La promessa del magnate: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Blake Dalton, ricco industriale, non riesce a credere di essere diventato padre ma ora farà ogni cosa in suo potere per proteggere la bambina che tiene tra le braccia. E l'arrivo di Grace Templeton è provvidenziale. Lei è la tata perfetta. I suoi occhi, però, gli dicono che nasconde qualcosa e Blake decide che scoprirà tutta la verità
Cosa desideri?
Grace non ama i segreti. La sua indole onesta e sincera le imporrebbe di rivelare a Blake l'identità della madre della bambina. Ma non può infrangere una promessa, neppure se è lui a chiederle di farlo. Blake è l'uomo che ha sempre sognato, e pur di stargli accanto è pronta ad assecondare ogni suo desiderio. O quasi.
Merline Lovelace
Ex ufficiale dell'aeronautica militare statunitense, ha scritto più di sessanta romanzi di generi diversi, tutti molto apprezzati sia dal-le lettrici sia dalla critica.
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Anteprima del libro
La promessa del magnate - Merline Lovelace
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Paternity Promise
Harlequin Desire
© 2012 Merline Lovelace
Traduzione di Franca Valente
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-343-3
1
Fermo tra gli invitati alla festa di nozze, nel giardino della villa di sua madre, Blake Dalton strinse i pugni nelle tasche dello smoking, costringendosi a sorridere. La festa stava quasi per concludersi, i neosposi si erano fermati sul grandioso scalone di marmo per lanciare il bouquet e presto sarebbero partiti per la luna di miele in Toscana.
Blake non aveva nessuna intenzione di bloccare la loro partenza, il suo gemello aveva combattuto una dura battaglia per vincere le resistenze della sua testarda e indipendente compagna, riuscendo finalmente a portarla all’altare. Alex si era guadagnato quelle due settimane in Toscana con la moglie, lontano dalle pesanti responsabilità che la sua posizione di amministratore delegato della Dalton International gli imponeva.
Blake non avrebbe avuto problemi a sostituire il fratello, con la laurea in giurisprudenza e un decennio trascorso a gestire i complessi affari legali dell’azienda, aveva acquisito tutte le abilità manageriali necessarie.
Non era certo il lavoro a preoccuparlo.
Neppure la madre creava problemi, nonostante si fosse battuta come una leonessa per un anno nel tentativo di convincere entrambi i figli a sposarsi.
Lo sguardo di Blake si posò sulla matriarca della famiglia Dalton. Aveva ancora i capelli neri, con un leggero accenno di grigio sulle tempie. Indossava un abito di pizzo Dior color arancio e sul viso aveva un’espressione soddisfatta mentre osservava la coppia di sposi. Blake sapeva esattamente quale fosse il suo pensiero: un figlio era sposato, ora toccava all’altro.
Fu però la bambina, che lo osservava appoggiata alla spalla di sua madre, a fargli serrare ancora di più i pugni, mentre il cuore gli si stringeva. Da quando era stata abbandonata davanti alla porta della madre, quel batuffolo di sei mesi era diventata per Blake essenziale come respirare.
Il test del DNA aveva provato che Molly era quasi al cento per cento una Dalton. Purtroppo, però, non si poteva provare con la stessa certezza chi dei due fratelli Dalton fosse il padre. Il test del DNA aveva stabilito che Alex poteva essere il padre al settantasette per cento, ma la questione non poteva essere risolta completamente finché il laboratorio non avesse collegato il DNA del padre con quello della madre.
Di conseguenza, dopo l’arrivo di Molly, i fratelli Dalton avevano trascorso diverse spiacevoli settimane alla ricerca delle donne con cui avevano avuto rapporti all’inizio dell’anno precedente. L’elenco di Alex era stato molto più lungo di quello di Blake, ma nessuna delle potenziali candidate, compresa la donna che era appena diventata la signora Dalton, si era rivelata la mamma di Molly.
Per lo meno così avevano pensato.
Blake distolse lo sguardo dalla bambina quando sentì la gente che si salutava. Sollevò lo sguardo e vide che il fratello scrutava tra la folla. Era come guardarsi in uno specchio. Sia lui che Alex avevano il fisico del padre. Come Big Jake Dalton, erano alti e muscolosi. Avevano anche ereditato da lui il colore blu degli occhi e i capelli castano chiaro, che il caldo sole dell’Oklahoma striava di sfumature dorate.
Blake catturò lo sguardo di Alex e impercettibilmente scosse la testa. Dovette sforzarsi per annullare qualsiasi emozione. Come tutti i gemelli, i fratelli Dalton riuscivano a captare anche la più impercettibile vibrazione reciproca. Alex e Julie avrebbero avuto tempo di sentire le novità al loro ritorno dalla Toscana. Entro quell’epoca Blake sarebbe venuto a capo della questione, e dello sconvolgimento che aveva causato.
Soffocò ogni emozione rigidamente, finché gli sposi non furono partiti. Perfino dopo compì il proprio dovere intrattenendo gli ospiti finché non se ne furono andati. La sua esperienza di avvocato gli fu di grande aiuto. Neppure sua madre sospettò che stava schiumando di rabbia repressa.
«Ah!» Eccitata ma stanca, Delilah Dalton si sfilò le scarpe con i tacchi. «È stato divertente, vero?»
«Molto» rispose Blake piatto.
«Vado a controllare Molly.» Raccolse le scarpe camminando a piedi scalzi verso lo scalone. «Poi intendo stare un’ora nella vasca da bagno. Ti fermi qui stanotte?»
«No, torno a casa» rispose, con un tono di voce calmo che richiese tutta la sua volontà. «Vuoi chiedere a Grace di scendere? Vorrei parlarle prima di andarmene.»
La madre lo guardò incuriosita per quella richiesta, non riuscendo a immaginare perché Blake volesse parlare alla ragazza che avevano assunto come temporanea babysitter. Nelle settimane dopo che la bambina era piombata nelle loro vite, Grace Templeton si era dimostrata indispensabile per la famiglia Dalton, ne era diventata quasi parte, al punto da avere svolto il ruolo di damigella d’onore per Julie, mentre Blake era stato il testimone di Alex.
Grace aveva scatenato anche la fertile fantasia di Delilah. Ultimamente la madre aveva cominciato a lasciare cadere numerosi complimenti, decantandone la dolcezza e l’affetto che dimostrava verso Molly. Quella sera aveva persino detto che lui e Grace formavano davvero una bella coppia all’altare. Il fatto che lui stesso avesse cominciato a pensarla allo stesso modo non fece che aumentare la furia che covava dentro.
«Di’ a Grace che sono in biblioteca.»
Questa volta Delilah fu troppo stanca per approfondire.
«Lo farò. Ma non trattenerla troppo. Credo che si senta a pezzi come me.»
E tra poco si sarebbe sentita ancora peggio. Sciogliendosi il nodo del papillon, Blake si diresse a grandi passi verso la biblioteca. La luce soffusa dell’ambiente rivestito di legno di quercia contrastava nettamente con il suo umore nero, mentre estraeva dalla tasca il rapporto che ci aveva infilato un’ora prima. Le conclusioni dell’indagine non erano meno sconvolgenti ora di quanto lo fossero state prima. Stava ancora cercando di assorbirne l’impatto quando Grace Templeton entrò nella biblioteca.
«Ciao Blake, Delilah mi ha detto che mi vuoi parlare.»
Lo sguardo si soffermò sulla ragazza, e la vide in una luce completamente nuova. Si era cambiata l’abito lungo da matrimonio color lilla che le lasciava le spalle nude. Si era anche sciolta i capelli rosso miele, che ora le cadevano sulle spalle e sulla camicetta bianca macchiata.
«Scusa le macchie» disse lei, sorridendogli e guardandolo con i suoi occhi color cioccolato fuso mentre si sedeva su una poltrona davanti a lui. «Molly è stata molto vivace durante il bagno.»
Blake non rispose. Rimase immobile, con le spalle rigide, appoggiato a un bracciolo del divano.
Grace lo guardò, ma lui non accennò a risponderle. Sollevò il mento, rivolgendogli un sorriso perplesso. «Di che cosa volevi parlarmi? Qualcosa non va?»
Blake ribatté alla sua domanda con un’altra. «Hai notato l’uomo che è arrivato al ricevimento poco prima che Alex e Julie partissero?»
«L’uomo con l’abito marrone?» Grace annuì lentamente, tentando di spiegarsi il suo umore strano. «Sì, e mi sono chiesta chi fosse. Sembrava così fuori luogo in mezzo agli altri ospiti.»
«Si chiama Del Jamison.»
La ragazza assunse un’espressione pensierosa. Era chiaro che non sapeva chi fosse e Blake le fornì ulteriori dettagli.
«È un investigatore privato, lo abbiamo assunto per trovare la madre di Molly.»
Lei restò impassibile. Era molto in gamba, pensò lui infuriato. I suoi occhi castani mostrarono solo un breve lampo di preoccupazione, che scomparve subito. Poi il suo pallore improvviso gli diede una maligna soddisfazione.
«Sì, certo.» Scrollò le spalle in un disinvolto tentativo di mostrarsi tranquilla. «È quello che è andato in Sud America per controllare i posti in cui Julie aveva lavorato l’anno scorso, giusto?»
«Già, ma dopo che abbiamo appurato che Julie non era la madre di Molly, Jamison ha deciso di seguire un’altra traccia, che portava in California.»
Questa volta lei non riuscì a nascondere la paura. Si capiva dal respiro affannoso, dalla sua immobilità.
«California?»
«Ti riassumo brevemente il suo rapporto.» Blake parlò con il tono che era solito usare in tribunale, freddo, piatto, privo di emozioni. «Jamison ha scoperto che una donna che io credevo morta in un incidente su un autobus, non si trovava neppure su quell’autobus. Non morì che un anno dopo.»
La stessa donna con cui aveva avuto una breve relazione e che era scomparsa dalla sua vita senza un saluto, un messaggio, una spiegazione. La sua complice era, ora lo sapeva, questa manipolatrice dalla voce flautata che si era intrufolata in casa di sua madre.
E anche nella mente di Blake, maledizione a lei. Disgustato dalla sua doppiezza e dal desiderio che aveva cominciato a suscitare in lui, Blake attraversò la stanza a passi decisi. Lei schizzò in piedi al suo avvicinarsi, cercando di respingerlo con una risposta piccata.
«Non vedo come la cosa possa riguardarmi.»
Nonostante tutto lui non perse il controllo. I muscoli, però, gli tremavano per lo sforzo di tenere lontane le mani da lei.
«Secondo l’investigatore questa donna ha dato alla luce una bambina poche settimane prima di morire.»
La sua bambina, la sua Molly!
«Aveva anche un’amica che si era presentata all’ospedale poche ore prima della sua morte.» Le strinse il braccio, costringendola a sedersi di nuovo. «Un’amica con dei capelli rosso miele.»
«Blake!» Gli occhi dalle pagliuzze dorate, che lui aveva già immaginato diventare liquidi per il desiderio, si spalancarono allarmati. «Ascoltami!»
«No, Grace, se davvero ti chiami così.» La sua rabbia divenne evidente nel tono sarcastico della voce. «Sei tu che devi ascoltarmi. Non so quanto volessi estorcere alla mia famiglia, ma il gioco finisce qui.»
«Non è un gioco» esclamò lei spaventata mentre cercava di divincolarsi.
«No?»
«No! Non voglio i tuoi soldi!»
«Che cosa vuoi?»
«Solo... solo...!» Gli appoggiò le mani sul petto. «Oh, per l’amor di Dio, levami le mani di dosso.»
Lui non si mosse. «Solo che cosa?»
«Maledizione!» Lei gli piantò un pugno nel petto. Ora non aveva più paura, era semplicemente furiosa. «Tutto ciò che volevo era accertarmi che Molly avesse una buona sistemazione.»
Blake si sollevò lentamente, mollando la presa. Indietreggiò di un passo per permetterle di raddrizzarsi. Frenando la furia, incrociò le braccia sul petto e la inchiodò con lo sguardo.
«Cominciamo dal principio.»
Grace cercò di ricomporsi e di riconquistare un certo equilibrio mentre nella sua mente regnava il caos. Dopo tutto ciò che aveva passato, tutte le paure e le sofferenze, ora questo? Proprio quando aveva cominciato a sentirsi più sollevata per la prima volta da mesi, quando aveva pensato che lei e quell’uomo avrebbero potuto...
«Chi sei?»
Le rivolse la domanda con il tono che lei aveva soprannominato da procuratore. Lo conosceva da due mesi, durante i quali aveva imparato ad apprezzare il suo temperamento equilibrato. Ammirava ancora di più la sua abilità diplomatica che gli consentiva di fare da arbitro tra il suo irruente gemello e la madre ugualmente determinata.
Oh, Dio, Delilah!
Grace provò un forte imbarazzo al pensiero di rivelare la sordida verità alla donna che era diventata per lei un’amica oltre che una datrice di lavoro. Sentendosi male al pensiero sollevò il mento per incontrare lo sguardo freddo e determinato di Blake.
«Sono esattamente chi dichiaro di essere. Mi chiamo Grace Templeton, insegno... insegnavo» si corresse con la gola stretta, «scienze sociali in un liceo di San Antonio fino a pochi mesi fa.»
Si fermò, cercando di non pensare alla vita che aveva abbandonato, evitando di ricordare i giovani alunni a cui insegnava con tanto entusiasmo.
«Fino a qualche mese fa»