Natale alla locanda (eLit): eLit
Di Carla Kelly
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Carla Kelly
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Anteprima del libro
Natale alla locanda (eLit) - Carla Kelly
1
«Di certo, Mastro Muir, non vi aspettavate di alloggiare al maniero Walthan, non è vero?»
Che razza di cadetto presuntuoso e saccente che è Tommy Walthan, disse fra sé e sé il Comandante Benneit Muir. Una mezzacartuccia, una palla di lardo e il figlio di un conte. Dio mi aiuti.
«Eh? Dato che mi avete incaricato di addestrarvi nei metodi di navigazione, ho pensato che sarei stato più utile se fossi rimasto nelle vicinanze.» Era il tasto giusto da battere. Ben non nutriva molte speranze sulla possibilità che un insegnamento di qualunque tipo potesse far superare a quel giovane disgraziato gli esami da tenente l'anno successivo, nel 1811, ma era quasi Natale e il comandante non aveva progetti.
Non c'era tempo per tornare a casa in Scozia, né vi erano motivi per farlo. Le ragazze che Ben aveva amato anni addietro erano tutte sposate e con figli. Sua madre era morta, suo padre era troppo vecchio per viaggiare e i suoi fratelli erano in Canada.
Walthan emise quella sua stupida risatina acuta, che suonava come unghie sull'ardesia. Gli altri cadetti ne erano stati quasi distratti, Ben lo sapeva, ma almeno si trattava di una seccatura che incitava a superare gli esami e lasciare l'Albemarle il prima possibile. Perfino il capitano, che era un uomo incredibilmente paziente, aveva dichiarato che solo la perdita della nave li avrebbe liberati da Tom Walthan. Nessun altro capitano lo voleva, nonostante il prestigio della sua famiglia.
«Restare a Walthan? Buon Dio, Mastro Muir, no! Non oso immaginare cosa direbbe la mamma, se vi vedesse scendere dalla carrozza con quella vostra borsa di tela. Meglio trovarvi una sistemazione al villaggio, sir.» Il cadetto tossicchiò coprendosi con una manica. «Sapete, assieme a gente più del vostro tipo.»
Ben decise che il villaggio sarebbe stato abbastanza distante dalla risata di Walthan, ma non intendeva arrendersi senza lottare.
«Pagherete voi vitto e alloggio?» Ben lanciò al cadetto tutta la forza dello sguardo tagliente che di solito utilizzava solo sul cassero. Non che non potesse permettersi di pagare la propria parte, ma rimanere chiuso nella carrozza postale per tutto il viaggio da Plymouth assieme a Tom Walthan, il cadetto infernale, lo aveva stancato.
«Se proprio devo» disse Walthan con un lungo sospiro, sospiro che fece provare pietà a Ben per la governante del ragazzo, ormai deceduta. La madre di Walthan doveva aver perso le speranze da molto tempo, senza dubbio.
«Sì, temo proprio che dovrete pagare» disse Ben. «Ci sono alloggi a Venable?»
«Come faccio a saperlo?» Walthan gesticolò in direzione della scogliera e del mare che appariva a tratti, delineando la costa del Devon. «A Venable c'è una stazione di posta con una locanda. Provate là.»
Ben sospirò dentro di sé, anche se non con la stessa drammaticità e forza di Walthan, perché non era il tipo da mettersi in mostra. Aveva sperato di riuscire a trovare un posto tranquillo per sfogliare La scienza della matematica nautica e leggere in santa pace. Le stazioni di posta non erano note per essere silenziose.
«Inoltre, devo ancora spiegare perché vi ho invitato qui per aiutarmi a studiare per gli esami» disse Walthan. «L'ultima volta che ho scritto a mamma ero abbastanza sicuro che li avrei superati.» Un altro colpetto di tosse. «Così le ho detto.»
«Quel tentativo a Malta?» chiese Ben. Ricordava la chiatta che aveva trasportato quattro cadetti pieni di speranza verso il porto, dove ad attenderli c'era una commissione d'esame composta da quattro capitani. In tre erano tornati emozionati e intenti a far piani per il futuro, ma Walthan non era tra loro. La sua delusione era stata condivisa da tutti gli ufficiali dell'Albemarle, che avevano sperato di liberarsene.
«Erano domande trabocchetto, quelle» disse, con tutta la povera dignità che riuscì a racimolare.
Ben trattenne un sorriso. «Eh? Pensate che non sia necessario sapere come tracciare una rotta dalla Baia Australiana alla Batavia?»
«Sir, io lo farei fare a un navigatore» disse Walthan. «Per esempio voi. Conoscere i venti e le maree e tracciare percorsi è il vostro lavoro.»
Mmh. Togli l'idiota dal suo umile posto sull'Albemarle e diventa quasi maleducato, pensò Ben. «E se io morissi improvvisamente, che fareste?» Prendere in giro quel ragazzo fastidioso era divertente, ma Ben decise che l'argomento non aveva importanza. «Lasciamo perdere. Farò del mio meglio per insegnarvi un minimo di matematica. Fermate qui. Vi vedrò domani al quarto rintocco del mattino a Walthan Manor.» Ben scosse mentalmente la testa davanti all'espressione vuota sul volto del cadetto. «Le dieci in punto, sciocco» disse scendendo dalla carrozza postale e issandosi in spalla la borsa da viaggio.
E ora? Davanti a Ben vi erano la taverna e la fermata della diligenza, ammesso che il veicolo infangato che si vedeva nel cortile dello stalliere fosse una prova sufficiente. Sbirciò attraverso la porta aperta e vide i vari fantini in piedi, spalla a spalla, probabilmente in cerca di qualcosa da mangiare prima che due colpi su un pezzo di latta li costringessero ad abbandonare il cibo per non rimanere indietro. Di certo Venable aveva di più da offrire.
Guardando prima a nord e poi a sud, Ben notò una piccola insegna in lontananza. Camminò in quella direzione finché non fu in grado di distinguere le parole, La rosa di Mandy. Qualche artista nel villaggio aveva disegnato il bocciolo di una rosa. Sotto si leggeva Tè e buone vettovaglie.
«Vettovaglie» disse ad alta voce. «Vettovaglie.» Era una parola buffa e con un bel suono. L'aveva vista spesso sulle polizze di carico che necessitavano della sua firma, mentre i barili di cibo venivano calati nella stiva, un altro dei suoi tanti compiti. Oh, al diavolo, era a capo della nave. Vettovaglie. Sulla terraferma, quella parola sembrava quasi strana.
«Vada per le buone vettovaglie» disse, stringendo la presa sulla borsa. Cercò di camminare in linea retta, senza ondeggiare i fianchi com'era d'abitudine sulla fregata. Nonostante avesse un buon equilibrio quando si trovava a bordo di una nave, sulla terra si sentiva goffo, una sensazione che non era mai sparita in quei diciotto anni, grazie a Napoleone e ai suoi sogni di dominio del mondo.
Quando aprì la porta della Rosa di Mandy, un campanello suonò. Esitò, pronto a fare marcia indietro. La clientela di quel luogo era decisamente più distinta di quella che spintonava e lanciava occhiatacce alla taverna. Dubitava che la birra alla Rosa di Mandy fosse buona, ma il profumo delle vettovaglie cancellò ogni traccia di timidezza, anche se le dame ben vestite e i gentiluomini lo guardarono con sorpresa. Di certo chi frequentava le stazioni di posta si avventurava di rado così lontano.
Il suo imbarazzo crebbe e gli sembrò che la sua borsa fosse passata dalle sue normali dimensioni a essere più larga della porta. Era assurdo; aveva i mezzi per ottenere un posto a qualsiasi tavolo in un luogo pubblico. Appoggiò la borsa in un angolo, desiderando improvvisamente che quella cosa ignobile strisciasse via.
I clienti avevano ripreso a mangiare ed eccolo lì, un esemplare di maschio dall'aspetto accettabile, se si credeva ai dolci sospiri delle donne dalla pelle scura e con gli occhi a mandorla che frequentavano i moli più esotici. Posò una mano sulla maniglia della porta, pronto a battere in ritirata. E lo avrebbe fatto, se la porta battente che dava su quella che doveva essere la cucina non si fosse aperta in quel momento, rivelando una donna piccola che arrancava sotto il peso di un largo vassoio.
In circostanze normali non avrebbe interferito con il lavoro della donna, ma un gatto l'aveva seguita dalla cucina e minacciava di passare tra i suoi piedi.
Anni di battaglie in mare avevano abituato Ben Muir a reagire. Senza pensarci un attimo attraversò la stanza in fretta e sollevò il vassoio dalle mani di lei, giusto in tempo prima che il gatto la facesse inciampare. Due ciotole tremolarono, ma non ne uscì nulla.
«Cielo, c'è mancato poco» disse la donna sollevando il gatto, per poi metterselo sottobraccio e riportarlo in cucina, mentre Ben stava lì a guardarla, chiedendosi se non fosse