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Batticuore a Natale (eLit): eLit
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E-book151 pagine2 ore

Batticuore a Natale (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Millie Evans non si fa troppe illusioni: se Tony Danzetta si è offerto di proteggerla da un sicario incaricato di ucciderla è soltanto perché si sente in colpa per come l’ha trattata al funerale del suo amico John. In un colpo solo le ha dato dell’assassina e della poco di buono.

Tony ha capito di aver preso un abbaglio, ma un agente speciale della CIA non può innamorarsi di una noiosa bibliotecaria… nemmeno a Natale.
LinguaItaliano
Data di uscita5 dic 2018
ISBN9788858995525
Batticuore a Natale (eLit): eLit
Autore

Diana Palmer

Stella indiscussa nel firmamento degli "autori rosa", Diana Palmer ha al suo attivo un centinaio di romanzi e la presenza, da qualche anno a questa parte, nella prestigiosa New York Times Bestselling List, una certificazione di eccellenza in ambito editoriale!Le sue storie toccano il cuore delle lettrici con atmosfere intriganti e sensuali, e con personaggi a tutto tondo, delineati con maestria e grande intensità.Alle spalle di Diana, un passato di giornalista, lavoro che ha svolto per sedici anni, prima del passaggio al mondo dei romanzi rosa. Le sue passioni, tuttavia, non si esauriscono con la scrittura; donna dai mille interessi, si dedica alla famiglia, non trascura l'impegno nelle associazioni assistenziali ed è riuscita a ritagliarsi del tempo per lo studio, arrivando alla soglia dei quarantanove anni alla laurea con lode. Non avere il tempo per annoiarsi: questo sembra essere il motto di Diana Palmer.

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    Anteprima del libro

    Batticuore a Natale (eLit) - Diana Palmer

    978-88-5899-552-5

    1

    Nella camera ardente drappeggiata di rosso cupo sotto uno scenografico lampadario di cristallo, l'unico amico del defunto era un uomo alto e imponente, con l'aspetto di un lottatore di wrestling professionista e l'aria poco raccomandabile di un autentico avanzo di galera.

    Questo però solo a una prima occhiata superficiale, perché a un esame più attento si rivelava tutt'altro.

    Il colosso indossava un completo grigio antracite di taglio finissimo e un cappotto di cachemire di un tono poco più scuro, che trasudavano ricchezza da ogni pregiato filo. Aveva la carnagione olivastra, gli occhi scurissimi e i capelli neri e ondulati raccolti in una lunga coda.

    Stava davanti al feretro senza dire una parola, sembrava distaccato e pericoloso, non aveva rivolto la parola ad alcuno da quando era entrato in quell'edificio.

    Tony Danzetta fissava la bara di John Hamilton con il viso impassibile, come fosse di pietra, anche se dentro bruciava di rabbia. Era difficile restare lì a guardare le spoglie di un ragazzo conosciuto sui banchi del liceo e a cui aveva voluto bene come a un fratello.

    Era stato il suo migliore amico.

    E ora era morto.

    Morto suicida: un colpo di pistola al petto, dritto al cuore, a causa di una donna.

    Era toccato a Frank Mariott telefonargli, a Jacobsville, in Texas, a casa del senatore Terence Walcott, che lo aveva assoldato come esperto della sicurezza personale. Un incarico a tempo determinato, così era nei patti. Tony aveva in programma di trattenersi ancora qualche giorno, per poi prendersi due settimane di riposo, prima di tornare al suo lavoro.

    La notizia della morte di John lo aveva costretto a tornare in gran fretta a San Antonio.

    Tony, Frank e John: tre amici per la pelle, fratelli di sangue. Si erano giurati di proteggersi l'uno con l'altro, per sempre e comunque.

    Non ci sono riuscito.

    Ho fallito e non saprò mai perdonarmelo.

    Dei tre, John era sempre stato l'anello debole, fin dall'inizio. Tony e Frank erano stati costretti spesso a salvarlo da se stesso, dalla sua fantasia troppo fervida, che lo portava a fantasticare, a credere per esempio di essere un amico intimo di persone appena conosciute e in realtà assolutamente estranee.

    Era fatto così: millantava amicizie inesistenti o ricchezze inventate. Raccontava di feste a cui non era mai andato, con celebrità che non aveva mai nemmeno incontrato per sbaglio. Vaneggiava su una vita scintillante che non era la sua.

    Un gioco innocente, bugie infantili che Tony e Frank erano stati più che disposti a perdonare. In fondo John era innocuo, non faceva del male a nessuno, desiderava solo sognare di essere quello che non era, come tanti altri nel mondo.

    Figlio di gente semplice, il padre e la madre lavoravano come operai in una fabbrica di confezioni della contea. Quando l'azienda si era trasferita fuori dagli Stati Uniti, gli Hamilton avevano aperto un piccolo spaccio fuori città, con cui si mantenevano dignitosamente.

    Nessuno dei due aveva finito le scuole superiori. John invece raccontava ai compagni di classe che i suoi genitori erano ricchi e famosi, che erano sempre in giro per il mondo, che possedevano una villa a Saint Barth, nei Caraibi, un appartamento a New York, uno yacht con la piscina sul ponte principale e un jet privato dotato di tutti i comfort, compreso un tavolo da biliardo.

    Tony e Frank sapevano benissimo che erano soltanto frottole, ma lo lasciavano fare, in fondo potevano capirlo.

    Ma adesso John era morto e... ed era tutta colpa di quella donna, Millicent Evans.

    Riandando indietro con i ricordi, ai tempi dell'università, Tony rivide ancora il suo viso rosso, imbarazzata, quando gli aveva chiesto un consiglio sulla tesina da consegnare al professore di giustizia penale, un corso complementare a cui si erano iscritti entrambi.

    Sarà stato più o meno sei anni fa.

    Millie Evans non riusciva nemmeno a rivolgere la parola a un ragazzo senza balbettare e tremare come un coniglietto impaurito. Un tipo insignificante, aveva i capelli di uno scialbo castano spento, il classico color topo, e grandi occhi verdi; portava gli occhiali, era magra e anonima. Tony non l'avrebbe mai degnata di una seconda occhiata, non era proprio il suo genere.

    Invece Annie la trovava simpatica, chissà come mai.

    Annie Reese era la mamma adottiva di Tony, lavorava come archivista alla biblioteca comunale e Millicent Evans era una sua collaboratrice. Non faceva che parlargli di lei, di quanto era brava e intelligente e preparata. Forse aveva sperato che loro due, prima o poi, si mettessero insieme, fino al giorno in cui era morta.

    Una pia illusione.

    Tony non glielo aveva mai detto, ma non avrebbe sfiorato Millicent Evans nemmeno se fosse stata l'ultima donna rimasta sul pianeta. Annie ci sarebbe rimasta male; perciò si era limitato a fare finta di niente, lasciandola chiacchierare.

    Lui però sapeva troppe cose sul conto di quella cara e brava ragazza per lasciarsi incantare, o perlomeno sapeva quanto bastava per volerla evitare; John, al contrario, si era perdutamente innamorato di lei.

    La sua era diventata una vera fissazione, peraltro incomprensibile. Finché, un paio di anni prima, dopo la terza Budweiser ghiacciata, durante una delle rare volte in cui Tony tornava a casa in visita, gli aveva svelato la doppia personalità di Millie Evans.

    Quell'atteggiamento schivo e modesto era solo una posa: in realtà non era affatto timida e impacciata. In privato era una ragazza parecchio sfrontata e disinibita, a cui piaceva spassarsela, e con un paio di birre in corpo era disposta a fare tutto ciò che un uomo le chiedeva.

    Una volta abbiamo anche fatto sesso a tre, gli aveva confidato John. Io, lei e Frank. Non sai che numeri... Però non parlarne con lui, non gli piace ricordare quella notte, lo metteresti in imbarazzo.

    E Tony se n'era ben guardato, però quello che aveva appreso sul conto della rispettabile signorina Evans lo aveva raffreddato nei suoi confronti.

    Non che prima l'avesse mai trovata attraente: era la tipica zitella sbiadita e legnosa, pronta a tutto pur di accalappiare uno straccio di spasimante. Povero John, come si era ridotto. Tony provava pena per lui: era ossessionato da Millicent Evans, al punto da non essere più obiettivo.

    Per il suo più caro amico, Millie era la reincarnazione della Regina di Saba, la fanciulla dei sogni, la femmina più sensuale del creato. Un'assurdità.

    E il colmo era che lei faceva pure la preziosa.

    Stando ai racconti di John, Millie era terribilmente incostante e capricciosa, a volte appassionata, a volte gelida. Un giorno gli giurava di amarlo, quello dopo lo trattava come un perfetto estraneo, oppure lo accusava persino di perseguitarla, di essere uno stalker.

    «Quella ragazza deve essere matta» si era indignato Tony.

    «Come se avessi bisogno di inseguirla» si era lamentato John, che allora lavorava come guardiano notturno. «Non sai quante volte, tornando a casa all'alba, l'ho trovata ad aspettarmi nel mio appartamento, addirittura nel mio letto, con indosso soltanto un babydoll trasparente. E a volte nemmeno quello!»

    Per Tony, l'attrazione che John provava per quella bibliotecaria occhialuta e appena passabile era misteriosa. Lui era sempre stato pieno di ragazze avvenenti, intelligenti e ricche che gli correvano dietro, aveva solo l'imbarazzo della scelta.

    Di certo non aveva mai dovuto inseguirne nessuna. Millicent poi non possedeva né bellezza né personalità, sembrava una nerd, la solita secchiona imbranata. Faceva fatica a immaginarsela in versione pin up tra le lenzuola. No, per carità. Eppure John spasimava per lei, si struggeva per lei.

    Ora però John era morto, si era tolto la vita, ed era stata lei, Millicent Evans, a portarlo al suicidio.

    Tony fissò il viso cereo del suo amico, disteso nella bara, e la rabbia deflagrò dentro di lui.

    Che razza di donna può trattare un uomo in quel modo, approfittando di lui e prendendosi gioco del suo amore, al punto da spingerlo a farla finita?

    Il telefono squillò nell'ufficio delle pompe funebri. Dopo una veloce conversazione, il titolare fu costretto, suo malgrado, a entrare nella camera ardente e avvicinarsi all'energumeno elegante e silenzioso.

    Per prudenza restò a distanza di qualche passo. «Mi perdoni se la disturbo in un momento così inopportuno... È lei il signor Tony Danzetta?» gli chiese con deferenza.

    La persona con cui aveva appena parlato al telefono glielo aveva descritto come un signore molto alto e dall'aspetto non proprio convenzionale.

    Come minimo, pensò tra sé l'impresario delle pompe funebri, notando la coda di capelli lunga fino a metà schiena. Visto da vicino, il tizio era gigantesco, un armadio a due ante in cappotto di cachemire.

    E poi quegli occhi scuri, taglienti come diamanti neri.

    Meglio non pestargli i piedi nemmeno senza volere.

    «Sì, sono io» confermò lui, con una voce profonda e roca. Che, in altre circostanze, tipo un incontro ravvicinato in un ascensore, gli avrebbe fatto accapponare la pelle.

    «Il suo amico, il signor Frank Mariott, ha appena chiamato per dirmi di rivolgermi pure a lei per concordare la sepoltura del compianto signor Hamilton. Mi spiegava che si tratta di una richiesta speciale. La prego, mi consideri a sua totale disposizione.»

    «Grazie» rispose Tony, con tono cortese ma secco, le mani nelle tasche del soprabito. «Possiedo due tombe in un camposanto molto ben curato proprio fuori San Antonio, il San Fernando Cemetery, dove è sepolta la mia madre adottiva, Annie Reese. Vorrei che anche John potesse riposare lì.»

    Ripensò a una collina verde di Cherokee, in North Carolina, dove giacevano i resti della sua vera mamma. E a un cimitero di Atlanta, dove invece c'erano le tombe di suo padre e di sua sorella. Tony si era trasferito con Annie a San Antonio quando aveva poco più di sedici anni.

    Chiuse gli occhi un solo istante e li riaprì subito dopo: non era il momento della malinconia, doveva tornare al presente. «Conservo una piantina del cimitero di San Fernando nella mia cassetta di sicurezza. Posso farvela avere domattina.»

    «Oggi stesso sarebbe meglio» azzardò il titolare dell'agenzia funebre. «Sa, è questione di tempi tecnici. Dobbiamo mandare i nostri incaricati ad aprire il sepolcro e prepararlo per la funzione di dopodomani, lei capisce.»

    Speriamo che capisca.

    L'agenda di Tony era già fitta di appuntamenti, uno dei quali con il direttore della sua banca, per un trasferimento di fondi piuttosto rilevante. In realtà non aveva un minuto libero.

    Eppure sorrise come se non fosse un problema. Tutto sommato poteva ritirare la piantina dalla cassetta di sicurezza mentre aspettava che l'operazione andasse a buon fine.

    «Nessun disturbo, passerò io di persona a consegnarvela questo pomeriggio, sul tardi, prima di rientrare in albergo.»

    «Grazie, signor Danzetta, questo ci risparmierà parecchi inconvenienti, e potremo garantirle un servizio impeccabile per il suo povero amico.»

    Tony guardò la salma di John. «Avete fatto un buon lavoro» mormorò, ma la sua voce

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