Una festa speciale: Harmony Collezione
Di Sara Wood
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Info su questo ebook
Ben le sta, a quella festa di fidanzamento, non ci doveva andare! Prima di tutto perché il festeggiato è l'uomo che lei adora segretamente vanamente da anni, e poi perché, così facendo, si è esposta alle battute velenose della futura moglie. Trish Pearce ha letto negli occhi di Adam la stessa nostalgia d'amore che sente nel cuore, ma ormai è tardi. La mattina dopo, però, vede entrare nella pensione che gestisce proprio lui! Perché ha prenotato sotto falso nome?
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Anteprima del libro
Una festa speciale - Sara Wood
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Expectant Mistress
Undefined
© 1998 Sara Wood
Traduzione di Paola Picasso
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2002 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-400-4
www.harlequinmondadori.it
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1
Adam rischiava di arrivare con grave ritardo alla festa per il suo fidanzamento, ma cosa ancora più grave, aveva in mente un’altra donna. Poco prima, mentre controllava i telegrammi e i fax e rispondeva al telefono, aveva trovato nel cassetto del suo scrittoio la foto della sua povera moglie, della figliastra Petra e... di Trish.
La sua irritazione era scemata e lui era rimasto immobile, lo sguardo fisso nel vuoto. Non avrebbe mai dimenticato i momenti che aveva vissuto insieme a lei.
Con gli occhi della mente rivide Trish voltarsi verso di lui come quel giorno lontano, il bel volto pieno di compassione, le labbra dischiuse. Senza rendersi conto di quello che faceva, l’aveva stretta tra le braccia, baciandole il collo da cigno, la gola palpitante e affondando il viso tra i suoi capelli setosi.
Sentiva ancora la morbidezza della sua pelle, la cedevolezza del suo corpo giovane dai seni alti e generosi e dalla vita sottile e rammentava il modo innocente e insieme appassionato con cui la ragazza gli aveva risposto.
Strappandosi da quei pensieri, Adam dettò una lettera alla segretaria e poi lasciò l’ufficio. Nessuno, vedendolo camminare con piglio deciso e passo elastico, avrebbe immaginato che sentiva ancora il corpo di Trish contro il proprio.
In una suite prenotata a suo nome in un elegante albergo di Londra, Trish si stava preparando per andare al ricevimento. L’invito era nella sua borsa, fuori vista.
Adam e Louise.
Quattro abiti erano gettati sul letto e le mani madide di sudore denunciavano il suo nervosismo. Come si doveva salutare l’uomo che un giorno lontano l’aveva baciata con passione travolgente?
Sentendosi cedere le ginocchia, si sedette sul letto. Se chiudeva gli occhi, risentiva l’alito ardente di Adam sulla gola e la pressione delle sue labbra e della sua lingua sulla pelle.
Si lasciò cadere all’indietro sul materasso, allungò le braccia sopra la testa, e ricordò...
Non c’erano stati preliminari, corteggiamento, oppure baci della buonanotte o appuntamenti per il giorno dopo, ma non importava. Il loro incontro era stato immediato, primordiale e inevitabile.
Il cuore le mancò un battito rammentando come le mani abili di lui avessero tremato nello sbottonarle la camicetta. Sapere che quell’uomo la desiderava da impazzire le aveva dato un senso di euforia.
Tremando di passione, lo aveva pregato con lo sguardo di denudarla in modo da consentirle di sentire la sua pelle contro la propria.
«Trish...» aveva bisbigliato lui.
Aveva capito che qualcosa non andava. Adam si era irrigidito di colpo e quando lei aveva cercato di trattenerlo, l’aveva respinta ed era uscito dalla stanza.
«Stai molto bene.»
L’apparizione dell’amica la fece sobbalzare. «Avresti potuto bussare!» la rimproverò.
«Ho bussato, tontolona.»
Trish si accigliò. «Non ho sentito.»
«Chissà dov’eri con la testa» commentò Petra. «Ho dovuto chiudere a chiave la tua porta.»
«Continuo a dimenticarmelo. A casa non chiudiamo mai la porta a chiave. Adesso che sei qui, aiutami! Devo indossare uno di questi vestiti o è meglio che rimanga in jeans?»
Petra le mise un braccio intorno alle spalle. «Mettiti quello che vuoi. Dico sul serio, Trish, stai bene con tutto. Sei molto graziosa.»
«Non voglio essere graziosa! Voglio essere sensazionale» replicò lei con rabbia.
«Davvero? Perché? Credevo che non dessi molta importanza al tuo aspetto» obiettò Petra.
Conosceva il suo vergognoso segreto? Trish prese un paio di forbici e tentò di pareggiarsi la frangetta. No. Petra non l’avrebbe mai invitata al fidanzamento del patrigno se avesse saputo la verità.
«Mi sento male al pensiero di tutte le belle donne che ci saranno al ricevimento. Donne che non avranno la frangia a scaletta come me.»
«Una in particolare» commentò Petra, piegando la testa da un lato e osservando la chioma scura dell’amica che la nonna aveva tagliato alla Giovan na d’Arco. «La fidanzata di Adam è la perfezione in persona.»
Trish si rannuvolò. Aveva sperato che Louise fosse una cavallona tutta denti, acne e occhiali spessi. Che stupida. Era da immaginare che Adam avrebbe sposato solo una bellezza rara.
«Del resto» continuò Petra, lanciandole un’occhiata di sottecchi, «anche Adam non è male. Sembra un ragazzo della nostra età e ha un fisico stupendo, muscoloso senza un filo di grasso.»
«Pare che tu stia cercando di venderlo al mercato degli schiavi» borbottò Trish.
«Otterrei un buon prezzo» ribatté Petra, impassibile. «Mente agile, corpo forte. Le mie amiche impazziscono quando lo vedono.»
Il tentativo di Trish di pensare che lui si stesse avviando verso la mezza età fallì miseramente. Nonostante gli abiti fatti su misura e l’aspetto raffinato, Adam proiettava l’immagine di un uomo vigoroso, giovane e forte. Forse perché amava gli sport estremi: roccia, gare nautiche, sci fuoripista e gli investimenti rischiosi.
Alto, capelli neri, sempre scomposti dal gesto nervoso delle sue mani... Trish strinse i denti, decisa a non ricominciare ma l’immagine da antico romano di Adam le riempì la mente. Accidenti, non sarebbe mai guarita?
«Il caro, vecchio Adam» commentò con finta gaiezza. «È un bene che alla sua età abbia trovato una compagna.»
Petra le rivolse uno sguardo perplesso. «Alla sua età? Sei matta? Adam sposò mia madre quando aveva diciotto anni. Lei ne aveva dieci di più. Lui ne ha solo quindici più di me e sedici più di te.»
«Trentotto anni sono molti!» esclamò Trish, fingendosi inorridita. Poi, per darsi un contegno, cominciò a svuotare la sua borsetta. «Dimmi la verità, Petra. Ho assunto un aspetto... campagnolo a furia di vivere come una guardiana di maiali?» domandò in tono lieve per non far capire quanta importanza attribuisse alla risposta.
Quel giorno Petra stava benissimo. Il trucco raffinato metteva in evidenza la sua carnagione perfetta. Trish aveva provato il suo fondotinta, ma non riuscendo a vedersi con quella specie di cerone sulla pelle si era lavata la faccia. In quell’albergo elegante si sentiva fuori posto e adesso capiva perché mentre attraversava Londra, diretta a South Kensington, la gente l’avesse guardata con tanta insistenza. Doveva aver pensato che fosse caduta da un trattore.
«Ho un aspetto orribile, vero?» mormorò al colmo della disperazione.
«Smettila di elemosinare dei complimenti. Sei così incantevole che vorrei metterti un sacchetto in testa per nasconderti. Risplendi di salute, hai un’abbronzatura favolosa e delle gambe di cui si stenta a vedere la fine! Sei una ventata d’aria pura» la rassicurò Petra, abbracciandola. «Tutte le donne dalla bellezza artificiale che incontreremo alla festa si metteranno in fila per toglierti gli occhi.»
Il fatto d’essere paragonata a una ventata d’aria pura non lusingò Trish. In quel momento avrebbe dato qualunque cosa per avere la pelle d’alabastro, le unghie lunghe e le ciglia finte. Le sue mani si erano rovinate a furia di lavare, di manovrare il timone delle barche e di costruire muri di mattoni.
«Non mentire, mia cara» l’ammonì. «So bene che la mia presenza farà apparire tutte le altre donne eleganti e raffinate. Ma reciterò la mia parte e Adam mi adorerà perché gli sembrerò... be’, folcloristica!»
Petra la guardò in modo strano. «Non credo proprio. Louise è stanca morta di sentir decantare le tue virtù.»
Troppo stupita per reagire, Trish si lasciò trascinare verso l’ascensore. Non era possibile che Adam avesse parlato di lei. Un piccolo sorriso le aleggiò sulle labbra, ma sparì subito.
In ogni caso ormai era troppo tardi. Lui aveva fatto la sua scelta, fidanzandosi con la sua socia, una donna intelligente, sofisticata che sapeva stare a tavola, pronunciare in modo corretto la parola ta gliatelle e organizzare una cena per settanta uomini d’affari giapponesi.
Dopo che Petra l’aveva bombardata di lettere e telefonate, Trish aveva accondisceso con riluttanza ad andare a Londra per partecipare alla festa. Come affermava la sua amica, dopo aver vissuto due anni con loro, era diventata parte della famiglia quindi non poteva mancare. Ed eccola lì ad augurare ad Adam e alla sua fidanzata tutta la felicità del mondo.
Come avrebbe fatto a mostrarsi sorridente e distaccata? In quel momento si sentiva come un pesce fuor d’acqua. Londra l’aveva sgomentata. Era una città rumorosa e ostile e tutti correvano come se avessero sempre una fretta tremenda.
Eppure era la residenza preferita di Adam Foster. Quattro anni prima Adam aveva trasferito la sua ditta di computer da Truro a Londra e in poco tempo era diventato famoso e potente.
Trish si morsicò le labbra. Lei e Adam appartenevano a due mondi diversi. Sarebbe voluta essere a casa sua, tra la sua gente, ma una stupida curiosità l’aveva spinta ad andare alla festa per vedere Adam guardare Louise con adorazione. Ne aveva bisogno per la sua pace mentale e per riuscire a liberarsi dalla sensazione d’aver lasciato non concluso qualcosa di molto importante.
«Sorridi!» ordinò Petra, aprendo le porte del salone.
Trish udì un frastuono di voci, si sentì aggredire da ondate di profumi e vide una folla elegante aggirarsi per una sala addobbata con nastri e rose. «Non lasciarmi