Tentazione tra le nevi: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Una potente famiglia di petrolieri: scandali, segreti inconfessabili ed eredità da spartire nella selvaggia Alaska
Quando il campione di rodeo e milionario Marshall Steele si rompe un braccio, decide di assumere per il periodo delle feste Tally Benson come aiuto temporaneo in casa.
Entrambi nascondono un tragico passato, ma sembrano fatti per vivere un presente di irresistibile passione tra le nevi dell'Alaska. L'alchimia che impedisce loro di separarsi sarà più forte del segreto che Tally è pronta a rivelare al suo amante?
Catherine Mann
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Tentazione tra le nevi - Catherine Mann
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1
Da piccola, a Tallulah Benson era stato detto che le avevano dato un nome fantastico perché avrebbe avuto un futuro da favola. Peccato che la sua vita si fosse arenata allo stadio di Cenerentola prima del ballo: nessuna scarpetta di cristallo, per lei. Passava le giornate in scarpe da ginnastica e grembiule.
Salì i gradini ghiacciati che portavano al porticato del grande ranch; non c'era altro modo di definire quella costruzione a due piani di più di settecento metri quadrati... perlomeno a sentire quelli dell'agenzia che le avevano affidato l'incarico.
Comunque fosse, Tallulah, Tally, era grata di avere un lavoro sicuro, così avrebbe potuto mettersi in pari con i conti. E se si fosse dimostrata all'altezza delle esigenze della famiglia Steele – una delle più ricche dell'Alaska, grazie alla compagnia petrolifera – il suo curriculum ne avrebbe beneficiato. Si sarebbe accaparrata altri incarichi presso persone ricche e famose, il che a sua volta avrebbe portato a uno stipendio maggiore. Aveva bisogno di lavorare. Entrambi i genitori erano morti prima che lei compisse diciotto anni. Non aveva risparmi cospicui, né beni di famiglia su cui poter far conto.
A diciannove anni, aveva già imparato fin troppo bene quanto può essere dura la vita quando non si ha nessuno cui appoggiarsi.
I dieci anni trascorsi dal fatto non avevano diminuito il dolore di aver dovuto dare in adozione il proprio bambino, pur sapendo di aver fatto la scelta giusta per il piccolo. Ormai, però, aveva assunto il controllo della propria vita.
Tally suonò il campanello e sentì rimbombare i toni all'interno della dimora di Marshall Steele.
Marshall era solito servirsi di un servizio di pulizie due volte alla settimana, tuttavia un recente incidente al termine di un rodeo lo aveva lasciato con un braccio rotto proprio sotto le festività natalizie, così era stata ingaggiata Tally, a tempo pieno, per sei settimane, su raccomandazione del medico. Proprio l'opportunità che stava aspettando.
Non era la prima volta che la sua strada incrociava quella della famiglia Steele.
Premette di nuovo il bottone del campanello, ma non arrivò nessuno. Bussò alla robusta porta di rovere e... sentì un'imprecazione squarciare l'aria.
E poi un'altra, più fantasiosa, seguita da un tonfo preoccupante. Aggrappandosi al parapetto di legno, Tally si sporse per guardarsi intorno; il laghetto ghiacciato davanti all'ingresso aveva ancora la superficie integra. Grazie al cielo. Gli inverni, in Alaska, possono essere infidi.
Altre maledizioni volarono trasportate dal vento del tardo pomeriggio. Ora che lo shock era passato, si rese conto che il frastuono proveniva dal retro della casa.
Stringendo la presa sulla borsa, ridiscese gli scalini e si affrettò lungo il marciapiede innevato che circondava la costruzione. Svoltato l'angolo, si ritrovò davanti una cupola di cristallo che ospitava una piscina.
Sbirciò attraverso i vetri ricoperti di ghiaccio... e non riuscì a credere a ciò che vedeva, anche se la vista era più che chiara: un uomo grande e grosso con capelli neri come l'inchiostro camminava nell'acqua che gli arrivava alla vita, tenendo il braccio sopra la testa per non bagnare il gesso.
Poteva essere solo il suo capo, Marshall Steele. Che stava rischiando il gesso – o peggio ancora, di scivolare e finire nell'acqua più alta – per salvare un cane.
Marshall si stava avvicinando al piccolo animale che, chiaramente nel panico, aveva preso a nuotare in circolo. Tally sentì il cuore stringersi nel petto alla vista del povero cucciolo e del suo improbabile salvatore. Era arrivato il momento di smettere di stare lì a guardare e di darsi da fare.
Pregò che la porta laterale fosse aperta. Provò alla maniglia e, grazie al cielo, la vetrata cominciò a scorrere. «Permesso? Posso aiutarla?»
Una folata di vento si infilò dalla vetrata aperta, facendo svolazzare la giacca gettata a terra in qualche modo, e lo Stetson che vi era appoggiato sopra.
L'uomo non rispose, concentrato com'era sul cane. Forse non l'aveva sentita.
Avvicinandosi di corsa al bordo della piscina, Tally capì che non era il caso di perdersi in troppi convenevoli: la povera bestiola rischiava di annegare, e lui di bagnarsi il gesso. Perciò tolse in fretta stivali e cappotto e scese gli scalini della vasca. «Ehi? Lasci che ci pensi io al cucciolo, prima che si bagni il gesso o scivoli...»
L'uomo si voltò a guardarla.
E lei rischiò di scivolare. Gli occhi scuri come il carbone spazzarono via il freddo in un lampo, facendo invece scoccare scintille.
Che magnetismo.
Che naturale sex appeal.
Non era giusto che un uomo fosse così bello e così ricco. Aveva delle ciglia incredibilmente lunghe e un'aria esotica, i muscoli scolpiti alla perfezione come solo la natura può fare, e non una palestra.
Quello era il suo capo?
Mio Dio. La vita a volte è ingiusta. Considerati i segreti che custodiva, una simile attrazione costituiva un notevole rischio. Tuttavia aveva bisogno di fare la pace con il passato e di assicurarsi un futuro, perciò era indispensabile che si tenesse stretto quel lavoro.
Cercò di scrollarsi di dosso quell'attrazione indesiderata e si concentrò sull'avanzare nell'acqua riscaldata, prima camminando e poi nuotando man mano che questa si faceva più profonda.
«Fai attenzione» si raccomandò lui. «Non farti mordere.»
Tally non si prese la briga di rispondere. Non aveva neanche pensato alla possibilità che il cane, spaventato, potesse morderla, ma l'eventualità non la fece comunque desistere. Il cucciolo doveva essere salvato, e il suo capo doveva tenere il gesso asciutto.
Tendendo un braccio in avanti, allungò le dita ma mancò la presa per un soffio. Sentì altri tonfi dietro di sé a indicare che Marshall Steele si stava avvicinando.
La testa del cane sparì alla sua vista. Fu colta dal panico, ma lo scacciò con determinazione. Si tuffò sott'acqua e nuotò verso il cane che affondava. Allungò di nuovo le mani, più che poteva, e finalmente artigliò con le dita il pelo dell'animale, trascinandolo a sé per tenerlo stretto al petto.
Scalciando con l'energia che le rimaneva, tornò in superficie e sollevò il cucciolo verso l'alto; il poveretto si dimenò tra le sue mani, annaspando per respirare, ma con poche spinte Tally riuscì a tornare dove l'acqua era più bassa e poteva camminare.
Finendo però a sbattere contro una parete d'acciaio.
Marshall Steele.
«Ehm...» balbettò. «Chiedo scusa.»
«Non c'è niente di cui scusarsi. Hai salvato la situazione.» La sua voce bassa era sensuale quanto quei muscoli.
«Ne dubito.» Gli passò accanto, per andarsi a sedere sui gradini della vasca, dove lui la raggiunse un attimo dopo.
«Grazie per aver recuperato Nugget» dichiarò quasi in imbarazzo, prendendole il cane esagitato dalle mani. Non era per niente un cucciolo, bensì un cane adulto di piccola taglia. «Stai bene?» le chiese poi, fissandola.
«Sto bene» confermò lei senza fiato, chiedendosi perché se ne stava lì seduta, con la gamba appiccicata alla sua. «Il gesso?»
«Nessun problema, non ti preoccupare.» Aveva appoggiato il braccio in questione sul bordo della vasca, il cane zuppo avvolto nell'altro braccio. «Apprezzo il tuo aiuto. Stavamo tornando da una passeggiata, e Nugget è scivolato in acqua. Deve aver perso l'orientamento, perché non riusciva più a trovare gli scalini.»
Quel piccolo ammasso di pelo marrone era suo?
Da un uomo del genere si sarebbe aspettata un cane di grossa taglia, magari da caccia. Quali altre sorprese aveva in serbo il misterioso magnate del petrolio?
«Lieta di essermi resa utile» replicò Tally.
«E tu saresti?» Sollevò un sopracciglio, lo sguardo che deragliava solo per un attimo sulla sua camicia bagnata. Non abbastanza da essere offensivo ma sufficiente da rivelare un certo interesse.
E non sapeva chi era.
Imbarazzante.
«Sono la nuova governante, Tallulah Benson. La gente mi chiama Tally.»
Il sorriso di Marshall svanì, e si alzò per uscire dalla piscina. L'acqua colava dai jeans inzuppati, delineando uno dei fondoschiena migliori che lei avesse mai visto.
«Ah. Tallulah Benson. Giusto. Il prodotto della cospirazione della mia matrigna con il mio medico.»
Cospirazione?
La matrigna in questione, Jeannie Mikkelson Steele, aveva lasciato intendere che stesse solo aiutando il figliastro nella selezione dei candidati. Tally si alzò, l'aria umida non più così calda, ora che era bagnata fradicia. «Mi è stato detto che per via del braccio sei limitato in alcune attività.» Rivolse un'occhiata esplicita all'acqua ancora increspata della piscina. «Come nuotare.»
«Me la sarei cavata» minimizzò Marshall avvicinandosi a uno scaffale dove erano impilati degli asciugamani. «Nel peggiore dei casi, avrei dovuto sostituire il gesso.»
«Non ne dubito.» A meno che non fosse scivolato nell'acqua alta. «Tuttavia non c'è bisogno di cavarsela. Ce ne stiamo qui a prenderci una polmonite mentre discutiamo, o sono assunta?»
«Ehi, mi dispiace se sono un orso.» Le rivolse un sorriso tirato, flettendo le dita alla fine dell'ingessatura. «So che non è colpa tua. Tu stai solo facendo il tuo lavoro.»
«Quindi finalmente ci intendiamo sul fatto che lavoro qui.»
«Per sei settimane. Però, giusto per essere chiari, sono perfettamente in grado di badare a me stesso.» Afferrato un asciugamano, vi avvolse il cagnolino tremante.
«Afferrato. E io non sono un'infermiera, comunque. Sono qui per pulire e cucinare.» Sorrise maliziosa, arricciando il naso. «E salvare gli animali.»
Il luccichio divertito nei suoi occhi scuri le alimentò una fiamma nel ventre. Negli ultimi due anni era stata così impegnata a lavorare per stare a galla che non aveva avuto neanche il tempo per uscire con qualcuno, tanto meno per l'intimità. Non che potesse prendere in considerazione l'idea con il suo capo, soprattutto quel capo.
«Prego, usa pure gli asciugamani. Te lo porgerei io, ma in questi giorni sono un po' limitato.»
Tally gli girò intorno per prendere un asciugamano, più per nascondersi che per asciugarsi. I seni si stavano già inturgidendo, e la cosa era a dir poco imbarazzante. Con un po' di fortuna, lui avrebbe attribuito la reazione al freddo. Tally andava fiera della propria professionalità. Poteva anche non provenire da una famiglia ricca però era orgogliosa del proprio lavoro, della vita che si era costruita.
Non era sempre stato facile, per lei. Non com'era stato per Marshall Steele, sicuramente. Lui era nato ricco e di bell'aspetto.
Si abbracciò nel morbido telo da bagno.
Tra loro cadde un silenzio imbarazzato, un auspicio tutt'altro che favorevole per il primo giorno di lavoro. Quell'uomo, il suo benessere, faceva parte dei compiti di cui doveva occuparsi.
«Stai bene? Si è bagnato il gesso? Non è che sei scivolato, prima del mio arrivo?» gli domandò, più che altro per spezzare il silenzio. «Forse è meglio che ti faccia vedere da un medico.»
«Non sei la mia infermiera, ricordi?» la provocò lui con un sorrisetto. «E non hai per niente l'aria di una Tallulah.»
Si era aspettato qualcuno di più... formale, magari? A quel punto, non c'era molto che potesse fare al riguardo. Tuttavia si sarebbe guadagnata il suo rispetto con il proprio lavoro.
«Be', suppongo sia per questo che la gente mi chiama Tally.» Gli sorrise. «L'agenzia ha detto che hai richiesto una governante convivente per il periodo natalizio, finché non potrai togliere il gesso.»
«Convivente?» Scartò l'asciugamano bagnato e ne prese un altro per continuare ad asciugare Nugget. «Mi aspettavo un servizio giornaliero.»
«Il tragitto dalla città è lungo, soprattutto se il tempo è brutto, cosa che capita fin troppo spesso, in questo periodo dell'anno.» Si costrinse a tenere a bada il panico, anche se le tremavano i denti. «Mi è stato detto che erano inclusi vitto e alloggio.»
«La mia matrigna ha esagerato. Solo perché ha sposato mio padre da qualche mese non significa che abbia il diritto di organizzare la mia vita.»
Tally sentì lo stomaco annodarsi.
Il matrimonio tra il patriarca Steele e la matriarca rimasta vedova dei Mikkelson, un tempo acerrimi nemici in affari, era stato fin troppo pubblicizzato; un po' meno lo erano state le difficoltà che le due famiglie avevano incontrato, soprattutto nella fusione delle due relative compagnie petrolifere nella neonata Alaska Oil Barons.
«Ho già subaffittato il mio appartamento a una coppia di anziani venuti dal Kansas per una lunga vacanza di Natale in Alaska» lo informò prima che la situazione precipitasse.
«Pare che tu abbia un problema, allora.»
Il suo tono di superiorità le fece digrignare i denti. Per lei non si trattava di un gioco: quella posizione era cruciale per permetterle finalmente di lasciarsi il passato alle spalle. Doveva tenersi stretto quel lavoro, e non aveva la possibilità economica di trovarsi un altro posto dove vivere.
«Ho firmato un contratto. C'è scritto chiaro che vitto e alloggio sono inclusi.»
«Ti rimborserò, e potrai stare in albergo.»