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Veleni (eLit): eLit
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E-book393 pagine5 ore

Veleni (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Ribelle, impudente, irriverente, sfrenata in tutto, Tamara Vandelier è sempre stata la pecora nera della famiglia. E quando viene a sapere che la madre che non l’ha mai accettata e amata, la matriarca senza scrupoli che ha sempre retto la famiglia con pugno di ferro, è stata colpita da una malattia che le concede ancora poco da vivere, intravede l’occasione di soddisfare l’impulso che ha dovuto reprimere per tutta la vita: distruggere la ragnatela di rancori, di veleni, di segreti, di violenze, di complicità che unisce e divide le famiglie dei Traverner, dei Buchanan e dei Vandelier. Distruggere, come lei stessa è stata distrutta, quando era troppo giovane e vulnerabile per difendersi. Ma forse non tutto è perduto. forse al fondo di quella catena di odio c’è ancora un barlume di speranza, se Tamara riuscisse a far rivivere l’unico, vero amore della sua vita.

ROMANZO INEDITO
LinguaItaliano
Data di uscita26 ott 2018
ISBN9788858993842
Veleni (eLit): eLit
Autore

Emma Darcy

La vita di Emma Darcy è stata caratterizzata da tanti colpi di scena, esattamente come succede ai protagonisti dei suoi romanzi. Nata in Australia, al momento abita in una bella fattoria nel Galles.

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    Anteprima del libro

    Veleni (eLit) - Emma Darcy

    successivo.

    Prologo

    Distruggere...

    Non era un pensiero. Era un bisogno. Un imperativo. Una risoluzione. Bruciava nella mente di Tamara Vandelier, facendo germogliare un piano implacabile da cui nulla avrebbe potuto distoglierla.

    I medici avevano dato a sua madre quattro mesi. Quattro mesi prima che il cancro che la consumava compisse il suo corso fatale, quattro mesi di tempo per assistere alla distruzione del lavoro di una vita e conoscere la profondità del desiderio di vendetta della figlia per l'irrefrenabile ambizione che aveva dominato il cuore freddo, calcolatore di Eleanor Buchanan Traverner Vandelier.

    Impossibile avvicinarla, nelle settimane seguite alla mastectomia. Eleanor si era installata nel modo più riservato possibile nella clinica privata St. Vincent, con guardie alla porta della sua camera ventiquattr'ore su ventiquattro per respingere i visitatori indesiderati. Tamara non aveva bisogno che le dicessero che lei era in cima alla lista.

    Ma Sydney era una grande città, non il feudo di Eleanor. Il muro di silenzio che aveva elevato alla clinica era stato facile da incrinare. Sedurre un infermiere era stato un gioco da bambini per Tamara. Lui le aveva detto tutto quello che aveva bisogno di sapere: qual era la prognosi, quale terapia era stata scelta, come Eleanor reagiva ai farmaci.

    Poi, finalmente, il sollievo, l'euforia della notizia di quel pomeriggio. La decisione di Eleanor di rifiutare ulteriori cure e di tornare a casa offriva a Tamara l'occasione tanto desiderata della resa dei conti con sua madre. Ora il gioco finale poteva essere giocato. Fino alla morte.

    Eleanor sarebbe stata a casa l'indomani.

    L'indomani poteva scattare il suo piano.

    Tamara era sulla terrazza della casa al mare. Quella casa sulla costa, poco a nord di Sydney, era l'unica eredità tangibile di suo padre che era sua, non di Eleanor. Per sua madre era irrilevante. Non aveva nulla a che vedere coi grandi vigneti di Hunter Valley che erano la sua ossessione.

    L'odio si gonfiò nell'animo di Tamara, feroce, oscuro, distruttivo. Guardò le onde tracciare i loro segni irregolari sulla sabbia, creando l'effetto di un lungo filo di perle. Pearl Beach. Le perle erano lacrime, secondo una vecchia superstizione. E ci sarebbero state lacrime in quantità nei prossimi quattro mesi, ma non lacrime sue. Le sue erano state sparse molto tempo prima, l'estate in cui aveva quattordici anni, l'estate che era stata per lei vita e morte.

    E ora Eleanor avrebbe conosciuto la morte, la distruzione dei suoi sogni, che le avrebbe fatto più male della fine fisica della sua vita. Avrebbe conosciuto la sofferenza di perdere ciò che aveva di più caro.

    Tamara sorrise. Il suo piano aveva una bellissima vena d'ironia. L'avrebbe notata anche sua madre. Avrebbe visto ciò che aveva creduto di distruggere quell'estate risorgere e produrre il seme della sua disfatta, il seme che sarebbe stato l'elemento definitivo della vendetta.

    E tutte le cose oscure e nascoste sarebbero state portate alla luce per incombere sugli ultimi giorni della vita di Eleanor sulla terra, quella terra che non sarebbe più stata sottomessa alla sua volontà. Sarebbe stata la volontà della figlia tanto odiata che Eleanor avrebbe visto compiersi, la volontà della figlia che aveva messo al mondo come parte integrante del suo patto con Max Vandelier. Tamara, il frutto non desiderato, non amato, dell'ambizione.

    Amore...

    La vecchia pena squassò il cuore di Tamara. Lei la respinse. L'indomani si sarebbe ripresa Rory. Era il principio di tutto, l'essenza di tutto.

    Rory...

    Gridò il suo nome come se l'avesse chiamato, poi rise. Fu un suono forte, squillante, che si levò nella brezza e riecheggiò nell'immutabile fragore delle onde, nell'inesorabile movimento del mare. Inesorabile come la volontà di Tamara di trionfare. Rory. Rory. Rory.

    Eleanor non avrebbe mai più riso.

    Neppure nella tomba.

    Distruggere...

    1

    Fu la sorpresa a svegliare Rory Buchanan. Non era insolito per lui svegliarsi con un'erezione. Gli capitava quasi tutte le mattine. Non che gli servisse a molto. Louise non gradiva il sesso mattutino. Gliel'aveva fatto capire chiaramente fin dal primo giorno di matrimonio, e non era nella natura di Rory forzare in qualsiasi modo una donna. Eppure, quel giorno eccola là, raggomitolata contro di lui. E lo accarezzava nel modo più eccitante.

    Se quello non era un invito, allora Rory non ne aveva mai visto uno. Di certo lui non avrebbe protestato. E non aveva alcuna intenzione di muoversi e interrompere quel piacere inaspettato. Di solito era lui a prendere l'iniziativa. Che Louise lo toccasse in quel modo era una vera sorpresa.

    Correzione. Una favolosa sorpresa.

    I seni di lei erano deliziosamente premuti contro la sua schiena. Il calore del suo corpo era un afrodisiaco supplementare, in aggiunta a quello che la sua mano gli stava facendo. Non sarebbe riuscito a restarsene fermo ancora per molto tempo.

    Louise si mosse, staccando la mano da lui e sollevandosi per mordicchiargli l'orecchio.

    «Avanti, Rory, lo so che sei sveglio. Vuoi davvero ignorarmi? Sono pronta per te...»

    Lui rispose con un mugolio di piacere, felice di dare libero sfogo ai suoi istinti più elementari. Era chiaro che Louise non voleva alcuna preparazione. Non c'era bisogno che lui si controllasse. In un attimo, lei gli strinse le gambe attorno alla vita, con gli occhi scintillanti di soddisfazione per essere riuscita a eccitarlo.

    Fu bello. Fu favoloso. Finì anche troppo presto.

    Rory prese in considerazione l'idea di ricominciare, facendolo durare di più, ma la mise subito da parte. Meglio accontentarsi di ciò che aveva avuto. Sospirò e sorrise timidamente a Louise.

    «Mi dispiace. Non ho potuto trattenermi.»

    Lei gli ricambiò il sorriso.

    «È stato bello. Proprio come volevo. Mi piace quando perdi il controllo.»

    Gli scoccò un rapido bacio, si staccò da lui e andò in bagno.

    Lo faceva sempre. Non voleva mai coccole, dopo aver fatto l'amore, e neppure starsene semplicemente abbracciati. Rory non se ne adontò, quella mattina. Quel risveglio inaspettato lo aveva lasciato piacevolmente appagato. Si sentiva bene, rilassato, contento. Non importava che Louise fosse così fissata con l'igiene. Era fissata con una quantità di cose. Era uno dei tratti del suo carattere, e aveva dei vantaggi, oltre che degli svantaggi.

    Tornò su quel pensiero mentre si pettinava, dopo aver fatto la doccia. Louise teneva molto alle apparenze: aspetto impeccabile, indumenti elegantemente coordinati, tutto come doveva essere. E non un solo capello fuori posto.

    Rory aveva ceduto al desiderio di Louise che andasse dal suo parrucchiere a farsi fare quello che lei considerava un taglio di capelli alla moda, ma a nessun costo si sarebbe lasciato persuadere a far diventare bionde le striature più chiare dei suoi capelli castani. Non gli importava che Louise mantenesse i suoi capelli perfettamente biondo cenere. Una vanità del genere andava benissimo per una donna. Ma per un uomo? Be', di sicuro non per lui. Si sarebbe sentito come se mentisse a se stesso.

    Tuttavia, non aveva nulla contro gli indumenti firmati che Louise gli comprava. Lei aveva buon occhio per i colori delle cravatte di seta che sceglieva. Poiché per lui ciò che indossava era per lo più irrilevante, non era un grande sforzo compiacerla su quel punto. Era sempre orgoglioso di averla come moglie. Era giusto fare in modo che lei si sentisse altrettanto orgogliosa di averlo come marito.

    Entrò in soggiorno di ottimo umore. Louise aveva preparato la tavola per la colazione. Nella stanza aleggiava il profumo delle uova e della pancetta che friggevano in cucina. Una tazza di caffè appena fatto lo aspettava. Si sedette e ne sorbì un sorso, assaporando l'aroma e il gusto forte, stimolante.

    La parete di vetro del soggiorno gli dava la sensazione di essere all'aperto, ed era una bellissima mattinata: cielo azzurro, sole splendente, uccelli che sfrecciavano fra i rami, chiamandosi l'un l'altro con melodiosi cinguettii.

    Rory provò un caldo senso di benessere. Amava quella vista. Amava quella casa. Quella mattina, sentiva perfino di amare sua moglie.

    Era bello essere vivo.

    Louise sparecchiò la tavola, riempì di nuovo di caffè la tazza di Rory, ne versò una per sé e si sedette di fronte a lui, con le spalle alla parete di vetro. Stupidi alberi della gomma e uccelli fastidiosi. Perché qualcuno dovesse sdilinquirsi per la campagna australiana era un mistero, per lei. Quella mattina, il suo interesse era concentrato esclusivamente su Rory.

    Lui sembrava in pace con il mondo, completamente appagato. Il suo sguardo vagava su quelle che lui considerava le meraviglie della natura circostante. Rory poteva essere ostinato nel resistere ad alcuni suoi suggerimenti, ma Louise era fiduciosa che sarebbe stato malleabile, quel giorno. Poteva essere una buona idea concedergli di fare l'amore ogni mattina, fino a quando non avesse ottenuto la sua completa collaborazione ai propri piani. Non era poi un gran sacrificio, ora che la sua meta era in vista.

    Rory aveva grandi potenzialità. Non lo avrebbe sposato, in caso contrario, benché fosse senza dubbio uno degli uomini più attraenti che avesse mai incontrato, coi suoi capelli castani, gli occhi color ambra, un sorriso davanti a cui molte donne sarebbero svenute e un corpo magnificamente maschio. Con l'accurato lavoro della moglie sulla sua immagine, ora recava l'inconfondibile impronta della classe. Louise non aveva dubbi che avrebbe potuto fare di lui ciò che voleva.

    Sorrise, ricordando la sua prima ambizione, quella di entrare nella politica come suo padre. Jeremy Stanhope, ministro dell'industria del governo federale, aveva sempre vissuto nel mondo del potere, un mondo inebriante che Louise aveva condiviso con lui fin dall'adolescenza, anche prima che sua madre se la filasse in Irlanda con un allevatore di cavalli da corsa. Lei aveva scelto di stare con il padre. Preferiva essere la cocca di papà che vivere all'ombra della madre.

    «Lascia stare la politica» le aveva consigliato suo padre. «Non è là che si trova il potere, per una donna. Sei troppo esposta agli attacchi.»

    «Solo perché sono una donna...»

    Stanhope aveva subito interrotto quella reazione femminista.

    «Otterrai tutto ciò che vuoi, piccola, se giochi bene le tue carte.»

    «Che intendi dire?»

    «Legati a un uomo che può portarti in alto, e serviti di lui. Studia la storia. La donne più potenti sono state quelle che sapevano come manipolare gli uomini giusti. Lo troverai più soddisfacente che essere strapazzata in parlamento.»

    A Louise l'idea era piaciuta. L'aveva fatta propria.

    Suo padre l'aveva involontariamente condotta a Rory quando, a Canberra, le aveva indicato Eleanor Vandelier nel corso della cerimonia in cui le era stato conferito il titolo di Dame per le sue realizzazioni nell'industria vinicola australiana.

    «Ecco una donna che sa cogliere le occasioni. È rimasta vedova due volte, nella sua scalata al potere. Ha una dimora che è poco meno di un castello a Hunter Valley, e ora fa il bello e il cattivo tempo in due delle più importanti industrie vinicole del paese.»

    Louise aveva notato che Eleanor era già piuttosto avanti negli anni.

    «Ha figli scapoli?»

    «No, sono entrambi sposati. Ma il nipote di suo fratello, l'erede dei vigneti Buchanan, è ancora libero. Vuoi che te lo presenti?»

    La sfida era stata irresistibile. Vedere su che cosa regnava Eleanor aveva fatto il resto. La villa costruita da Max Vandelier aveva fatto apparire una miseria il lusso decadente del vecchio maniero di sua madre in Irlanda. Inoltre, essere imparentata con due dei più prestigiosi produttori di vini australiani di qualità internazionale era molto più elegante che avere a che fare coi cavalli, per quanto di pura razza.

    Rory dirigeva i vigneti Buchanan già da diversi anni, quando Louise lo aveva conosciuto. Con lei al suo fianco per aiutarlo, poteva senza dubbio affrontare la responsabilità di essere a capo della società di famiglia, assumendo la direzione sia dei vigneti Buchanan, sia dei Traverner.

    Dopo tre anni di matrimonio, Louise voleva che il suo investimento di tempo con Rory cominciasse a rendere. Eleanor stava morendo. La sua posizione di potere era a portata di mano, se erano abbastanza audaci da afferrare l'occasione.

    Sorseggiò il caffè, riflettendo sulla linea di ragionamento che avrebbe usato per persuadere Rory a fare ciò che lei voleva che facesse quel giorno. Le occasioni bisognava costruirsele. Da solo, lui non avrebbe visto l'importanza della situazione. Probabilmente avrebbe trovato odiosa l'idea. Meglio avvicinare la questione per vie traverse.

    Louise depose la tazza.

    «Rory, non hai dimenticato che Eleanor torna a casa nel pomeriggio, vero?»

    Quelle parole rovinarono, per Rory, la dolcezza della mattinata. Non voleva, né aveva bisogno, che Louise gli rammentasse che Eleanor tornava a casa per morire. Suo nonno gli aveva telefonato da Sydney la sera prima per dirgli che Eleanor si rifiutava di sottoporsi ad altre cure, e che lui l'avrebbe riportata a casa dalla clinica quel pomeriggio.

    Ellie, l'aveva sempre chiamata suo nonno. Per Frank Buchanan, era ancora la sorellina piccola, che aveva bisogno del suo conforto e del suo sostegno. Per qualunque mente obiettiva non c'era nulla di piccolo in Dame Eleanor Buchanan Traverner Vandelier. Era una forza, una forza dominatrice che, se mai, faceva sentire piccoli gli altri.

    A Rory non importava che stesse morendo. Aveva associato Eleanor all'idea della morte fin dall'estate in cui aveva sedici anni. Suo nonno non vedeva, o non voleva vedere, la scia di vittime sacrificate all'ambizione di Eleanor. Vedeva solo ciò che la sorella aveva conseguito. Ma Rory andava oltre. Vedeva i costi umani. E trovava rivoltanti quei successi.

    «No, non l'ho dimenticato» rispose, secco.

    Distolse lo sguardo dalla bellezza della natura incontaminata e guardò la moglie, ben sapendo che aveva uno scopo nel sollevare l'argomento. Aveva usato quel tono di voce. Significava che voleva qualcosa. Era una delle piccole sfumature che aveva imparato a riconoscere nei tre anni del loro matrimonio.

    La vestaglia di seta che lei indossava si apriva abbastanza da mostrargli il morbido solco fra i seni. I lunghi capelli biondi erano ancora sciolti, e scintillavano alla luce che aveva alle spalle. Rory cercò di richiamare alla mente le sensazioni che aveva provato facendo l'amore con Louise, poco prima, ma non ci riuscì. Era forse eccessivamente cinico chiedendosi, ora, se c'era stato uno scopo dietro quell'inaspettata concessione?

    «Penso che dovresti passare alla Traverner, andando al lavoro, stamattina.»

    Louise amava elaborare piani. A volte Rory avrebbe desiderato un po' di spontaneità, ma di solito, nei suoi piani, lei aveva a cuore il comune interesse. Il loro matrimonio era una società d'affari. Lui ne era ragionevolmente contento. Solo, non gli piaceva sentirsi manipolato. L'aveva visto fare più che a sufficienza da Eleanor. Non voleva che capitasse a lui.

    «Per fare che cosa?» chiese.

    «Per parlare con Paul e David. Dimostrare comprensione per quello che devono provare. Eleanor è sempre stata così indomabile. La notizia dev'essere stata traumatica per loro. È la cosa più corretta da fare, Rory.»

    Aveva ragione. Anche una madre mostruosa era pur sempre una madre, ed Eleanor era stata il perno attorno a cui aveva ruotato la vita dei suoi figli. Per tanti anni aveva mosso gli ingranaggi, macchinando incessantemente per salvaguardare l'eredità dei Traverner contro ogni possibile minaccia, fino al punto da sposare Max Vandelier e vendersi l'anima per restare aggrappata alla terra che era appartenuta a Richard Traverner, il padre di Paul e David.

    Amavano la madre per ciò che aveva fatto per loro, o piuttosto non vedevano l'ora di fare la propria strada, di prendere le proprie decisioni?

    Rory sapeva che per lui sarebbe stato così. Ma lui non era né Paul, né David, e in realtà non sapeva che sentimenti provavano per la loro madre. Erano leali verso di lei, e avevano tutte le ragioni di esserlo. Avrebbero ereditato il frutto della sua ossessione e della sua ambizione.

    E quella era un'altra idea cinica. Eleanor aveva sempre avuto quell'effetto su di lui. Ma Rory nutriva una forte simpatia nei confronti di Paul e David. Non gli avevano mai fatto alcun torto, anzi, gli avevano generosamente insegnato tutto ciò che sapevano sulla produzione e il commercio del vino, dopo la morte di suo padre... l'estate dei suoi sedici anni.

    Troppe domande sulla morte di suo padre erano ancora senza risposta, ma una cosa era certa: Eleanor aveva tratto profitto dall'improvvisa dipartita di Ian Buchanan. Era stato l'avvenimento che le aveva aperto le porte verso la fondazione di una società che legava le due aziende.

    «Rory?» ripeté Louise, impaziente per quel silenzio.

    «Certo, ci andrò» convenne lui. «È la cosa più corretta da fare.»

    In un mondo dove la disonestà era la regola, Rory non voleva essere accusato di scorrettezza. Un tempo era stato un idealista. Forse lo era ancora, sotto le disillusioni che alimentavano il suo cinismo.

    «Probabilmente avranno in programma una riunione di famiglia per dare il bentornato a Eleanor, stasera» continuò Louise, in tono casuale. Poi, con decisione: «Dobbiamo farci invitare, Rory. Voglio essere presente».

    Lui non aveva alcun desiderio di constatare di persona l'evidenza della mortalità di Eleanor, né di manifestare un'ipocrita comprensione alla donna per la quale nutriva la più grande avversione.

    «È la mia prozia, Louise, non mia madre. Lascia che ci pensino Paul e David e le loro mogli.»

    «Anche noi facciamo parte della famiglia» tenne a precisare lei. «È tuo nonno che la riporta a casa, Rory.»

    «Gliel'ha chiesto lei. A noi non ha chiesto nulla.»

    «Non c'è niente di male a darsi da fare. Specialmente in queste circostanze.»

    «Non credo che saremmo i benvenuti.»

    «Non voglio restare tagliata fuori, Rory. Eleanor cerca sempre di tagliarci fuori.»

    E così, ecco dove voleva andare a parare Louise. Era curiosità morbosa, o il bisogno di trovarsi in mezzo all'azione? Rory non se ne curava. A lui andava benissimo di essere escluso dalla compagnia di Eleanor. Non voleva avere rapporti con lei più di quanto lei volesse averne con lui. Sapeva perché lo tagliava fuori. Le rammentava spiacevolmente ciò che preferiva ignorare.

    Scosse la testa e si alzò, preparandosi a uscire. Non voleva continuare quella discussione sul ritorno a casa di Eleanor.

    «Semplicemente, la nostra presenza non sarebbe appropriata» asserì, avvicinandosi a Louise per congedarsi da lei con un bacio.

    «Ti sbagli, Rory. Voglio esserci. Abbiamo bisogno di vedere come sta, quanto la malattia l'ha indebolita. Inoltre, sarà presente l'intera famiglia, a mostrare un fronte compatto. È una questione di rispetto.»

    Rory sorrise, ironico. Un fronte compatto?

    E allora, quella pazza di sua madre? Lei non si sarebbe mai accompagnata ai peccatori di questo mondo, ed era così che vedeva la famiglia.

    E Tamara? Lei non rispettava niente e nessuno. Probabilmente si sarebbe presentata con una jazz band, dirigendo un coro giubilante di When The Saints Come Marching In. E se l'avesse fatto, forse lui sarebbe stato tentato di applaudire.

    «Mi spiace, Louise, io non rispetto Eleanor. Può anche essere la grande matriarca della famiglia, ma non mi inchinerò a lei. Né per te, né per Paul e David, né per nessuno.» Si chinò e la baciò sulle labbra. «Grazie per stamattina.»

    La bocca di Louise s'indurì sotto la sua. Rory avvertì la sua frustrazione. Il sesso non l'aveva reso malleabile. Il piano non aveva funzionato.

    Peccato. Louise doveva accettare che c'erano cose che lui non avrebbe fatto, specialmente le cose contro cui la sua anima si rivoltava. Era già all'ingresso quando lei lo richiamò.

    «Non hai le idee chiare, Rory.»

    Lui si fermò e la guardò ironicamente.

    «Illuminami, allora.»

    Il viso di Louise s'indurì.

    «Che tu rispetti Eleanor o no, dobbiamo essere là ad accoglierla. È la sola mossa da fare.» Essendo figlia di un uomo politico, Louise sapeva sempre qual era la mossa più opportuna. «Ha un potere sul nostro futuro, Rory» continuò decisa. «È ancora alla testa della società e ci sarà fino alla morte. Ha in mano le sorti di entrambe le industrie vinicole. Quando la situazione cambierà, può darsi che tu non sia più alla direzione della Buchanan. Ci hai riflettuto con la dovuta calma?»

    «Un raduno di rapaci avvoltoi. È a questo che pensi, Louise?»

    «Un cambiamento di solito comporta una ridistribuzione degli incarichi. Una volta scomparso il pugno di ferro di Eleanor, chi può sapere che cosa succederà?»

    «Non fantasticare, Louise. Paul è stato allevato per prendere il posto di Eleanor, come capo della società di famiglia. È compito suo. David dirigerà la Traverner. La Buchanan rimarrà nelle mani dei Buchanan. Le mie mani. Lascia che Eleanor muoia in pace. Se può.»

    «Rory, tu possiedi solo il venti per cento delle azioni della Buchanan.»

    «Mio nonno ne possiede il venticinque per cento, e mia madre, che non vota mai, il venti. Come possono prendercela?»

    «Eleanor si servirà di tutto il suo potere, ora. Dobbiamo essere là per tenerla d'occhio, per capire le sue intenzioni.»

    «E cercare di accattivarcela?»

    «Può essere utile. Prepariamoci agli imprevisti. Potremmo scoprire qualche indizio di ciò che Eleanor ha in mente di fare.»

    Rory non nascose il suo disprezzo per quell'idea.

    «Non alimenterò il suo ego cercando di indovinare i suoi desideri.»

    «Non i suoi desideri, Rory. Eleanor non si cura dei desideri. Lei pianifica, complotta e macchina. E noi possiamo essere solo i perdenti.»

    «Sta morendo.»

    «Eleanor non accetterà passivamente la morte più di quanto abbia mai accettato qualunque cosa non fosse di suo gradimento.»

    «Lascia che faccia del suo peggio.»

    L'espressione di Rory era dura. Mendicare il favore di Eleanor?, si chiese rabbiosamente. Mai! Louise avrebbe dovuto conoscerlo meglio. E avrebbe anche dovuto sapere che non era stata una buona idea usare il proprio corpo per ottenere il suo favore. Lui voleva il sesso dato liberamente. Voleva quello che un tempo aveva avuto con Tamara. Voleva amore.

    La rabbia si trasformò in amarezza. Era stupido e distruttivo ricordare la Tamara che aveva amato. Semplicemente, non esisteva più. Non era più tornata da lui dopo la loro estate insieme. Non sarebbe mai tornata. Glielo aveva fatto capire chiaramente in mille modi, l'uno più doloroso dell'altro.

    Invece di Tamara, aveva Louise. La moglie che si era scelto. Represse il risentimento. Era compito suo ricavare il meglio dal loro matrimonio. Rilassò la mascella e si sforzò di parlare in tono rassicurante.

    «Non hai niente da temere, Louise. Ti assicuro che Eleanor non toccherà né me, né la conduzione della Buchanan. Il tuo avvenire non corre rischi.»

    «Ma, Rory...»

    «Passerò da Paul e David a salutarli. Ma niente di più.»

    Louise strinse i pugni, guardandolo uscire. Non serviva a nulla insistere ora, ma la visione così limitata di Rory era davvero frustrante. Prima o poi, lei avrebbe dovuto fare in modo di allargarla. Aveva bisogno della sua collaborazione per ottenere ciò che voleva, e tenersi la Buchanan non era affatto lo scopo che aveva in mente. Voleva tutto.

    Non sarebbe stato possibile, con le azioni ripartite com'erano ora. Si trattava semplicemente di influenzare i voti nel giusto modo.

    Rory era uno sciocco a non cogliere l'opportunità di osservare la reazione della famiglia al cambiamento imminente. Sapere era potere, uno degli insegnamenti fondamentali di suo padre. Ma Rory non le aveva lasciato altra scelta che abbandonare quel piano. Per fortuna non gli aveva rivelato il resto della sua strategia. Meglio ottenere prima dei risultati. Allora avrebbe fatto la sua mossa, e lui avrebbe capito.

    Alla fine, Rory avrebbe fatto come voleva lei.

    2

    Rory provò una selvaggia soddisfazione nell'inserire bruscamente le marce, mentre guidava la sua Maserati giù per la collina, diretto all'azienda vinicola Traverner. Non era più una bellissima giornata. Le inutili chiacchiere di Louise sui cambiamenti a venire l'avevano rovinata.

    Al bivio rallentò, e si impose di mantenere una velocità moderata. I cambiamenti, pensava, erano fatti normali della vita. Una sfida da affrontare, tutto qui.

    Gli ultimi vent'anni avevano visto un enorme sviluppo di interessi e investimenti a Hunter Valley. La valle era diventata un luogo diverso da quello che aveva conosciuto da bambino. Ora c'erano più di cinquanta aziende vinicole, trenta ristoranti, numerosi negozi di antiquariato, studi di artisti, gallerie, e altre attività redditizie che traevano profitto da una crescente industria turistica che attirava ormai quasi un milione di visitatori all'anno.

    Rory gettò uno sguardo esperto sui filari di viti, nei campi ai due lati della strada. Amava quel periodo dell'anno, quando il nuovo verde cancellava completamente l'aspetto nudo dell'inverno. La qualità del raccolto sarebbe stata determinata dalle condizioni meteorologiche dei prossimi quattro mesi, ma c'era sempre qualcosa che lo rallegrava, nella primavera.

    Quattro mesi alla prossima vendemmia.

    Quattro mesi prima che Eleanor morisse.

    Si chiese per quanto tempo si sarebbe aggrappata alla vita. Nessuna prognosi era assolutamente sicura. Rory non poteva immaginare Eleanor che rinunciava a lottare. Anzi, probabilmente avrebbe cercato di rafforzare il più possibile il suo controllo, non foss'altro per dare un maggior senso ai suoi ultimi mesi di vita.

    Gli altri potevano anche vederla come la regina dei vigneti di Hunter Valley, ammirata, rispettata, onorata dalla nazione con il titolo di Dame per le sue realizzazioni nell'industria vinicola. Ma gli altri non la conoscevano come la conosceva lui.

    Forse avrebbe dovuto cercare di sapere quale sarebbe stato il ruolo della nuova generazione nella futura direzione delle aziende di famiglia, accertarsi che non doveva temere sorprese da Paul e David. Non che se ne aspettasse, ma non sarebbe stato male tenere aperta la possibilità di comunicare in modo amichevole.

    Probabilmente la reazione delle donne sarebbe stata più rivelatrice di quella degli uomini. La moglie di David, Sharon, era dominata da Eleanor. Non così Gabrielle, la moglie di Paul, che aveva una personalità molto più indipendente. Quali erano le loro speranze e i loro sogni nascosti?

    Superò con prudenza un calesse. Una trottata mattutina su un veicolo storico era un passatempo molto popolare fra i turisti. Le famiglie di pionieri che avevano colonizzato la valle avevano sempre usato i calessi per scambiarsi visite. Suo nonno gli aveva raccontato molte storie sui raduni domenicali dai Traverner, dai Selby e dai Buchanan, ai vecchi tempi.

    Ma quei tempi, in cui la mano dell'amicizia era sempre pronta a tendersi in caso di avversità, erano finiti da un pezzo. Rory fu costretto a ricordarlo mentre si avvicinava a quella che era stata la proprietà dei Selby. Lui era stato amico di Janet fin dai banchi delle elementari. Aveva nutrito una forte simpatia anche per Jim Thurston, l'uomo che aveva sposato.

    Povera Janet, messa al tappeto da un disastro dopo l'altro. Sarebbe sempre stato doloroso per lui pensare che non era stato in grado di offrirle il sostegno di cui aveva avuto bisogno per superare i momenti peggiori. Non le era rimasto praticamente nulla: né il marito, né l'azienda di famiglia, né una prospettiva per il futuro.

    Per lo meno, aveva accettato il posto che lui le aveva offerto come sua segretaria personale. E la loro amicizia era ancora viva. Era già qualcosa.

    Giunse in vista della casa costruita da Max Vandelier. Era una dimora fuori dall'ordinario, concepita sull'idea che Max aveva avuto di un grandioso castello, un'appropriata rivale per qualunque cosa la Francia potesse offrire nelle sue famose regioni vinicole. Rory sorrise di quella pomposa pretenziosità. Nel modo laconico tipico degli australiani, la gente della valle la chiamava semplicemente la Grande Casa.

    Eleanor aveva spadroneggiato da quella casa per gli ultimi venticinque anni, e Paul, come suo presunto erede, viveva là con lei, assieme alla moglie e alla famiglia. Rory sospettava che Gabrielle non amasse coabitare con la suocera, anche se accettava la situazione con buona grazia.

    David, almeno, aveva avuto il buonsenso di staccarsi dalle gonne della madre e di mettere su casa con Sharon in una proprietà secondaria della famiglia, lungo Broke Road.

    Rory superò la strada secondaria che conduceva alla vecchia casa dei Traverner, giù vicino al fiume, e svoltò in direzione della creatura prediletta di Max, l'azienda vinicola,

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