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Sotto il cielo del Messico (eLit)
Sotto il cielo del Messico (eLit)
Sotto il cielo del Messico (eLit)
E-book155 pagine1 ora

Sotto il cielo del Messico (eLit)

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Info su questo ebook

Un anno prima, Jenna Baker aveva trascorso un'intensa notte di passione con l'armatore navale Nick Falco, con l'accordo di non incontrarsi mai più. Nella lussuosa cabina della sua nave da crociera, la Falcon's Pride, Jenna aveva compreso cos'era la vera passione e si era abbandonata all'oblio dei sensi. Ora deve fare i conti con il frutto di quello che era nato come un momento di piacere e che, rapidamente, si era trasformato in un errore irreparabile. L'unica soluzione è affrontare Nick...
LinguaItaliano
Data di uscita1 giu 2021
ISBN9788830528253
Sotto il cielo del Messico (eLit)
Autore

Maureen Child

Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.

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    Anteprima del libro

    Sotto il cielo del Messico (eLit) - Maureen Child

    Copertina. «Sotto il cielo del Messico» di Child Maureen

    Immagine di copertina:

    Steve Mason / Royalty-free / Getty Images

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Baby Bonanza

    Silhouette Desire

    © 2008 Maureen Child

    Traduzione di Giovanna Cavalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-825-3

    Frontespizio. «Sotto il cielo del Messico» di Child Maureen

    1

    «Ahi!» Jenna Baker saltellò sul piede destro massaggiandosi le dita doloranti del sinistro. Lanciò un’occhiata feroce al tavolinetto inchiodato al pavimento della sua cabina – così stretta che un claustrofobico sarebbe morto di terrore – e imprecò in silenzio contro l’uomo per cui stava affrontando quella crociera infernale.

    Nick Falco.

    L’immagine di lui si materializzò nella sua mente e per un istante solo Jenna si abbandonò all’improvvisa ondata di calore che la pervase. Ma subito dopo fu sopraffatta da una furia gelida.

    Ottimo. Molto meglio concentrarsi su questa emozione negativa, da ogni punto di vista. Dopo tutto, a differenza di ogni altro passeggero della Falcon’s Pride, non si era imbarcata su quel palazzo galleggiante per fare bagordi. Era lì per una ragione precisa.

    E maledettamente seria.

    Con le dita ammaccate che pulsavano all’unisono con il suo cuore, Jenna posò il piede a terra con estrema cautela e percorse il passo e mezzo che la separava dal minuscolo armadio. Aveva già appeso i pochi vestiti che si era portata con sé, schiacciandoli in quel buco di guardaroba. Con uno strattone alla stampella saldata all’asta di metallo sfilò dal mucchio una blusa giallo pallido e si spostò in bagno, trenta centimetri più in là.

    Era grande come quello degli aerei, con la differenza che dentro c’era anche una doccia pensata su misura per i pigmei. L’apertura della porta scorrevole era così stretta che, prima di uscire, Jenna si era messa un braccio sul seno per proteggersi i capezzoli, onde evitare di rimettercene uno.

    «Davvero gentile da parte tua, Nick» borbottò. «Quando hai trasformato questa vecchia bagnarola nella tua nave ammiraglia potevi pensare un po’ di più a quelli che non possono permettersi di alloggiare nella tua lussuosa penthouse sul ponte superiore.»

    Tipico da parte sua, del resto. Jenna sapeva bene chi era Nick Falco, prima ancora di incontrarlo in quella afosa notte d’estate, più di un anno prima. Un uomo spregiudicato, volitivo e votato a un solo obbiettivo: rendere la sua compagnia di navi da crociera la prima al mondo.

    Disposto a fare quello che andava fatto, nel momento in cui era necessario farlo.

    Senza mai chiedere scusa.

    Lavorava per lui, quando lo aveva conosciuto. Jenna era l’assistente del direttore di crociera su una delle navi della Falcon Cruises. Si era innamorata di quel mestiere, dell’idea di viaggiare e stupidamente anche del suo principale. Tutto per colpa di un incontro romantico al chiaro di luna e del fascino innegabile di Nick.

    Jenna lo sapeva dannatamente bene che il capo supremo non si sarebbe mai messo con una semplice dipendente. Perciò quando il bellissimo e sexy Nick Falco l’aveva incrociata per caso sul Pavilion Deck e l’aveva scambiata per una passeggera, lei non lo aveva corretto. Avrebbe dovuto farlo – certo che sì – ma quale donna al mondo non sarebbe rimasta soggiogata dalla mascella cesellata, dagli occhi azzurro ghiaccio e dai folti capelli neri in cui ti veniva voglia di intrecciare le dita?

    Con un sospiro si appoggiò al lavandino grande quanto una saponetta e ricordò quel primo momento in cui lui l’aveva toccata. Era stata subito magia. Pura e semplice magia. La sua pelle si era incendiata, il sangue aveva intonato una misteriosa melodia e il suo cuore aveva preso a battere così veloce che Jenna quasi non era riuscita più a respirare. Nick l’aveva trascinata in un ballo lento e struggente, lì sotto le stelle, con la brezza delle Hawaii che li accarezzava e la musica che aleggiava nell’aria della notte, lieve come un sussurro.

    Poi il ballo erano diventati due, e poi tre, e la sensazione delle sue braccia forti attorno a lei l’aveva spinta a dire una stupida bugia che le si era ritorta contro nemmeno una settimana dopo.

    Ed era ormai troppo tardi: l’interludio con Nick era diventato una passione sfrenata che le aveva sconvolto l’anima e squassato il cuore.

    E quando Nick, parlando con qualcuno, aveva scoperto che Jenna in realtà lavorava per la Falcon Cruises, aveva troncato la relazione, si era rifiutato di ascoltare le sue spiegazioni e, una volta tornati in porto, l’aveva licenziata su due piedi.

    La ferita di quell’addio bruciava ancora, come se fosse appena accaduto.

    «Oh mio Dio, che ci faccio qui?» si chiese desolata, con lo stomaco contratto dall’ansia accumulata in tutti quei mesi. Se ci fosse stata un’altra soluzione, avrebbe evitato volentieri di imbarcarsi per quella crociera. Dopo tutto, non è che fosse esattamente ansiosa di rivedere Nick.

    Serrando i denti, sollevò il mento, si voltò di scatto... E sbatté il gomito contro lo stipite della porta. «Accidentaccio!» Con una smorfia di dolore, Jenna si guardò nello specchio rettangolare. «Smettila di lagnarti! Sei qui perché è la cosa più giusta. Inoltre non è che lui ti abbia lasciato molta scelta.»

    Doveva parlare a ogni costo con Nick. Ma non era facile riuscire ad arrivare fino a lui. Poiché viveva a bordo della nave ammiraglia della compagnia, Jenna non poteva affrontarlo sulla terraferma. E le poche volte che scendeva in porto a San Pedro, in California, si chiudeva in un lussuoso appartamento protetto con più misure di sicurezza della Casa Bianca.

    Non riuscendo a intercettarlo di persona, Jenna aveva provato a telefonargli. E quando anche questo tentativo era fallito, gli aveva mandato delle e-mail. Almeno due a settimana, negli ultimi sei mesi, che lui, niente di più facile, aveva cancellato senza nemmeno aprirle.

    A quanto pareva quell’uomo era impossibile da raggiungere. Per cui Jenna alla fine era stata costretta a prenotare una cabina sulla Falcon’s Pride per una crociera che non aveva nessuna voglia di fare e che oltretutto non poteva permettersi.

    Era almeno un anno che non saliva su una nave, perciò anche il minimo rollio la faceva barcollare sulle ginocchia. Un tempo le piaceva vivere sull’oceano. E trovava elettrizzante l’avventura di un lavoro mai uguale per due giorni di fila. Svegliarsi ogni mattina con un paesaggio diverso fuori dall’oblò.

    «Certo» commentò con sarcasmo. «Perché a quel tempo io avevo un oblò.» Adesso invece era alloggiata talmente in basso, nella cabina più economica che era riuscita a trovare, che non c’era nemmeno una finestrella. Le sembrava di essere stata sigillata nelle viscere della nave. Era costretta a tenere sempre la luce accesa perché altrimenti era talmente buio che sembrava di stare in una grotta.

    Decisamente inquietante.

    Forse se fosse riuscita almeno a dormire un po’ sarebbe stato diverso. La notte prima però era stata svegliata di soprassalto dallo spaventoso cigolio metallico della catena dell’ancora che veniva sollevata. Sembrava che due mani gigantesche stessero stritolando la nave. E una volta che questa immagine sinistra si era piantata nel suo cervello non era più riuscita a riprendere sonno.

    «E tutto questo per colpa di Nick» sibilò Jenna alla sua immagine riflessa, gratificata nel vederla annuire. «Il supermegamilionario dei supermegamilionari, troppo impegnato e troppo importante per degnarsi di rispondere alle mie e-mail.»

    Chissà se si ricordava ancora di lei. O se guardando il nome del mittente sui messaggi di posta elettronica si era chiesto chi cavolo fosse quella Jenna Baker. «No» si rispose da sola, imbronciata. «Non se n’è affatto dimenticato, Falco sa benissimo chi sono. Lo fa apposta a non leggere i miei messaggi per il gusto di farmi dispetto. Non può aver dimenticato quella settimana.»

    Nonostante il modo inglorioso in cui era finita la loro breve storia, quei sette giorni con Nick le avevano cambiato completamente la vita. Ed era impossibile che fosse successo solo a lei.

    «Ma forse Mister Fascino Devastante al momento sta flirtando con qualche altra povera sciocca, che come me non si renderà conto che lui è tutto meno che un Principe Azzurro, finché non sarà troppo tardi.»

    Beh, oddio.

    Quella era una bugia bella e buona.

    La verità era che Nick sarebbe stato l’uomo dei sogni di qualunque donna. Alto, bellissimo, folti capelli neri, occhi azzurri e un sorriso seducente e pericoloso, bastava già questo a farti perdere la testa. Prima ancora di scoprire che era anche un amante fantastico.

    Jenna picchiò con la fronte sullo specchio. «Forse non è stata una grande idea» mormorò sentendosi rimescolare e avvampare al solo ricordo.

    Chiuse gli occhi mentre le immagini nitide di quei giorni le riaffioravano nella mente... lei e Nick che ballavano allacciati sul Pavilion Deck, sotto un manto luminoso di stelle... il pic-nic a notte fonda, loro due soli, a prua... la cena a lume di candela sulla terrazza della suite presidenziale, a sorseggiare champagne e lei che se n’era versata addosso qualche goccia nell’incavo dei seni e Nick che si era chinato a leccarle... e poi ancora lei sdraiata nel letto, stretta tra le sue braccia, mentre lui le mormorava promesse di infinite delizie...

    Che poteva significare se, un anno dopo, anche solo dei flashback riuscivano ancora a farla rabbrividire di desiderio per quell’uomo? Jenna non voleva davvero trovare una risposta a questa domanda.

    Del resto non si era imbarcata su quella nave in nome della passione che avevano condiviso. Il sesso stavolta non faceva parte del programma. Doveva soltanto trovare il modo di affrontare il passato per difendere il suo futuro. Perciò, con uno sforzo di volontà, abbandonò le fantasie erotiche per concentrarsi sulla realtà. Aprì gli occhi, fissò lo specchio e si preparò ad affrontare quello che doveva accadere.

    La sua vita adesso era diversa. Non era più una donna libera, non era partita in cerca di avventura. Era venuta lì con un obbiettivo preciso. E Nick avrebbe dovuto starla a sentire, che gli piacesse o no.

    «Sei troppo impegnato per rispondere alle mie e-mail, eh?» mormorò. «Credi che se continui a ignorarmi, io sparirò per incanto? Bene, signor Falco, allora ti aspetta una bella sorpresa.»

    Rinfrancata, Jenna si lavò i denti, si truccò con cura e si spazzolò i lunghi capelli lisci castano chiaro, per poi legarli in una treccia sulla schiena. Strisciando di traverso fuori dal bagno, si avvicinò con cautela alla cassettiera incassata sotto alla TV appesa al muro. Afferrò un paio di shorts bianchi, se li infilò e ci rimboccò dentro la camicetta gialla. Calzò un paio di sandali, agguantò la borsa e controllò che la piccola busta celeste ci fosse ancora. C’era. Due passi ed era già davanti alla porta della cabina.

    La aprì, sgusciò nel corridoio stretto e andò a sbattere contro un cameriere addetto al servizio in camera. «Ops! Mi scusi, mi scusi tanto!»

    «No, signorina, è colpa mia» insistette il ragazzo, sollevando il vassoio sopra la testa perché Jenna potesse chinarsi e passarci sotto. «Questi vecchi corridoi non sono stati pensati per

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