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Una provocante distrazione: Harmony Collezione
Una provocante distrazione: Harmony Collezione
Una provocante distrazione: Harmony Collezione
E-book166 pagine2 ore

Una provocante distrazione: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

I Bryant 3/3

Il milionario Aaron Bryant vive e lavora sempre sul filo del rasoio; la sua personalità carismatica e inquieta e la terribile reputazione nascondono infatti un disonorevole segreto di famiglia. Così, nel momento stesso in cui incontra l'intrigante damigella d'onore Zoe Parker al matrimonio di suo fratello, capisce immediatamente che quella donna può rivelarsi una distrazione fatale. Soprattutto quando nasconde sotto l'attillato vestitino rosa il prezioso cellulare di Aaron...
L'abilità e la sfrontatezza con cui Aaron tenta di recuperare ciò che è suo accende in Zoe un fuoco spento soltanto da un appassionato incontro fra le lenzuola, ma quella notte rischia di cambiare per sempre le loro vite.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2019
ISBN9788858997987
Una provocante distrazione: Harmony Collezione
Autore

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una provocante distrazione - Kate Hewitt

    K.

    1

    L'uomo stava controllando il telefono.

    Zoe Parker si irritò nell'osservare il testimone dello sposo digitare qualche tasto del cellulare. Discretamente, certo, ma cavolo, sua sorella Millie e il promesso sposo Chase stavano pronunciando le loro promesse, e Aaron Bryant era intento a inviare un messaggio!

    Era un idiota totale, ma sfortunatamente anche un idiota sexy: alto, forte e autoritario. Trasudava però anche un'arroganza che la spingeva a prenderlo a calci ne-gli stinchi. O magari più in alto. Se solo avesse potuto, avrebbe oltrepassato lo strascico dell'elegante vestito da sposa color crema della sorella e gli avrebbe strappato il cellulare dalle mani.

    Si girò verso il celebrante, decisa a rivolgergli tutta la sua attenzione. Magari Aaron avrebbe seguito il suo esempio. Quel tipo era un multimilionario e frequentava i più importanti eventi sociali di Manhattan, aveva davvero bisogno di un ripasso in materia di educazione? Considerando i suoi quarantacinque minuti di ritardo alle prove la sera prima, alle quali si era mostrato impaziente e annoiato ancor prima di salutare, Zoe era convinta di sì.

    Guardò Millie, che per fortuna non aveva notato il telefono. Era bellissima, raggiante come non l'aveva mai vista, gli occhi luminosi, le guance arrossate. L'im-magine della felicità.

    Zoe soffocò una lieve fitta di invidia. Lei non cercava più l'Uomo Giusto. Ne aveva incontrati troppi sbagliati per credere che esistesse, o per desiderare ancora di trovarlo, anche se il quasi marito di Millie vi si avvicinava molto: Chase Bryant era affascinante, gentile e molto attraente.

    Come suo fratello.

    D'istinto Zoe riportò lo sguardo su Aaron. Era ancora alle prese con il telefono. Forse non era educato, ma era decisamente attraente: tutto in quell'uomo irritante era virile, dalle spalle ampie ai capelli e occhi quasi neri, per non parlare poi del fondoschiena...

    «Per il potere che mi è stato conferito, io vi dichiaro marito e moglie.»

    Zoe alzò gli occhi di scatto dal fondoschiena di Aaron Bryant, in tempo per vedere Millie e Chase baciarsi, e Aaron infilarsi il telefono in una tasca della giacca.

    Dannato bastardo.

    I presenti scoppiarono in un applauso gioioso e spontaneo e Millie si girò per lasciare la chiesa a braccetto con Chase. Aaron li seguì e Zoe, come damigella d'onore, doveva accompagnarlo lungo la navata: quando lo prese sottobraccio, si rese conto che era la prima volta che lo toccava, dato che il suo ritardo alle prove aveva impedito loro di esercitarsi insieme.

    Sentì la forza del braccio, della spalla forte, e la vicinanza della sua tasca.

    Con il telefono.

    Zoe non pensò troppo a ciò che stava facendo. Con il pretesto di aggiustarsi l'abito da damigella, aumentò la presa e infilò le dita nella tasca, raggiungendo il cellulare.

    Li seguivano Luke, l'altro fratello di Chase, e la sua fidanzata Aurelie: insieme raggiunsero i gradini esterni della chiesa e il sole estivo della Fifth Avenue.

    Quando Aaron si allontanò da lei, con un rapido movimento Zoe gli estrasse il cellulare dalla tasca e lo nascose tra i fiori del bouquet.

    Non che Zoe sapesse cosa fare con il telefono di Aaron Bryant. Voleva solo vedere la sua faccia quando si fosse reso conto di non averlo.

    A quanto sembrava però quel momento non sarebbe arrivato subito, perché mentre l'uomo stava per toccarsi la tasca qualcuno lo avvicinò, coinvolgendolo in una conversazione sulla Bryant Enterprises. Bla-bla-bla. Non era davvero il suo genere.

    Era quello di Millie, però, e sicuramente di Chase. Sua sorella stava entrando nella famiglia Bryant, composta da tre fratelli che occupavano regolarmente le pagine delle riviste, o almeno Aaron. Quando Zoe aveva sfogliato i giornali durante i momenti di calma in caffetteria, aveva visto una sua foto con una bionda provocante: a giudicare dal modo in cui l'aveva liquidata subito la sera prima, le brunette snelle non erano il suo tipo.

    «Zoe, il fotografo ti sta cercando.» Amanda, la madre di Zoe, elegante e un po' tesa in seta azzurro pallido, si affrettò verso di lei. «E penso che lo strascico di Millie vada aggiustato, tesoro. È compito tuo, lo sai.»

    «Sì, mamma, lo so.» Poteva non essere organizzata come la sorella, in compenso sapeva gestire i propri doveri. Le aveva preparato un fantastico addio al nubilato, comunque.

    Sorridendo al pensiero della sorella che cantava al karaoke nell'East Village, Zoe si diresse verso gli invitati riuniti davanti alla chiesa. Il fotografo voleva che camminassero per due isolati fino a Central Park, e Chase sembrava aver già bisogno di una birra.

    «Andiamo, Chase» disse Zoe raggiungendolo. «Tra un paio di mesi sarai felice di aver fatto queste foto, e tu e Millie potrete invitarmi per una proiezione.»

    Chase le sorrise. «Non sono sicuro quale sia la tortura maggiore, e per chi.»

    Zoe rise poi andò ad aggiustare lo strascico di Millie.

    Un'ora dopo le foto erano state fatte e Zoe si aggirava per la sala da ballo dell'Hotel Plaza con un calice di champagne in mano. Aveva tenuto d'occhio Aaron perché voleva godersi la sua espressione quando si fosse accorto di non avere più il telefono. Durante le foto era riuscita a estrarlo dal bouquet e infilarlo nella clutch bag. Il piccolo schermo luminoso sembrava accusarla: c'erano undici chiamate perse e otto nuovi messaggi, era quindi chiaro che Aaron era una persona molto importante. Era un'amante derisa che lo implorava di tornare o qualche noioso affare? Comunque fosse, per un'ora avrebbe anche potuto farne a meno.

    Era abbastanza facile individuarlo nella sala affollata: era alto qualche centimetro più di qualunque altro uomo presente, e la sua autorevolezza attirava lo sguardo di ogni donna. Si muoveva con l'arroganza di chi non aveva mai dovuto sudare per un appuntamento o una compagna di letto.

    Quell'uomo non le piaceva, anche se loro due non si erano mai rivolti la parola. Presto però sarebbe successo: avevano i posti vicini al tavolo degli invitati. Anche se, a pensarci, Aaron sembrava perfettamente capace d'ignorarla: in fondo aveva continuato a chattare anche durante la cerimonia.

    Sorridendo, accarezzò la borsa. Non vedeva l'ora di vedere la sua espressione...

    Aaron Bryant esaminò la folla con impazienza. Per quanto tempo ancora sarebbe dovuto rimanere? Era il matrimonio di suo fratello e lui era il testimone, due ragioni per restare sino alla fine. D'altra parte, però, alcuni investimenti in Europa stavano affrontando un periodo critico e lui sapeva di dover tenere sotto controllo la situazione. Senza pensare infilò la mano nella tasca del telefono, per poi ricordarsi con fastidio e un brivido d'allarme che era sparito. Doveva essere successo durante la cerimonia, anche se lui non era uno che lasciava il telefono in giro. Dov'era finito? Era stato un ladruncolo mentre si dirigeva verso Central Park? Era possibile, immaginò, e molto frustrante.

    La gente aveva iniziato a raggiungere i tavoli, e con un sospiro rassegnato Aaron decise di rimanere almeno per la cena. Il computer per fortuna era collegato al suo cellulare, così in ufficio lui avrebbe potuto accedere al backup. Era protetto da password e non doveva preoccuparsi, eppure non gli piaceva stare senza: aveva troppo in ballo per rimanere a lungo lontano dai suoi clienti.

    Si avvicinò al tavolo, facendosi forza. Millie e Chase erano immersi nel loro mondo e i rapporti con Aurelie, la fidanzata dell'altro fratello, erano alquanto incerti. Qualche mese prima aveva provato a intimidirla perché lasciasse Luke, ma non aveva funzionato. In quel frangente aveva cercato di proteggere il fratello e, onestamente, la Bryant Enterprises. Aurelie era una celebrità ormai al tramonto che le riviste ridicolizzavano quotidianamente, e Aaron non avrebbe voluto che fosse associata all'immagine della sua famiglia: in realtà poi la donna era tornata con successo sulla scena, ma i rapporti con entrambi erano ancora piuttosto tesi.

    Si mise a sedere e rivolse ai due un sorriso tirato. Poi una donna prese posto accanto a lui e Aaron le lanciò un'occhiata distratta.

    Zoe Parker, sorella di Millie e sua damigella. Non le aveva parlato la sera prima né quella mattina, ma durante la cena avrebbe dovuto fare conversazione. Era abbastanza graziosa, con grandi occhi grigi e lunghi capelli neri, anche se troppo magra per i suoi gusti. Lei gli rivolse un sorriso stranamente complice.

    «Come va, Aaron? Non le dispiace se la chiamo Aaron?»

    «Certo che no.» Si costrinse a sorridere. «Siamo praticamente una sola famiglia ormai.»

    «In effetti è così.» Si sistemò una lunga ciocca, poi gli sorrise di nuovo. Come se sapesse qualcosa su di lui, un segreto.

    Assurdo.

    Liquidandola, Aaron rivolse la sua attenzione all'insalata di noci e lattuga, ma aveva appena assaggiato il primo boccone quando sentì un ronzio familiare, l'arrivo di un SMS o di una mail. Istintivamente avvicinò la mano alla tasca, imprecando tra sé dato che non poteva essere il suo telefono, poi sentì di nuovo quel suono, e si rese conto che proveniva dalla pochette di pizzo che Zoe aveva appoggiato accanto al piatto.

    «Credo che il suo telefono stia squillando.»

    Lei gli lanciò un'occhiata. «Non me lo sono portato dietro.»

    Aaron la fissò, stupito. «Be'» disse, «qualcosa sta vibrando nella sua borsetta.»

    «Un interessante eufemismo.» Aaron non rispose, anche se sentì un piccolo moto di... interesse. «Comunque non si tratta del mio telefono.»

    Qualcosa nel modo in cui lo disse lo fece girare di scatto, sospettoso. Lei sorrise melliflua, gli occhi scintillanti di malizia.

    «E di chi è allora?» Quella donna stava iniziando a infastidirlo.

    Zoe non riuscì a rispondere perché qualcuno nel frattempo aveva picchiettato sul bicchiere di vino con la forchetta. Incoraggiati da un lungo applauso, Millie e Chase si piegarono alla volontà popolare e si baciarono.

    Aaron si rigirò verso l'insalata, deciso a ignorarla.

    Il telefono ronzò di nuovo e Zoe prese la borsa. «Qualcuno riceve molti messaggi!» esclamò, e aprendo la pochette estrasse il cellulare.

    L'espressione sul volto di Aaron Bryant non aveva prezzo: alla vista del telefono non poté evitare di sgranare gli occhi e di fissarlo. Lei osservò lo schermo, vide che ora c'erano quattordici SMS e nove messaggi vocali, poi scuotendo la testa lo infilò di nuovo nella borsetta.

    Quando guardò Aaron, notò che aveva ripreso il controllo: gli occhi erano socchiusi, la bocca serrata in una linea dura. Sembrava una maschera di granito, inflessibile e intransigente e sì, forse un po' spaventosa. Ma anche bella, come un oscuro angelo terrorizzante.

    Zoe sentì il cuore fremere e si allungò verso il pane con naturalezza.

    «Dove ha trovato quel telefono?» chiese Aaron a bassa voce.

    Lei buttò giù un boccone e sorrise. «Lei dove pensa che l'abbia scovato?»

    «Nella mia tasca.»

    «Esatto.»

    Scosse la testa con lentezza. «Quindi è una ladra.»

    Zoe finse di riflettere, anche se il cuore le andava a mille. «Una definizione un po' forte.»

    «Ha rubato il mio telefono.»

    «Preferisco considerarlo in prestito.»

    «In prestito

    Lei si chinò in avanti, ora arrabbiata.

    «Sì, in prestito, per la durata del ricevimento di mia sorella e suo fratello. Perché, anche se lei è un magnate e un uomo potente, non si mandano messaggi durante un matrimonio. E io

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