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Una promessa reale: Harmony Collezione
Una promessa reale: Harmony Collezione
Una promessa reale: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

Una promessa reale: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Sentendo il frastuono di un elicottero che annuncia l'arrivo del suo nuovo capo, Sophie viene colta dal panico. Fuggita dal suo mondo dorato, stanca di dover sottostare alle regole della famiglia reale, non aveva previsto che si sarebbe trovata ad affrontare sfide ben più impegnative, come quella di dover tener testa all'irresistibile Rafe Carter.



Rafe fa del proprio meglio per mantenere le distanze dalla sua nuova cuoca, ma durante una nuotata notturna tra i due esplode la passione. Lui però non conosce la vera identità di Sophie e, quando ne viene a conoscenza, capisce che gli resta un solo modo per proteggere la privacy della bella principessa: farle una proposta che salverà entrambi.
LinguaItaliano
Data di uscita19 gen 2018
ISBN9788858976227
Una promessa reale: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    Una promessa reale - Sharon Kendrick

    successivo.

    1

    Mentre l'elicottero stava per atterrare, producendo un frastuono assordante, Sophie fu percorsa da un brivido di terrore.

    «Eccolo» annunciò Andy nel momento in cui le eliche si fermarono. «Ehi, non essere così spaventata, Sophie. Rafe Carter è il grande capo, ma ti assicuro che non morde. Vedrai, andrà tutto bene. D'accordo?»

    «D'accordo» fece eco lei poco convinta, mentre Andy si allontanava dalla veranda per correre incontro al capo.

    Nel frattempo il portello dell'elicottero si era aperto ed era apparso un uomo dal fisico prestante, che si passò una mano tra i capelli scuri, spettinati dal vento. Una signorina bionda, stretta in un'uniforme blu, gli disse qualcosa e lui, dopo essersi guardato intorno, scosse la testa quindi saltò sul terreno polveroso, lasciandola lì con le spalle ricurve, in una posa sconfortata.

    Di nuovo, Sophie avvertì quel brivido di terrore, questa volta però accompagnato anche da un altro tipo di sensazione. Qualcosa che le fece accelerare il battito del cuore, mentre il nuovo arrivato rimaneva immobile a osservare le sue terre, in una postura fiera, orgogliosa che fece risaltare ancor più il suo fisico imponente.

    Anche da quella distanza, infatti, Sophie aveva già notato quel corpo atletico. Indossava un completo elegante che gli fasciava i muscoli, dandogli un'aria sofisticata e raffinata del tutto fuori luogo nel selvaggio Outback, così come lo era il suo lussuoso elicottero. Tutto in lui dimostrava a chiare lettere chi fosse: un multimilionario, proprietario di una delle più grandi compagnie di telecomunicazioni, oltre che di un'immensa fattoria, che probabilmente per lui era solo un hobby. Rafe Carter. Anche il suo nome trasmetteva forza, sensualità.

    Sophie aveva sentito gli altri membri dello staff parlare di lui, o meglio, spettegolare sul suo conto, ma non aveva mai fatto domande per non sembrare troppo curiosa.

    Data la situazione, infatti, non poteva permettersi di attirare su di sé l'attenzione, se voleva mantenere segreta la propria identità. Niente abiti appariscenti, dunque. Niente atteggiamenti azzardati. E niente domande sul proprietario di quell'enorme tenuta. Di lui sapeva solo che era molto ricco, che amava gli aeroplani, l'arte e le belle donne, oltre alla vita di campagna dell'Outback, dove a volte veniva a trascorrere qualche giorno di vacanza.

    Sentì il battito del proprio cuore accelerare ancora di più.

    Aveva immaginato che Rafe Carter fosse un uomo carismatico, ma non così carismatico.

    Guardò Andy avvicinarsi a lui e poi i due scambiare qualche parola, prima di dirigersi verso casa, mentre l'elicottero si alzava in volo e spariva.

    Si moriva di caldo in veranda. Nonostante fosse mattina presto, la colonnina di mercurio stava già salendo.

    L'estate ormai era arrivata e a volte le pareva di vivere in una grande sauna. Si passò le mani sudate sui calzoncini, sperando che il suo cuore smettesse di battere all'impazzata, altrimenti il signor Carter si sarebbe accorto di quanto lei si sentisse a disagio.

    In effetti non riusciva a spiegarsi per quale ragione fosse tanto agitata, lei che era abituata a confrontarsi con persone importanti. Aveva forse timore di essere smascherata? Temeva che lui scoprisse fino a che punto si era spinta per trovare un po' di pace, in quella fattoria immersa nell'Outback, lasciandosi alle spalle il suo mondo dorato?

    Non si erano mai incontrati prima, ma non sarebbe stato così strano se Rafe Carter avesse visto qualche sua fotografia sui giornali.

    E che cosa sarebbe successo se lui avesse scoperto la verità?

    Sophie strinse le mani a pugno, mentre la sua mente continuava a lavorare. No, non sarebbe successo. Lei non avrebbe permesso che accadesse. Per la prima volta in vita sua aveva scoperto che cosa significasse vivere nell'anonimato e sentirsi soddisfatti dopo una giornata di duro e onesto lavoro. Per la prima volta in vita sua riusciva a pensare al futuro con ottimismo. Nessuno sapeva chi era e nessuno se ne preoccupava. Nessuno era ossessionato dal voler seguire ogni suo passo. Certo, a volte era faticoso doversela cavare da sola, ma era anche entusiasmante, e lei non era pronta a rinunciare a tutto questo, anche se sapeva bene che non sarebbe durato per sempre. Suo fratello le aveva dato infatti un ultimatum e non le restava ancora molto tempo a sua disposizione. Myron voleva che lei tornasse a Isolaverde per Natale o, al massimo, per il compleanno di sua sorella minore, a fine febbraio.

    Tra un paio di mesi, dunque, avrebbe dovuto dire addio alla pace e alla libertà che aveva conosciuto in quel luogo sperduto e selvaggio. Sarebbe tornata nel mondo da cui era fuggita per affrontare il proprio destino, ma lo avrebbe fatto alle proprie condizioni. Se ne sarebbe andata da lì, così com'era arrivata, senza scandali o clamori.

    Non sopportando più il caldo soffocante che la avvolgeva come una pesante coperta, cercò ristoro in cucina dove l'aria condizionata, in realtà, non le procurò alcun sollievo. Si fece aria con le mani sul viso arrossato e quando sentì i passi pesanti dei due uomini che si avvicinavano fece una gran fatica a mantenere il controllo di sé.

    «Sophie? Ti presento il capo.»

    La voce amichevole dall'inconfondibile accento australiano di Andy interruppe i suoi pensieri e, di colpo, non ci fu più tempo per riflettere perché il fattore entrò in cucina con un'espressione allegra dipinta in viso, in netto contrasto con lo sguardo serio dell'altro uomo.

    Pur sapendo che non era educato fissare le persone, Sophie non poté evitare di rimanere imbambolata a guardare Rafe Carter.

    Visto da vicino, era di una bellezza straordinaria. Tratti decisi, fisico possente, possedeva un'aria misteriosa e un po' cupa che lo rendeva incredibilmente affascinante. Era consapevole dell'effetto che aveva sulle donne?

    Si rendeva conto dell'effetto che aveva su di lei?

    E com'era possibile poi che, nonostante il caldo opprimente, lui avesse un aspetto pressoché perfetto in giacca e cravatta? Da quale pianeta arrivava?

    Quasi che le avesse letto nel pensiero, Rafe si tolse la giacca, restando con indosso un'immacolata camicia bianca che avvolgeva i suoi muscoli scolpiti, quindi la guardò negli occhi, facendola avvampare.

    Anzi, non si limitò a guardarla bensì la squadrò da capo a piedi, e a quel punto l'agitazione di Sophie si trasformò in indignazione, perché nessun uomo aveva mai osato guardarla in quel modo! Come se avesse avuto il diritto di farlo. Come se avesse saputo perfettamente che cosa le stesse passando per la mente...

    «Rafe...» Andy usò un tono rilassato mentre gesticolava verso di lei, «... ti presento Sophie, la ragazza di cui ti stavo parlando. È la nostra cuoca da circa sei mesi.»

    «Sophie...?»

    La voce vellutata di Rafe squarciò l'aria per arrivare dritta a lei, paralizzandola. Sophie sapeva che non avrebbe dovuto esitare, perché sarebbe bastato un solo, piccolo passo falso per mandare tutto all'aria. D'altro canto lo sguardo magnetico e la voce calda di Rafe l'avevano mandata in tilt.

    «Sophie Doukas» si affrettò a rispondere, usando il cognome della sua nonna greca, sapendo che nessuno avrebbe potuto contraddirla visto che nessuno le aveva mai chiesto i documenti.

    Lo sguardo di Rafe diventò ancora più penetrante. «Un nome inusuale.»

    «Già.» Ansiosa di cambiare argomento, Sophie si schiarì la voce e abbozzò un sorriso. «Immagino che avrà sete dopo il viaggio. Vuole che le prepari un tè, signor Carter?»

    «Temevo che non me lo avresti mai chiesto» reagì lui. «E diamoci del tu.»

    «Sì» rispose lei, indispettita dal suo tono deciso. Calmati e concentrati. Ricorda che lui è il capo e che tu devi esaudire tutte le sue richieste. «D'accordo.» Di nuovo si sforzò di sorridere. «Lo preparo subito. Andy, ne vuoi una tazza anche tu?»

    «No, grazie. Aspetterò la pausa di metà mattina per fare uno spuntino. Ci vediamo fuori, dopo che avrai bevuto il tè, Rafe, così facciamo un giro di ricognizione della tenuta.»

    Sophie si sentì sopraffare dal panico quando Andy se ne andò e si trovò da sola con Rafe Carter in una stanza le cui pareti parevano volerla inghiottire. Nonostante preparasse il tè ogni giorno, all'improvviso le sembrò di non averlo mai fatto e cominciò a muoversi nervosamente, mentre si sentiva addosso lo sguardo di lui.

    Per quale ragione è qui?, si domandò versando l'acqua bollente nella teiera. Andy le aveva spiegato che non sarebbe tornato prima che fosse arrivato l'autunno, e per allora lei sarebbe già stata a casa. Strano, dunque, che Rafe Carter fosse comparso all'improvviso ora che mancavano solo poche settimane a Natale.

    Prese una tazza dalla credenza.

    Già. Il tempo scorreva così rapidamente. In quel luogo esotico, non si era resa conto che Natale fosse già così vicino. Il caldo afoso, la vegetazione rigogliosa e gli animali che in passato aveva visto solo nei documentari in effetti non creavano un'atmosfera natalizia. Tuttavia, visto che gli uomini glielo avevano chiesto, aveva cercato in qualche modo di addobbare la casa usando del vischio finto e un albero artificiale, che aveva comprato nel supermercato locale.

    Certo, non era come a Isolaverde, si ritrovò a riflettere, pensando all'enorme albero che veniva allestito nel salone del trono, decorato con candele vere che venivano accese dalla servitù, e ai mucchi di pacchi che lei e suo fratello distribuivano ai bambini della città il giorno di Natale. Ricordando i visini allegri di quei piccoli, venne travolta dalla nostalgia.

    Sarebbe stato così facile mollare tutto e tornare a casa.

    Non intendeva farlo, però. Non ancora. Non finché non avesse capito che cosa voleva fare del proprio futuro.

    Mescolando l'acqua nella teiera, si augurò che Rafe uscisse a bere il tè e quando lo vide appoggiarsi al davanzale della finestra, dimostrando di non avere alcuna intenzione di andarsene, Sophie sentì il cuore fermarsi.

    Possibile che non si rendesse conto di quanto la stava mettendo in difficoltà? Nonostante lei fosse abituata a essere osservata dalle persone, visto che lo era stata da quando era venuta al mondo, Rafe Carter aveva il potere di farla sentire a disagio...

    Forza, cerca di dire qualcosa. Fai finta che sia solo uno dei tanti sconosciuti che ti capita d'incontrare e con cui devi scambiare qualche frase di circostanza.

    «Sei arrivato qui dall'Inghilterra, oggi?» gli domandò.

    «No. Avevo un impegno di lavoro a Brisbane ieri e visto che ero così vicino, mi sembrava assurdo non passare dalla tenuta.» I suoi occhi grigi si illuminarono. «In ogni caso non vivo in Inghilterra.»

    «Io credevo...»

    «Che il mio accento fosse inglese?»

    «Sì, esatto.»

    «Si dice che non si perda mai l'accento della propria terra nativa, ma non vivo in Inghilterra da anni.» Aggrottò la fronte. «E a proposito di accenti, non riesco a capire quale sia il tuo. Sei greca?»

    Sophie gli indicò la tazza. «Zucchero? Latte?»

    «No. Va bene così.»

    Lei gli passò il tè e quando lui allungò le gambe davanti a sé, Sophie non poté evitare di fissarle. Lo faceva apposta?, si domandò. Voleva essere guardato?

    Se era così, era riuscito nel suo intento, perché lei non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Ed era assurdo, perché non era certamente il tipo di donna abituata a corteggiare gli uomini. Non lo era mai stata. Non era nella sua natura. Non le era concesso farlo, visto che se avesse osato rivolgere a un uomo uno sguardo seducente, in men che non si dica sarebbe finita sulle prime pagine dei giornali di gossip.

    E comunque nessuno aveva mai suscitato in lei un interesse così forte, nemmeno il suo promesso sposo, un uomo famoso per il suo grande fascino.

    Cercando di nascondere quanto fosse turbata, fece finta di togliere delle briciole dal tavolo. «E dunque, dove vivi?»

    «A New York,

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