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Principessa per una notte: Harmony Bianca
Principessa per una notte: Harmony Bianca
Principessa per una notte: Harmony Bianca
E-book156 pagine2 ore

Principessa per una notte: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Per una notte la seria dottoressa Cooper si trasforma in una bellissima e affascinante damigella in cerca del suo Principe Azzurro. Ed esattamente come aveva sognato, finisce col trovarlo in quella sala da ballo, arrendendosi al fascino di quell'uomo misterioso proprio allo scoccare della mezzanotte. Il giorno dopo Jane Cooper, ritornata a essere l'affidabile professionista di sempre, si rende conto che la notte precedente deve essere stata solo il frutto della sua immaginazione, o forse un sogno. Ma il suo Principe non è scaturito dalla sua fantasia, è lì davanti a lei in carne e ossa ed è Ed Somers, il suo nuovo collega.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2018
ISBN9788858988183
Principessa per una notte: Harmony Bianca
Autore

Kate Hardy

Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.

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    Anteprima del libro

    Principessa per una notte - Kate Hardy

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Dr Cinderella’s Midnight Fling

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2012 Pamela Brooks

    Traduzione di Katia Perosini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-818-3

    1

    «Allora, Cenerentola, pronta per il ballo?» chiese disinvolta Sara quando Jane le aprì la porta.

    «Ma sono appena rientrata dal turno in ospedale» rispose lei senza entusiasmo.

    «Ottimo tempismo! Il taxi sarà qui tra mezz’ora, quindi niente discussioni.»

    «E non ho niente da mettermi.»

    «Invece sì. Ecco. È un regalo di non compleanno da parte mia... L’ho visto l’altro giorno in città e ho pensato che il colore fosse perfetto per te.» Le sventolò davanti agli occhi il sacchetto di una boutique. «Ora va’ a farti una doccia e a lavarti i capelli. Penserò io a farti la piega e a truccarti.»

    «Ma...» protestò ancora Jane, ma poi capì che era meglio lasciar perdere. Ormai sapeva bene che, una volta entrata in modalità comando, l’amica diventava irremovibile.

    «E non dirmi che hai di meglio da fare stasera perché non ci credo» continuò infatti Sara facendosi strada all’interno dell’appartamento con passo deciso. «E stirare e pulire il bagno non fanno testo. Quest’anno non hai partecipato a nessuno degli eventi natalizi organizzati dall’ospedale e continui a spostare i turni per evitare di uscire con noi colleghi... È davvero ora che tu la smetta di lasciarti rovinare la vita da quel... maledetto Shaun.»

    Jane non sapeva cosa rispondere.

    Era tutto vero.

    Sara l’abbracciò forte e addolcì il tono. «So che ti ha ferita profondamente, Janey, ma non puoi nasconderti dietro al lavoro per il resto dei tuoi giorni. Ascolta, non ti sto dicendo di andare alla festa e buttarti tra le braccia del primo che incontri, ma semplicemente di provare a divertirti un po’ per una volta.»

    Jane arricciò il naso. «C’è un piccolo problema: non ho il biglietto per il ballo.» Aveva preferito fare una donazione all’ospedale piuttosto che comprare il biglietto per un ballo di beneficenza a cui sapeva che non avrebbe mai partecipato.

    «Ce l’ho io. Te lo mandano Maddie e Theo, con tutto il loro affetto... e si sono raccomandati di dirti che, se la cosa ti crea problemi, in cambio accettano volentieri una serata di baby sitting da loro.»

    Era in trappola!

    «Con il capo non si discute, vero?» considerò sconsolata.

    «Proprio così» le sorrise l’amica. «Ti restano ventisette minuti. Coraggio, datti una mossa!»

    Quando arrivò il taxi, Jane stentava a riconoscersi. La coda di cavallo in cui di norma teneva raccolti i capelli si era ora trasformata in una spirale di ciocche lucenti e setose e il trucco, seppur leggero, era riuscito a enfatizzare i suoi occhi color nocciola e a farli risplendere.

    Il vestito poi era il più elegante che avesse mai indossato: realizzato in un tessuto frusciante, le regalava a ogni passo una piacevole sensazione di leggerezza.

    E, doveva ammetterlo, le donava molto.

    «Sei perfetta!» esclamò Sara con un cenno d’approvazione. «Ora possiamo andare.»

    «Che significa che non ce la fai?» domandò contrariato Ed.

    «Sono bloccato nel Suffolk» rispose George con una nota di rincrescimento nella voce.

    Un brutto presentimento sfiorò fulmineo la mente di Ed provocandogli una fitta al cuore. «Papà sta bene, vero?»

    «Sì, per quanto ne so. Non sono alla villa.»

    Dunque, poteva esserci solo un altro motivo per spiegare le resistenze del fratello: aveva di meglio da fare. «C’è di mezzo una ragazza, vero?» sospirò.

    «Nient’affatto! La verità è che la mia auto ha avuto un piccolo diverbio con un albero.»

    «Cosa? Stai bene?»

    «Nessun ferito, tranne l’auto. Non preoccuparti, comunque, le carrozzerie si risistemano facilmente.»

    «Sono un medico. Se mi dici di aver avuto un incidente d’auto, è naturale che mi preoccupi.»

    «Davvero, sto bene. Nemmeno un graffio. Tornerò a Londra verso la fine della settimana, mi dispiace solo di doverti dare buca stasera.»

    «L’importante è che tu non ti sia fatto niente. Com’è successo?»

    «Ho preso una curva a velocità un po’ troppo alta. Ma ho imparato la lezione, quindi non cominciare a rifilarmi una delle tue solite ramanzine. Avevo passato ore a lucidare quella benedetta carrozzeria lo scorso week end...»

    Ed ora capiva perfettamente perché la sua matrigna l’aveva più volte pregato di fare due chiacchiere con George. Non che sperasse che George desse ascolto al fratello, ma forse Ed sarebbe in un modo o nell’altro riuscito a instillare in lui un po’ della compostezza e del buon senso che lo contraddistinguevano.

    «D’accordo, allora. Ci vediamo quando torni. Cerca di non romperti l’osso del collo, nel frattempo.»

    Ed ripose il ricevitore nella sua sede e si aggiustò il papillon con aria pensosa.

    Non era poi la fine del mondo dover andare a quel ballo da solo, no? Anzi, poteva essere una buona occasione per svagarsi un po’ e conoscere qualche nuovo collega... e soprattutto raccogliere fondi per il London Victoria.

    Theo Petrakis, il primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia, gli era piaciuto molto in occasione del loro primo incontro. E la foto delle tre bambine in bella vista sulla sua scrivania aveva contribuito a confermare la sua impressione: Theo era chiaramente un uomo che credeva nella famiglia.

    Proprio come lui.

    La sua decisione di tornare a Londra, infatti, era stata dettata non tanto dalla prospettiva di un avanzamento di carriera, quanto dalla possibilità di avvicinarsi al fratello e alle sorelle.

    Soprattutto dopo la telefonata in cui Frances gli aveva fatto presente che George aveva bisogno di qualcuno che lo facesse ragionare prima che finisse per sfracellarsi al suolo durante uno dei suoi sport estremi.

    Dopo tutto, era quello il ruolo di Ed in famiglia.

    Figlio minore di Lord Somers, serio e giudizioso, rappresentava il punto di riferimento quando qualcosa non andava per il verso giusto.

    George, invece, figlio maggiore ed erede al titolo di barone, cambiava ragazza ogni settimana ed era sempre pronto a dar mostra di sé in qualche impresa pericolosa, per la gioia dei tanti paparazzi che gli gironzolavano attorno.

    I famigliari temevano che prima o poi qualche suo azzardo potesse rivelarsi fatale, ma quella sera non c’era nulla che Ed potesse fare.

    Quando il fratello fosse rientrato a Londra, l’avrebbe portato fuori a cena e avrebbe cercato di convincerlo a darsi una calmata, almeno quanto necessario per evitare che la famiglia venisse assalita dal panico ogni volta che non rispondeva al telefono.

    «Guarda, là c’è Jake... ed è da solo» esclamò Jane entrando nella grande sala da ballo al fianco di Sara.

    «E allora?» rispose lei con finto disinteresse.

    «Dai, siamo a una festa! È l’occasione ideale per fargli vedere che, oltre che brava, sei anche uno schianto.»

    L’amica si strinse nelle spalle. «Magari un’altra volta. Non intendo abbandonarti la prima sera che esci da quando...» S’interruppe, ma Jane continuò per lei. «Da quando ho rotto con Shaun, lo so.» Il suo ex fidanzato. Che l’aveva tradita con la sua gemella, distruggendo ogni suo sogno. «Ma conosco un bel po’ di gente qui, e so badare a me stessa.» Le sorrise. «E comunque, voglio trovare Maddie e Theo per ringraziarli del biglietto ora, quindi sentiti pure libera di andare da Jake.»

    «Sicura?»

    «Sicurissima!»

    Jake e Sara erano fatti l’uno per l’altra, considerò Jane tra sé guardando l’amica allontanarsi, solo che lui non si era ancora accorto di quale meraviglia aveva davanti agli occhi. Sorridendo benevola, si voltò per andare alla ricerca del suo capo e di sua moglie.

    «Grazie mille per il biglietto» esclamò individuando Maddie Petrakis tra la folla.

    «È stato un piacere, Janey» rispose lei abbracciandola. «Sono felice che Sara sia riuscita a convincerti a venire.»

    «Però, verrò a fare baby sitting da voi in cambio. Due volte.»

    «Janey, sei splendida!» s’intromise Theo rivolgendole uno sguardo d’apprezzamento. «Se fossi stato single, ti avrei fatto una corte spietata stasera.»

    «Oh grazie» rispose Jane agitando una mano con noncuranza. Sapevano tutti che Theo aveva occhi solo per la moglie, ma quel complimento le fece comunque piacere.

    «Che belle scarpe» aggiunse Maddie. «E ti sei fatta fare i capelli. Stai benissimo.»

    «Sara ha insistito per farmi la piega.»

    «Ottimo gusto. Tienili sempre così, anche se significherà alzarti mezz’ora prima ogni mattina, perché ti donano proprio.»

    Jane sentì riscaldarsi il cuore.

    Maddie era una delle sue colleghe preferite, ed era stata la sua ancora di salvezza l’anno precedente quando tutto l’ospedale non parlava d’altro che della sua vicenda amorosa.

    Avendo vissuto un’esperienza simile con il primo marito, Maddie aveva capito perfettamente quali emozioni si agitavano nel cuore di Jane per il pubblico tradimento di Shaun. E si era unita a Sara nel sostenerla e nell’aiutarla a camminare a testa alta, ignorando i pettegolezzi.

    «Hai già comprato i biglietti della lotteria?» le domandò poi. «Ci sono in palio dei premi fantastici quest’anno.»

    «Non ancora, ma lo farò senz’altro. Se volete, posso anche occuparmi di venderli.»

    «Niente lavoro stasera, dottoressa Cooper. Dobbiamo pensare solo a ballare e a divertirci.»

    «E a raccogliere fondi per l’ospedale.»

    «Anche quello, certo! Ora va’ a comprare una marea di biglietti della lotteria e poi lanciati sulla pista da ballo... È un ordine del primario, vero, tesoro?»

    «Naturalmente» convenne Theo con un sorriso. «Io intanto darò un’occhiata in giro per vedere se è arrivato il nuovo medico. Ufficialmente non dovrebbe cominciare prima della settimana prossima, ma Maddie è riuscita a rifilare anche a lui un paio di biglietti per il ballo.»

    «Ah, non ero di turno quando l’avete conosciuto. Com’è?» domandò Jane incuriosita.

    «Un ragazzo simpatico, non avrà difficoltà a integrarsi nel team. Vedrai, ti piacerà... tanto meglio, perché lavorerete insieme.»

    «Quindi, se non lo incontro stasera, lo conoscerò martedì mattina direttamente in ospedale?»

    «Proprio così, ma ora va’ a divertirti.»

    Mentre si dirigeva verso il tavolo della lotteria, Jane sentì il cellulare emettere un doppio beep e, rapida, lo estrasse dalla borsetta: poteva trattarsi di Iris, la capo ostetrica, che le aveva promesso di informarla nel caso ci fossero state complicazioni con Ellen Baxter, una paziente in gravidanza a rischio.

    Il messaggio però era della sua gemella, l’unica persona con cui Jane non aveva alcuna voglia di parlare in quel momento.

    Soffocò un gemito.

    Si sentiva in armonia con se stessa quella sera e non voleva

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