Un anima gemella per il greco: Harmony Collezione
Di Abby Green
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Info su questo ebook
Abituato a brevi e disimpegnati incontri con donne alla moda, Alexio viene subito catturato dalla fresca innocenza di Sidonie e decide di trascorrere una notte tra le sue braccia. Quando però viene a conoscenza delle disastrose condizioni economiche della ragazza, inizia a sospettare che fin dall'inizio lei avesse in mente qualcosa di più di una semplice avventura con lui.
Abby Green
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Un anima gemella per il greco - Abby Green
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Prologo
Alexio Christakos sapeva che sua madre aveva avuto parecchi amanti durante il matrimonio con suo padre, ma non si era aspettato che una folta delegazione partecipasse al suo funerale! La bara era coperta di fiori solitari e tutt'intorno c'erano parecchi uomini mai conosciuti, con gli occhi umidi.
Suo padre se n'era andato molto seccato, qualche minuto prima. Non che potesse avere da ridire sulla moralità della moglie, visto che anche lui aveva avuto un numero imprecisato di sordide relazioni.
Era sempre stata una guerra, tra loro. Suo padre cercava di suscitare nella moglie la stessa gelosia che tormentava lui. E sua madre...? Alexio aveva la sensazione che niente avrebbe potuto renderla davvero felice, anche se aveva vissuto nel lusso sfrenato, circondata da uomini pronti a qualunque cosa pur di soddisfare ogni suo più piccolo capriccio.
Era sempre stata avvolta da un alone di malinconia e loro due non erano mai stati molto uniti, emotivamente. Lo assalì un ricordo vivido e bruciante. Un ricordo a cui non aveva permesso di riaffiorare per molto tempo. Aveva circa nove anni e aveva appena assistito a una violenta lite tra i suoi genitori.
Sua madre lo aveva sorpreso a origliare e lui era scoppiato a piangere. «Perché vi odiate tanto? Perché non potete amarvi come le altre persone sposate?»
Lei lo aveva guardato con una freddezza che lo aveva fatto rabbrividire. Poi gli aveva preso il mento nella mano. «L'amore è una favoletta, Alexio. Non esiste. Ricordati questo: io ho sposato tuo padre perché poteva darmi quello di cui avevo bisogno. Successo. Sicurezza. Potere. Non lasciarti sfiorare dalle emozioni. Ti indeboliscono. Soprattutto l'amore.»
Sentì una mano sulla spalla e si voltò. Il suo fratellastro, Raffaele, era accanto a lui con un sorriso teso sul viso. Avevano sempre condiviso il rapporto conflittuale con la madre. Il padre italiano di Raffaele era andato in pezzi quando lei l'aveva lasciato e aveva perso la sua intera fortuna.
Per anni Alexio e Raffaele avevano comunicato nel ruvido modo dei ragazzi, tra zuffe e rivalità. Poi, quando Alexio aveva quattordici anni, Raffaele se n'era andato di casa e il loro rapporto si era rafforzato. Anche se non aveva mai smesso di invidiare Raffaele, che non era costretto come lui a subire la soffocante attenzione a cui lo sottoponeva suo padre. Il peso delle sue altissime aspettative. La sua ira, quando aveva deciso di seguire le orme del fratellastro, mettendosi alla prova e rinunciando alla sua eredità.
Si voltarono per allontanarsi dalla tomba, ciascuno immerso nei propri pensieri. Avevano all'incirca la stessa altezza, sopra il metro e ottanta. Belli da morire. Alexio aveva i capelli più scuri, tagliati corti. Tutti e due avevano ereditato gli splendidi occhi verdi della madre, ma quelli di Alexio erano un po' più chiari, con una sfumatura dorata.
Quando si fermarono vicino alle macchine, Alexio notò che suo fratello non si era nemmeno sbarbato. «Avresti potuto darti una sistemata almeno per il funerale» lo rimproverò, bonario.
«Mi sono alzato troppo tardi...» borbottò Raffaele, con il chiaro intento di sorvolare sull'argomento.
Alexio capì al volo e sorrise malizioso. La fama di seduttore seriale di suo fratello non era immeritata. «È incredibile! Sei ad Atene solo da due giorni... e hai preferito restare in albergo, piuttosto che a casa mia.»
Raffaele stava per rispondergli, quando Alexio lo vide fissare lo sguardo su qualcosa alle sue spalle. Si voltò e notò a pochi passi da loro un uomo alto, dall'aria austera, che li osservava. Un senso di familiarità lo colpì come un pugno. Assurdo! Poi vide gli occhi. Di un verde inconfondibile.
Lo sconosciuto lanciò un'occhiata alla tomba alle loro spalle e piegò leggermente le labbra. «C'è qualcun altro di noi?»
Il tono bellicoso di quel tizio lo irritò. «Noi? Di cosa sta parlando?» reagì Alexio, brusco.
L'uomo guardò Raffaele. «Non ti ricordi, vero?»
Alexio vide Raffaele impallidire. «Chi sei?» gli sentì chiedere con la voce roca.
L'uomo sorrise, ma era un sorriso freddo. «Sono il più grande dei tuoi fratellastri. Cesar da Silva. Sono venuto qui, oggi, per portare i miei rispetti alla donna che mi ha dato la vita... Non che lo meritasse...»
L'uomo continuava a parlare ma Alexio sentiva solo un ronzio insistente nelle orecchie. Il più grande dei fratellastri...? Cesar da Silva? Aveva sentito parlare di lui. E chi non ne aveva sentito parlare? Era il proprietario di un vasto conglomerato internazionale di aziende che spaziavano dal mercato immobiliare a quello finanziario, la Da Silva Global Corporation. Una miriade di imprese. Si diceva che fosse molto riservato e vivesse quasi da recluso.
Alexio si sentì rimescolare. «Che diavolo...?»
L'uomo lo fissò, gelido, e Alexio capì il perché di quella sensazione di familiarità. La somiglianza era impressionante. Anche se da Silva era biondo, sarebbero potuti passare per tre gemelli non identici.
«Tre figli da tre padri diversi... eppure lei non ha dato nessuno di voi due in pasto ai lupi» disse da Silva con un tono glaciale.
Fece un passo avanti e Alexio lo imitò, reagendo con rabbia a quella rivelazione. Il suo fratellastro lo sovrastava solo di un paio di centimetri. Rimasero immobili, petto contro petto.
«Non sono venuto qui per litigare con te, fratello» sibilò l'uomo. «Non ho niente contro di voi.»
Alexio fremette. «Solo contro nostra madre, se quel che affermi è vero.»
Il sorriso mesto di Cesar spiazzò Alexio per un attimo e calmò in parte la sua rabbia.
«Oh, è vero... purtroppo.»
Passò accanto ad Alexio e Raffaele, che si voltarono a guardarlo. Si avvicinò alla tomba aperta e rimase lì per qualche momento. Poi prese qualcosa dalla tasca e lo gettò nella fossa, dove atterrò con un sinistro tump.
Infine si voltò e tornò indietro. Fissò i fratelli in silenzio per un lungo istante carico di tensione, poi girò sui tacchi e si incamminò rapido verso la sua macchina. Salì sul sedile posteriore e l'autista partì.
Raffaele si voltò e guardò Alexio.
Lui era esterrefatto. Scioccato. L'adrenalina gli scorreva veloce nelle vene. «Ma che...?»
Raffaele scrollò la testa. «Non lo so.»
Alexio rabbrividì. Anche dalla tomba, sua madre gli stava ricordando di non credere mai a una donna. Avrebbe sempre avuto dei segreti. Segreti in grado di sconvolgere il mondo di un uomo da un momento all'altro.
1
Cinque mesi dopo...
«Caro... te ne devi andare così presto?»
La voce trasudava sensualità. Alexio smise per un istante di allacciarsi le scarpe. Non perché fosse tentato di rimanere, anzi, non vedeva l'ora di andarsene.
Si sforzò di assumere un'espressione rammaricata e si voltò a guardare la donna stesa sul letto. Sembrava che si fosse messa in posa, languida e invitante. I grandi occhi scuri, la bocca imbronciata e le curve abbondanti gli ricordarono perché aveva scelto di portarla nella suite del prestigioso albergo di Milano, dopo le nozze di suo fratello Raffaele, la sera prima.
Era stupenda. Perfetta.
Ma nonostante questo, non sentì rinascere il desiderio. Il sesso con lei era stato ineccepibile ma meccanico e lo aveva lasciato freddo e indifferente. Sfoderò tutto il fascino e sorrise.
«Mi dispiace, devo andare a Parigi, per lavoro.»
La donna, di cui non ricordava bene il nome... Carla, forse... si stiracchiò nel letto, mettendo in risalto il seno perfettamente ricostruito da un chirurgo plastico e mise il broncio.
«Devi andare proprio ora?»
Alexio mantenne il sorriso e quando finì di vestirsi si abbassò per darle un rapido bacio sulle labbra, rialzandosi di scatto per impedirle di passargli le braccia intorno al collo.
«È stato bello... Ti chiamo.»
Il broncio seducente sparì di colpo e la durezza dello sguardo rivelò in pieno la sua vera natura. Capiva quando stava per essere scaricata ed evidentemente la cosa non le piaceva, soprattutto se a liquidarla era una preda ambita come Alexio Christakos.
Si alzò e andò in bagno snocciolando una sfilza di ingiurie in italiano. Alexio fremette, ma sospirò di sollievo quando la vide sparire, sbattendo la porta.
Scrollò la testa e uscì dalla suite. Salì in ascensore poi sospirò. Donne! Le amava, ma a debita distanza. Se le portava a letto e le frequentava, finché non lo stancavano. Il che avveniva in tempi brevissimi.
Segnato dal comportamento di sua madre nei confronti del marito, soggiogato dalla sua bellezza e dalla sua continua inafferrabilità, Alexio aveva sviluppato un sistema di autodifesa nei confronti delle donne. Era abituato alla freddezza e alla solitudine e in fondo le preferiva.
Suo padre, tormentato da una moglie senza emozioni né sentimenti, aveva fatto di lui, suo figlio, il centro del mondo. Per anni Alexio aveva combattuto contro il senso di claustrofobia che gli procurava, con la sua presenza e le sue attenzioni assillanti. E ora, quando una donna diventava anche solo vagamente emotiva o si aspettava troppo, lui si richiudeva come un riccio.
I brevi incontri erano il suo forte. Il matrimonio di suo fratello, il giorno prima, lo aveva costretto a porsi delle domande sul suo futuro, ma Alexio, a trent'anni, non si sentiva pronto a mettere radici.
Prevedeva di farsi una famiglia, un giorno... molto lontano. E allora sua moglie sarebbe stata perfetta. Bellissima e premurosa. Non si sarebbe aspettata da lui emozioni o sentimenti. Ma soprattutto, Alexio non sarebbe caduto nella stessa trappola di suo padre, che si era torturato per tutta la vita amando una donna che non lo contraccambiava. Era stato disilluso fin da piccolo sul fatto che il matrimonio si fondasse sull'amore.
Pensò al fratello maggiore che si era presentato al funerale della madre e a come si era sentito quel giorno, scioccato, arrabbiato, addolorato, tradito.
Abituato a bloccare le sue emozioni, Alexio aveva relegato quell'incidente in un angolo nascosto della mente. Non aveva cercato Cesar da Silva e non ne aveva più parlato con Raffaele, anche se sapeva che lui l'aveva invitato al matrimonio. Com'era prevedibile dopo quello strano incontro, lui non si era fatto vivo.
Le emozioni creavano confusione, erano imprevedibili. Guarda Raffaele!, si ammonì. La sua vita era appena stata sconvolta da una donna che gli aveva nascosto il figlio per quattro anni. Eppure due mesi dopo averla rincontrata, si era sposato. E sembrava anche felice! Dunque l'esperienza del padre non gli era servita a niente?
Secondo lui, anche se Raffaele sembrava al settimo cielo e il bambino era un amore, suo fratello era stato preso al laccio dalla moglie. Perché non avrebbe dovuto sposare uno dei più ricchi produttori di automobili, soprattutto avendo un figlio da crescere?
No, lui non ci sarebbe mai cascato. Un brivido gli corse lungo la schiena. Lui e Raffaele avevano sempre condiviso la stessa filosofia, eppure suo fratello...
Scacciò quei pensieri. Mentre il suo autista si fermava davanti all'ingresso dell'albergo, infilò gli occhiali da sole, ignaro degli sguardi famelici di un gruppetto di donne che stavano entrando nella hall.
Non appena la macchina si rimise in moto, Alexio si rilassò e si concentrò sugli impegni della giornata, archiviando le riflessioni sul matrimonio e il fastidioso ricordo della sua ultima compagna di letto.
Sidonie Fitzgerald allacciò la cintura di sicurezza e respirò a fondo, ma non bastò a sciogliere il nodo di tensione che le attanagliava lo stomaco. Per una volta la sua paura di volare era eclissata da qualcos'altro e Sidonie non sapeva decidere cosa fosse peggio.
Aveva in mente l'immagine fissa del viso rotondo della sua adorata zia Josephine. Sentiva ancora il tono tremulo della sua voce. Sidonie, cosa significa? Mi porteranno via la casa? E tutte queste fatture da pagare... da dove vengono?
La cinquantaquattrenne zia di Sidonie aveva sempre vissuto nel suo mondo intriso di innocenza e ingenuità. Quando era piccola, a causa di un incidente, il suo cervello era rimasto privo di ossigeno per qualche istante, restando lievemente danneggiato. Nonostante fosse un po' più lenta degli altri, aveva finito le scuole e aveva trovato lavoro in un supermercato proprio dietro l'angolo della casa in cui aveva sempre vissuto, guadagnandosi una preziosa indipendenza.
Sidonie fremette. Aveva amato sua madre, vanitosa ed egoista, che era morta due mesi prima, ma come aveva potuto fare questo alla sua dolce e innocente sorella minore? Un familiare senso di vergogna le ricordò come sua madre fosse capace di fare una cosa simile. Cercò inutilmente di reprimere quei pensieri.
Avevano avuto una vita agiata, ma quando il padre di Sidonie era morto, qualche anno prima, le aveva lasciate senza risorse. Lei aveva dovuto abbandonare l'università all'ultimo anno e si era cercata un lavoro, per mettere da parte i soldi necessari per terminare gli studi.
Sua madre Cecile aveva pensato che trasferirsi a Parigi da zia Josephine fosse l'unica soluzione per non finire in mezzo a una strada o, peggio ancora, doversi cercare un lavoro. Non che ne fosse contenta. Era sempre stata viziata da un marito il cui unico scopo nella vita era stato renderla felice.
L'egoismo di sua madre era tornato prepotentemente alla ribalta. Aveva convinto sua sorella a ipotecare l'appartamento in