Tra le braccia di un marine: Harmony Destiny
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Maureen Child
Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.
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Anteprima del libro
Tra le braccia di un marine - Maureen Child
successivo.
1
«Nessuno ha il diritto di essere tanto bello» commentò Angela Santini Jackson con lo sguardo rivolto all'uomo dall'altro lato della sala.
«Vero?» sussurrò Marie Garvey, avvicinandosi alla sorella. «Dan è davvero un gran bel fusto.»
Definirlo in quel modo dava solo parzialmente l'idea di quanto fosse attraente. Oltre un metro e novanta di altezza, con un fisico muscoloso ma atletico, aveva zigomi alti e occhi verde chiaro che sembravano brillare sullo sfondo olivastro del viso abbronzato.
Sentendosi osservato, lui si voltò e i loro sguardi s'incontrarono. Imbarazzata per essere stata colta a fissarlo, Angela si trovò di fronte a due scelte possibili.
Distogliere lo sguardo e fingere di essere distratta o decidere di sostenerlo apertamente.
Optò per quest'ultima possibilità. In fondo, viveva in un mondo libero e una donna aveva il diritto di guardare chi preferiva. Giusto?
Trascorsero oltre un minuto, in silenziosa osservazione, ignari della gente che affollava la sala del Bayside Club, dove sua sorella Gina e il suo futuro marito avevano organizzato una festa con gli amici in occasione del loro imminente matrimonio.
Angela si rendeva conto che Marie le stava parlando, ma la sua voce le giungeva come un fastidioso brusio di sottofondo. La sola cosa su cui era in grado di concentrarsi era lui e il modo in cui sembrava estraniato da tutto, anche in mezzo a tanta gente. Era come se appartenesse a un altro mondo dentro il quale lei si sentiva risucchiare.
Aveva l'impressione di essere la protagonista di uno di quei vecchi film romantici in cui l'eroe e l'eroina si fissano a lungo in mezzo alla gente, come se nient'altro esistesse nell'universo.
Il pensiero la fece sorridere e in quel momento lui piegò un angolo della bocca e sollevò il bicchiere che teneva in mano, un movimento col quale prendeva congedo da quella pericolosa competizione.
Angela rispose con un regale cenno del capo e finalmente si voltò verso la sorella che aveva cominciato a sollecitare la sua attenzione con leggere, ma esplicite gomitate.
«Ma che cosa stai facendo?» le chiese con espressione di rimprovero.
«Strano. Stavo per farti la stessa domanda» sottolineò Marie, guardando verso l'uomo che in quel momento stava parlando con il fidanzato di Gina. «Cosa stavate facendo tu e Mister Fusto?»
«Nulla.»
«Davvero? Non mi sembrava.»
«Perché non guardi Gina, piuttosto?» suggerì Angela cercando di cambiare velocemente argomento. «Sprizza gioia da tutti i pori.»
La sorella minore stava sorridendo incantata a Nick Paretti, l'uomo che avrebbe sposato il giorno dopo.
«Certo. È felice.»
«Spero lo rimanga» commentò Angela più a se stessa che a Marie. «Mi riesce ancora difficile pensare che stia per sposarsi. È successo tutto tanto in fretta.»
«Forse il matrimonio è contagioso» disse la sorella osservando la fede in oro bianco che portava all'anulare sinistro. «Prima io, poi Gina e, chissà, la prossima... » aggiunse, completando la frase con un'occhiata complice alla sorella.
«Ah, no!» esclamò Angela sollevando una mano per disegnare una croce nell'aria, quasi avesse voluto allontanare un vampiro. «Per quanto mi riguarda, il matrimonio è un esperimento che non ripeterei.»
Marie sbuffò spazientita. «Accidenti, Angela. Solo perché ti è capitato di scegliere un frutto sbagliato nel giardino dell'amore, non significa che lo siano anche tutti gli altri.»
«Grazie per il consiglio, cara, ma se non ti dispiace preferisco starmene fuori da quel giardino.»
Quell'argomento era spesso motivo di discussione tra le sorelle Santini, ma Angela era risoluta in tal senso. Si era già sposata una volta e le era bastato. Se però le sue sorelle volevano provare tale esperienza sulla propria pelle, augurava loro tutta la felicità e la fortuna possibile.
Quel pensiero risvegliò in lei dolorosi ricordi, ma subito li ricacciò in quell'angolo scuro e remoto del proprio cuore dove li teneva rinchiusi. Quello non era il momento per ricordare la tristezza della sua vita coniugale, ma per festeggiare Gina e augurarle la stessa felicità che Marie aveva trovato accanto a suo marito.
«Adoro questa canzone» esclamò Marie quando l'orchestra attaccò con le note di un'aria famosa. «Vado a cercare il mio splendido marito. Devo ballarla con lui.»
Rimasta sola, Angela si appoggiò allo schienale della sedia con un sospiro di nostalgia e sorseggiò il suo cocktail alla fragola. In momenti come quelli, le dispiaceva essere single. La sala era gremita di coppie che ballavano, chiacchieravano o ridevano insieme. Persino Jeremy, il suo bambino di otto anni, era occupato a parlare con l'unica ospite femminile della sua età.
Angela sorrise mentre lo guardava. Anche se il suo matrimonio con Bill Jackson era stato un fallimento, sarebbe stata disposta a ripetere l'esperienza pur di avere Jeremy nella sua vita.
«Per chi è quel sorriso estasiato?» domandò una voce profonda distraendola dai suoi pensieri.
Angela sollevò lo sguardo e incontrò un paio di occhi verdi che conosceva. Si rese subito conto che il fatto di averlo così vicino, da sentire la fragranza del suo dopobarba, era tutt'altra cosa dal guardarlo a distanza di sicurezza. Si schiarì la voce e raddrizzò le spalle.
«Per mio figlio» rispose facendo un cenno del capo verso il ragazzino impegnato a mimare una posizione del baseball a una coetanea dall'aria terribilmente annoiata.
«Un bel bambino.»
«Grazie» esclamò lei alzandosi. Era già abbastanza agitata senza dover essere costretta a guardarlo dal basso verso l'alto.
«Lei è Angela, vero?» domandò lui piegando un angolo della bocca e sorridendole in quel suo modo accattivante,
Lei sentì una stretta allo stomaco e si limitò ad annuire. Come mai sapeva il suo nome?
«Sono Dan. Dan Mahoney» annunciò lui porgendole la mano.
«Salve.» Angela gli strinse la mano, congratulandosi ironicamente tra sé per le proprie abilità di conversatrice.
«Lavoro con Nick» continuò lui.
«Allora è un Marine anche lei.»
Lui sorrise di nuovo e Angela curvò le dita dei piedi, una reazione che aveva istintiva sin da bambina, quando un'emozione forte la colpiva.
«Non lo sono tutti qui?»
«Sì, ha ragione. Credo lo siano quasi tutti.»
Era normale, quando lo sposo era sergente di Marina e lo erano anche i suoi due fratelli, Sam e John, arrivati in aereo in California per la cerimonia. Anche il padre di Nick era un ex marine, sempre ammesso che esistesse la possibilità di essere un ex in quel settore. Angela ne dubitava fortemente. Tutti quegli uomini le sembravano appartenere all'esercito corpo e anima.
I fratelli Paretti erano un trio notevole, concluse indugiando su di loro con lo sguardo. Capelli nero corvino, occhi azzurri, sorriso incantevole e fisico atletico, erano davvero dei privilegiati della bellezza.
L'uomo che si trovava in quel momento accanto a lei non era certo da meno, si disse cercando d'ignorare quella sensazione elettrizzante che sentiva sulla pelle.
«Permette che la inviti a ballare?»
«Ballare?»
«Sì, ballare» confermò Dan con quel suo sorriso disarmante. «Muoversi in due al ritmo della musica, ha presente?»
Aveva davvero raggiunto quel livello d'idiozia, si domandò lei perplessa? Era arrivata a chiudersi in se stessa tanto che una conversazione con un bell'uomo riusciva a paralizzarla?
Sembrava di sì.
«Ne sarei lusingata» riuscì a dire dopo aver deglutito con forza.
«Bene.» Lui la prese per mano e la condusse al centro della sala.
Angela si concentrò sulla sensazione che le veniva dal percepire la propria mano in quella di lui. Pelle contro pelle. Dita forti e calde attorno alle sue. Inebriante. Non si era accorta di quanto fosse affamata del contatto fisico con un uomo.
Era da troppo tempo che non sentiva un braccio maschile attorno alla vita, o un corpo solido e forte che si muoveva sfiorando il suo.
«Lei è una brava ballerina» si complimentò Dan accarezzandole l'orecchio col soffio del suo respiro.
«Grazie» disse lei, mentre un brivido la confondeva. «E lei è un bravo mentitore» aggiunse scostando la testa da lui. Era troppo vicina per riuscire a sentirsi a proprio agio.
Dan rise sottovoce. «Va bene. Diciamo che nessuno dei due è Fred Astaire.»
«Non importa» disse lei, chiudendo gli occhi per lasciarsi trasportare dalla musica. «È bello ugualmente.»
«Sì» convenne lui lasciando scivolare la mano lungo la sua schiena. «È bello.»
Angela fu contenta di avere gli occhi chiusi, altrimenti lui avrebbe indovinato nel suo sguardo il languore che la stava invadendo.
Forse non era stata una buona idea vivere come una reclusa per tre anni. La reazione esagerata del suo corpo al contatto con un uomo era spiegabile solo a causa di una prolungata astinenza. Una situazione che ora rischiava di renderla ridicola.
Eppure, aveva la sensazione di percepire anche in lui un turbato coinvolgimento. Era come se tra loro ci fosse una corrente sotterranea che li metteva in comunicazione, anche