Dolce come zucchero: Harmony Collezione
Di Emma Darcy
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Emma Darcy
La vita di Emma Darcy è stata caratterizzata da tanti colpi di scena, esattamente come succede ai protagonisti dei suoi romanzi. Nata in Australia, al momento abita in una bella fattoria nel Galles.
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Dolce come zucchero - Emma Darcy
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1
«Gina! Ti vogliono in negozio!»
Era più un ordine che una chiamata. Gina Terlizzi abbandonò subito la composizione di fiori che stava preparando, e corse dalla zia, meravigliata. In quanto proprietaria del negozio di fiori, di solito sua zia preferiva servire i clienti di persona.
La ragione fu subito evidente, e le fece subito accelerare i battiti. Marco, il suo bambino di due anni e mezzo, era tenuto per mano da una donna con i capelli bianchi. E non si trattava di una donna qualsiasi.
Riconoscere Isabella Valeri King raddoppiò l'ansia di Gina.
Anche se Port Douglas si trovava a settanta chilometri da lì, nella comunità italiana del Nord Queensland tutti conoscevano e rispettavano quella donna fuori dal comune, che aveva cresciuto da sola tre nipoti e mantenuto attiva la piantagione di canna da zucchero.
«È lei la madre di questo bambino?» le domandò Isabella, con aria di disapprovazione.
Gina guardò Marco, che sembrava in soggezione di fronte a quella signora così severa.
«Sì» rispose, con voce incerta. Si rivolse al bimbo. «Che cos' hai fatto questa volta, Marco? Perché non sei rimasto a giocare in cortile, come ti avevo detto?»
Lui la guardò con aria trionfante e scosse la testolina ricciuta.
«Sono salito su una scatola e ho aperto il cancello» annunciò tutto fiero.
Gina si lasciò sfuggire un pesante sospiro.
«E poi?»
«Sono andato sul triciclo.»
«Era qui fuori in strada con il suo triciclo. Pedalava così forte, che mi è quasi venuto addosso» intervenne Isabella in tono d'accusa.
«Le chiedo scusa, signora King. Mi spiace molto. La ringrazio di averlo riportato qui. Credevo che Marco fosse a giocare al sicuro in cortile» mormorò Gina, mortificata.
«A quanto sembra il suo bambino è un tipo intraprendente. Non si sta mai abbastanza attenti, quando hanno quest'età» reagì Isabella, più conciliante.
Gina si rilassò.
«Terrò d'occhio questo monello» promise. «La ringrazio ancora, signora King.»
Isabella la osservò a lungo. Al suo minuzioso esame non sfuggì nulla. Gina era una donna semplice e molto attraente, con lunghi capelli castano chiaro, vivaci occhi color ambra, dalle folte ciglia, naso piccolo e bocca generosa. Aveva un corpo forte e ben modellato, con seno abbondante, vita sottile, fianchi armoniosi e gambe snelle.
«Mi sembra di capire che lei è vedova» mormorò Isabella, dopo un lungo silenzio.
«Sì» rispose Gina, sorpresa.
«Da quanto tempo?»
«Due anni.»
«Magari il bambino ha bisogno di una figura maschile.»
Gina avvampò, per quella critica implicita.
«Marco ha degli zii che gli vogliono molto bene.»
«Lei è una donna attraente. Nessuno le fa la corte?»
«No, io non ho... conosciuto nessuno. Non mi...» Gina non riuscì a proseguire, davanti a quegli occhi così penetranti.
«Eri tanto affezionata a tuo marito?» volle sapere Isabella, che era passata a un più confidenziale tu.
«Certo...»
«Tu lavori in un negozio, non riesci a badare a tuo figlio come si deve» osservò Isabella, in tono ragionevole. «Hai bisogno del sostegno di un marito. Dell'aiuto di un uomo.»
«Sì» convenne Gina.
Che altro poteva fare? Mettersi a discutere con Isabella Valeri King non aveva senso. Gina si augurava solo che la zia, che era rimasta in un angolo in silenzio, non perdesse la pazienza. Perché era lei a permetterle di lavorare mezza giornata in negozio e di tenere Marco con sé.
La donna più anziana accennò un sorriso.
«Mi hanno riferito che fai anche la cantante ai matrimoni.»
«Quando capita» confermò Gina.
«Il tuo agente mi ha inviato una cassetta con le tue canzoni. Hai una bella voce.»
«Grazie.»
«Sai che a King Castle si tengono matrimoni?»
«Sì, certo» bisbigliò lei, incredula. Quei ricevimenti sfarzosi erano la favola di tutta la regione!
«Io sono sempre alla ricerca di bravi cantanti e preferisco provare la voce direttamente nella sala da ballo. L'acustica è differente, rispetto alla sala di registrazione.»
Gina cominciò a sentirsi elettrizzata. La favolosa sala da ballo con gli specchi sul soffitto, della quale aveva sentito tanto parlare!
«Possiamo fare una prova, allora» decise Isabella Valeri King. «Sei libera domenica pomeriggio?»
«Sì» rispose Gina, senza esitazione.
«Bene. Ci vediamo alle tre, quindi. E porta il bambino con te» aggiunse l'altra, guardando Marco, che era stato buono fino a quel momento.
«Posso trovare qualcuno che badi a lui» suggerì Gina, che preferiva essere libera durante le prove.
«Non devi preoccuparti.» Isabella addolcì il tono perentorio con un sorriso. «Hai un bambino simpatico, Gina, mi farà piacere vederlo giocare. Berremo il tè sotto il portico, e lui sarà libero di correre in giardino.»
«Molto... molto gentile da parte sua. La ringrazio.»
«E tu fai il bravo, Marco» disse Isabella, allungando una carezza sui riccioli del bambino. «Obbedisci a tua madre e non andare più in strada con il triciclo.»
Lui trotterellò vicino a Gina e la prese per mano.
«Quanti anni ha?»
«Due e mezzo.»
«È molto sveglio per la sua età» si meravigliò Isabella. «Io vado, allora. Il triciclo è vicino alla porta.»
«Grazie ancora.»
«Domenica alle tre» le ricordò l'altra, con un tono che non ammetteva repliche.
Mancavano dieci minuti alle tre, quando Gina fermò l'utilitaria nello spiazzo sotto il pergolato fiorito, nel giardino di King Castle. L'aria era tiepida e profumata, e risuonava dei canti degli uccelli. Sembrava di essere in paradiso, ma lei non riuscì a rilassarsi. Nel parcheggio riservato ai visitatori la sua era l'unica auto, e questo la rese ancora più nervosa.
Per l'ennesima volta, controllò il trucco nello specchietto. Si era preparata con cura all'appuntamento. Dopo essersi lavata i capelli li aveva spazzolati a lungo e alla fine aveva deciso di lasciarli sciolti sulle spalle. Quindi aveva sottolineato gli occhi con un tratto di matita nera, per dare risalto allo sguardo. Un leggero fard rosato sulle guance e un tocco di rossetto color corallo la rendevano ancora più attraente.
Per l'occasione, Gina aveva scelto un abito di cotone bianco senza maniche, con un profilo blu intorno all'orlo e alla scollatura appena accennata. Una giacca blu sfoderata, sandali in tinta con un po' di tacco e una borsetta di una tonalità più chiara completavano l'insieme, che le dava un'aria semplice e raffinata al tempo stesso.
Marco era irresistibile, con la maglietta a righe rosse, blu e verdi, e i calzoncini con le tasche applicate, che gli piacevano tanto. Si era addormentato durante il viaggio, e quando Gina gli slacciò la cintura si guardò intorno con aria assonnata.
«Siamo arrivati al castello, mamma?»
«Sì, tesoro.»
«Ma io non lo vedo! Dov'è la torretta?» chiese.
«È dietro quegli alberi.»
Mentre salivano la scalinata, notarono la torretta, che dominava la collina. L'iscrizione raccontava che Federico Stefano Valeri, il padre di Isabella, l'aveva costruita perché sua moglie potesse vedere le barche che arrivavano dal mare e le canne da zucchero che bruciavano durante la mietitura.
«Possiamo andare là sopra, mamma?»
«Oggi no, Marco. Però staremo nella sala da ballo, che è grandissima, con tanti specchi sul soffitto e tante candele.»
I gradini salivano tra palme rigogliose e terrazze di fiori tropicali e felci lussureggianti. Alla sommità, si aprivano su uno spiazzo erboso, sul quale si affacciava il portico adornato da colonne. Era molto ampio, con una fontana al centro e gruppi di sedie e tavolini rotondi in legno chiaro, disposti sull'erba tagliata all'inglese.
A uno di questi era seduta Isabella Valeri King, con altre due persone.
Il cuore di Gina affrettò il battiti.
Alex King era seduto accanto alla nonna e alla sua elegante fidanzata. Gina la riconobbe dalla foto sul giornale di qualche settimana prima. Di persona, era ancora più affascinante. In quanto ad Alex, il più bello degli eredi della piantagione King, Gina aveva sempre avuto un debole per lui, anche se quella era la prima volta che lo incontrava di persona.
Aveva amato molto suo marito Angelo, naturalmente. E con lui era stata felice. Angelo era la vita reale, il padre di suo figlio. Alex King, il sogno impossibile. Mentre si avvicinava a lui, tenendo Marco per una mano, Gina aveva le guance in fiamme. Un brivido improvviso le corse lungo la schiena. Lui era così bello, alto e forte, con un'aria di indiscussa autorità che lo rendeva unico.
Alex sorrise, quando vide il bambino. I lineamenti decisi del volto si addolcirono, e gli occhi azzurri si riempirono di luce. I capelli neri ondulati e la carnagione scura rivelavano le sue origini italiane, pensò Gina confusa, mentre lui si alzava per accoglierla.
Sono qui per lavoro. Per lavoro, ripeté Gina a se stessa, soggiogata dal fascino virile di quell'uomo.
La voce di Isabella le giunse sfumata, come da molto lontano.
«Mio nipote Alex e la sua fidanzata Michelle Banks» li presentò, con un cenno della mano sottile.
Gina piegò la testa con un sorriso un po' incerto. In quel momento si sentiva goffa, lontana anni luce dall'esile perfezione della bionda Michelle, così sofisticata nel corpetto di seta dalle fantasie vivaci, così adatta a vivere in società e a diventare la moglie di Alex King.
«E questi sono Gina Terlizzi e suo figlio Marco» completò le presentazioni Isabella.
«Piacere di conoscervi, Gina e Marco» li salutò la calda voce di Alex. «Bella famiglia, i Terlizzi. Si occupano ancora di barche da pesca?»
«Quasi tutti gli uomini» confermò Gina, meravigliata che lui lo sapesse.
Molti anni prima era stato proprio il padre di Alex, Roberto King, a finanziare l'attività della famiglia Terlizzi, seguendo l'esempio del marito di Isabella, Edward, che era solito aiutare i membri della comunità italiana che vivevano in quell'angolo di Australia.
«E tu sei la vedova di Angelo» proseguì Alex, con voce gentile.
Lei annuì, ancor più meravigliata che conoscesse il nome di suo marito.
«Ricordo di aver letto che ha perso la vita per salvare un navigatore solitario. Un atto eroico» mormorò Alex.
«Li ha sorpresi la tempesta all'improvviso. Erano troppo al largo. Non sono riusciti a tornare e sono annegati tutti e due» ricordò lei, con la gola stretta da un