Il segreto dell'amante: Harmony Destiny
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Quando la notte più elettrizzante e sconvolgente della sua vita le si materializza davanti agli occhi, Mia Parker rimane senza parole. Ben non è cambiato molto da tre anni a quella parte, è sempre il tenebroso seduttore capace di incendiarle il sangue nelle vene. Forse è Mia a essere diversa. Più matura, più responsabile. E con un segreto da difendere a qualsiasi costo.
Yvonne Lindsay
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Il segreto dell'amante - Yvonne Lindsay
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
For the Sake of the Secret Child
Silhouette Desire
© 2010 Dolce Vita Trust
Traduzione di Giuseppe Biemmi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A..
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-778-1
1
In attesa sul molo privato sulle rive del lago Wakatipu, Mia Parker si lisciò per l’ennesima volta la divisa. Era tanto curiosa quanto nervosa di incontrare il nuovo ospite del Parker’s Retreat. La punta di disagio che aveva cominciato ad avvertire attorno alle tre del mattino adesso si era trasformata in un nodo di tensione ben radicato fra le scapole.
«Come te lo immagini?» le chiese sua madre standole accanto.
«Non lo so, ma ci paga talmente bene che non è il caso di interrogarsi più di tanto» rispose Mia con un sorriso tirato.
Non per la prima volta, si disse che la sua improvvisa ansia era del tutto infondata. Da quello che le aveva spiegato la sua amica Rina Woodville, Mia sapeva che Benedict Del Castillo proveniva da una famiglia molto agiata e che era alla ricerca di un posto tranquillo e appartato dove riprendersi dai postumi di un incidente stradale. Ma, nonostante questo, non poteva fare a meno di chiedersi che tipo di uomo avesse una disponibilità tale da poter riservare completamente il suo boutique hotel di lusso dotato di centro benessere per un mese intero, versandole anche un notevole bonus per il trattamento di favore.
Con un simile patrimonio, perché mai era venuto proprio nella sua oasi privata in una delle zone più frequentate dai turisti di tutta la Nuova Zelanda? Le favolose spa e i fantastici resort dell’Europa sarebbero stati molto più vicini alla sua isola natia del Mediterraneo. Senza contare che erano più abituati ad assicurare il genere di anonimato dorato che il signor Del Castillo pareva richiedere. Cos’era successo per fargli desiderare di affrontare un viaggio così lungo?
«Con un po’ di fortuna, sarà alto, moro, bello come il sole e magari anche in cerca di moglie» insistette sua madre.
«Mamma, non credevo che tu fossi alla ricerca di un nuovo marito» scherzò Mia, sapendo fin troppo bene che sua madre era ancora inconsolabilmente afflitta per la scomparsa del marito Reuben Parker avvenuta tre anni prima.
Con sua sorpresa sua madre arrossì, poi però si affrettò a riprendere il suo assalto nemmeno troppo sottile. «Sai perfettamente che mi riferivo a te, signorina. E non credere di poter cambiare discorso. È giunta l’ora che tu torni ad affrontare il mondo reale e che la smetta di nasconderti qui.»
«Io non sto affatto nascondendomi, sto curando i nostri affari. E questo tizio... be’, è il nostro biglietto per la tanto agognata sicurezza economica. Al momento, questa considerazione mi sta molto più a cuore di qualsiasi possibile storia sentimentale.»
Mia chiuse gli occhi per un attimo, rivivendo l’ondata di sollievo ed eccitazione che l’aveva pervasa quando aveva ricevuto conferma che la prima metà del pagamento di Benedict Del Castillo le era stata accreditata sul conto corrente. Sapere che sarebbe stata in grado di far fronte agli stipendi del personale per la durata del soggiorno del nuovo ospite e per un buon mese dopo le aveva trasmesso una serenità che non conosceva da parecchio tempo. La sensazione era così gradevole che le rendeva facile giustificarsi per non aver svolto indagini sul retroterra del suo ospite con la scusa che stava solo rispettando la sua richiesta di privacy.
Un rumore sull’acqua attirò la sua attenzione, costringendola a riaprire gli occhi. L’imbarcazione stava arrivando e, con essa, l’uomo su cui sarebbe stata concentrata tutta l’attenzione dello staff dell’hotel nei trenta giorni successivi. Mia osservò il grosso motoscafo coperto dalle linee slanciate che tracciava un solco netto sulla superficie del lago. Era davvero contenta di aver ignorato il consiglio del direttore di banca di vendere il natante dopo la morte di suo padre, quando erano risultate chiare le vere condizioni degli affari di famiglia.
In momenti come quello, l’imbarcazione era fondamentale, oltre che di gran scena, con il mondo esterno. E, inoltre era una tacita dichiarazione che, nonostante la scelta di Reuben di togliersi la vita anziché affrontare i creditori, i Parker sarebbero sopravvissuti.
Il motoscafo era ormai vicino e a bordo lei riuscì a scorgere tre persone. La prima la identificò facilmente come Don, il tuttofare del Parker’s Retreat. Gli altri dovevano essere il nuovo ospite e il suo personal trainer.
Il nodo tra le scapole si accentuò. Tutto ciò che riguardava la visita del suo ospite in incognito era vitale per la sopravvivenza della sua attività. Tutto.
«È tutto a posto, non è vero?» chiese Mia a sua madre, improvvisamente assalita dal dubbio di aver dimenticato qualcosa.
«Mia, rilassati. Sai bene che abbiamo pensato a ogni particolare. Il signor Del Castillo è nella Summit Suite, l’alloggio del suo personal trainer è già deciso, in cucina conoscono i gusti del nostro ospite, l’auto e l’autista a Queenstown sono costantemente a disposizione e tu stessa gli hai organizzato le sedute nella spa come fossero un’esercitazione militare. Smettila di preoccuparti così. Anche perché, nell’improbabile eventualità che ci sia sfuggito qualcosa, sono certa che potremo ovviare all’inconveniente senza che ciò causi alcun problema.»
«Giusto. Andrà tutto bene» disse Mia, avanzando per afferrare la cima che veniva lanciata dall’imbarcazione da Don e legarla al molo.
Non appena il motoscafo fu assicurato e la passerella ebbe coperto l’esiguo spazio tra natante e pontile, Mia sfoderò un sorriso non proprio spontaneo. Il primo a sbarcare fu un biondo filiforme, in jeans e giacca a vento leggera, ma comunque sufficiente a proteggere dalla frizzante aria invernale. Il personal trainer, indovinò lei. Chissà perché, aveva pensato che il trainer fosse una donna quando le era stato riferito che l’ospite sarebbe arrivato con una sola altra persona, tanto che aveva sospettato che la veste fosse solo di facciata. Ma l’energia sprigionata dall’incedere del biondo la diceva altrimenti. Il signor Del Castillo doveva aver preso molto seriamente la faccenda del suo recupero se aveva assunto quell’uomo per quel particolare incarico.
«Salve» disse lui, prendendole la mano e stringendogliela calorosamente. «Sono André Silvain, piacere di conoscerla.»
Francese, notò lei, giudicando dall’accento. «Benvenuto al Parker’s Retreat, signor Silvain. Penso che troverà tutta l’attrezzatura che ha detto le sarebbe servita nel corso del vostro soggiorno da noi. Questa è mia madre, Elsa Parker, che fa un po’ gli onori di casa qui.»
«Mi chiami pure André.» Lui ricambiò con un sorriso luminoso e quindi si guardò attorno. «Questo posto è incantevole. Sono sicuro che io e Ben faremo grandi cose qui.»
Il suo era un entusiasmo quasi contagioso e Mia gli sorrise mentre si voltava per osservare l’uomo alto e moro che stava scendendo zoppicando dalla passerella. Completamente vestito in nero e soffrendo chiaramente il brusco cambio di temperatura fra la sua Isla Sagrado e l’inverno della Nuova Zelanda meridionale, avanzava lentamente, tenendosi al corrimano.
Sebbene non potesse vederlo in volto, dato che teneva il capo abbassato per guardare dove metteva i piedi, c’era qualcosa di familiare in lui, pensò mentre osservava il vento agitargli la sciarpa di cachemire in cui si era avvolto il collo e il mento. Poi l’accessorio pregiato scivolò, abbassandosi ed esponendo alla vista un accenno di barba e un pallore che strideva con l’estate mediterranea dalla quale Mia sapeva che proveniva. Un alito di vento gli scompigliò i capelli neri, scostandoglieli dalla fronte. La sensazione di familiarità aumentò quando lui sollevò il capo e un paio di occhi castano scuro incontrarono i suoi.
Il nodo che accusava alla parte superiore della schiena si intensificò ulteriormente e le spedì una fitta di shock dritta al cuore mentre il suo peggior presentimento di sempre tornava ad affacciarsi nella sua vita.
La mano stretta attorno al corrimano della passerella, Benedict Del Castillo rabbrividì sotto il pesante cappotto di lana nero che gli arrivava alle ginocchia non appena stabilì un contatto visivo con la giovane donna in piedi sul molo. All’immediato quanto inatteso riconoscimento un’ondata calda gli divampò nelle vene.
Poco più di tre anni e mezzo prima, in occasione del party riservato all’alta società tenutosi durante il fine settimana in cui si erano incontrati, l’aveva conosciuta solamente come M. A dispetto del teorico anonimato, però, il suo corpo conosceva quello di lei con un’intimità che aveva condiviso con ben poche donne. Che probabilità c’erano di trovarla lì?
Studiandola da capo a piedi, Ben notò con un certo disgusto la divisa non proprio aderente alle sue forme. La giacca e i pantaloni erano disegnati per nascondere piuttosto che per evidenziare e, se la memoria non lo ingannava, le sue curve meritavano decisamente di essere messe in risalto.
«Benvenuto al Parker’s Retreat, signor Del Castillo. Sono Mia Parker. Mi auguro che si troverà a suo agio qui.»
«Cos’è tutta questa formalità, M?»
Lui vide la paura che le velò immediatamente gli occhi. La sua reazione lo intrigò. Ovviamente, lei non aveva in programma di riconoscere che l’ultima volta che erano stati insieme avevano fatto quasi ogni singola cosa fisica che una coppia poteva fare per raggiungere il reciproco piacere sessuale. Date le circostanze, supponeva di poterla capire. Avevano un accordo commerciale per il mese successivo: non c’era da stupirsi che volesse dimostrarsi professionale. Ma cosa c’entrava la paura? Di cosa diamine doveva sentirsi impaurita?
Lui le prese la mano e se la portò alle labbra, premendogliele contro le nocche fredde. Avvertì il tremore che la scosse a quel contatto e permise che la bocca gli si piegasse in un sorriso mentre le lasciava andare la mano. Con suo divertimento, lei la ritrasse di scatto, sfregandosi le nocche contro quegli orribili pantaloni e irrigidendo la sua postura.
«Credo che troverà tutto quanto di suo gradimento qui. Il mio staff ha lavorato sodo per assicurarsi che siano soddisfatte tutte le sue richieste specifiche.»
«E tu, mi querida? Anche tu hai in programma di soddisfare le mie...» Lui fece una pausa a effetto, incapace di resistere all’impulso di stuzzicarla. «Richieste specifiche?»
Un violento rossore le si impadronì delle gote e la voce le si incrinò leggermente quando replicò: «Ovviamente, collaborerò strettamente con il suo trainer per assicurarmi che il suo recupero sia il più rapido possibile».
Il suo recupero. Il disgusto per se stesso lo attanagliò, raffreddando il suo divertimento con la stessa efficacia con cui avrebbe potuto farlo il ghiacciaio che tanto tempo prima aveva formato il lago alle sue spalle. Il ricordo dell’incidente stradale lo faceva sempre infuriare, poiché era accompagnato dalla consapevolezza che la sua stupidità e la sua incosciente sfida al destino gli si erano rivoltate contro, colpendolo duramente. Eh sì, quella era una pillola molto amara da ingoiare ma, mettendo da parte le sensazioni sinistre che lo accompagnavano fin dall’incidente, spostò l’attenzione sull’evidente disagio di Mia. Un uomo doveva saper trovare i suoi svaghi dove poteva e, al momento, Mia Parker pareva particolarmente interessante.
«Certo» le rispose finalmente Benedict. «Ma chi sarebbe questa incantevole signora al tuo fianco?»
«Oh, scusi. Questa è mia madre, Elsa Parker. Insieme dirigiamo il Parker’s Retreat.»
«Piacere di conoscerla, signor Del Castillo. Sappia comunque che, nonostante questo suo vizio di sminuirsi sempre, è mia figlia la responsabile di tutto quanto qui.»
«Davvero?» replicò Ben, prendendo la mano di Elsa per riservarle lo stesso galante baciamano fatto poco prima alla figlia.
A onore del vero, la donna più matura sfoderava una dose di aplomb assai superiore a quello di Mia ma, d’altra parte, non aveva idea di quanto bene lui conoscesse sua figlia.
Mia indicò uno dei due golf cart parcheggiati al molo.
«Se volete prendere posto, Don accompagnerà sia lei sia André al corpo principale del resort. Io e mia madre vi seguiremo con i bagagli.»
Non si sarebbe sbarazzata così facilmente di lui.
«È qui vicino, vero? Sapete, dopo il lungo viaggio, preferirei sgranchirmi un po’ le gambe. Tu va’ pure con le valigie, André» disse Ben rivolto al suo trainer. «Penserà la signorina Parker ad accompagnarmi fino all’hotel.»
«Che fine hanno fatto le tue stampelle, Ben? Credo tu le abbia lasciate sul motoscafo» disse André, il senso delle sue parole perfettamente chiaro.
«Possono restare dove sono. Prima imparerò a vivere senza di loro, meglio sarà.»
«Contento tu, mon ami. Personalmente, ritengo che saresti più comodo con