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Lo chef rubacuori: Harmony Jolly
Lo chef rubacuori: Harmony Jolly
Lo chef rubacuori: Harmony Jolly
E-book172 pagine2 ore

Lo chef rubacuori: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Prendi due uomini con un pizzico di fascino,aggiungi due sorelle ricche di vitalità,mescola il tutto sotto il caldo sole italiano e... voilà, l'amore è servito!
Il sogno di Lizzie Addler di lavorare in Italia sta per diventare realtà, sempre che riesca a convincere lo chef Dante De Fiore a rispettare la sua parte di contratto. Lui, solitamente così appassionato, nei confronti di Lizzie è freddo come un pezzo di ghiaccio...
Dante non ha tempo di esaudire i sogni di gloria culinaria di Lizzie, ha un ristorante da gestire! Ma quando lei dimostra di avere un talento eccezionale in cucina lui comincia a domandarsi se non possa.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2020
ISBN9788830513570
Lo chef rubacuori: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Lo chef rubacuori - Jennifer Faye

    978-88-3051-357-0

    1

    «Scusi.»

    Dante De Fiore toccò la spalla di una giovane donna che tentava di oltrepassare la coda di clienti in attesa di cenare al ristorante Da Massimo. I lunghi capelli biondi della ragazza ondeggiarono, quando lei si voltò, e il suo sguardo azzurro e limpido lo destabilizzò. Rimase immobile per qualche istante davanti a quegli occhi straordinari prima di riuscire a domandare: «Signorina, ha appuntamento con qualcuno?».

    «No.»

    «Davvero?» ribatté lui, sorpreso. «Una ragazza bella come lei non dovrebbe cenare da sola.»

    Lei sollevò le sopracciglia e le sue labbra invitanti si piegarono in un sorriso.

    In qualsiasi altro momento, Dante sarebbe stato felice di offrirsi come cavaliere, ma non stasera. Non quando doveva ricoprire sia la posizione di maître sia quella di capo chef. Perché quella deliziosa creatura aveva deciso di apparire proprio in quel momento?

    Soffocando il rammarico, sospirò. Quella sera non aveva assolutamente il tempo di flirtare, nemmeno se si trattava di una splendida donna che non avrebbe sfigurato sulle passerelle di Milano.

    Distolse lo sguardo da lei per schiarirsi i pensieri, e i volti delle persone che aspettavano di sedere a tavola gli ricordarono i suoi doveri.

    «Mi spiace dirglielo, ma dovrebbe mettersi in fondo alla coda.»

    «Non volevo evitare la fila, io lavoro qui.»

    «Qui?» Impossibile. Si sarebbe certamente ricordato di lei. Dall'accento doveva essere americana.

    «Questo è il ristorante del signor Bianco, vero?»

    «Sì, è così.»

    «Allora mi trovo nel posto giusto.»

    Improvvisamente i tasselli del puzzle andarono al loro posto. Il personale del ristorante era ridotto all'osso a causa dell'epidemia influenzale che aveva colpito Roma. Dante aveva fatto qualche telefonata ai colleghi per chiedere se potevano mandargli un dipendente o due, e Luigi aveva risposto che, probabilmente, sarebbe riuscito a mettersi in contatto con un'amica delle sue figlie e che le avrebbe detto di recarsi da lui.

    Sospirò, sollevato. Finalmente aveva a disposizione un aiuto e, a giudicare dall'aspetto della ragazza, non avrebbe avuto difficoltà ad attirare i clienti. Fino a non molto tempo prima non avevano avuto alcun bisogno di attrarre clienti; la cucina di suo nonno era rinomata in tutta Roma. Ma, negli ultimi mesi, era cambiato tutto.

    «Sono molto fortunato che una ragazza così bella abbia deciso di lavorare qui. Dammi solo un momento.» Dante si volse e fece un gesto a Michele, il capo cameriere.

    Questi gli si avvicinò, la fronte aggrottata. «Che cosa hai bisogno?»

    Per un momento, Dante ebbe un vuoto. Tutto ciò cui riusciva a pensare erano gli affascinanti occhi azzurri della ragazza. Era ridicolo... aveva un ristorante da mandare avanti!

    Quando vide la fila di clienti alla porta, la mente tornò lucida. «Michele, fai accomodare quella coppia laggiù» ordinò, indicando due signori anziani. «Accompagnali al tavolo d'angolo. È il loro quarantesimo anniversario, dobbiamo fare in modo che escano da qui molto soddisfatti.»

    «Nessun problema.»

    Il volto di Michele era segnato dalla stanchezza. Dante non poteva biasimarlo... essere così a corto di personale era estenuante.

    Quindi riportò l'attenzione sull'inaspettata dipendente, che lo stava osservando a braccia incrociate. Sul suo viso aleggiava un sorriso, come se sapesse di averlo colto di sorpresa, qualcosa che capitava molto raramente.

    «Grazie per essere venuta. Se mi dai il cappotto, lo appendo.»

    «Non è necessario, faccio da sola» rispose lei, non compiendo nemmeno il gesto di sfilarlo.

    «Puoi metterlo laggiù» disse Dante, indicando il piccolo guardaroba. «Sistemeremo i dettagli più tardi, adesso puoi iniziare a servire quei tavoli.»

    «Vuoi che cominci... subito?»

    Certo, era qui per quello! Ma forse Luigi non le aveva spiegato esattamente la situazione... «Non ti hanno detto che avresti iniziato immediatamente?»

    «Sì, ma pensavo di avere prima il tempo di dare un'occhiata in giro. Inoltre, non pensavo di dover lavorare come cameriera.»

    «Considerala un'emergenza. Ti prometto che non sarà difficile. Sono certo che sarai bravissima... uh...» Gli aveva già detto il suo nome? Se era così, non lo ricordava. «Come hai detto di chiamarti?»

    «Lizzie. Lizzie Addler.»

    «Bene, Lizzie, è un piacere conoscerti. Io sono Dante. Sono molto felice che tu abbia accettato di unirti a noi in un periodo così stressante.»

    «Sei sicuro di volere che io lavori qui fuori? Sarei molto più utile in cucina.»

    In cucina? Con quell'aspetto voleva nascondersi dietro a delle porte chiuse?

    «Ti sarei davvero grato se aiutassi quelle persone a trovare un tavolo.»

    Lei annuì.

    In quell'istante, un assistente corse fuori dalla cucina. «Dante, abbiamo bisogno di te.»

    Dallo sguardo preoccupato del ragazzo, intuì che non doveva trattarsi di nulla di buono. Ci sarebbe stato tempo in seguito per le formalità con la nuova dipendente, adesso doveva evitare che la cucina sprofondasse nel caos e che i clienti decidessero di andare a cenare altrove.

    «Mi spiace per la fretta, ma sono davvero a corto di personale.» Quando la ragazza gli rivolse uno sguardo perplesso, Dante comprese che Luigi non doveva averle spiegato nel dettaglio le sue funzioni. «Aiutami per favore a far accomodare quelle persone e servi loro da bere. Michele si occuperà degli ordini. Puoi farlo?»

    Lei annuì e sfilò il lungo cappotto nero, rivelando una camicetta bianca attillata e una corta gonna nera, che metteva in risalto le lunghe gambe, infilate in stivali con i tacchi, alti fino al ginocchio.

    Dante soffocò la tentazione di fischiare. Non sarebbe certo stata la reazione appropriata per un datore di lavoro nei confronti di una dipendente.

    Si diresse in cucina, sperando che nulla avesse preso fuoco e che nessuno si fosse ferito. Quando sarebbe giunta al termine quella serata?

    Dopo aver sistemato la situazione ai fornelli, tornò sui suoi passi e osservò la bomba bionda al lavoro. Si muoveva sui tacchi con naturalezza e lui rimase a osservarla, incantato.

    Quando lei sorrise a una coppia di anziani, Dante sentì serrarsi lo stomaco. La ragazza sembrava molto più a suo agio a discorrere con quei clienti di quanto non fosse stata a parlare con lui, e questo era strano. Non aveva mai avuto problemi a conversare con il genere femminile... Evidentemente, Lizzie era diversa. Peccato che non si sarebbe fermata abbastanza a lungo da consentirgli di approfondire la conoscenza. Lo affascinava.

    Ovviamente, doveva esserci stato un malinteso.

    Lizzie Addler aggrottò la fronte, mentre chiudeva a chiave la porta del ristorante Da Massimo. Non era arrivata da New York per lavorare come cameriera. Era lì per lavorare in cucina, per imparare dal leggendario chef Massimo Bianco. E per filmare degli spezzoni televisivi per un famoso show di cucina. Era un sogno divenuto realtà.

    La cosa strana era che era arrivata con due giorni di anticipo, sperando in questo modo di ambientarsi in quella città così diversa dalla sua. Come faceva Dante a sapere che si sarebbe presentata quella sera?

    Era impossibile. Eppure, quell'uomo sembrava sapere chi fosse. Perché, allora, le aveva chiesto di servire come cameriera anziché metterla all'opera in cucina, dove avrebbe potuto mostrare il suo talento?

    Appoggiò la schiena alla porta, sospirando. Non ricordava quando fosse stata l'ultima volta che i piedi le avevano fatto tanto male... Perché diavolo aveva deciso di indossare gli stivali nuovi proprio quella sera?

    Oh, sì, aveva voluto fare una buona impressione. Inoltre, tecnicamente, gli stivali non erano nuovi, ma di seconda mano, come tutto ciò che le apparteneva. In sua difesa però, poteva concedere che alcuni capi che aveva acquistato in quella boutique di lusso di vestiti usati avevano ancora il cartellino.

    Lasciò vagare lo sguardo sulla parete ricoperta da fotografie incorniciate, in bianco e nero e a colori. In tutte appariva lo chef Massimo Bianco accanto a delle celebrità, stelle del cinema, cantanti e politici di tutto il mondo. In alcune foto, Lizzie riconobbe anche Dante, sorridente e abbracciato sempre a delle bellissime donne.

    «Impressionante, vero?»

    Non aveva bisogno di voltarsi per sapere che dietro di lei c'era Dante. «Molto» rispose. Si obbligò a continuare a osservare le foto, anziché girarsi verso quell'uomo alto e innegabilmente affascinante. «Tutte queste persone hanno cenato qui?»

    «Sì, e ci sono altre fotografie in ufficio. Su questa parete era finito lo spazio.» Il tono caldo della sua voce era seducente come una créme brûlée. «È tutto a posto, qui?»

    «Sì. L'ultimo cliente è appena uscito.»

    Dante aveva gli occhi segnati dalla stanchezza e, anche se sorrideva in modo amichevole, era chiaro che non vedeva l'ora di terminare quella serata.

    «Non ti ringrazierò mai abbastanza per l'aiuto che mi hai dato stasera.» Il suo sguardo si fissò in quello di Lizzie, facendole accelerare il battito cardiaco. «Immagino tu voglia subito la tua paga, così potrai andartene. Aspetta solo un momento.»

    Prima che lei potesse replicare, Dante si voltò e si avviò verso il retro del ristorante. Pagarla? Per che cosa? Per aver lavorato come cameriera una sera? Lei aveva creduto che coprire quell'emergenza rientrasse negli accordi presi dalla rete televisiva.

    Dante tornò subito e le porse un fascio di euro. Quando le sfiorò la mano, Lizzie sentì che aveva le dita calde e il loro tocco le provocò un brivido. Si scostò velocemente, turbata.

    «Grazie. Mi hai davvero salvato la vita» disse lui, avvicinandosi alla porta per farla uscire.

    Lei non lo seguì. Non aveva finito, lì. «Non ho intenzione di andare via. Non ancora.»

    Dante le scoccò un'occhiata perplessa. «Se è un problema di denaro, questa è la cifra che avevo pattuito con Luigi...»

    Lizzie scosse la testa. «Non si tratta di questo. Sono venuta qua per incontrare lo chef Massimo.»

    «Davvero? Stai dicendo che non ti ha mandato Luigi?»

    «Non conosco nessun Luigi.»

    Dante afferrò lo smartphone che aveva in tasca e controllò i messaggi. «Errore mio» affermò poco dopo, guardandola negli occhi. «Luigi ha scritto che non era riuscito a trovare nessuno. Grazie al cielo sei comparsa tu.»

    «Sono stata felice di poterti dare una mano. Adesso puoi presentarmi lo chef Massimo, per favore?»

    Dante aggrottò la fronte. «No. Non è qui» rispose inflessibile. «Devi accontentarti di me.»

    «Non credo proprio. Lo aspetterò.»

    Lui sospirò, strofinandosi la nuca. «Aspetteresti molto a lungo. Massimo non è in città.»

    «Ascolta, so di essere arrivata con un paio di giorni di anticipo, ma abbiamo stipulato un accordo.»

    «È impossibile.» Dante irrigidì le spalle e la sua espressione divenne seria. «Lo avrei saputo. Conosco tutto quello che riguarda questo posto.»

    «Ovviamente, non in questo caso.» Lizzie strinse le labbra, rimpiangendo immediatamente le proprie parole. Era stanca per il lungo volo e per aver lavorato tutta la sera come cameriera.

    «È chiaro che ti sei confusa. Adesso dovresti andartene.» Dante aprì la porta e la fresca brezza serale li accarezzò.

    Lizzie non poteva abbandonare il campo. Tutto il suo futuro dipendeva da quello stage, e il denaro ricavato dalla trasmissione televisiva le sarebbe servito per pagare la scuola di sua sorella. Aveva promesso a Jules che avrebbe provveduto lei alla retta scolastica e non poteva deluderla.

    Si avvicinò a Dante e, sebbene indossasse i tacchi, dovette sollevare il viso per guardarlo negli occhi. «Ti ho fatto un grosso favore, stasera. Il minimo che tu possa fare è starmi ad ascoltare.»

    Dante richiuse la porta e le fece strada verso uno dei tavoli, invitandola ad accomodarsi prima di sedersi a sua volta. «Ti ascolto.»

    Lizzie avrebbe preferito rinviare quella conversazione al mattino successivo. Dante sembrava esausto, dunque non esattamente nello stato d'animo migliore per comprendere le sue ragioni. Ma non aveva nessun altro posto dove andare.

    «Lo chef Massimo ha acconsentito a diventare mio mentore» esordì, posando i gomiti sulla tovaglia di lino bianco.

    Dante strinse gli occhi. «Perché è la prima volta che ne sento parlare?»

    «Perché dovresti esserne a conoscenza? Il mio accordo è con lui, non con te.»

    «Massimo Bianchi è mio

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