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Soluzione estrema: Harmony Collezione
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E-book185 pagine2 ore

Soluzione estrema: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Era solo una questione di tempo.

E poi, Rebecca Larson lo intuiva da sola, la notizia della pessima situazione economica in cui versava il suo ranch sarebbe arrivata anche a chi non doveva saperla. Maledizione, sentiva già il fiato degli strozzini sul collo!

L'unica soluzione sarebbe stata...
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2017
ISBN9788858963418
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    Anteprima del libro

    Soluzione estrema - Martha Shields

    successivo.

    1

    Rodeo, Finali Nazionali.

    Mercoledì, dintorni di Las Vegas.

    Travis Eden socchiuse gli occhi affaticati dal sole limpido del primo pomeriggio quando notò un filo di fumo bianco. Superata la collina successiva, si accorse che il fumo veniva emesso da un vecchio camion.

    Anche il suo compagno di squadra, Rischio Morgan, che stava viaggiando con lui, lo vide. «Che Dio mi fulmini! Guarda là, Travis: quella è la regina di ghiaccio in persona! Chi avrebbe mai pensato che Becca Larson riuscisse a surriscaldare il motore di un camion? Con i cowboy non ci riuscirebbe mai» commentò poi riconoscendo la donna che si trovava vicino al veicolo in panne.

    «Becca Larson?» ripeté Travis, in preda ai sentimenti contrastanti che gli suscitava il solo sentire quel nome. Poteva ben dire di conoscere Becca Larson da quando era nata, visto che sua madre aveva aiutato quella di lei nel parto. E avevano poi trascorso insieme gli undici anni successivi, nei quali la piccola Becca l'aveva seguito come un cucciolo adorante. La morte del padre di Becca, infine, aveva costretto lei e sua madre ad abbandonare il Circle E.

    E ora Becca era l'unico ostacolo che si frapponeva tra Travis e il suo equilibrio mentale. Lei, infatti, era tornata ad essere la proprietaria dei cinquecento acri di terreno che Travis aveva invano tentato di acquistare, con ripetuti quanto inutili tentativi, nel corso degli ultimi dieci anni. «Che cosa ci fa qui?» chiese teso.

    «È una finalista. Non dirmi che non lo sapevi...»

    «Non mi interesso delle gare femminili. Non da quando...» s'interruppe Travis i cui lineamenti si indurirono al doloroso ricordo.

    «Anche CherylAnn è arrivata in finale» notò Rischio Morgan.

    «Buon per lei...» si limitò a commentare Travis e, messa la freccia, rallentò.

    «Non avrai intenzione di fermarti?»

    «Non posso davvero ignorare una signora che ha bisogno d'aiuto.»

    «E che cosa credi ne ricaverai? Becca è una strega. Lo sai che metà dei cowboy hanno scommesso su chi riuscirà a sciogliere la regina di ghiaccio nel giro di un anno? Nessuno ci è riuscito, nessuno!» confidò Rischio Morgan.

    «Lo credo, è ancora una bambina!»

    «Bambina un corno! Guarda che ha ventisei anni.»

    «Ventisei? La piccola Becca?» domandò stupito Travis. «Eppure devi aver ragione, ha due anni meno di Clare, il tempo sarà passato anche per lei» si ricordò, come parlando tra sé.

    «Tu conosci la regina di ghiaccio?» chiese stupito Rischio Morgan e Travis gli lanciò un'occhiata. Il suo nome di battesimo era Brian, ma aveva guadagnato quel nomignolo per la sua abitudine di scommettere su qualunque cosa. Era anche grazie alle sue abilità sportive che si stavano recando alle finali nazionali di rodeo. Quando si trattava di donne, però, Rischio era terribile, aveva la sensibilità di una puzzola.

    «La conosco abbastanza da non poterla abbandonare nei guai nel deserto. E, comunque, le donne si aiutano sempre, la mamma non te l'ha insegnato?» lo provocò Travis.

    «Con te non ci si diverte più» protestò Rischio e Travis non replicò. Si limitò a spegnere il motore, aveva già sentito quella lamentela un centinaio di volte nel corso dell'ultimo anno. Corrispondeva per altro a verità: lui era cambiato, lo sapeva anche lui. Non avrebbe potuto dire con esattezza quando era successo, ma nel corso degli ultimi anni si era lentamente modificato. Il suo interesse per quella vita era andato calando, fino a raggiungere il punto zero e a portarlo vicino alla disperazione. Travis non ne poteva più. Non sopportava più di essere sempre in viaggio, di cambiare camera d'albergo ogni notte, di rompersi le ossa ogni giorno.

    E soprattutto odiava ostentare il suo sorriso da un milio ne di dollari per i media, per gli sponsor, per gli appassionati di rodeo che volevano un autografo o si facevano fotografare con lui, il loro idolo. Non gli interessava più essere, come Magazine l'aveva di recente definito, il Michael Jordan del rodeo.

    Travis desiderava la pace, l'anonimato. Pretendeva di tornare a essere se stesso. Quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio per le finali, il suo ultimo anno a vagabondare. Ripromettendoselo ancora una volta, aprì la portiera e uscì.

    Si chiese come avrebbe potuto mantenere la promessa che si era fatto se l'unico luogo al mondo in cui avrebbe potuto trovare la pace, quegli acri di terreno su cui svettavano le montagne che amava, era stato acquistato circa cinque mesi prima proprio dalla ragazzetta lentigginosa a cui si accingeva a prestare soccorso.

    Gli stivali di Travis risuonarono sull'asfalto e lui si aggiustò il cappello notando che veicoli di tutti i tipi gli sfrecciavano accanto, superavano il suo trasporto cavalli fermo al lato della strada. Erano tutti diretti a Las Vegas, la città del peccato.

    Ignorando le gelide folate del vento dicembrino, girò attorno al camion in panne e si immobilizzò alla vista che il cofano aperto offriva. Sopra di lui, infatti, si levavano un paio di gambe lunghe avvolte da jeans sbiaditi che terminavano in un di dietro rotondo e sodo, curvo sul motore. Travis rimase a fissarlo per alcuni secondi, chiedendosi se quel la era davvero Becca Larson. Nella sua memoria si trattava di una ragazzina tutta pelle e ossa, con dei codini color rame e il viso rotondo coperto di lentiggini. «Accidenti!» esclamò senza neppure avvedersene.

    «Un panorama da far resuscitare i morti» gli fece eco Rischio che l'aveva raggiunto.

    Travis si riscosse e fece notare la propria presenza. «Salve, serve aiuto?» chiese all'indirizzo di quel bel posteriore.

    La ragazza reagì immediatamente al suono della voce e poi, emergendo del tutto dal motore del camion, si girò agile e si lasciò scivolare giù. Travis prontamente la afferrò per addolcirne l'impatto con il suolo e si accorse che anche la parte anteriore di lei era cresciuta quanto quella posteriore. Quel contatto lo confuse con una violenza inaspettata e lui si costrinse a lasciare immediatamente la presa.

    Gli occhioni blu di lei lo fissarono spalancati per alcuni secondi. «Travis!» esclamò poi, sicura di aver riconosciuto l'uomo che aveva di fronte.

    Lui si soffermò a osservare i cambiamenti avvenuti in lei in seguito alla sua trasformazione da bambina a giovane donna. Il viso non era più tondo e paffutello, ma si era assottigliato e ne spiccavano alti i begli zigomi marcati. I capelli un tempo color rame si erano scuriti e ricordavano il carbone sotto il fuoco morente. Non li portava più tesi in codini, ma in lunghi riccioli liberi.

    Travis si ricordò di aver sentito la signora Larson lamentarsi dei capelli ribelli della figlia che doveva sempre domare quando erano bagnati o non sarebbe mai riuscita a pettinarli. Provò l'istintivo desiderio di tirare un ricciolo per vedere quanto lunghi fossero davvero, ma si trattenne. «Mi hai riconosciuto...» disse un po' stupito. «Io non ci sarei riuscito nemmeno con cento tentativi, faccia da scimmia» affermò usando il vecchio soprannome.

    A sentirsi chiamare di nuovo così, la ragazza sorrise con dolcezza. Quel nomignolo la riportava indietro di vent'anni, a un tempo in cui lei adorava Travis con l'assoluta ammirazione che provano solo i bambini per i loro idoli. Allora lui non era un stella del rodeo, era poco più di un bambino lui stesso, un ragazzo che si beava dell'effetto che provocava sempre su di lei.

    Anche Travis fu assalito dal ricordo degli stessi momenti e considerò che era tanto che non si sentiva così, aveva quasi dimenticato com'era bello.

    «Certo che ti ho riconosciuto» interruppe lei il momento magico. «Chiunque abbia mai visto un paio di Wrangler sa che faccia hai, senza contare che non esce un numero del Prorodeo Sport News senza almeno una tua foto» gli fece notare, e lui rabbrividì.

    Evidentemente, anche per lei, lui non era che il cowboy da un milione di dollari con il sorriso da un milione di dollari. Come per tutti gli altri. E lui che, per un attimo, aveva sperato che...

    Già, che cosa aveva sperato? Che esistesse una donna che conosceva il vero Travis Eden? Che poteva provare interesse per lui come uomo e non solo perché era una celebrità? Ormai doveva saperlo che non era possibile, eppure la delusione fu in quel caso più bruciante del solito.

    «Ci siamo fermati per vedere se possiamo essere di aiuto» tagliò corto e Becca lo squadrò a lungo. Osservò poi anche il suo compagno e tornò infine a posare gli occhioni su di lui. Per un breve istante Travis ebbe la netta impressione che la ragazza disapprovasse ciò che aveva appena visto.

    «Va tutto bene» replicò secca, poi fece per tornare a dedicare la propria attenzione al suo camion.

    «Non si direbbe. Sputa fumo...» le segnalò Travis.

    «No! E io che non me ne ero accorta!» commentò Becca sarcastica. «Me ne stavo giusto occupando quando sono stata interrotta» gli ricordò poi.

    «Ottimo, visto che il nostro intervento non è necessario, allora noi ce ne andiamo» si intromise Rischio, ma Travis gli fece segno di tenersi in disparte.

    «Salve, ragazzi, grazie di esservi fermati» esclamò una voce e si girarono tutti a guardare nella direzione da cui proveniva. Si trattava della madre di Becca che stava sbucando in quel momento da dietro il camion. Travis la guardò e rimase sconvolto nel constatare quanto anche lei fosse cambiata in quei quindici anni. Il tempo non era stato davvero clemente con Joy Larson.

    La signora Larson era parecchio più bassa di Becca, aveva gli stessi occhi blu ghiaccio e la stessa corporatura della figlia. I suoi capelli, però, erano biondi e le ciocche bianche li rendevano ancora più candidi. Gli occhi e la bocca erano contornati da profonde rughe che davano al viso un'espressione di dolore.

    Travis non avrebbe potuto dire se si trattava di un dolore fisico o morale, e non voleva nemmeno sentirsi solidale con quella donna. Le Larson gli avevano portato via il futuro nel momento stesso in cui avevano firmato l'atto d'acquisto del loro vecchio ranch, il Circle E.

    Il suo rancore, però, era mescolato a un profondo senso di colpa. La signora Larson era stata sempre tanto cara, con lui, in passato; lei e Becca gli erano state vicine negli anni terribili che erano seguiti alla morte di entrambi i suoi genitori, quando lui aveva disperatamente avuto bisogno di qualcuno che credesse in lui.

    «Travis Eden, sei diventato troppo importante per abbracciare una vecchia amica?» gli chiese ironica la signora Larson, sorridendogli debolmente. Lui le si avvicinò, sentendosi terribilmente colpevole, e la abbracciò stretta. Si ricordò che l'ultima volta che l'aveva abbracciata era stato il giorno in cui il ranch di lei era stato venduto all'asta. Era successo sei mesi dopo che il marito della signora Larson era morto, lasciandola erede di tutti i debiti.

    Travis, allora, aveva solo diciassette anni; troppo giovane per poter aiutare davvero la piccola famiglia che per lui era tanto importante, quasi fosse la propria. E così, la signora Larson e sua figlia si erano trasferite.

    Travis, che aveva avviato la sua carriera nell'ambito dei rodei, aveva tentato di mantenere i contatti con loro, ma il tempo scorreva troppo in fretta e in breve le donne Larson non furono che un ricordo lontano, insieme ai tanti della fanciullezza.

    «Che bello rivederti!» esclamò sincera la signora Larson e poi si rivolse a Rischio. «Non credo di aver mai avuto il piacere di conoscerla» lo apostrofò gentilmente.

    «Permettete che vi presenti Rischio Morgan, il mio compagno di squadra...» disse allora Travis.

    «Ti sei qualificato per le finali?» chiese entusiasta la signora Larson.

    «Sì, signora» rispose lui un po' intimidito.

    «Anche quest'anno?» domandò lei e Travis si sentì ancora più in colpa. Era evidente che le Larson seguivano la sua carriera con interesse e partecipazione.

    «Hai già saputo che siamo di nuovo vicini?»

    «Sì, l'ho saputo. Come ha fatto a convincere il vecchio Duggan a venderle il Circle E?» non poté fare a meno di domandare.

    «Come? Sembrava non vedesse l'ora di sbarazzarsene. Gli abbiamo semplicemente chiesto se era disposto a vendere, tutto qui» spiegò lei. Subito il volto di Travis assunse un'espressione cupa. Lui aveva fatto innumerevoli offerte, tutte vantaggiose, al vecchio che non aveva mai accettato di vendergli nemmeno un fazzoletto di terra. Forse lo riteneva ancora responsabile per la morte di suo figlio, durante un rodeo giovanile organizzato negli anni di scuola. Duggan aveva sempre biasimato Travis che non era riuscito a convincere suo figlio a non partecipare.

    «Grazie al cielo vi siete fermati! Sono settimane che ripeto a Becca che dovremmo...» cominciò la signora Larson, ma sua figlia la interruppe.

    «Non si sono certo fermati per ascoltare i nostri problemi» la bloccò, lanciandole uno sguardo carico di significato. Per tutta risposta, la signora Larson si azzittì e agitò le mani in un gesto abituale che a Travis era noto; gli aveva sempre ricordato il battito d'ali di una farfalla.

    «Io non capisco niente di motori, ma sono convinta che questo qui è alla fine della sua carriera. Ho perso il conto di quante miglia ha percorso e non so davvero come faremo» riprese la donna più anziana con tono abbattuto.

    «Te lo dico io cosa faremo. Lasceremo proseguire questi cowboy per la loro strada e noi percorreremo la nostra. D'accordo, mamma?» propose dolcemente Becca.

    «Ma... cara, Travis si è fermato apposta per aiutarci. Il minimo che possiamo fare è permettergli di dare un'occhiata» protestò debolmente la signora Larson.

    «Ammetto

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