Protocollo reale (eLit): eLit
Di Raye Morgan
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Info su questo ebook
Max Arragen ha appena saputo di essere l'ultimo principe di Ambria, per questo motivo lascia il suo amato lavoro per ricongiungersi alla famiglia. Non avendo mai ricoperto un ruolo simile, Max non conosce il protocollo reale; per questo la regina Pellea gli affianca la sua assistente personale, la dolce e preparata Kayla Mandrake. Quando Max vede Kayla pensa di essere tornato indietro nel tempo, a quell'unica notte che hanno trascorso insieme e che non ha mai dimenticato. Kayla si ricorderà di lui? Max ci spera, altrimenti sarà lui a rinfrescarle la memoria.
Raye Morgan
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Protocollo reale (eLit) - Raye Morgan
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Taming the Lost Prince
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2012 Helen Conrad
Traduzione di Carlotta Picasso
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-580-0
1
Il principe Max si sporse oltre la ringhiera di ferro battuto del balcone che si affacciava sull’ampio giardino del castello.
Una pioggerella fitta e sottile rendeva lucida ogni superficie e il prato sottostante brillava di un verde intenso.
Indifferente alle gocce d’acqua che gl’imperlavano la fronte, si domandò che cosa sarebbe successo se si fosse buttato di sotto.
Troppo tardi. Qualche settimana prima avrebbe avuto il coraggio di porre fine alla sua vita con un gesto plateale e a nessuno sarebbe importato. Ma adesso il suo nuovo ruolo gl’imponeva delle responsabilità e la gente riponeva in lui grandi aspettative. Eppure la tentazione di lanciarsi nel vuoto e di volare era forte. Doveva solo spiegare le ali e abbandonarsi alla corrente, ma in quel modo sarebbe precipitato in pochi secondi.
Sapeva che cosa significava solcare i cieli. Aveva volato su dei vecchi velivoli che erano stati usati in guerra e pilotare era l’unica cosa che era in grado di fare. Non avrebbe sfidato il destino, lanciandosi di sotto a corpo morto. Sarebbe stato un suicidio premeditato.
Sospirando, rigirò tra le dita la piuma di pavone che aveva trovato nel giardino del castello. Aprì la mano e ci soffiò sopra. «Vola e sii libera» sussurrò, osservando il lungo e tortuoso percorso che l’avrebbe portata al suolo. «Vai, piccola. Fai il tuo dovere» la incitò, mentre la piuma si avvitava in una stretta spirale prima di adagiarsi per terra. Aveva compiuto il suo breve volo ed era atterrata incolume.
«Ehi!» una sdolcinata voce femminile lo distolse dai suoi pensieri. «Non sporgerti in quel modo. Rischi di cadere di sotto.»
Lui chiuse gli occhi per un momento.
«Stai bene?» domandò la donna.
Max si voltò lentamente, chiedendosi se la sua interlocutrice sapesse chi aveva di fronte. Forse no. Era vestito in modo sportivo, non da sera, ma ricordò di averla già vista e qualcosa nel suo sguardo gli parve familiare. Si riscosse dai suoi pensieri e la scrutò con maggiore attenzione. Conosceva la procedura.
Poteva rivolgerle un piccolo cenno del capo e andarsene, oppure sorriderle in modo accattivante e dirle che era pronto e seguirla.
La vita era breve e andava vissuta. Per quanto tempo ancora sarebbe stato libero di seguire le proprie inclinazioni?
«Sì, sto bene» rispose dopo un po’, accompagnando le sue parole con un sorriso.
«Sei tutto bagnato» osservò lei con civetteria.
Lui annuì, poi scosse la testa spargendo un ventaglio di schizzi.
«Faresti meglio a venire da me ad asciugarti» gli suggerì la ragazza ammiccando.
«Da te?»
«Sì, la mia camera si trova proprio su questo piano. Non vorrai prenderti un raffreddore!»
Max sembrò riflettere, poi l’avvolse in uno sguardo che non tralasciò nulla. Prese nota delle sue forme, dell’esiguità della vita, ammirò il rosso fuoco dei suoi capelli, la linea morbida delle sue labbra. Sapeva di essere insolente, ma sapeva anche che quella ragazza era il tipo di donna a cui piaceva essere guardata in quel modo.
«Sì, in fondo perché non dovrei accettare il tuo invito?»
Max non aveva voglia di raggiungere gli altri reali al ballo che la regina aveva organizzato in grande stile. Qualche ora in compagnia di quella ragazza l’avrebbe aiutato a sbarazzarsi del malumore.
«Sei un angelo della misericordia, non è vero? Sempre pronta ad aiutare qualcuno in difficoltà?»
«Non proprio» rispose lei con un luccichio malizioso negli occhi. «Sono piuttosto selettiva.»
Lui aggrottò la fronte. «Vuol dire che io ho superato l’esame?»
«Oh, sì» confermò la ragazza, dilatando gli occhi.
«Ne sono onorato.»
Lei sorrise e gli fece strada.
La regina Pellea raggiunse Kayla Mandrake nel suo ufficio. «E lui dov’è?» domandò irata.
Kayla si alzò di scatto dalla scrivania, scuotendo la testa.
«Non l’ho visto. Credevo che fosse con lei...»
Pellea strinse le mani intorno allo schienale della sedia con tanta forza da sbiancare le nocche. «Avrebbe dovuto. Gli erano state date delle istruzioni e come al solito le ha disattese. Lo aspettano tutti nella sala da ballo.»
«Potrei fare un annuncio al microfono» suggerì lei.
«Oh, Kayla... Sei stata a Parigi per poco tempo, ma non hai idea di quello che nel frattempo è successo qui. Quel ragazzo mi sta facendo impazzire.»
Lei trattenne un sorriso. Max faceva perdere la testa a chiunque. «Si calmerà» azzardò senza convinzione. «Una volta che capirà come funzionano le cose» aggiunse.
«Ne dubito. Più si renderà conto di come è organizzata la vita al castello e più si farà beffe delle regole. Devi rintracciarlo al più presto» sbuffò Pellea, impaziente.
Indossava uno splendido abito di seta blu ricamato in oro, aderente, senza spalline, lungo fino alle caviglie intorno alle quali il tessuto si muoveva sinuoso a ogni passo.
Al suo confronto, con una semplice gonna e un maglioncino, Kayla si sentì trasandata.
«Spero tu sia pronta a ucciderlo appena lo troverai» dichiarò in tono drammatico Pellea.
«Vostra Maestà...» tentò lei di calmarla, cercando qualcosa da dire che giustificasse il comportamento di Max.
«Non dire una parola» le intimò la regina, sollevando una mano. «Voglio che il principe Maximillian si presenti davanti a me. Devo punirlo per il suo atteggiamento scanzonato e irriverente. Voglio la sua testa su un piatto d’argento. Ho reso l’idea?»
Kayla annuì, soffocando un sorriso. Pellea era fuori di sé ma quel ragazzo non avrebbe mai smesso di farla arrabbiare. «Sì, Vostra Maestà. Farò del mio meglio.»
«Allora trovalo e in fretta!»
La regina le voltò le spalle e sparì, veloce come il vento.
La sua assistente respirò a fondo. Come e dove avrebbe scovato quel principe ribelle che non voleva essere rintracciato?
Max era uno spirito libero. Difficile mettergli le briglie al collo. Non seguiva mai le regole, agiva di testa propria, assecondando il suo istinto. A volte era davvero irritante, ma a lui si perdonava sempre tutto. Era l’uomo più affascinante che Kayla avesse mai conosciuto e l’idea di rivederlo le faceva tremare le gambe. Come poteva lavorare in quelle condizioni con le tempie che le pulsavano e il pensiero rivolto a lui?
Cominciò facendo qualche telefonata. Le guardie erano sparse ovunque, così come le telecamere a circuito chiuso. Se Max non aveva lasciato il castello, qualcuno doveva averlo visto.
Finalmente trovò l’indizio che cercava.
«Grazie. Avrei dovuto immaginarlo» mormorò lei.
Uscì dal suo ufficio e s’incamminò verso la camera della ragazza dai capelli rossi che lo aveva adescato con facilità.
Ma una volta salita in ascensore, il suo cuore cominciò a battere all’impazzata. Come avrebbe dovuto comportarsi? Bussare alla porta e interrompere un idillio appena sbocciato?
«Accidenti a te, Max!»
Pensò all’ultima volta che lo aveva visto. Erano passati due anni ormai e lo ricordava abbronzato, con i capelli scarmigliati e gli occhi tristi. Quella notte avevano vissuto una tragedia che aveva colpito tutti.
Le porte dell’ascensore si aprirono silenziose e con il cuore in gola e la testa ovattata, si fermò a pochi passi dalla porta. Il suo cellulare squillò in quel momento. Era Pellea.
«Sì?» rispose subito.
«Lo hai trovato?»
«So dove si trova e stavo giusto per...»
«Fai attenzione. Se c’è un balcone, salterà di sotto.»
Kayla sussultò. «Non penserà che voglia suicidarsi?»
«Per l’amore del cielo, no! Ama sfidare la morte per il semplice gusto di sentire la scossa di adrenalina, quel brivido che ti fa sentire vivo, ma non credo sia disposto a un tale sacrificio. Quando si sente braccato, fugge. La settimana scorsa tutti i principi si sono riuniti nello chalet di montagna per conoscersi meglio, ma Max ha pensato bene di fare di testa propria. È andato sulla motoslitta con le due figlie del responsabile dello chalet e non è più tornato.»
«Oh!»
«E il giorno seguente non si è nemmeno scusato. Pensava di risolvere tutto offrendo uno dei suoi sorrisi affascinanti.»
«Capisco» mormorò Kayla a disagio di fronte allo sfogo della regina. Una parte di lei avrebbe voluto difenderlo, ma il suo comportamento non aveva scusanti.
«L’altra sera eravamo a cena con l’ambasciatore italiano per siglare un accordo e Max non si è presentato. La sua giustificazione? Vuoi ridere? Ha detto di essere stato intrattenuto in un pub per giudicare una gara di karaoke e di aver perso la cognizione del tempo.»
«Accidenti!»
«Perciò... non perdere di vista il balcone. Potrebbe annodare una cima alla balaustra e fingere che sia una liana. Non lasciartelo scappare.»
«Non lo farò» confermò Kayla, sperando di essere risoluta.
Pellea sospirò. «Dimmi esattamente dove ti trovi. Ti manderò un paio di guardie per darti una mano.»
«Darmi una mano?»
«Per essere sicuri che non scappi di nuovo. Se necessario lo legherete e lo trascinerete qui.»
Non sarebbe stato facile. Quella faccenda si stava trasformando in un incubo. Kayla fissò la porta dell’appartamento. Le avevano detto che Max si era appartato insieme a una donna. Non era in quel modo che aveva immaginato il loro primo incontro.
«Lo devi cogliere di sorpresa. Non lasciarti scoraggiare» la esortò Pellea.
Lei inorridì al pensiero della scenetta che le si sarebbe parata davanti agli occhi. «Vuole dire che devo piombare nella stanza senza bussare?»
«Sarebbe meglio. L’importante è che lui non fugga di nuovo. Chiamami quando sarete insieme.»
«Sì, Maestà. Certamente.» Kayla riagganciò nel momento stesso in cui la raggiunsero le due guardie del corpo.
«Sergente Marander al suo servizio, signora. Questo è il passe-partout.»
Lei si morse le labbra. «Possiamo bussare prima?»
Lo sguardo del sergente era di ghiaccio. «Temo di no, signora. La regina si è raccomandata di sorprenderlo. Teme che lui...»
«Scappi, buttandosi giù dal balcone. Sì, lo so.»
Il sergente la fissò aggrottando la fronte. «Mi scusi, signorina. Le istruzioni della regina non sono da prendere alla leggera. Sono ordini» precisò.
Kayla inspirò a fondo. «D’accordo» acconsentì, raddrizzando le spalle e avvicinandosi alla porta. «Eccoci.»
Chiuse gli occhi e girò la chiave nella serratura, facendo ruotare la porta sui cardini. «Max?» lo chiamò, senza osare guardare all’interno. «Sei qui?»
Ci fu un attimo di sbigottimento, poi una voce profonda urlò il suo nome.
«Kayla! Che cosa ci fai qui?»
La ragazza tirò indietro la testa. Max era pochi passi da lei, completamente vestito.
«Oh, Max» sussultò, ridendo nervosa. «Non riesco a credere che sia davvero