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Notti roventi: Harmony Destiny
Notti roventi: Harmony Destiny
Notti roventi: Harmony Destiny
E-book174 pagine2 ore

Notti roventi: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Project: Passion 1/2
Tra uno scatto e l'altro, ci sarà tempo di innamorarsi prima della prossima settimana della moda?


La stilista Lily Zaccaro ha lavorato duramente per lanciare il suo marchio di moda. Quando scopre che alcuni suoi bozzetti sono finiti nella collezione di una firma concorrente, vola a Los Angeles e, sotto falsa identità, si fa assumere come assistente personale di Nigel Statham, capo della società rivale e uomo incredibilmente sexy. Quando le lunghe giornate lavorative cominciano ad alternarsi a roventi notti fra le sue braccia, Lily fatica a restare concentrata sul suo vero scopo scoprire la verità e spera disperatamente che Nigel sia innocente, anche se le prove della sua slealtà sfilano davanti ai suoi occhi.
Costellato di bugie e sotterfugi, il loro amore sopravvivrà alla settimana della moda?
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2018
ISBN9788858984727
Notti roventi: Harmony Destiny
Autore

Heidi Betts

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Notti roventi - Heidi Betts

    successivo.

    1

    Impossibile. Una cosa del genere era assolutamente impossibile.

    Lily Zaccaro allargò al massimo la finestra del browser, protendendosi ulteriormente per studiare da vicino la foto sullo schermo del suo computer. Poi, digitando con rabbia sulla tastiera, ridusse al minimo la finestra per aprirne un'altra.

    Dannazione.

    Schermata dopo schermata, finestra dopo finestra, la pressione sanguigna le salì alle stelle.

    Qualche altro colpetto non proprio delicato sulla tastiera fece sputare alla stampante le varie immagini. Immagini che, mentalmente, considerava già nell'insieme come la classica prova con la P maiuscola.

    Recuperate le fotografie a colori dal vassoio della stampante, le portò a uno dei lunghi e ampi tavoli da taglio sartoriali, momentaneamente sgombro, e le posò una accanto all'altra, disponendole su varie file.

    Il cuore le batteva come se avesse appena corso una maratona. Lì, davanti ai suoi occhi, c'era la prova che qualcuno aveva rubato i bozzetti delle sue creazioni.

    Com'era accaduto?

    In preda all'agitazione, batté il piede sul pavimento, si rigirò il grande anello che portava al medio della mano destra e si sfregò gli occhi, sbattendo le ciglia prima di tornare a studiare le fotografie.

    La scelta dei tessuti naturalmente era diversa, come pure lo erano alcune linee e tagli, tanto perché non apparissero delle copie carbone degli originali. Ma era evidente che i capi della concorrenza provenivano spudoratamente dai suoi bozzetti.

    Per assicurarsi che non stesse immaginandosi le cose o che non fosse impazzita, Lily si spostò verso uno dei cassetti degli schedari in cui teneva tutti i bozzetti delle sue creazioni. Vecchi, nuovi, realizzati e scartati. Scartabellando rapidamente nel materiale cartaceo, trovò la collezione che stava cercando, sfilò la cartella e la riportò al tavolo.

    Uno dopo l'altro, estrasse i bozzetti ai quali aveva lavorato la primavera precedente e riferiti alla collezione dell'autunno successivo.

    Dopo un breve gioco di abbinamenti, si ritrovò ad avere ciascun bozzetto collocato accanto al capo corrispondente realizzato dalla concorrenza. Le sfacciate analogie la disturbarono al punto di darle il voltastomaco.

    Chiedendosi per l'ennesima volta come fosse potuta accadere una cosa del genere, si appoggiò al bordo del tavolo e cominciò a scervellarsi per ricordare chi aveva visto i bozzetti mentre ci lavorava. Quante persone erano entrate e uscite dallo studio? In fin dei conti, non potevano essere state più di tante.

    Zoe e Juliet, naturalmente, ma di loro si fidava ciecamente. Condivideva questo spazio con le sorelle. Loro tre avevano affittato l'intero palazzo nel Fashion District di Manhattan, ricavando all'ultimo piano i rispettivi appartamenti con un ampio soggiorno comune e lo studio professionale della Zaccaro Fashions, la società che avevano fondato insieme.

    Sebbene ci fossero delle volte in cui si davano sui nervi, specie quando gli orari lavorativi si sovrapponevano, il sodalizio funzionava in modo davvero sorprendente. E Lily mostrava alle sorelle tutte le sue idee, talvolta sollecitando il loro parere, così come Zoe e Juliet condividevano con lei tutti i loro pensieri e i loro disegni.

    Nessuna delle due, però, nemmeno l'estrosa e festaiola Zoe, le avrebbe mai rubato un'idea o tradito in qualsiasi modo la sua fiducia per favorire la concorrenza. Di questo era sicura al cento percento.

    Dunque, chi altri avrebbe potuto essere stato? Di quando in quando, nello studio ricevevano altre persone, ma non capitava spesso. Normalmente, gli affari li conducevano al piano in cui la Zaccaro Fashions aveva la sua sede ufficiale, dove c'erano i laboratori con il relativo personale per la produzione su ampia scala, proprio sopra la boutique che si affacciava direttamente sulla via.

    Boutique che sognavano fosse soltanto la prima di una lunga serie.

    Naturalmente, quel particolare sogno sarebbe stato quasi impossibile da realizzare se le loro creazioni avessero continuato a essere rubate e immesse sul mercato dalla concorrenza prima di loro.

    Accertandosi di mantenere gli abbinamenti fra le foto stampate e il bozzetto corrispondente, Lily raccolse tutto il materiale che aveva sparso sul tavolo. Poi iniziò a camminare avanti e indietro, tormentandosi con l'unghia del pollice lo spazio fra gli incisivi e consumando le suole delle sue esclusive décolleté firmate Zoe mentre si chiedeva cosa doveva fare.

    Già, cosa poteva fare?

    Se avesse avuto anche solo una vaga idea di chi fosse dietro a quella faccenda, allora avrebbe saputo cosa fare. Prenderlo a randellate con un corpo contundente oppure squartarlo nel bel mezzo di Times Square erano due possibilità estremamente allettanti. Ma anche andare dalla polizia per denunciarlo le sarebbe piaciuto, purché il furto e la duplicazione dei suoi capi cessassero, e il colpevole fosse punito o cacciato dalla città da una folla di stilisti furiosi che brandivano delle affilatissime forbici.

    Purtroppo, non avendo la più pallida idea di chi si nascondesse dietro a tutto questo, non sapeva nemmeno da dove cominciare. Forse le sue sorelle avrebbero potuto darle qualche suggerimento, tuttavia non le andava di coinvolgerle in questa storia.

    Era stata lei che aveva frequentato la scuola di design, per poi chiedere ai genitori un prestito con il quale aprire una attività. Denaro che il padre le avrebbe volentieri concesso a fondo perduto come anticipo sull'eredità che le sarebbe prima o poi spettata, ma che lei aveva insistito di poter rimborsare.

    Ed era stata sempre lei a venire a New York e a impegnarsi per farsi un nome. Zoe e Juliet l'avevano seguita in un secondo tempo. Zoe perché attirata dalle feste che si davano nella Grande Mela, e Juliet perché stanca del suo impiego di agente immobiliare.

    Senza dubbio, avevano entrambe dato un apporto sostanziale alla Zaccaro Fashions. I capi creati da Lily erano favolosi, ma le scarpe di Zoe e le borse di Juliet contribuivano in modo determinante a rendere completa l'offerta del marchio Zaccaro.

    Si dava, infatti, il caso che certi accessori fossero molto ricercati da chi aveva denaro da spendere. Le donne adoravano trovare non solo un nuovo capo da sfoggiare, ma anche tutto ciò che vi si poteva abbinare e che contribuiva a contraddistinguerlo. Il fatto che potessero entrare alla Zaccaro Fashions, uscendone con tutto il necessario per vestirsi da capo a piedi in una singola seduta di shopping era ciò che assicurava che le clienti continuassero a tornare, fidelizzandosi al marchio. E che raccomandassero la boutique alle amiche.

    Tornando al computer, Lily si appollaiò sullo sgabello e si sistemò la gonna. Le sue dita esitarono sulla tastiera per un attimo, poi iniziarono a digitare.

    Non sapeva se stava facendo la cosa giusta, ma decise di seguire l'istinto.

    Due minuti dopo aveva il numero telefonico di una agenzia specializzata in investigazioni aziendali e, dopo altri cinque minuti, aveva fissato un appuntamento per la settimana successiva con il loro investigatore di punta. Non era ancora certa riguardo a cosa gli avrebbe chiesto ma, una volta ascoltato il suo problema, forse lui avrebbe potuto darle qualche consiglio.

    Successivamente, Lily continuò a svolgere ricerche online, decisa a scoprire quanto più possibile sulla Ashdown Abbey, che era l'azienda che aveva beneficiato del furto dei suoi bozzetti.

    La casa di moda con sede a Londra era stata fondata oltre un secolo prima da Arthur Statham. Le loro collezioni andavano dall'abbigliamento sportivo a quello più classico e ricercato, e i loro capi comparivano spesso sulle riviste più prestigiose del settore, da Seventeen a Vogue. Possedevano una cinquantina di punti vendita sparsi per il mondo e avevano un fatturato annuo attorno ai dieci milioni di dollari. Perché mai, allora, avrebbero avuto motivo di rubare le sue idee?

    La Zaccaro Fashions era ancora agli inizi, copriva a malapena le spese, permettendo comunque a Lily di restituire ai genitori la rata mensile del prestito che le avevano fatto e a lei, Zoe e Juliet di continuare a vivere comodamente nel loft e di lavorare nello studio attiguo.

    Al loro confronto, la Ashdown Abbey sarebbe benissimo potuta essere il diamante Hope rispetto a un grosso ma insignificante zircone.

    Dato che i capi che le erano stati copiati erano usciti dalla filiale di Los Angeles della Ashdown Abbey, Lily scavò ulteriormente in quella particolare divisione della casa di moda. Stando al sito web, la società era condotta da Nigel Statham, CEO e discendente diretto di Arthur Statham in persona.

    La sede di Los Angeles, però, era aperta solo da un anno e mezzo e stava operando apparentemente in modo indipendente dal resto della società, tanto che aveva due linee di abbigliamento esclusive e organizzava sfilate mirate alla clientela statunitense e, più specificamente, al giro di Hollywood.

    Il che significava che non era la Ashdown Abbey nel suo insieme a volerle rovinare la vita, quanto il suo ramo californiano.

    Lily socchiuse gli occhi, si protese verso lo schermo del computer e si concentrò su una foto del Nemico Pubblico Numero Uno, alias Nigel Statham.

    Era un bell'uomo, questo doveva riconoscerlo. Capelli corti, biondo scuro, leggermente mossi. Zigomi marcati e mascella pronunciata. Labbra carnose, ma non troppo piene. E occhi che parevano di una profonda tonalità verde, anche se era difficile da dire, basandosi su una foto su Internet.

    Avrebbe voluto detestarlo a prima vista, invece in quell'unica foto lui stava sorridendo. Un sorriso sexy e accattivante che gli arrivava agli occhi e rischiò di farle diventar molli le ginocchia.

    Per fortuna, al momento era seduta e comunque era fatta di marmo, quindi le gambe non le avrebbero certamente ceduto. Restava il fatto che, a prima vista, non lo avrebbe certo giudicato un ladro.

    Continuò a scorrere immagini e articoli ricchi di informazioni sulla società, ma la maggior parte si riferiva alla casa madre inglese e agli altri punti vendita europei. La filiale di Los Angeles sembrava godere di forte autonomia.

    Decidendo che, a parte rodersi il fegato in silenzio, non c'era molto altro che potesse fare fino all'incontro con l'investigatore, Lily consultò l'orologio e iniziò a chiudere lo studio. Nel giro di venti minuti, aveva appuntamento a cena con le sorelle.

    Mentre chiudeva le varie finestre del browser, qualcosa attirò il suo sguardo. Era una pagina di offerte di lavoro presso la Ashdown Abbey, USA. L'aveva aperta per farsi un'idea di come operava la società.

    Adesso, però, allargò la finestra, cliccò sul link Ulteriori informazioni e diede la stampa.

    Pazzesco quello che stava pensando. Peggio ancora che lo stesse seriamente prendendo in considerazione.

    Le sorelle avrebbero certo cercato di dissuaderla se solo ne avesse loro accennato. E l'investigatore l'avrebbe messa in guardia, dicendole che era meglio che lasciasse fare a lui. Sì, magari a cento, duecento o perfino cinquecento dollari all'ora!

    Sarebbe stato molto più semplice infiltrarsi di persona in territorio nemico e dare un'occhiata in giro. Conosceva il mondo della moda in ogni sua sfaccettatura, quindi non avrebbe incontrato difficoltà a muoversi in quell'ambiente che le era familiare. E, considerate le sue credenziali e la sua personalità, farsi assumere sarebbe stato uno scherzo da ragazzi.

    Un leggero brivido di ansia le corse lungo la spina dorsale. Okay, era pericoloso. Molte cose sarebbero potute andare storte e probabilmente si sarebbe ritrovata nei guai se qualcuno l'avesse riconosciuta.

    D'altra parte l'opportunità era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Era come se il fato gliel'avesse servita su un vassoio d'argento, presentandole una posizione vacante che ben si adattava alle sue caratteristiche proprio quando aveva bisogno di introdursi all'interno della Ashdown Abbey.

    Non poteva tirarsi indietro. Doveva scoprire cos'era successo, com'era potuto accadere e porvi fine, evitando che si ripetesse. E andare a lavorare per la Ashdown Abbey sembrava un buon modo per farlo.

    Anzi, non buono. Perfetto.

    Perché Nigel Statham aveva bisogno di un'assistente personale e lei era la donna giusta per quella posizione.

    2

    Nigel Statham borbottò una poco lusinghiera imprecazione, sbattendo il bilancio trimestrale della società sopra l'ultima missiva di suo padre. Quella che, leggendola, lo aveva fatto sentire come un ragazzino con i calzoni corti che veniva rimproverato per una marachella appena commessa.

    Spedita dall'Inghilterra e vergata su carta intestata con calligrafia decisa, perché i suoi genitori era così che avevano sempre fatto e le e-mail erano troppo ordinarie per gente del loro lignaggio, la lettera stigmatizzava i rendimenti deludenti della divisione statunitense da quando Nigel era stato nominato CEO diciotto mesi prima e il suo fallimento a fare di essa l'ulteriore gemma nella corona della Ashdown Abbey.

    Ogni singola parola trasudava delusione ed era come se suo padre fosse in piedi in quella stessa stanza a fargli la ramanzina, con le mani dietro la schiena e le folte sopracciglia bianche abbassate in un'espressione di palese dispiacere. Esattamente come quando Nigel era un ragazzino.

    I suoi genitori si erano sempre aspettati la perfezione, obiettivo che non sempre era riuscito a

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