Una sposa per due matrimoni: Harmony Jolly
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Info su questo ebook
No, non può essere lui! Thea Morrison è sconvolta: è lì nella sua stanza a provare l'abito nuziale che indosserà tra pochi giorni, e chi entra? L'ultimo uomo che avrebbe pensato di rivedere, Zeke Ashton, fratello del suo futuro marito e rampollo primogenito della potente dinastia Ashton. I ricordi, come un fiume in piena, si impossessano della sua mente, riportandola a molti anni prima e all'amore travolgente che aveva visto loro due protagonisti assoluti. Ma ora tutto è cambiato, loro sono cambiati e niente potrà far tornare quel che c'è stato. Thea, deve essere così, altrimenti tutto ciò che hai fatto sino a ora non avrebbe avuto alcun senso. Ma Zeke la pensa allo stesso modo? Pare proprio di no.
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Anteprima del libro
Una sposa per due matrimoni - Sophie Pembroke
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Groom Worth Waiting For
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2014 Sophie Pembroke
Traduzione di Federica Jean
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-630-5
1
«Come sarebbe, sta venendo qui?» Thea Morrison si strinse le braccia intorno al corpo, come se quel gesto potesse nascondere in qualche modo il fatto che indossava un abito da sposa color avorio assurdamente costoso, cosparso di perle, ricamato e completo di strascico. «Non può!»
Sua sorella alzò i grandi occhi azzurri a guardarla. «Calmati. Vuole solo che ti dica che sei in ritardo per l’appuntamento con il wedding planner e se non scendi tra cinque minuti verrà a prenderti lui.»
«Be’, impedisciglielo!»
Ma Thea sapeva che non sarebbe servito.
Flynn Ashton era sempre calmo e gentile, ma anche molto tenace. Questo era il motivo per cui il padre lo aveva nominato suo braccio destro alla Morrison-Ashton Media, e anche il motivo per cui lei stava per sposarlo.
«Presto, aiutami a togliere il vestito!»
«Non capisco questa tua fissazione» commentò Helena, armeggiando con la zip sul retro del vestito. «In ogni caso, non è un matrimonio vero e proprio.»
«Ah no? Tra due giorni ci sarà un prete, una torta, tonnellate di fiori e un accordo prematrimoniale» ribatté Thea, divincolandosi per farsi calare lungo i fianchi il vestito senza spalline. «E tutti sanno che porta sfortuna che lo sposo veda l’abito della sposa prima del gran giorno!»
Era più di una superstizione, era una regola inflessibile. Flynn non avrebbe visto quell’abito nemmeno un istante prima di essere all’altare a guardarla camminare verso di lui!
«Giustissimo. Ecco perché ha mandato me al posto suo.»
Thea si immobilizzò, raggelata. Riconosceva fin troppo bene quella voce, anche se erano passati otto lunghi anni dall’ultima volta che l’aveva udita.
E il proprietario di quella voce non avrebbe dovuto vedere la sposa in lingerie. Soprattutto visto che di lì a due giorni sarebbe diventata sua cognata.
Thea afferrò il vestito e lo tirò su di nuovo, prima di voltarsi. «Pensavo che non saresti venuto» mormorò.
E invece Zeke era lì davanti a lei, in carne e ossa. Sembrava... cresciuto. Non era più il ventunenne ribelle che ricordava. Sembrava più calmo, più autorevole...
Ma bello come allora. Dannazione.
Helena scoppiò a ridere. «Otto anni, e questo è tutto ciò che hai da dire?» scherzò, raggiungendo di corsa il nuovo arrivato e abbracciandolo impetuosamente, prima di piantargli un bacio sulla guancia. «È bello vederti, Zeke.»
«La piccola Helena... Non più tanto piccola.» Zeke ricambiò l’abbraccio, ma il suo sguardo non si staccò da Thea. «Sono contento di rivederti. E anche di aver visto un po’ più di tua sorella di quanto avessi previsto.»
Il tono della sua voce era leggermente beffardo, come se invece avesse previsto di sorprenderla in déshabillé. Accidenti a lui, non avrebbe nemmeno dovuto essere lì in Toscana!
Quando Flynn le aveva detto che non sarebbe venuto, ne era stata molto sollevata, anche se non aveva avuto intenzione di spiegarne il perché al suo futuro sposo.
E invece Zeke era lì a fissarla con un’espressione metà divertita e metà interrogativa negli occhi, e lei non si era mai sentita tanto vulnerabile.
Tenne stretto il vestito come per farsene una barriera. «Be’, mi aspettavo che venisse tuo fratello.»
«Il tuo fidanzato» precisò Zeke, inutilmente. «Be’, me ne spiace. Sembra che io abbia dovuto cominciare ad assolvere i miei doveri di testimone dello sposo con qualche giorno d’anticipo.»
Thea sbatté le palpebre. «Sei il testimone di Flynn?»
«Certo. Chi altri avrebbe dovuto scegliere?» rispose lui tranquillamente, come se non fosse stato lontano per otto anni. Come se non avesse mai accusato Flynn di non essere un vero Ashton, ma di essere stato adottato come ripiego. Come se non avesse giurato di non tornare mai più.
«Be’, in realtà praticamente chiunque» rispose lei con sincerità. Se Flynn avesse scelto il primo ministro russo, ne sarebbe stata meno sorpresa.
«Ha scelto suo fratello» intervenne Helena, lanciando a Thea la sua solita occhiata di compatimento. L’aveva sviluppata a quindici anni, e da allora la usava con preoccupante regolarità. «Cosa c’è di tanto strano?»
Thea la fissò, incredula. Come se Helena non fosse stata presente, all’epoca! Ma forse era troppo presa dai suoi problemi per accorgersi di cosa stesse accadendo.
«Allora, sei qui per il matrimonio?» chiese a Zeke.
Lui inarcò le sopracciglia. «Per quale altro motivo avrei dovuto venire qui?» chiese.
Forse credeva che Thea volesse sapere se era tornato per lei. Per dirle che otto anni prima aveva preso la decisione sbagliata e che ora stava commettendo un errore anche peggiore.
Ma Thea non si illuse per un solo istante che Zeke Ashton fosse tornato per lei. Se era tornato, doveva esserci in gioco qualcosa di molto più grande di una ribellione adolescenziale o di un rapporto finito quasi dieci anni prima.
«Mi devo cambiare, ora.»
Tenendo sempre stretto il vestito, Thea scese dalla piattaforma e scivolò dietro al paravento per infilarsi il prendisole che indossava prima. Sentiva Helena e Zeke chiacchierare a bassa voce, il tono divertito della voce di lui. In questo non era cambiato, pensò con amarezza. La vita era ancora uno scherzo per lui, la sua famiglia più di ogni altra cosa.
Thea appese con cura il suo bel vestito sulla stampella e fece un passo indietro per ammirarlo. Il suo abito da fiaba, tutto brillantezza e lucentezza. Quando lo indossava, si sentiva una persona diversa. Una moglie, forse.
Questa era la volta buona, lo sentiva. Quella era la sua occasione di conquistare finalmente un posto tutto suo. Era questo il suo unico desiderio, ciò per cui aveva lavorato fino a quel momento.
Scuotendo il capo, regolò le spalline del suo prendisole, lieta di avere un momento o due per ricomporsi.
In fondo non era cambiato nulla, si disse. Zeke era lì, alla villa. E allora? Non era certo venuto per lei.
Lei stava per sposare Flynn. Tutto era organizzato. Aveva il vestito, aveva Helena al suo fianco, pronta ad assicurarsi che lei dicesse, indossasse e facesse la cosa giusta al momento giusto.
Tutto era perfetto... Tranne l’inattesa presenza di Zeke Ashton.
Be’, pazienza, pensò. La villa era tanto grande che probabilmente si sarebbero incrociati a stento.
Thea si infilò i sandali, si ravviò i capelli e uscì da dietro il paravento. «Bene. Se volete scusarmi, ho un appuntamento con il wedding planner.»
«Certo», disse Zeke, con quel suo irritante sorriso beffardo. «Non farei mai arrivare in ritardo la sposina.»
Thea annuì, con freddezza. Otto anni prima aveva giurato a se stessa che Zeke Ashton non sarebbe mai più riuscito a provocarla, e non intendeva venire meno al suo proposito.
Quella parte della sua vita era morta e sepolta.
E mancavano solo due giorni al matrimonio, si disse, aggrappandosi a quel pensiero.
«Anzi, sai cosa? Ti accompagno» continuò Zeke, raggiungendola con due passi dinoccolati. «Così intanto ci aggiorniamo.»
Thea serrò le labbra. «Ottima idea» mentì.
Ancora due giorni e quell’orrenda settimana sarebbe finita. Non ne vedo l’ora!
Thea era quasi irriconoscibile.
Con i capelli scuri impeccabilmente pettinati, le braccia e le gambe appena abbronzate, sembrava quasi un’altra.
Zeke la osservò camminargli davanti a lunghi passi, come se volesse ridurre al minimo il tempo del loro tragitto insieme.
Eppure una volta faceva esattamente il contrario. Un tempo, se la svignava quanto prima dai ricevimenti e dalle cene di suo padre per nascondersi insieme a lui in qualche angolino dove potevano essere soli...
Davanti ai loro genitori recitava la parte della figlia obbediente, della brava ragazza, permettendo solo a Zeke di vedere la vera Thea, di intuire la donna che sarebbe diventata.
Aggrottò la fronte. A quanto pareva, si era sbagliato. Quei tempi erano finiti. E mentre guardava Thea, con i suoi tacchi alti e il prendisole di seta, sotto il quale c’era la raffinata lingerie di pizzo che aveva intravisto prima ammise in cuor suo che la ragazza che aveva amato non c’era più. La Thea di allora prediligeva i jeans, le scarpe di tela e la biancheria colorata di cotone. E soprattutto, la Thea di allora non avrebbe mai accettato di sposare Flynn, qualsiasi argomento avessero addotto i loro padri. Lei voleva l’amore vero, e per il breve spazio di qualche mese Zeke aveva pensato che lo avesse trovato in lui.
Anche in questo si era sbagliato.
Allungando il passo, la raggiunse facilmente. «Allora» chiese, con finta indifferenza, «quante persone hai invitato a questa operetta?»
«Operetta?» Thea si fermò di colpo. «Stai chiamando operetta il mio matrimonio?»
Zeke si strinse nelle spalle, cercando di reprimere un sorriso. Gli piaceva sapere di essere ancora in grado di farla irritare con tanta facilità. Forse quei pochi giorni sarebbero stati divertenti, in fondo. «Scusa, mi è scappato. Volevo dire: il tuo grande giorno, il giorno da fiaba in cui unirai la tua anima in comunione celeste con il grande amore della tua vita. Quanti invitati ci saranno?»
Il colorito rosa delle guance di lei lo riempì di uno strano senso di soddisfazione. Sì, era infantile, ma non aveva intenzione di lasciarla fingere che si stesse sposando per vero amore! Quel matrimonio era una mossa d’affari, come tutto ciò che facevano i Morrison e gli Ashton.
E anche lui, in quei giorni, dovette ammettere tra sé, anche se non lavorava più nell’impresa di famiglia.
«Duecentosessantotto» rispose Thea, seccamente. «All’ultimo conteggio.»
«Però. Un matrimonio intimo e discreto, allora» disse Zeke, con ironia. «Proprio come piace a papà. E dove li ospitate tutti? La villa è enorme, ma anche qui bisognerebbe mettere brandine sulle terrazze per far dormire tutta quella gente.»
«Abbiamo prenotato l’hotel in fondo alla strada. Ci sarà un servizio di transfer in taxi per tutto il giorno.» Tra le sopracciglia di lei si era formata una piccola ruga che evidenziava la sua irritazione. Anche questa era una cosa nuova, per lui. «Perché ti interessa tanto?»
«Sono il testimone dello sposo» le ricordò lui. «Devo sapere queste cose.»
Thea si piantò le mani sui fianchi e lo fissò dritto in viso. Era chiaro che non aveva intenzione di bersi quella scusa. «Perché sei venuto qui, Zeke? Non credo per un istante che tu sia mosso da amore fraterno. So bene cosa pensi di Flynn.»
Davvero lo sapeva? Forse, allora, avrebbe potuto illuminare anche lui. Zeke aveva rinunciato da tempo a dare un senso al rapporto con suo fratello adottivo. Dopo essersene andato, aveva passato mesi a chiedersi se avrebbe potuto fare in modo che le cose andassero diversamente.
Ma in definitiva, il passato era passato. Doveva guardare avanti. E ora non si parlava di lui e di Flynn, ma di Flynn e Thea.
«Be’, se non credi all’affetto fraterno, non penso che crederai all’amore per la famiglia» rispose, stringendosi nelle spalle. «Quel che mi interessa davvero è capire cosa ti hanno detto i nostri padri per convincerti a sposare il Grande Usurpatore.»
«Non lo chiamare così» scattò Thea. «Non era divertente neanche da ragazzi. Ti è tanto difficile credere che potrei voler davvero sposare Flynn?»
«Sì» rispose Zeke automaticamente. E