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Una piacevole finzione: Harmony Collezione
Una piacevole finzione: Harmony Collezione
Una piacevole finzione: Harmony Collezione
E-book157 pagine3 ore

Una piacevole finzione: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il nipote è tutto ciò che rimane a Jemima Barber dell'irrequieta sorella gemella. Quindi, non appena Luciano Vitale, l'arrogante padre del bambino, irrompe bruscamente nella sua vita per reclamare il figlio che credeva perduto per sempre, a Jemima non resta che fingere di essere la sorella.

Nonostante lei appaia molto diversa dall'abile seduttrice che lui ricordava, Luciano è deciso a farle pagare l'affronto subito, anche se... nella maniera più piacevole che si possa immaginare. Tuttavia, non impiegherà molto tempo a smascherare l'inganno di Jemima, e a quel punto la sorprenderà con una proposta del tutto inattesa, ma assolutamente irrinunciabile.
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2016
ISBN9788858959336
Una piacevole finzione: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Una piacevole finzione - Lynne Graham

    successivo.

    1

    Nel preciso momento in cui scese dal jet privato, Luciano Vitale venne accolto dall'avvocato londinese Charles Bennett. Il multimilionario siciliano e il professionista scambiarono due chiacchiere cordiali. Luciano camminava come un leone che aveva fiutato l'odore della propria preda nell'aria e ogni suo passo era carico di impazienza e aggressività. L'aveva rintracciata finalmente, quella ladruncola di bambini! Non c'erano parole adatte a esprimere l'avversione che provava per la donna che aveva rapito suo figlio, per poi cercare di rivenderglielo come una merce. Tuttavia, ciò che gli seccava di più era non poter procedere legalmente contro Jemima. Non solo, infatti, non desiderava che la propria vita privata andasse nuovamente in pasto ai media mondiali, ma era conscio delle future ripercussioni che quell'atto vendicativo avrebbe probabilmente causato. Non aveva forse già sofferto abbastanza la pressione della stampa quando sua moglie era ancora viva? Di quei tempi, Luciano preferiva di gran lunga l'ombra alla luce del giorno e ai molteplici articoli diffamatori che l'avevano perseguitato durante il matrimonio. Nonostante tutto, però, camminava ancora a testa alta e ogni donna nelle sue vicinanze sembrava apprezzare il suo passo. Era alto quasi due metri, aveva una corporatura atletica e la natura gli aveva donato un aspetto magnifico. La sua pelle dorata era perfetta e il naso dritto e gli zigomi alti avevano la stessa bellezza di quelli di un angelo dannato. Nonostante tutto, però, aveva imparato a considerare la propria beltà come un difetto che attraeva attenzioni poco gradite.

    Il magnate non riusciva a tollerare il fatto che, nonostante tutte le precauzioni adottate, avesse quasi perso il suo secondo figlio. Si ammonì subito, non poteva, però, essere certo che il bambino fosse suo prima di aver effettuato il test del DNA. Era plausibile che la madre surrogata che aveva selezionato avesse dormito con altri uomini durante il periodo dell'inseminazione artificiale, visto che aveva già infranto ogni clausola del contratto che aveva firmato. Tuttavia, nel caso che il bambino fosse suo, avrebbe assomigliato alla sua madre bugiarda e infedele? Si rifiutava di accettare quell'ipotesi. Era la sua stessa esistenza a darne prova, dato che lui rappresentava l'ultimo di una lunga generazione di uomini spietati, famosi per la loro crudeltà e spregio della legge. Su quel bambino innocente non poteva esistere alcuna macchia, solo delle inclinazioni che sarebbero dovute essere incoraggiate o allontanate. Rammentò il fatto che la madre del bambino gli era sembrata, almeno sulla carta, assolutamente rispettabile. Aveva dichiarato, infatti, di essere l'unica figlia di una coppia di anziani indebitati, di lavorare come insegnante d'asilo e di avere una passione per l'orto e la cucina. Sfortunatamente, i suoi reali interessi, che l'uomo aveva scoperto dopo che lei era fuggita dall'ospedale con il bambino, si erano rivelati essere decisamente meno rispettabili. Era una donna alla costante ricerca di avventure eccitanti, che sperperava denaro e giocava d'azzardo e rubava senza scrupoli una volta rimasta al verde. Si era rimproverato più volte per aver deciso di non incontrare di persona la madre del proprio figlio, al fine di non mettere sul piano personale quello che essenzialmente era un accordo d'affari. Se l'avesse invece incontrata, sarebbe forse stato in grado di percepirne la reale natura? Il giorno in cui si era recato all'ospedale per prendere il neonato non si sarebbe mai aspettato che lei lo volesse conoscere. Una volta giunto sul posto, però, lei se ne era già andata, lasciando dietro di sé solo un biglietto con scritte le sue richieste economiche. Era evidentemente venuta a sapere della sua ricchezza ed era stata accecata dall'avidità.

    «Le posso chiedere...» mormorò Charles, rompendo il silenzio di tensione nella limousine. «Avete intenzione di informare la polizia sul luogo in cui si trova la donna?»

    Luciano serrò la mascella, stringendo le labbra seducenti. «No, penso di no.»

    «Posso chiederle...» Con molto tatto, Charles lasciò la richiesta in sospeso, sperando che il cliente si rivelasse più collaborativo.

    Tuttavia, Luciano Vitale, figlio unico di un ex padrino, era sempre stato un uomo dal grande riserbo. Era un multimilionario trentenne, un uomo d'affari di successo e, per quanto Charles ne sapesse, scrupolosamente ossequioso della legge nelle proprie attività. Nonostante ciò, il suo nome spaventava tutti coloro che lo circondavano, che impallidivano e tremavano a ogni suo dissenso. La persistente presenza del passato dei suoi avi, che lo rendevano un obiettivo di sicuro successo per gli odiati paparazzi, lo costringevano a essere circondato da guardie del corpo, che lo tenevano lontano dal resto del mondo. Sotto molti punti di vista, il magnate rimaneva un completo mistero. Charles avrebbe pagato per sapere per quale motivo un uomo che poteva avere tutte le donne ai suoi piedi, avesse invece preferito una madre surrogata per avere un figlio.

    «Non mi prendo la responsabilità di mandare la madre di mio figlio in prigione» replicò Luciano impassibile. «È fuor di dubbio che Jemima si meriti di andare in carcere, ma non voglio esserne io la causa.»

    «Assolutamente comprensibile» concordò Charles mentendo, in quanto in realtà non riusciva a capire quel comportamento. «In ogni caso, la polizia è già sulle sue tracce e potremmo informala sulla posizione della donna in modo discreto.»

    «E poi cosa succederebbe?» proruppe Luciano. «La custodia di mio figlio andrebbe agli anziani nonni e le autorità interverrebbero per salvaguardare il benessere del piccolo! Mi avevi già avvertito che la questione della maternità surrogata è sottoposta a un trattamento contrastante e incerto nel sistema giuridico britannico. Non rischierò in alcun modo di poter perdere ogni diritto su mio figlio.»

    «Ma la donna ha già messo in chiaro che le affiderà il bambino solo dietro pagamento di una grossa somma di denaro... e lei non deve e non può offrirle dei soldi, poiché, così facendo, passerebbe dalla parte del torto, secondo la legge britannica.»

    «Troverò una soluzione accettabile e legale per arrivare a una soddisfacente conclusione della vicenda.» Luciano sospirò, tamburellando con le dita abbronzate sulle lunghe cosce. «Senza alcuna pubblicità lesiva, processi legali o doverla mandare in prigione.»

    Incrociando lo sguardo freddo e cupo del cliente, Charles soffocò un brivido, cercando di non pensare al modo in cui gli antenati di Luciano preferivano risolvere le questioni. Si rimproverò per quei pensieri, ma non riusciva a dimenticare gli occhi glaciali di Luciano o la sua famigerata spietatezza negli affari. Non uccideva di certo i suoi rivali, ma era meglio non ostacolarlo, in quanto era famoso per pretendere dure punizioni per coloro che lo avevano offeso. Dubitava che Jemima Barber fosse cosciente delle pericolose conseguenze a cui sarebbe andata incontro quando era venuta meno all'accordo legale con Luciano Vitale.

    Sì!, pensò Luciano, avrebbe raggiunto il suo scopo perché riusciva sempre a ottenere quello che desiderava e, in quel caso, trattandosi del benessere del proprio figlio, non poteva essere da meno. Se quel bambino era davvero suo, l'avrebbe preso con sé a qualsiasi costo perché non avrebbe mai potuto lasciare un piccolo innocente nelle mani di quella sottospecie di madre.

    Jemima sistemò i fiori sulla tomba della sorella. Gli occhi di un azzurro cristallino le pizzicavano terribilmente e il cuore le si era stretto nel petto per lo strazio. Aveva voluto bene a Julie e aveva odiato il fatto di non aver potuto avere la possibilità di sostenerla e aiutarla. Con un padre sconosciuto e una madre tossicodipendente, le due gemelle erano state divise in diverse famiglie adottive. Julie aveva sofferto di carenza d'ossigeno alla nascita, che aveva reso necessario un lungo intervento chirurgico, rendendola adottabile solo alla fine del ciclo di trattamenti durati due anni. Invece lei, Jemima, era stata sotto tutti i punti di vista molto più fortunata, pensò con senso di colpa. I suoi genitori di mezza età l'avevano amata fin da subito, l'avevano adottata alla nascita e le avevano regalato un'infanzia felice e sicura. Julie era stata adottata da una coppia ben più benestante, rimasta tuttavia delusa e imbarazzata dal ritardo e dai problemi nello sviluppo della piccola. Alla fine la pratica di adozione non era andata a buon fine e la ribelle adolescente Julie, rifiutata dalla coppia che aveva amato, era finita in affidamento. Jemima non era quindi per nulla sorpresa dal fatto che da quel momento in poi il loro rapporto era andato peggiorando. Le sorelle si erano incontrate di nuovo solo una volta adulte ed era stata Julie a rintracciarla. In principio, Jemima e i suoi genitori erano rimasti affascinati da quell'incantevole ragazza, ma poco dopo tutto aveva incominciato ad andare a rotoli. Tuttavia, il destino peggiore era forse capitato al piccolo Nicky, che non avrebbe mai potuto conoscere la madre. I suoi occhi umidi si posarono sul neonato di otto mesi nella carrozzina e si illuminarono immediatamente: Nicky rappresentava il sole, la luna e le stelle dell'esistenza di Jemima. Il piccolo la osservò con gli occhi grandi e scuri e le sorrise da sotto un ciuffo di capelli ricci e neri. Era un bambino adorabile che le aveva conquistato il cuore fin dal primo momento in cui l'aveva incontrato, quando aveva solo una settimana d'età.

    «Ti ho vista dalla finestra, perché sei di nuovo qui?» le chiese una voce preoccupata femminile. «Non capisco perché continui a torturarti in questo modo, Jem. Se ne è andata e, se posso dire, per fortuna!»

    «Ti prego, non dire così!» esclamò Jemima rivolgendosi alla propria migliore amica Ellie, che conosceva sin dall'asilo. Si voltò quindi con decisione verso la ragazza con i capelli rossi, ben più alta e magra di lei.

    «Ma questa è la verità e devi affrontarla. Julie aveva quasi distrutto la tua famiglia» fece Ellie bruscamente. «So che fa male sentirtelo dire, ma tua sorella gemella era una persona assolutamente spregevole.»

    Jemima serrò le labbra, decisa a non litigare di nuovo con la sua amica. Dopotutto, durante i tempi difficili causati da Julie, Ellie aveva offerto a Jemima e ai suoi genitori comprensione, consigli e supporto. Ellie aveva dato prova della sua fedeltà e amicizia molte volte. A ogni modo, non avrebbe avuto alcun senso litigare in quel momento, dato che la sorella gemella di Jemima era morta e quei giudizi su di lei facevano dolere ancora le ferite per la sua perdita. Erano passati pochi mesi infatti da quando Julie si era gettata con noncuranza in mezzo a una strada, finendo uccisa da un'auto. La famiglia adottiva di Julie si era rifiutata di partecipare al funerale, il cui costo si erano accollati i genitori di Jemima, nonostante potessero permettersi a malapena una tale spesa.

    «Se avessimo passato più tempo insieme, le cose sarebbero andate diversamente» dichiarò Jemima con un'amarezza che faceva fatica a celare.

    «Ha diviso i tuoi genitori, rubato la tua identità e il tuo ragazzo e ti ha lasciato con un neonato» le ricordò Ellie seccamente. «Cosa avrebbe potuto fare di peggio? Uccidervi tutti nei vostri letti?»

    «Julie non aveva mai dimostrato alcuna tendenza alla violenza» ribattè Jemima. «Non parliamone più!»

    «Va bene!» concordò l'altra ragazza con tono sarcastico. «Avrebbe più senso discutere su che cosa tu abbia intenzione di fare con Nicky. Hai già il tuo bel daffare con un lavoro a tempo pieno e i tuoi genitori da aiutare!»

    «Ma sono più che contenta di occuparmi anche di Nicky. Lo amo, è il mio unico parente al mondo!» sottolineò Jemima con coraggio, mentre uscivano dal cimitero. «Non ho alcuna intenzione di rinunciare a lui. Troverò una soluzione, in qualche modo.»

    «Ma suo padre? Dovrai considerare anche i suoi diritti» replicò Ellie, ma, vedendo l'amica pallida e rigida, sbuffò. «Il mio turno inizia tra un'ora, devo andare. Ci vediamo domani!»

    Separandosi dall'amica, che viveva in un appartamento sulla stessa sua via, Jemima camminò con passo lento e stanco: Nicky dormiva solo poche ore al giorno. Aveva pensato a lungo al padre di Nicky. Oltre

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