Un uomo sotto sorveglianza: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Sembra che a Santiago, Texas, ci sia un traffico di stupefacenti e armi illegali. Per scoprire cosa accade vengono inviati in incognito, e non sapendo l'uno dell'altro, l'analista dell'FBI, Elena Maldonado, e Joe Sanchez, inviato dall'esercito. Quest'ultimo è anche l'uomo che Elena deve tenere d'occhio, poiché imparentato con i trafficanti. A lei questa situazione non dispiace, perché avrà modo di vendicarsi dell'umiliazione subita al ballo della scuola, quando stavano insieme...
Annette Broadrick
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Un uomo sotto sorveglianza - Annette Broadrick
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Hard To Forget
Silhouette Desire
© 2001 Annette Broadrick
Traduzione di Lucilla Negro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-167-6
www.harlequinmondadori.it
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Prologo
Il diciottenne Joe Sanchez si guardò allo specchio del comò scorticato della sua modesta camera da letto e sbatté le palpebre. Non si riconosceva. Era la prima volta in vita sua che indossava un abito da cerimonia. Affittato, ovviamente. Gli erano occorse due settimane di lavoro per guadagnare i soldi necessari per noleggiare lo smoking che avrebbe portato quella sera, per il ballo studentesco di fine anno della scuola superiore di Santiago, una piccola cittadina del Texas al confine con il Messico.
Sorrise al pensiero, continuando a sorprendersi dell’immagine di sé che gli rimandava lo specchio. Non ricordava di essersi mai visto sorridere, né in fotografia né allo specchio. Ma quella sera aveva un motivo per essere contento: avrebbe accompagnato Elena Maldonado al ballo.
Ancora si chiedeva come mai la ragazza avesse accettato di andare alla festa con lui.
Elena gli aveva dato ripetizioni di storia e geografia, negli ultimi mesi. Grazie al suo aiuto, Joe era quasi sicuro di riuscire a diplomarsi. Sarebbe stato il primo in famiglia a prendere il diploma di scuola superiore.
Fino all’anno prima, addirittura fino all’autunno precedente, non avrebbe mai potuto immaginare ciò che sarebbe accaduto...
«Ehi, Sanchez» lo chiamò Torres, il suo mister, dopo gli allenamenti, in un giorno di fine settembre. «Ti aspetto nel mio ufficio dopo la doccia.»
Joe annuì e trottò verso gli spogliatoi insieme agli altri membri della squadra di football. Si levò la divisa e andò sotto la doccia. Sapeva già che cosa doveva dirgli l’allenatore. I suoi insegnanti gli avevano fatto notare che i suoi voti erano calati dopo le prime interrogazioni.
E allora? Era riuscito a giocare nella squadra di football negli ultimi due anni. Per Joe, era stato un traguardo importante. Torres aveva fatto di lui un grande ricevitore, sfruttando la sua velocità e la sua abilità nel trattenere la palla. In effetti, si diceva in giro di lui che aveva una calamita nelle mani, tanto era bravo.
I suoi compagni di squadra schiamazzavano intorno a lui, ma Joe riuscì a estraniarsi mentre si lavava, si asciugava e indossava i suoi jeans sdruciti e la maglietta slabbrata. Uscì dagli spogliatoi e si incamminò lungo il corridoio, verso l’ufficio del mister, sapendo che stava per essere cacciato dalla squadra.
Il signor Torres era al telefono quando lui entrò, e gli fece cenno di accomodarsi sulla sedia di fronte alla scrivania. Joe si sedette e osservò il suo allenatore che aveva appoggiato i piedi sulla scrivania. Quando ebbe concluso la conversazione telefonica, Torres posò i piedi per terra e tirò la sedia verso di lui, puntando i gomiti sul ripiano di legno.
«Toglimi una curiosità, Sanchez» esordì, con voce severa, «ti sei per caso messo in testa di seguire le orme di Alfredo?»
Joe sbatté le palpebre. Che diavolo c’entrava, ora, suo fratello? Fissò il mister con sguardo torvo. «In che senso?»
«So che Al è finito dentro per droga, un paio di anni dopo aver lasciato la scuola. Quanti anni ha, adesso?»
«Ventidue.»
«Uh... E sono cinque anni che entra ed esce di prigione, vero?»
«E allora?»
«Vuoi finire così anche tu?»
Joe scrollò le spalle.
Il signor Torres non aggiunse altro, limitandosi solo a guardarlo. Non gli staccava gli occhi di dosso.
Joe si mosse sulla sedia, accavallò le gambe e cominciò a fissare il buco che aveva nella suola della scarpa.
Alla fine, il mister disse: «Voglio offrirti un’alternativa alla vita di tuo fratello, Joe, sempre che tu abbia voglia di prenderla in considerazione».
Joe sollevò lo sguardo, sorpreso. Il signor Torres continuava a fissarlo, imperterrito.
«Tu sei un ragazzo intelligente, Joe» cominciò. «Impari in fretta. Hai la stoffa del leader. Tutti i tuoi compagni di squadra seguono le tue direttive. Insomma, hai tutti i numeri per diventare un vero campione, solo che ti manca la grinta, la carica giusta.»
«Mi sta forse accusando di essere pigro?» chiese Joe, con espressione incupita.
L’allenatore gli sorrise. «Oh, no, non è questo. È solo che non sei abbastanza motivato. E io vorrei aiutarti a modificare questo tuo atteggiamento.»
«In che modo?»
«Fornendoti l’opportunità di proseguire gli studi e di andare al college, l’anno prossimo.»
Il piede di Joe, appoggiato sul ginocchio, scivolò per terra, e lui si raddrizzò, stupefatto. «Al college? Io?»
«Esattamente. Di questo passo, sarai in grado di entrare nella squadra del college, il prossimo anno. Sempre che tu riesca a tenere alta la media dei tuoi voti, s’intende.»
Joe si accasciò sulla sedia, avvilito. «Già.»
«La ritieni un’impresa impossibile?»
Lui scrollò di nuovo le spalle.
«Quanto tempo al giorno dedichi allo studio?»
Ancora una volta, Joe fece spallucce.
Il signor Torres abbassò lo sguardo su un foglio che aveva davanti. «Ovviamente, non abbastanza, a giudicare dai tuoi voti.»
Joe non si sentì di ribattere neppure a quel commento. Ritornò a contemplare la suola bucata delle sue scarpe, chiedendosi dove diavolo avrebbe rimediato i soldi per comprarsene un paio nuovo.
«Non credi di potercela fare, vero?» chiese il mister.
Joe scosse la testa senza alzare lo sguardo.
«Allora, ho più fiducia io in te di quanta non ne abbia tu in te stesso. In effetti, ho trovato una persona disposta a seguirti nello studio, sempre ammesso che tu voglia sforzarti di migliorare i tuoi voti.»
Joe sbirciò da sotto le sopracciglia. «Chi?»
«Elena Maldonado.»
Joe corrugò la fronte. Non la conosceva. Poi, cominciò a scrollare nuovamente le spalle quando, all’improvviso, gli venne in mente una certa Elena che frequentava il suo stesso anno. «Chi? Quella ragazza secca come un’acciuga con gli occhiali e quella massa di capelli scuri?»
«Proprio lei.»
Joe scoppiò a ridere. «Ha detto che mi darà delle ripetizioni?»
«Per l’appunto.»
«Sta scherzando, mister. Quella là non dà corda a nessuno. Entra in classe, si siede, abbassa la testa e prende appunti per tutta la durata della lezione.»
«Ebbene, quegli appunti potrebbero fare la differenza tra il diplomarti e andare al college oppure finire in gattabuia insieme al tuo caro fratello. Spetta a te decidere, giovanotto.»
Joe non voleva ammetterlo, ma l’idea di andare al college lo elettrizzava. Era un’occasione per tirarsi fuori da una vita di stenti, per costruire qualcosa per se stesso e poter finalmente provvedere a sua madre, che aveva sgobbato tutta la vita per mantenere lui e suo fratello.
«Allora, che ne pensi?» chiese il mister quando il silenzio cominciava a farsi pesante. «Sei disposto a impegnarti affinché i tuoi voti migliorino e tu possa continuare a giocare a football? Perché, se è così, io farò tutto il possibile perché tu venga ammesso al college l’anno prossimo. Ma dovrai studiare sodo, ovviamente.»
Joe fece per parlare, ma la voce gli mancò. Se la schiarì con un colpetto di tosse. «Se lei è sicuro che a Elena non dispiace, sono pronto a rimboccarmi le maniche.»
«Ottima scelta, figliolo» si complimentò Torres con un largo sorriso. «Mi metterò in contatto con lei. Sarete voi due, poi, a stabilire dove e quando studiare.»
Joe lasciò l’ufficio dell’allenatore, quel giorno, con una sensazione di stordimento. Lui e i suoi amici trascorrevano la maggior parte del loro tempo a bighellonare per la città, la sera, e a fare baldoria. Se voleva impegnarsi affinché il suo rendimento scolastico migliorasse, doveva cambiare stile di vita, rinunciando, in primo luogo, alle scorribande serali con loro.
L’idea del college lo faceva semplicemente sorridere, tanto gli pareva incredibile. Ma poteva dare una svolta alla sua vita.
La verità era che si vergognava di come era finito suo fratello Al, anche se non lo biasimava. Al non aveva mai combinato un granché a scuola. Aveva interrotto gli studi perché era riuscito a convincere sua madre che si sarebbe trovato un lavoro. Solo che non si era preso la briga di informarla che quel lavoro non era esattamente legale. Quando si viveva in una zona di confine, c’erano un sacco di modi per far soldi, per lo meno finché non si veniva beccati dalla polizia.
Attese la fine della lezione di storia, il giorno dopo, per avvicinarsi a Elena. L’aveva osservata al corso di inglese, la mattina precedente. Aveva tenuto tutto il tempo il capo chino, senza mai guardare nella sua direzione. Fu solo dopo essersi praticamente scontrato con lei nell’atrio che Joe, vedendola arrossire, aveva capito che il signor Torres le aveva parlato di lui.
La raggiunse al suo banco, dove lei era intenta a infilare i libri nello zaino.
«Ciao» la salutò.
Elena rispose al suo saluto senza neppure sollevare lo sguardo.
«Il signor Torres mi ha detto che sei disposta a darmi una mano per migliorare i miei voti.»
Lei annuì.
«Allora, dove preferisci studiare, a casa mia o a casa tua?»
Lei tirò su il capo di scatto e lo fissò con gli occhi sgranati. «A casa mia non si può. A mio padre non... piace che io porti gente in casa.»
Joe sapeva che era una fesseria. Aveva chiesto in giro di lei e aveva saputo che suo padre non lavorava quasi mai e che trascorreva la maggior parte del suo tempo a ubriacarsi in qualche bar. Semplicemente, Elena non voleva che lui fosse presente quando suo padre sarebbe tornato a casa sbronzo.
E chi poteva biasimarla? Per lo meno, lei, un padre ce l’aveva. Il suo se n’era andato via di casa quando lui aveva