cercava un lavoro. Jake non chiedeva mai favori e dopo vent'anni di amicizia era il minimo che potesse fare per lui.

    «A ogni modo, questo è Hart» le disse dando al bambino un delicato colpetto sul culetto. «Anche Bella sta dormendo, ma lui è allergico alla culla.»

    Rise all'espressione d'orrore sul viso di lei.

    «In senso metaforico» la rassicurò. «Ho provato di tutto ma per la maggior parte del tempo lui vuole dormire in braccio. Ecco perché ho bisogno di un aiuto.»

    «Non so se Jake te lo ha detto, ma io non ho alcuna esperienza con i bambini. Intendo dire, i suoi erano più grandicelli quando li ha adottati.»

    Finn le indirizzò un sorriso sperando che non apparisse troppo forzato. «Sì, me l'ha detto e, sinceramente, va bene. Ho solo bisogno di un paio di mani extra per qualche settimana finché non troverò una tata fissa; non voglio affrettarmi ad assumere una persona, quindi mi va benissimo che tu possa aiutarmi con così poco preavviso.»

    Il volto di lei si irrigidì e Finn si sarebbe preso a schiaffi per averle causato quella reazione.

    «Una delle cose fantastiche di essere licenziate» disse Madeleine, «è che si può essere super flessibili. Davvero, potrei consigliarlo...»

    Finn allungò la mano libera verso di lei, poi la lasciò ricadere, rendendosi conto di non sapere che cosa farci. Stare vicino a Madeleine lo faceva sentire di nuovo un ragazzo e non poteva negare che gli piacesse. Ogni cosa che lui aveva affermato negli ultimi cinque minuti era del tutto sbagliata e non sembrava essere capace di agire sulla difensiva. L'aveva invitata a stare a casa sua per qualche settimana. Doveva essere completamente pazzo. «Mi dispiace, Madeleine. Jake mi ha detto che hanno fatto dei tagli al sito web...»

    «Già.» Incrociò le braccia e la sua espressione si trasformò da irritazione a rabbia pura. «Non so perché sono sorpresa. Me l'ero scampata all'ultimo giro, ma tutti sanno che il giornalismo non è più un lavoro sicuro. Mi aspettavo che sarebbe successo, ma è stato lo stesso uno shock.»

    «Certo. È tanto da accettare. Ma risulterei scontato se dicessi che la loro perdita è il mio guadagno? Mi stai facendo un enorme favore» ammise Finn, augurandosi di non alimentare il suo cattivo umore, «e lo apprezzo davvero.»

    Madeleine sorrise alle sue parole e lui notò le sue spalle rilassarsi leggermente. Era positivo: voleva che si sentisse a suo agio. Sarebbe stato molto difficile mantenere la promessa fatta a Jake, se sua sorella fosse rimasta nervosa per tutto il tempo della sua permanenza da non riuscire nemmeno a varcare la porta, di preoccuparsi di tenerla d'occhio.

    «Mi stai dando un posto dove stare. Penso che sia tu a farmi un favore.»

    Non la ricordava così puntigliosa quando erano ragazzi. Certo, allora non lo era. Nessuno diventava adulto senza una buona dose di realtà per eliminare l'idealismo. O probabilmente era solo il suo divorzio a parlare.

    «Aspetta che i gemelli si sveglino alle tre del mattino e poi riparliamo di chi aiuta chi» ribatté lui con uno sguardo ironico. «A ogni modo, posso prendere la tua borsa? Andiamo in cucina; ho bisogno di caffeina e poi ti mostrerò la tua camera. Vuoi un tè o un caffè?» le chiese mentre la invitava a sedersi, ma lei rimase in piedi.

    «Meglio se ti siedi tu» disse lei. «Hai il bambino.»

    Finn sorrise. «Sono riuscito a bere un sorso di acqua in tutta la giornata così non ho intenzione di discutere con te. Vedi, sta già funzionando alla perfezione.» La guardò mentre lei prendeva le tazze poste sulla macchina del caffè, afferrò le capsule e preparò un paio di espresso. Finn si allungò e ne prese uno, e alla fine Madeleine si sedette accanto a lui.

    «Scusa» gli disse mentre mandava giù metà caffè in un sorso, poi emise un lungo sospiro rilassandosi sullo sgabello. «Ero di cattivo umore e non avrei dovuto prendermela con te.»

    Finn sorrise, grato per il cambiamento d'atmosfera. «Ne hai passate tante. È comprensibile.»

    Madeleine inarcò le sopracciglia in un gesto di muto cinismo. «Non è colpa tua» dichiarò. «Sei già stato troppo buono con me.»

    Lui corrugò la fronte. «Non dire così. Meriti le cose più belle, Madeleine. Non mi piace che qualcuno abbia generato in te pensieri diversi.»

    Finn sostenne il suo sguardo per un momento troppo lungo, sentendo l'atmosfera diventare pesante. Poi Hart girò la testa strofinandola contro la sua spalla –sapeva che avevano il tempo contato.

    «Potresti tenerlo mentre preparo un biberon?» le chiese, e rise alla reazione di Madeleine che spalancò gli occhi mentre trasferiva il bambino nelle sue braccia. «Brava» le disse incoraggiandola. «Cullalo un po' se incomincia a piangere. Si sveglierà affamato e questo non è il momento migliore per farti vedere come si prepara un biberon. Lo faremo dopo.»

    «D'accordo» rispose Madeleine dondolando il bambino in modo impacciato. Finn rise di nuovo.

    «Non essere terrorizzata. Jake aveva detto che non avevi molta esperienza con i bambini, ma non aveva parlato di una paura fobica.»

    «Non ho paura!» protestò con un lampo di sfida negli occhi, che lo colpì dritto allo stomaco. Dio, quanto gli piaceva. Ma non era decisamente un pensiero appropriato da formulare sulla sorella del suo migliore amico. E babysitter dei suoi figli, oltretutto. Temporanea o no. Si concentrò sulla macchina per preparare i biberon pigiando i pulsanti e spostando le bottigliette con il pilota automatico, finché non ne furono pronte due. Se Hart aveva fame, di sicuro anche Bella si sarebbe svegliata presto.

    Con Madeleine che badava a suo figlio, si concesse un momento per appoggiarsi contro il ripiano di lavoro e sentire – nel vero senso della parola – quanto fosse stanco. Se qualcosa lo avesse distratto dai suoi inappropriati pensieri su di lei, sarebbe stato questo. La maggior parte del tempo riusciva a tenere la stanchezza a bada. Ma da quando la sua ultima tata se n'era andata, una settimana prima, non aveva avuto un attimo di respiro.

    La sua segretaria mandava avanti gli affari, con lui che sfruttava al meglio ogni minuto possibile di lavoro nella giornata, ma era da un po' di tempo che andava così. Finn aveva tirato su quell'attività da zero e non avrebbe voluto vederla affondare, solo perché non poteva avere un adeguato aiuto per i bambini. Con tutto quello che l'azienda aveva attraversato di recente – il trasferimento in nuovi edifici, l'enorme quantità di soldi che lui aveva dovuto prendere in prestito per realizzare tutto...

    Finn aveva superato il divorzio e avrebbe superato anche questo. Ma solo se restava concentrato. Ecco perché era così grato che Madeleine avesse acconsentito ad aiutarlo. Per la prima volta da settimane poté davvero immaginare di tornare in ufficio, per poco tempo, senza i due bambini incollati addosso.

    Era questo che doveva ricordare quando era tentato di darle un'occhiata di nascosto. Quando faceva pensieri di tutt'altro genere su di lei che come la sorella del proprio migliore amico o la babysitter temporanea dei suoi figli. Lui e la sua attività erano sopravvissuti alla rottura del suo matrimonio per il rotto della cuffia. Stavano ancora sopravvivendo perché era riuscito a generare un'entrata economica abbastanza importante da sanare il debito che aveva maturato per separare in modo equo i soldi suoi e di Caro. La sua società non poteva resistere a un'ulteriore rottura. La sua vita non poteva sopportare un'ulteriore rottura. Non si sarebbe esposto di nuovo a questo. Mai più. Dunque quell'improvvisa e sconveniente attrazione per Madeleine non contava nemmeno un po'.

    Si girò verso l'isola della cucina e sorrise, suo malgrado, alla vista di Madeleine che guardava pensierosa Hart. «Vi state conoscendo?» le chiese concentrando l'attenzione sul figlio, scegliendo una linea d'azione più sicura.

    «I bambini sono strani. Lui è una persona reale» osservò Madeleine, mentre un solco le si formava sulla fronte. «Solo molto più piccola. E non sappiamo ancora chi diventerà in futuro. Non pensi che sia un po' bizzarro?»

    «Un po'» approvò Finn. «Non preoccuparti. Passa un po' di tempo con loro e ti stancherai della filosofia.»

    «Lo sai che non sei convincente.»

    «Troppo tardi» rispose lui ridendo. «Hai accettato.»

    Madeleine roteò gli occhi. «Potrei cambiare idea.»

    «E piantarmi in asso? Non ne avresti il coraggio. Poi Jake si arrabbierebbe.»

    Emise una risatina. «Non siamo abbastanza grandi per minacce di questo genere?»

    Finn sorrise. «Probabilmente. Dai, vuoi provare con questo?» le chiese porgendole il biberon.

    Lei lo prese e sfiorò le labbra di Hart con la tettarella, poi sorrise quando il piccolo la prese, ancora mezzo addormentato. Il suo volto s'illuminò, del tutto estasiata mentre guardava il bambino che succhiava, e Finn demolì la sensazione di calore che gli stava crescendo nel petto. Erano solo gli ormoni, si disse. Era naturale provare quelle sensazioni osservando una donna che dava da mangiare al figlioletto. Era del tutto normale. Non significava nulla.

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