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Sogno indiano: Harmony Collezione
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E-book153 pagine1 ora

Sogno indiano: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Prima o poi sarebbe svanito.

Un viaggio in Nepal, terra ricca di atmosfera e di magia, che lei aveva sempre desiderato visitare. Quando la informano che l'ha clamorosamente vinto, Sarah Anderson fatica a credere che non si tratti di uno scherzo. Quando arriva sul posto, le capita...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2017
ISBN9788858961957
Sogno indiano: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Sogno indiano - Anne Weale

    successivo.

    1

    «Se laggiù ti capitasse di incontrare un fusto che ti fa una corte sfrenata, non tirarti indietro» furono le parole rivolte a Sarah da Naomi, la sua migliore amica. «La vita non è una prova generale. Ti è capitata l'occasione di poter evadere dalla gabbia, cerca di sfruttarla al meglio. Qui in giro gli uomini per cui vale la pena di innamorarsi sono pochissimi, quasi inesistenti a essere esatti.» Convinta che Sarah fosse in perfetto accordo con le sue parole, Naomi continuò: «In Nepal è tutta un'altra cosa... o almeno era così quando ci sono stata io. I veri uomini amano la vita dura... oceani, giungle e montagne. Quando mai ne hai visto qualcuno aggirarsi nei nostri supermercati? Sono diventati anche loro una specie rara e se li vuoi trovare, devi andare a cercarli nel loro habitat naturale... che non è sicuramente dove viviamo io e te» concluse con una risata ironica.

    Quarantotto ore dopo, mentre l'aereo vibrava nel cielo buio della notte, Sarah pensava alla teoria di Naomi secondo la quale parecchie persone trascorrevano la loro vita chiusa in gabbie da circostanze che erano al di là del loro controllo. A volte le loro condizioni erano miserabili e quindi erano molto infelici. Altre volte invece vivevano in gabbie confortevoli, perfino lussuose, ma nonostante ciò non potevano fuggire a qualcosa che non soddisfaceva le loro reali necessità.

    Le gabbie di Sarah e di Naomi si trovavano, in qualche modo, tra i due estremi. La loro vita non era proprio quella che avrebbero voluto condurre, ma non potendo far nulla per cambiarla, cercavano di sfruttarla al meglio. Ora gli sportelli della gabbia di Sarah si erano improvvisamente spalancati ed era lì su quell'aereo in volo, in un ambiente totalmente nuovo che sarebbe diventato sempre più esotico a mano a mano che l'avventura progrediva.

    Per due settimane sarebbe stata sola, senza le solite responsabilità... libera di essere veramente se stessa.

    La donna seduta accanto a lei si era addormentata. Da quanto le aveva detto durante la cena, aveva appreso che era una hostess fuori servizio per la quale volare intorno al mondo era normale routine.

    Sarah invece non era mai stata da nessuna parte ed era così eccitata che non riuscì a chiudere gli occhi neppure per un momento e trascorse la notte leggendo una guida turistica. All'alba, subito dopo la prima colazione, l'aereo atterrò a Doha, una città che fino a quel momento non aveva mai sentito nominare.

    La hostess, che sedeva di fianco a lei e lavorava per una linea aerea araba, viveva a Doha e non vedeva l'ora di rilassarsi nel bagno di casa sua. Sarah invece aveva davanti a sé altre cinque ore di volo prima di arrivare a destinazione e avrebbe dovuto trascorrere i novanta minuti di attesa nella sala d'aspetto.

    Dopo aver ringraziato e salutato i membri dell'equipaggio, scese a terra nel sole accecante. In Inghilterra, il giorno prima, faceva freddo, ma lì nel Qatar, già all'alba faceva caldo.

    Tutto il suo bagaglio consisteva in un piccolo zaino. Non appena ebbe sorpassato la macchina a raggi X della polizia, se lo mise in spalla e andò in cerca di una toilette. L'immagine che le rifletté lo specchio sul lavabo era molto diversa da quella che era solita vedere nel suo bagno. Costretta quasi con la forza a cambiare il colore dei capelli e lo stile dei vestiti, non si era ancora abituata alla sua nuova immagine. Naomi le aveva anche consigliato che cosa portare. Le davano fastidio gli scarponcini. Li aveva indossati qualche ora al giorno per abituarsi, ma non c'era ancora riuscita e le sembravano pesanti. E che cosa c'entravano un paio di stivaletti dalle suole robuste con una gonna a fiori vivacissimi lunga fino alle caviglie? Ma Naomi le aveva assicurato che quello era l'abbigliamento usuale in Nepal e che nessuno l'avrebbe guardata con curiosità.

    Sarah si tolse la camicia di cotone con le maniche lunghe e rimase solo con un comodo reggiseno sportivo. Viaggiava da dodici ore e le occorreva una rinfrescata prima di affrontare la seconda parte del viaggio.

    Un quarto d'ora dopo, con addosso una maglietta un po' scolorita e sentendosi sorprendentemente sveglia nonostante la notte insonne, ritornò nella sala d'aspetto. Alcuni arabi, dall'aspetto importante, che portavano vesti immacolate e copricapi bianchi e rossi, passeggiavano avanti e indietro. Ma la maggior parte dei passeggeri in attesa, era in abiti occidentali o jeans consunti.

    Sarah trovò l'uscita del suo prossimo volo e cercò un posto vuoto lì vicino. Mentre si sedeva sentì su di sé gli sguardi dei suoi compagni di viaggio.

    Solo uno di loro non la stava guardando. L'uomo che se ne stava seduto proprio di fronte a lei era profondamente assorto nella lettura di un libro. Incuriosita, Sarah cercò di leggere il titolo del libro. Il fatto che non la degnasse di uno sguardo aveva destato in lei un certo interesse.

    Notò che possedeva altre doti oltre quella di essere un accanito lettore. Era alto, aveva spalle larghe e gambe lunghe. Indossava una camicia color kaki e un paio di pantaloni con rinforzi alle ginocchia e una quantità di tasche con chiusure lampo.

    La sua corporatura robusta faceva pensare che fosse uno scalatore diretto verso i picchi dell'Himalaya. Notò anche che, mentre la maggior parte dei viaggiatori in transito avrebbe avuto bisogno di un barbiere, lo sconosciuto, molto abbronzato, era perfettamente rasato.

    Mentre stava osservandolo e si diceva che sembrava l'immagine della precisione, lo sconosciuto alzò gli occhi e si rese conto che lei lo stava studiando. D'istinto Sarah cercò di guardare dall'altra parte, ma non vi riuscì. Qualcosa nel suo sguardo grigio acciaio le impedì di farlo. Fu solo questione di un attimo, poi lui, con un sorriso, la ispezionò a sua volta dalla testa ai piedi.

    Se laggiù ti capitasse d'incontrare un fusto... Il consiglio di Naomi le riecheggiò nella mente e fu proprio il ricordo delle parole dell'amica che la fece sorridere. Così rivolse a tutti gli sconosciuti compagni di viaggio un sorriso amichevole.

    Tutti risposero con altrettanti sorrisi o con cenni del capo. La sua iniziativa ebbe l'effetto di rompere il ghiaccio. Prima la donna seduta al suo fianco le chiese di quale gruppo turistico facesse parte, e poi anche gli altri si misero a chiacchierare. Tutti, tranne l'uomo col libro che continuò a leggere.

    Quando fu chiamato il volo per Katmandu, Neal Kennedy seguitò a leggere. Una lunga esperienza di voli gli aveva insegnato di non precipitarsi subito all'uscita. I primi autobus sarebbero stati molto affollati, l'ultimo quasi vuoto. Durante il breve tragitto verso l'aereo, poi, non gli sarebbe mancata l'occasione di parlare con l'attraente donna che gli sedeva di fronte.

    Ma quando chiuse il libro e alzò lo sguardo, constatò, sorpreso, che se n'era già andata. Il suo abbigliamento, specialmente i consunti scarponcini da trekking, l'avevano tratto in inganno facendogli pensare che fosse una viaggiatrice già esperta.

    Lui l'aveva notata nel momento in cui erano scesi dall'aereo proveniente da Londra, l'aveva vista dirigersi verso le toilette e gli era piaciuto il suo modo di camminare. Poi l'aveva dimenticata finché non se l'era trovata davanti nella sala d'aspetto. Non era niente male. Era snella, ma non troppo, ben proporzionata, e sedeva in modo elegante e aggraziato. Non era una gran bellezza, ma aveva occhi scuri e intelligenti e un sorriso irresistibile.

    Ricordò che vent'anni prima suo padre gli aveva spesso raccomandato di cercare ragazze generose e con un po' di cervello, ma allora lui non gli aveva dato molto credito. Nel corso degli ultimi vent'anni però si era reso conto che i suoi genitori erano le persone più sagge che avesse conosciuto. Con suo fratello e sua sorella aveva goduto del raro vantaggio di avere genitori che si erano amati per tutta la vita.

    Ma i tempi erano cambiati e così pure i valori. Oggi il disastroso matrimonio di suo fratello Chris sembrava più normale di quello dei suoi genitori. Comunque, dopo aver considerato l'esperienza del fratello con tutte le sue conseguenze, Neal aveva deciso che non avrebbe seguito il suo esempio. Aveva un paio di nipoti, numerosi figliocci e non voleva né figli propri, né una moglie che dovesse interpretare contemporaneamente i ruoli di casalinga, bambinaia e segretaria.

    Non aveva nessuna difficoltà a vivere solo. Sua madre aveva insegnato anche ai figli maschi che ogni essere umano adulto doveva essere in grado di prepararsi un pasto e di fare il bucato.

    L'unico posto in cui Neal sentiva il bisogno di una donna, era sotto le lenzuola. Non si era mai comportato, però, come un cinico playboy perché aveva capito che le relazioni di una certa durata erano preferibili alle avventure di una notte. Se adesso, però, a Katmandu una donna gli faceva capire che era a sua disposizione, quale uomo normale avrebbe preferito trascorrere una vacanza dormendo da solo?

    Per il secondo tratto del viaggio Sarah aveva chiesto un posto vicino al finestrino. Noemi le aveva detto che avrebbe potuto godere di una splendida vista dell'Himalaya, mentre si avvicinavano a Katmandu. Appena raggiunse la sua fila vide che il posto era stato occupato da una donna nepalese. Se fosse stata un'europea, Sarah le avrebbe fatto notare che quel posto era stato assegnato a lei, ma data la scarsa conoscenza della lingua locale lasciò perdere. A quel punto ripose il suo zaino nell'apposito scomparto e si sedette sulla poltroncina centrale.

    Poco dopo, tra gli ultimi passeggeri che salirono a bordo, l'uomo del libro avanzò lungo il corridoio e incastrò a fatica il suo corpo, alto e robusto, nel posto vuoto vicino al suo. Poi si voltò verso di lei e disse: «Ciao!».

    «Ciao!» Sarah fu improvvisamente felice che la nepalese le avesse rubato il posto.

    Lo sconosciuto si allacciò la cintura di sicurezza e si rilassò. «Visto che staremo a stretto contatto di gomito fino a stasera, meglio presentarci. Io mi chiamo Neal Kennedy.»

    «Sarah Anderson.»

    «Vai a fare trekking?»

    Lei annuì. «E tu?»

    «Questa volta no.» Osservò la maglietta di Sarah sulla quale spiccavano a colori contrastanti il nome e la data di una precedente escursione. «Come te vengo nel Nepal da molti anni, ma faccio sempre cose diverse. Quest'anno partecipo alla Maratona dell'Everest.»

    Sarah pensò che avrebbe dovuto confessargli che la maglietta che portava non era sua, ma preferì non farlo, non ancora... Sapeva che le persone abituate a compiere ascensioni difficili con pesanti sacchi da montagna sulle spalle disprezzavano i turisti che optavano per passeggiate più facili scaricando i sacchi sulle spalle dei portatori.

    Invece di confessargli che per lei era la prima volta, gli chiese: «Sei un corridore? Pensavo che fossero più bassi e meno robusti».

    «Ce ne sono di tutte le misure» rispose lui. «Comunque io non sono un corridore. Devo solo fare un servizio sull'avvenimento. Sono un giornalista. E tu che cosa fai?»

    «Io lavoro con i computer.» Fermamente decisa a dimenticare la sua vita di tutti i giorni finché non fosse ritornata in Inghilterra, non aggiunse altro. «Sei un libero professionista?»

    Lui sorrise e l'espressione dei suoi occhi si ammorbi dì. «È evidente che non leggi il Journal. Io ho una rubrica... e faccio anche un po' di radio e di televisione.»

    L'unico giornale che entrava regolarmente in casa sua era il tabloid zeppo di notizie scandalistiche che comperava sua madre e che lei raramente leggeva. Seguiva gli avvenimenti internazionali su Internet, però sapeva

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