Un assistente molto personale: Harmony Collezione
Di Emma Darcy
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Emma Darcy
La vita di Emma Darcy è stata caratterizzata da tanti colpi di scena, esattamente come succede ai protagonisti dei suoi romanzi. Nata in Australia, al momento abita in una bella fattoria nel Galles.
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Anteprima del libro
Un assistente molto personale - Emma Darcy
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Playboy Boss’s Chosen Bride
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2006 Emma Darcy
Traduzione di Maria Elena Vaccarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-241-2
1
Jake Devila finì di radersi e si picchiettò la mascella con qualche goccia di Platinum, una colonia molto apprezzata dalla maggior parte delle donne. Ma non dalla sua compassata assistente personale. Melania Rossi. Lei arricciava regolarmente il naso come se la trovasse ripugnante.
Si guardò allo specchio, sorridendo fra sé e sé. La notte precedente gli era venuta un’idea, ed era sicuro che avrebbe incrinato la sua abituale compostezza.
Jake si divertiva a stuzzicarla per osservare la collera in quei suoi occhi color ambra. Occhi di tigre, li aveva definiti spesso. Chissà se avrebbe mai sfoderato gli artigli, facendolo a brandelli. Sarebbe potuta essere eccitante l’esplosione di tutta quella passione repressa.
Purtroppo, una tale perdita di controllo avrebbe probabilmente messo fine al gioco, e questo Jake non lo voleva. Mel – lei odiava essere chiamata Mel, ma lo divertiva mettere alla prova la sua sopportazione – era il sale della vita, un piacevole contrasto con lo zucchero di tutte le altre donne che gli addolcivano l’esistenza. Gli sarebbe mancata se l’avesse lasciato, e tuttavia non sapeva resistere alla tentazione di farla infuriare.
Lavorava per lui da quasi diciotto mesi, un’assistente perfetta che seguiva le sue istruzioni alla lettera, teneva in ordine la sua agenda e lo copriva quando era impegnato altrove. Gli venne in mente che era stata proprio quell’esigenza a dare inizio al loro divertente scontro di volontà.
Jake sorrise al ricordo mentre decideva che cosa indossare. Fra i numerosi curriculum che aveva esaminato per trovare ciò che cercava, aveva scelto Melania Rossi perché era stata assistente del direttore di una rivista per adolescenti, il che suggeriva che fosse in sintonia con il mercato giovanile, il più redditizio per la società di Jake, la Signature Sounds.
Si era presentata al colloquio con un severo completo nero e con i lunghi capelli bruni tirati indietro. Con le labbra tumide, i grandi occhi ombreggiati dalle folte ciglia, la carnagione dorata e tutte le curve al posto giusto, retaggio della sua origine italiana, aveva un aspetto sensuale che sembrava decisa a minimizzare.
Non è il mio tipo, aveva pensato Jake. La sua preferenza andava alle bionde alte e slanciate, abituate a esaltare il proprio impatto, donne sofisticate che cercavano in ogni modo di apparire desiderabili. Era ben felice di appagare il loro ego, pur sapendo che erano sempre in cerca di qualcuno che le soddisfacesse ancora di più. Aveva sempre vissuto in quel mondo e l’esperienza gli aveva insegnato a non lasciarsi coinvolgere emotivamente da quel genere di donne.
«Divertiti con loro, ragazzo mio» gli aveva consigliato il nono. «Il trucco è non prenderle troppo seriamente, o ti prenderanno in trappola.»
In quel periodo il nonno era impegnato nel settimo divorzio e Jake ricordava di avergli chiesto perché continuava a sposarle.
«Perché amo i matrimoni» era stata la sua allegra risposta.
Il nonno poteva permetterselo, senza curarsi dei costi. Ma Jake non intendeva sperperare in modo così disinvolto la ricchezza per cui aveva lavorato duramente, e non si sarebbe lasciato raggirare da una donna solo perché era attraente. Prendeva seriamente il lavoro. Amava avere successo nella propria attività, ed era molto attento a scegliere le persone giuste che lo aiutassero a costruire quel successo.
Melania Rossi rientrava in quella categoria.
Il primo colloquio con lei aveva rivelato che possedeva un’intelligenza pronta e prometteva di esser molto competente nello volgere i compiti richiesti. Solo il suo aspetto così antiquato, niente affatto in linea con il suo modo di pensare, l’aveva lasciato perplesso.
«Se vuole il lavoro, dovrà vestirsi in modo adeguato» le aveva spiegato. «La sua immagine è sbagliata.»
Era stato delizioso vederla arrossire, ma ancora di più notare come riuscisse a mantenere la calma. «Magari potrebbe spiegarmi qual è l’immagine giusta» aveva replicato.
«Non quella di una quarantenne. Dal curriculum risulta che ha ventinove anni. È esatto?»
«Sì.»
Jake aveva girato intorno alla scrivania e le si era piazzato davanti, osservandola da capo a piedi. «Dovrebbe vestirsi in modo giovanile» aveva spiegato. «Noi vendiamo suonerie a proprietari di cellulari, ed è un mercato essenzialmente giovane. Se dovrà rappresentare me e la mia società, sarà necessario che appaia credibile.»
Lei l’aveva squadrato a sua volta con calma. «Significa jeans e maglietta?»
Sarebbe andato benissimo, ma lo sguardo della ragazza aveva risvegliato il diavolo in lui. «No. Quelli sono adatti ai ragazzi che lavorano per la società. Vorrei che lei riflettesse le ultime tenenze della moda giovanile. Si sciolga i capelli e vesta con un po’ di eleganza, signorina Rossi.»
«I miei capelli sono sciolti» gli aveva fatto notare Mel in tono di sfida.
Questo aveva spinto Jake a stuzzicarla ulteriormente. «Ah, sì, i suoi capelli. Posso suggerirle uno stile più moderno? Un taglio a rasoio si accorderebbe di più con l’immagine che desideriamo presentare.»
La ragazza era arrossita. «Vuole un taglio sfilato?» aveva chiesto, trafiggendolo con quegli occhi color ambra come se fosse un pollo che avrebbe cotto volentieri allo spiedo.
Jake si era reso conto che non era il caso di esagerare, altrimenti la ragazza se ne sarebbe andata. «No.» Aveva inclinato il capo, studiandola. «Forse una frangetta e delle ciocche che le incorniciano il viso e il collo. Ne parli con il suo parrucchiere. Intesi?»
Lei non aveva fatto commenti su quel suggerimento, arrivando al dunque. «Mi sta offrendo il lavoro?»
«Sì. Purché...»
«Mi adegui all’immagine.» Si era alzata e gli aveva teso la mano. «Ho capito e accetto, signor Devila. Quando vuole che cominci?»
E gli aveva fatto vedere chi era, rifletté Jake, mentre indossava l’abbigliamento casual che portava abitualmente al lavoro.
Il primo giorno era entrata impettita, con aria estremamente sexy. La nuova acconciatura ondeggiava, la frangia degli stivali a tacco alto ondeggiava, per non parlare dei fianchi avvolti nella minigonna e della grossa fibbia della cintura portata bassa, che evocavano immagini che non avevano niente a che fare con l’attività della società. Tutti i ragazzi che lavoravano per lui erano rimasti turbati.
Ma lei si era mossa come se ciò che indossava non fosse altro che l’uniforme stabilita, assolutamente impersonale. Non civettava. Non approfittava dell’effetto che aveva sui ragazzi per indurli a fare parte del suo lavoro. Era l’efficienza in persona. E Jake si era ritrovato a dover convivere con quello che si era cercato.
Da qui era iniziato il gioco. Una battaglia dei sessi, eccitante, divertente, appagante. Mel era il sesso a livello mentale, e tale doveva restare. Per quanto a volte fosse tentato di fare delle avance, sapeva che sarebbe stato un errore. Di donne disposte ad andare a letto con lui ce n’erano parecchie, ma c’era soltanto una Mel Rossi, e non voleva perdere le deliziose scintille della loro competizione.
L’idea che gli era venuta la notte precedente era sublime. Mel non avrebbe mandato solo scintille. Sarebbe esplosa. Jake non vedeva l’ora di iniziare la battaglia della giornata.
Melania esaminò la propria immagine riflessa nel lungo specchio attaccato alla porta dell’armadio. Le gonne fluttuanti che arrivavano quasi alla caviglia erano l’ultima moda, un piacevole cambiamento dalle mini che la facevano sempre sentire a disagio, così esposta allo sguardo provocante di Jake Devila. Comunque, non s’illudeva che lui smettesse di osservarla con quel sorrisetto compiaciuto.
Sebbene non lo desse mai a vedere, Jake la turbava. Cercava di convincersi che si vestiva così solo per esigenze di lavoro, tuttavia doveva ammettere che si era abituata a ostentare la propria femminilità di fronte a lui, così come si era abituata alla carica sessuale che ribolliva fra loro. E questo non era affatto un bene.
Dominava troppo la sua vita, facendole perdere interesse per gli altri uomini. Ormai aveva quasi trent’anni e la sua vita era totalmente concentrata su un playboy a cui non interessava affatto sposarsi e avere dei figli.
Jake era affascinante, con i grandi occhi marroni, le ciglia incredibilmente lunghe, i capelli neri folti e ondulati che mettevano la voglia di passarvi le dita, il naso diritto, la mascella quadrata, una bocca sensuale e provocante e le fossette nelle guance.
Fossette!
Melania non avrebbe voluto essere così affascinata da quelle fossette.
Anche il resto era un piacere per la vista. Jake aveva il fisico atletico, le spalle ampie, i muscoli al posto giusto, il corpo proporzionato all’altezza.
Proveniva da una famiglia molto ricca e lui stesso aveva accumulato milioni con la Signature Sounds. A trentacinque anni aveva il mondo ai suoi piedi, compresa una schiera di bellissime donne: top model, ragazze dell’alta società, star della TV, tutte con un posto nella sua agenda e senza dubbio anche nel suo letto.
Nonostante svolgesse meticolosamente il proprio lavoro di assistente personale, Melania sospettava che Jake la considerasse il suo giocattolo. Gli piaceva beccarsi con lei. Si divertiva a stuzzicarla e ad assegnarle incarichi difficili per vedere se li avrebbe eseguiti come richiesto. Melania lo sapeva, ma non poteva evitare di provare orgoglio nel superare con successo tutte le prove e soddisfare le sue esigenze.
Non si sarebbe lasciata sconfiggere da lui.
Nonostante ciò, era sempre più consapevole di essere diventata prigioniera di un’ossessiva relazione con il proprio capo. Ammirava la sua mente brillante, il modo in cui affrontava le situazioni e suscitava l’entusiasmo e la creatività dei propri dipendenti, la generosità con cui premiava chiunque tirasse fuori nuove idee utili.
Stare con lui era eccitante. C’erano tante cose in Jake che amava. E che odiava. Soprattutto perché lui non l’avrebbe mai vista come una compagna da avere sempre al proprio fianco. Inutile sperare che le cose cambiassero. Non avrebbe mai avuto un ruolo nella sua vita al di fuori del posto di lavoro.
Malgrado questa consapevolezza, si era lasciata trascinare in un vortice emotivo. Se non ne fosse uscita, avrebbe perso tutto il rispetto di sé. La sua mente razionale le diceva che diciotto mesi con Jake Devila erano il massimo che si sarebbe potuto permettere.
Quando avesse compiuto i trent’anni, l’ora della ricreazione sarebbe dovuta finire e avrebbe dovuto incominciare a cercare