Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Una modella per lo sceicco: Harmony Collezione
Una modella per lo sceicco: Harmony Collezione
Una modella per lo sceicco: Harmony Collezione
E-book163 pagine2 ore

Una modella per lo sceicco: Harmony Collezione

Valutazione: 5 su 5 stelle

5/5

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Quando Mikael Karim, sceicco di Saidia, sorprende la modella Jemma Copeland mentre infrange le leggi del suo Paese durante uno shooting fotografico, capisce che la vendetta per la distruzione della sua famiglia è finalmente vicina: la ragazza pagherà anche per le colpe del padre!



L'aut-aut che Jemma si trova di fronte è assai chiaro: finire in prigione o sposare Mikael. Lei ha assoluto bisogno del proprio lavoro nel mondo della moda, quindi la decisione è scontata, ma se l'arrogante sceicco si aspetta una moglie mite e mansueta si sbaglia di grosso!
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2017
ISBN9788858969045
Una modella per lo sceicco: Harmony Collezione
Autore

Jane Porter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Leggi altro di Jane Porter

Autori correlati

Correlato a Una modella per lo sceicco

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Una modella per lo sceicco

Valutazione: 5 su 5 stelle
5/5

2 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Una modella per lo sceicco - Jane Porter

    successivo.

    Prologo

    Fremendo di rabbia, lo sceicco Mikael Karim, re di Saidia, osservò il servizio fotografico di alta moda che si stava realizzando nel suo deserto, chiedendosi come quella donna potesse pensare di entrare in uno stato straniero sotto falsa identità e credere di farla franca.

    A quanto pareva, il mondo era pieno di stolti, e molti di questi appartenevano alla famiglia Copeland. Serrando la mascella e ribollendo d'ira, Mikael aspettò il momento giusto per intervenire. Era stato spinto al limite e avrebbe risposto a quel gesto di sfida con una punizione puntuale. Un re non negoziava, non implorava e non doveva ingraziarsi nessuno. Saidia era un piccolo regno, ma era potente. Il suo governo tollerava il mondo occidentale, ma gli stranieri non potevano entrare in quello stato infrangendo la legge e non aspettandosi alcuna ripercussione. Jemma Copeland era una sciocca. Assomigliava molto al padre, dato che entrambi si facevano beffa delle leggi, credendo di esserne superiori. Forse Daniel Copeland era riuscito a farla franca, ma sua figlia non sarebbe stata altrettanto fortunata. La signorina Jemma Copeland avrebbe pagato per i suoi errori.

    1

    I numerosi impegni lavorativi avevano insegnato a Jemma Copeland a ignorare le distrazioni e le preoccupazioni, sulle quali preferiva non riflettere per potersi invece concentrare su ciò che doveva fare. Nelle ultime due ore, non aveva fatto caso alla torrida calura del Sahara, al persistente buco allo stomaco e ai pregiudizi che in patria, negli Stati Uniti, erano stati associati al nome dei Copeland. Era riuscita a essere indifferente al calore, alla fame e alla vergogna, ma non all'individuo alto e vestito di bianco che si trovava in piedi alle spalle del fotografo e che la osservava insieme a una mezza dozzina di uomini con sguardo cupo e duro. Conosceva quell'uomo. D'altronde, come non poteva? Aveva partecipato al matrimonio della sorella cinque anni prima a Greenwich, dove ogni donna presente non aveva potuto fare a meno di notare lui, lo sceicco Mikael Karim. Era alto e incredibilmente affascinante, oltre che essere il nuovo e ultramilionario sovrano di Saidia. Tuttavia, quel giorno non avrebbe dovuto essere presente sul set, bensì sarebbe dovuto essere a Buenos Aires per tutta la settimana. La sua improvvisa apparizione con una parata di lussuosi SUV neri con i finestrini oscurati aveva messo a disagio l'intera troupe. Non sembrava essere molto felice.

    Il suo sesto senso suggerì Jemma che sarebbe accaduto presto qualcosa di sgradevole. Sperava di avere torto, desiderando solo finire quel servizio per poter ripartire l'indomani mattina, come da programma. Lo sceicco non si era presentato il giorno prima. Era stata una giornata lunga ed estenuante, con molti scatti in altrettante location, sotto il sole cocente. Tuttavia, non si era lamentata, dato che aveva bisogno di quel lavoro ed era lieta di poter continuare ad avere quell'occupazione. Era ancora sbalordita per la velocità con cui la sua vita era stata stravolta. Solo un anno prima, infatti, era una delle ragazze più invidiate d'America, per la sua bellezza, ricchezza e vita sociale. La sua famiglia era potente e influente, oltre ad avere case sparse un po' ovunque nel mondo, e lei e le sue bellissime sorelle comparivano costantemente sulle copertine dei giornali. Tuttavia, anche i più potenti possono cadere e la famiglia Copeland si era ritrovata giù dal piedistallo a causa della rivelazione che il padre, Daniel, era stato implicato nella più grande truffa del secolo a danno di ignari investitori. Da un giorno al-l'altro, i Copeland erano diventati la famiglia più odiata d'America. Jemma arrivava a fatica a fine mese. Le conseguenze dell'arresto del padre e il bombardamento mediatico sul caso avevano, infatti, distrutto la sua carriera. Il fatto che lei lavorasse e si mantenesse da quando aveva diciotto anni non aveva avuto alcuna importanza per il pubblico. Era considerata semplicemente come la figlia di Daniel ed era odiata, disprezzata e derisa. Attualmente si poteva considerare fortunata a poter lavorare ancora, nonostante con i profitti della sua carriera, un tempo brillante, riuscisse a malapena a coprire le spese. Quando l'agenzia le aveva proposto quel nuovo ingaggio, con tre giorni di riprese e due di viaggio, aveva accettato subito, perché avrebbe comportato ben cinque giorni di paga. Era quindi volata verso il regno di Saidia, situato a sud del Marocco e stretto tra il Sahara occidentale e l'oceano Atlantico. Aveva lottato per quell'opportunità anche quando il consolato le aveva negato la richiesta di visto. Non era legale, ma a mali estremi, estremi rimedi: aveva fatto di nuovo domanda per il visto fingendo di essere la sorella, Morgan Xanthis, e usando il suo passaporto. Rischiando grosso, era riuscita a ottenere il permesso, dato che aveva bisogno di quel denaro per poter pagare la rata del mutuo del mese successivo.

    Vestita con una lunga pelliccia di volpe e stivali alla coscia, stava soffocando sotto il sole cocente. Che importanza aveva se sotto era completamente nuda? Il lavoro era lavoro. Un giorno, sarebbe tornata alla gloria di un tempo. Avrebbe lasciato che tutti la ammirassero, compreso quello sprezzante sceicco e le sue guardie, perché non si sarebbe fatta intimidire. Quei vestiti erano bellissimi, la sua vita eccitante e non aveva nulla di cui preoccuparsi. Nonostante quella decisa presa di posizione, il sudore le stava imperlando i seni e stava scivolando lungo la pancia nuda. Doveva essere sensuale e non sentirsi a disagio. Con quella determinazione, fece un respiro profondo, si sporse in avanti e si mise in posa.

    Keith, il fotografo australiano, si lasciò scappare un fischio di approvazione. «Così è perfetto, bellezza! Ancora uno scatto, grazie!»

    L'attimo di autocompiacimento venne subito cancellato dallo sceicco, che si stava avvicinando a Keith. Era alto e aveva spalle larghe, che facevano sembrare minuscolo l'australiano. Jemma si era dimenticata di quanto Mikael Karim fosse affascinante. Aveva fatto servizi fotografici in altri paesi e aveva avuto modo di incontrare diversi sceicchi che erano per lo più uomini bassi e tarchiati, con occhi languidi e guance piene. Mikael Karim era invece giovane, snello e fiero. La veste bianca faceva risaltare la sua altezza e le ampie spalle. La mascella era squadrata e le sopracciglia scure incorniciavano gli occhi neri e intensi. Stava guardando oltre la spalla del fotografo e il suo sguardo penetrante la colpì. Jemma non riuscì a guardare oltre. Sembrava che volesse dirle qualcosa. Nonostante il caldo, rabbrividì e sentì una morsa allo stomaco. Un campanello d'allarme risuonò nella sua mente: quell'uomo era pericoloso. Si richiuse subito la pelliccia, stringendola a sé, essendosi resa conto all'improvviso di essere nuda.

    Sbuffando insoddisfatto, Keith abbassò la macchina fotografica per un secondo. «Hai perso tutta la tua intensità. Sii sensuale!»

    Jemma osservò lo sceicco. Sprigionava una tensione letale, che la fece tremare e le fece venire la pelle d'oca. C'era qualcosa che non quadrava.

    In quel modo, però, l'irritazione del fotografo, che non poteva vedere l'espressione del sovrano alle sue spalle, si acuì. «Dai, concentrati! Dobbiamo finire il servizio, tesoro!»

    Aveva ragione. Lei era lì per lavorare e doveva concludere quel servizio. Doveva concentrarsi o non avrebbe lavorato mai più. Fece quindi un respiro profondo, si raddrizzò e sollevò il mento verso il sole, percependo i lunghi capelli scivolarle sulla schiena quando scoprì le spalle, esponendo la pelle nuda.

    «Bene» commentò Keith, facendo cenno all'assistente di sistemare il pannello riflettente. «Mi piace, continua.»

    La donna scosse il capo, lasciando che la chioma cadesse a metà schiena, abbassando la pelliccia sui seni.

    «Perfetto! Così sì che è sensuale! Non fermarti, adesso sì che ti sei accesa!»

    Era proprio così, pensò lei, inarcando la schiena e facendo in modo che i seni si esponessero al calore del sole. Nel mondo dello sceicco Karim quella posa poteva anche essere disdicevole e oltraggiosa, ma quello era il suo lavoro e doveva portarlo a termine. Cancellò quindi ogni pensiero dalla mente e si focalizzò sull'offrire l'immagine che la troupe desiderava avere. Girò le spalle e la pelliccia scivolò dalle braccia, sfiorandole le cosce.

    «Perfetto, tesoro.» Keith stava fotografando all'impazzata. «Bellissima, continua così. Sei una dea, il sogno di ogni uomo!»

    Non era né una dea né un sogno, ma poteva fingere di esserlo per un breve lasso di tempo. Fingere le permetteva di respirare e di rifuggire da quello che stava succedendo a casa. Sentì la nausea. Casa, che incubo. Scacciando la tristezza, si voltò e, sollevando il mento e i fianchi, lasciò cadere la pelliccia, esponendo i seni.

    Keith fischiò sottovoce. «Ancora di più.»

    «No!» urlò lo sceicco. La sua voce echeggiò come un tuono, facendo zittire immediatamente gli stilisti, i truccatori e i tecnici delle luci. Tutti si voltarono verso di lui.

    Jemma lo fissò, esterrefatta. L'espressione del sovrano era furiosa. La bocca era serrata e gli occhi fiammeggiavano quando tolse la macchina fotografica dalla mano di Keith.

    «Basta così!» sbottò. «Ne ho abbastanza di tutti voi.» Lanciò un'occhiataccia alle tende e al gruppo. «Avete finito di lavorare qui.» Poi si voltò di nuovo e fissò Jemma. «E tu, signorina Copeland, copriti e vai nella tenda. Mi occuperò di te tra poco.»

    La giovane si coprì, ma non si mosse. Lo sceicco l'aveva chiamata Copeland, non Xanthis, il cognome che aveva usato per la richiesta del visto. Cadde nel panico e il cuore prese a batterle all'impazzata. L'aveva riconosciuta dopo tutti quegli anni! Quella possibilità la sconvolse. Si era ricordato di lei!

    Tremando, Jemma richiuse la pelliccia. «Cosa è successo?» sussurrò, nonostante conoscesse già la risposta. La sua vera identità era stata scoperta. Non sapeva come, ma era in grossi guai.

    «Penso che tu lo sappia» rispose il re. «Adesso vai nella tenda e aspettami.»

    Non era sicura che le gambe l'avrebbero retta. «Perché?»

    «Sarai informata delle accuse che ti riguardano.»

    «Non ho fatto nulla di sbagliato.»

    La guardò di sottecchi. Serrò la mascella e la squadrò da capo a piedi. «Hai sbagliato tutto, signorina Copeland. Sei in guai seri. Vai subito nella tenda e se hai un briciolo di intelligenza, vedi di obbedirmi.»

    Jemma aveva molto più che un briciolo di intelligenza. Possedeva, infatti, anche un'immaginazione fervida, che le rese il percorso verso la tenda ancora più atroce. Cosa le sarebbe successo? Quali erano le accuse formali? Quale sarebbe stata la pena? Cercò di darsi una calmata e si concentrò nell'arginare quei pensieri negativi. Farsi travolgere dal panico non sarebbe servito a nulla. Sapeva di essere entrata nel paese illegalmente e aveva accettato di partecipare a quel servizio fotografico a cui il governo non aveva concesso il proprio benestare. Inoltre, aveva mostrato il seno in pubblico, violando la legge di Saidia. Aveva commesso tutto ciò solo perché, non contando più sull'appoggio economico della famiglia da quando aveva diciotto anni, si arrangiava sempre da sola. Era una donna adulta di successo ed era determinata a sfondare senza dover implorare aiuti. A posteriori, però, forse chiedere la carità sarebbe stato più saggio.

    Nella tenda che fungeva da guardaroba, Jemma si sfilò la pesante pelliccia e indossò una vestaglia di cotone rosa pallido, allacciandola in vita. Mentre si sedeva sulla sedia di fronte allo specchio da trucco, le sembrava di sentire ancora la voce dello sceicco... Hai sbagliato tutto...

    Aveva ragione. Aveva sbagliato ogni cosa. Pregò che lo sceicco accettasse le sue scuse e le permettesse di fare ammenda. Non aveva avuto intenzione di insultare lui, il suo paese e la sua cultura in alcun modo. Si raddrizzò sulla sedia nell'udire delle voci all'esterno della tenda. Qualcuno stava parlando velocemente e a bassa voce. Erano due uomini e una donna. Jemma riconobbe

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1