Memoria d'amore: Harmony Collezione
Di Lynne Graham
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Info su questo ebook
Costretto a prendersi cura della sua quasi ex moglie, Lorenzo la porta nel suo casale in Toscana. Brooke, però, non è affatto come lui la ricorda. La sua dolcezza lo sorprende, così come l'alchimia che si sprigiona tra loro. Incuriosito e attratto da lei, Lorenzo è deciso a svelare i segreti della donna che porta il suo anello...
Lynne Graham
Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.
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Memoria d'amore - Lynne Graham
successivo.
1
Milly sentì un piacevole tuffo al cuore, quando vide il nome di Brooke lampeggiare sullo schermo del suo telefonino da quattro soldi, visto che era passato un po' di tempo dall'ultima volta che aveva sentito la sua famosa e affascinante sorellastra.
Le telefonava solo quando aveva bisogno di lei, ma quel dato di fatto, anziché infastidirla, sembrava compensarla dell'atteggiamento spesso freddo e apparentemente critico di Brooke nei suoi confronti. Milly amava essere necessaria e in ogni caso, nel profondo, era convinta che la sorella tenesse a lei, anche se era troppo orgogliosa per ammetterlo.
Dopotutto, perché mai Brooke l'avrebbe scelta come confidente, se non l'avesse considerata un'amica, una sorella fidata? E inoltre, nessuna delle due aveva altri parenti in vita. Non era affatto sorpresa che Brooke avesse di nuovo bisogno dei suoi servigi, in quel momento. La sua vita era nel caos più completo, grazie al terribile tiranno possessivo che aveva sposato, commettendo, aveva ammesso, un grosso errore. Che razza di uomo si sarebbe messo tra Brooke e la sua carriera? Che razza di uomo avrebbe divorziato da una moglie bella e piena di talento come Brooke, solo perché giravano voci su una sua presunta relazione?
«Non vuole ascoltare una parola di quello che dico!» le aveva confidato la sorella, piangendo. «Mi ha incastrata perché vuole liberarsi di me. Sono convinta che abbia pagato quel verme, per attirarmi in una stanza d'albergo e mentire sul fatto di aver fatto sesso con me!»
«Brooke?» disse Milly calorosamente, quando rispose al telefono.
«Ho bisogno che tu finga di essere me, per qualche giorno.»
«Qualche giorno?» ripeté Milly, in agitazione. Quella richiesta andava ben oltre ciò che la sorella le aveva chiesto in precedenza. «Sei sicura che riuscirò a farcela? Va tutto bene finché la gente non mi parla e si aspetta che io sia te!»
«Ti rintanerai in un albergo di lusso, nel centro di Londra» le spiegò Brooke. «Non dovrai parlare con nessuno, se non con il servizio in camera. Non dovrai mai lasciare la stanza.»
Milly si accigliò. «Per quanto tempo?» le domandò con una certa ansia.
«Cinque o sei giorni. Tutto qui» le rispose, come se nulla fosse.
«Non posso, Brooke» si scusò Milly. «Ho un lavoro e non voglio perderlo.»
«Sei una cameriera, Milly, non un neurochirurgo» le ricordò la sorellastra. «In questo periodo dell'anno puoi trovare un lavoro stagionale dovunque. E se si tratta di pagarti di nuovo l'affitto di casa, lo farò!»
Milly arrossì e si calmò. Era vero. Poteva trovare facilmente un altro lavoro e visto che Brooke si offriva di pagare l'affitto del suo monolocale, non aveva motivo di rifiutare. Quando le tornò in mente che l'ultima volta che aveva contato sul suo aiuto per coprire l'affitto, era finita a dormire sul divano di un'amica, ebbe un fremito. Brooke si era dimenticata di darle i soldi che le aveva promesso, ma la colpa era stata sua, perché si era sentita troppo imbarazzata per ricordarglielo. Tra la sua posizione finanziaria e quella della sorella, c'era un abisso. Non c'era da sorprendersi che Brooke si fosse sempre rifiutata di farsi vedere in pubblico con lei o di invitarla nel suo mondo, se non in veste di sosia, quando ne aveva avuto bisogno. Cos'altro poteva aspettarsi? Milly se l'era chiesto spesso, ma in fondo era contenta di poter avere qualche tipo di relazione, con la sua unica sorella.
Brooke l'aveva cercata per la prima volta quando Milly aveva diciotto anni ed era appena uscita da una casa per ragazzi in affido. Milly sapeva già di essere una figlia illegittima, ma era rimasta scioccata da ciò che la sorellastra, appena incontrata, le aveva detto sulle circostanze della sua nascita. Be', scioccata era riduttivo. Sconvolta e nauseata rendeva meglio l'idea. Poi, lentamente, aveva capito i sentimenti di Brooke e l'aveva perdonata per le sue terribili parole.
Tua madre era la sgualdrina che ha quasi distrutto il felice matrimonio dei miei genitori!, aveva strillato.
Per essere onesti, la madre di Milly era stata davvero l'altra donna. Era andata a letto con un uomo sposato, infliggendo notevoli sofferenze alla moglie e alla figlia innocente di quell'uomo. Il padre di Brooke e Milly, William Jackson, un ricco importatore di vini, aveva avuto una lunga relazione con la madre di Milly, una modella di nome Natalia Taylor e aveva più volte minacciato di lasciare la moglie, per lei.
Purtroppo, un attacco di cuore aveva stroncato la vita di William quando Brooke aveva quindici anni e Milly nove. Natalia era morta in un incidente automobilistico solo un paio d'anni dopo e Milly era finita sotto la tutela del comune, fino ai diciotto anni, sballottata da una famiglia affidataria all'altra. Al primo incontro, le sorelle erano rimaste folgorate dalla loro somiglianza. Tutte e due avevano ereditato i capelli biondissimi e gli occhi blu scuro, tendenti al viola, del padre. Solo il naso era diverso. Quello di Milly aveva una gobbetta piuttosto accentuata, che da straordinariamente bella, la rendeva molto bella.
Era stata un'idea di Brooke quella di poter usare Milly come sosia. Per evitare un evento che considerava noioso o, più spesso, per fuorviare i paparazzi che la perseguitavano, seguendola dove non voleva essere vista o fotografandola con individui con cui non voleva essere fotografata. Brooke era ossessionata dal controllo dell'immagine di sé, che voleva mostrare al mondo.
Ed era stata sempre Brooke a sottolineare che Milly non le sarebbe stata di nessun aiuto, se non si fosse sottoposta a un intervento per farsi sagomare il naso sul modello del suo, perfetto. All'inizio, Milly aveva respinto l'idea con fermezza. Non perché fosse affezionata a quel profilo non proprio scolpito, ma solo perché era suo e lei accettava i propri difetti.
Al suo rifiuto, Brooke aveva fatto una scenata tremenda e Milly era rimasta devastata, quando sua sorella aveva tagliato momentaneamente i ponti con lei. Quando Brooke l'aveva chiamata di nuovo, sei settimane più tardi, Milly era stata così felice di sentirla che aveva accettato di sottoporsi all'intervento di rinoplastica e, prima che potesse cambiare idea, era stata sbattuta in una clinica privata e il suo naso era stato abilmente rimodellato per assomigliare a quello di Brooke. Una volta ottenuto quel risultato, un trucco sapiente aveva completato la sua trasformazione.
La prima volta che Milly aveva finto di essere Brooke, per permettere alla sorella di scansare un noioso evento di beneficenza, era terrorizzata, nonostante indossasse i suoi abiti e si fosse pettinata come lei. Ma nessuno aveva sospettato nulla e per la prima volta nella sua vita, Milly si era sentita parte di qualcosa. La gratitudine di Brooke le aveva scaldato il cuore e la seconda volta, quando aveva dovuto semplicemente scendere da una limousine ed entrare in un negozio, mentre Brooke era a molti chilometri di distanza, si era sentita ancora meglio. Aveva scoperto che era divertente indossare abiti costosi e fingere di essere qualcun'altra. Aveva anche capito che c'era stato ben poco divertimento nella sua vita, prima che Brooke vi facesse irruzione.
In quel periodo Brooke lottava per affrontare il fallimento del suo orribile matrimonio e Milly sapeva che doveva assolutamente darle una mano. «Dove sarai, mentre io sarò rintanata in questo albergo?» si incuriosì.
«Ho in programma una piccola vacanza molto discreta, quindi mi serve il tuo passaporto» le comunicò. «Non oso viaggiare col mio.»
Quella faccenda del passaporto non le piaceva, ma era contenta al pensiero che Brooke si prendesse una vacanza. Era proprio quello che ci voleva per la sua povera sorella, in quel periodo così travagliato. Non poteva negarle il proprio aiuto. In fondo le chiedeva solo di restare per qualche giorno in un albergo di lusso. Che sarà mai? «D'accordo, lo farò» disse.
«Puoi portare con te unicamente una piccola borsa. Ti ho preparato io una valigia e puoi mettere i miei vestiti, in macchina» la informò Brooke. «Il trucco te lo faccio io, che sono più brava di te.»
Dopo che Brooke le ebbe confermato a che ora sarebbe andata a prenderla, Milly si lisciò i capelli, gettò in una borsa il passaporto, dei cambi di biancheria intima, un paio di libri, il suo lavoro a maglia e uscì dal proprio piccolo monolocale. Era una giornata piovosa e prima di mettere piede sul marciapiede, si assicurò che i capelli fossero ben protetti dal suo grande ombrello. I capelli di Brooke erano una perfetta, liscia cascata di platino, senza nemmeno un accenno di ricciolo.
Milly era uscita con dieci minuti di anticipo e camminò per un paio di isolati, fino al caffè pasticceria, dove lavorava. Avvertì la proprietaria che, a causa di un'emergenza familiare, era costretta a licenziarsi. Odiava deludere le persone, ma Brooke aveva ragione. Probabilmente avrebbe trovato un altro impiego abbastanza in fretta, anche se era profondamente dispiaciuta di lasciare un lavoro che le piaceva, senza poter dare un minimo di preavviso. Ma, santo cielo, Brooke si meritava una vacanza, dopo tutto quello che aveva passato di recente e se poteva aiutare la sorella a godersi una pausa, allora poteva essere orgogliosa di se stessa. Per lei, le esigenze della famiglia venivano prima di tutto. La famiglia doveva sempre venire prima di tutto, pensava, rimpiangendo il fatto che nessuno dei suoi genitori avesse condiviso quella sacrosanta verità.
Brooke era bellissima, quando Milly aprì la portiera della limousine. Curata e impeccabile, indossava una giacca nera, un tubino rosso pomodoro e vertiginosi tacchi a spillo. Milly si chiese come avrebbe fatto a uscire da quel vestito, sul sedile posteriore della macchina. Per quanto fosse spazioso, sarebbe stata una bella guerra!
«Svelta, sali!» l'aggredì Brooke. «Non possiamo farci vedere insieme!»
«E l'autista?» chiese Milly in preda al panico, mentre la porta del passeggero si richiudeva, sigillandole nella loro privacy.
«Lo pago bene per stare zitto!» la informò Brooke, tenendo premuto il pulsante per chiudere il divisorio tra i sedili anteriori e posteriori. «Ora aiutami a uscire da questo vestito... Oh, sì... non dimenticare che ho bisogno del tuo passaporto.»
«È illegale cedere i propri documenti» azzardò Milly, a disagio. «Sei sicura di non poterne fare a meno?»
Brooke le piazzò in viso gli occhi blu scintillanti di furia. «Non ho scelta. Se viaggiassi col mio nome, ci metterebbero un attimo a rintracciarmi. Tu non sei nessuno e nessuno è interessato a te e a dove vai.»
Accettando con riluttanza quella verità, Milly le diede il passaporto e l'aiutò a uscire dal vestito, davvero troppo attillato.
«Ma che diavolo! Non ti vedo per un paio di mesi e tu ti trasformi di nuovo nella brutta sorellastra? Le tue unghie sono orribili!» si lamentò Brooke, strattonandole una mano dalle unghie corte e non laccate. «Le mie sono sempre perfettamente curate. Quando fai il check-in, tienile nascoste e fai venire una manicure in camera a sistemarle, prima di uscire!» la istruì con impazienza.
«Mi dispiace» borbottò Milly, decidendo di non sottolineare che lei non poteva permettersi una manicure professionale. Brooke considerava essenziali i trattamenti di bellezza più costosi, ma non considerava che non tutte potevano permetterseli. «Quando pensi di tornare?»
«Be', ma brava! Stai di nuovo ingrassando, vero?» ringhiò Brooke, ordinandole di trattenere il fiato per poterle allacciare il vestito rosso.
Milly, un po' più formosa e leggermente più bassa di Brooke, non commentò. Sapeva di non essere in sovrappeso, ma da quando aveva incontrato Brooke, aveva rinunciato a molti cibi che amava, soprattutto al cioccolato, per potersi infilare meglio nei suoi vestiti.
Accanto a lei, Brooke si tolse le scarpe, infilò un paio di jeans, un lungo top e nascose i capelli in un cappello con la visiera. Pescò nella borsa delle salviettine umidificate e cominciò a togliersi il trucco.
«Mi sembra di essere una spia» osservò Milly, divertita.
«Non essere così infantile, Milly!» scattò la sorella, sempre più stizzita. «Hai una vaga idea di quanto sia importante questa vacanza? Troppo, per scherzarci sopra! Devo incontrare qualcuno che potrebbe farmi avere una parte in un film.»
«Be', per me è eccitante» confessò Milly, con lo sguardo colpevole di un cane bastonato. «Scusa, ma immagino che sarà piuttosto noioso rimanere