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Principessa in incognito: Harmony Collezione
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Principessa in incognito: Harmony Collezione
E-book159 pagine3 ore

Principessa in incognito: Harmony Collezione

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Spose reali 2/2



Determinata a sfuggire a un matrimonio combinato e a un'etichetta di corte soffocante, la principessa Valentina decide di scambiare la propria identità con quella della sua sorella gemella Natalie e di diventare così l'assistente personale del milionario Achilles Casilieris. Ma avere a che fare con i reali di tutto il mondo non l'ha certo preparata al sensuale magnetismo di Achilles, né ai suoi sguardi carichi di desiderio.



Quando Achilles scopre l'inganno di Valentina è furioso, ma sa che è solo questione di tempo prima che la copertura della bella principessa salti. E lui non si farà scrupoli nell'usare tutte le armi a propria disposizione per smascherarla. Anche a costo di doverla sedurre.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2018
ISBN9788858980262
Principessa in incognito: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Principessa in incognito - Caitlin Crews

    successivo.

    1

    Achilles Casilieris pretendeva la perfezione.

    In primo luogo da se stesso, vantandosene anche pur sapendo bene quanto fosse facile perdere il confronto con lui. Ma anche dai suoi dipendenti, o il loro contratto sarebbe stato stracciato senza ripensamenti.

    Non era abituato a perdere tempo. Tutto quello che possedeva lo aveva costruito dal niente, un passo alla volta, e non aveva avuto il successo che tutti potevano vedere con i loro occhi, una società solida e il primo milione a soli venticinque anni, per poi raggiungere cifre impressionanti, accettando qualcosa di meno della perfezione in tutto ciò che faceva. Sempre.

    Achilles era duro, tirannico quando necessario e si rifiutava di accettare ciò che una ex assistente personale aveva follemente definito limiti umani.

    Era un uomo che conosceva i propri mostri. Ne aveva visto le fattezze nel proprio specchio. E per questo non si concedeva limiti umani.

    Natalie Monette era la sua attuale assistente e aveva mantenuto quel lavoro per cinque, incredibili anni proprio perché non si era mai scusata di qualcosa appellandosi alla sua natura umana. In realtà Achilles la considerava un robot straordinariamente efficiente, l'apprezzamento più alto che poteva riservare a qualcuno, dato che non concedeva spazio alla possibilità di un errore umano.

    Achilles non aveva pazienza con gli errori umani.

    Ed ecco perché il comportamento della sua assistente in volo quel giorno era così preoccupante.

    La giornata era iniziata in maniera normale. Quando Achilles si era alzato, di buonora come sempre, aveva trovato Natalie già al lavoro nello studio della sua residenza di Belgravia: aveva fissato qualche telefonata con i suoi soci in Francia e preparato l'agenda della giornata e le riunioni imminenti a New York. Poi avevano fatto un salto agli uffici nella City, dove aveva gestito un'emergenza che già lei avrebbe dovuto anche solo prevenire, e rimproverandola si era fatto accompagnare in auto al campo di volo privato. Natalie non si era minimamente turbata: perché avrebbe dovuto? Sapeva bene che lui si aspettava la perfezione e non era riuscita a fornirgliela. Inoltre, Natalie non se la prendeva mai. Si sottraeva sempre con la sua gelida competenza, o altrimenti non avrebbe resistito cinque anni. Non con lui.

    E poi era entrata nel bagno del campo di volo, dove era rimasta abbastanza a lungo da costringerlo ad andare a cercarla, e ne era uscita cambiata.

    Achilles non poteva definire come era cambiata, ma lo era.

    Sembrava sempre l'assistente di un uomo temuto, pronta a rappresentarlo in pubblico. Achilles aveva sempre apprezzato non solo il modo in cui riusciva a gestire le complicazioni delle sue questioni professionali e personali senza sudare, o il fatto che sembrasse non dormire mai. Natalie riusciva anche a proteggerlo dai paparazzi e a contenere i membri del consiglio di amministrazione. Doveva sembrare parte integrante del suo ambiente per le rare occasioni in cui lui doveva farsi accompagnare a qualche evento e non poteva disturbarsi ad affascinare una delle sue amanti. Anche quel giorno lei indossava uno dei suoi soliti completi, non diverso dagli altri che aveva sempre sfoggiato.

    Natalie si vestiva allo scopo di risultare invisibile, ma per qualche ragione quel pomeriggio attirava l'attenzione. Non capiva: era come se non l'avesse mai vista, come se fosse entrata nel bagno dell'aeroporto per poi uscirne totalmente diversa.

    Sul jet Achilles si sistemò nella sua comoda poltrona di pelle e la osservò accomodarsi davanti a lui. Aveva esitato o era una sua impressione? Si era immaginato lo sguardo che le aveva visto negli occhi prima che si sedesse? Come se cercasse un segnale invece di sedersi come al solito?

    «Perché tutto quel tempo in bagno?» esclamò, senza sforzarsi di sembrare educato. «Non dovrei essere obbligato a inseguire la mia assistente.»

    Natalie sbatté le palpebre.

    «Mi dispiace» mormorò tranquilla. Tutto lì. E la sua voce sembrava... musica.

    Non aveva mai pensato che la voce di Natalie fosse musicale. Era sempre stata solo una voce e basta. E certo lei non era mai stata splendente.

    Era una delle ragioni che gli aveva fatto apprezzare tanto Natalie in tutti quegli anni. Non l'aveva mai considerata niente più della sua assistente personale, abbastanza attraente da dare ai suoi primitivi amichetti qualcosa di degno da osservare mentre cercavano di ignorare la tirannia di Achilles. Ma c'era una differenza tra notare che una donna era attraente ed essere attratto da quella donna. Achilles non avrebbe assunto Natalie se fosse stato affascinato da lei. E non lo era mai stato. Mai.

    Ma con sua sorpresa stava accadendo. In quel momento. Il corpo gli stava inviando chiari segnali. Non era semplicemente attratto dalla sua assistente. Ciò che lo pervase mentre lei accavallava le gambe e gli sorrideva era più che attrazione.

    Era bisogno.

    Accecante, impossibile e incredibilmente sconveniente.

    Achilles Casilieris non conosceva il fastidio, ed era fortemente contrario al bisogno. Da figlio non voluto gli era stata inculcata l'idea che fosse stupido desiderare qualcosa che non poteva avere. E per questo aveva dedicato la sua vita adulta a non permettersi di aver bisogno di qualcosa di particolare quando poteva comprarsi ogni cosa.

    E tuttavia non poteva ignorare quel filo oscuro che lo avvolgeva, stringendolo.

    «È tutto quello che hai da dire?» Suonava pericoloso. E non gli piaceva.

    Ma Natalie sembrò non farci caso. «Se vuole che mi dilunghi nelle scuse, signor Casilieris, deve solo dirmi come.»

    Per quanto fosse gentile, lui intuì un sottile rimprovero, e anche questa era una novità. Inaccettabile.

    I capelli biondo ramati erano splendenti. La pelle riluceva mentre lei se ne stava seduta con le mani in grembo: un'altra stranezza, perché Natalie non stava mai ferma. Era sempre in moto, perché lavorava sempre. Ma quel giorno Natalie se ne stava seduta come una sorta di Madonna regale, le gambe lunghe intrecciate alle caviglie, e un sorriso sereno sul volto.

    Se non fosse stato impossibile, avrebbe pensato di avere davanti un'altra persona. Perché aveva lo stesso aspetto, fatta eccezione per quell'alone dorato che sembrava avvolgerla, affascinando pure lui.

    Achilles non aveva tempo per questo, qualunque cosa fosse. C'era troppo in gioco al momento, come l'affare alberghiero su cui aveva lavorato gran parte dell'anno precedente e il cui esito non era per niente certo. Non era diventato uno dei milionari più temuti e terribili al mondo perché si prendeva del tempo per fingere di interessarsi alla vita personale dei suoi dipendenti.

    Natalie però non era una dipendente qualunque. Era quella su cui aveva imparato a contare. L'unica su cui contava, in realtà.

    «Devi dirmi qualcosa?» le chiese.

    La osservò, forse con troppa attenzione. Era impossibile non notare il lieve rossore, e anche questo era strano. Non ricordava un solo istante in cui Natalie fosse arrossita. E lui non si risparmiava di certo: non celava mai la propria irritazione né si preoccupava dei sentimenti degli altri. Perché avrebbe dovuto? La Casilieris Company produceva profitto, ed era sua. Di chi altro doveva interessarsi? Una delle cose che apprezzava da tempo nella sua assistente era il fatto che non reagiva mai a ciò che lui faceva o diceva. Lavorava e basta.

    Ma quel giorno Natalie era arrossita, ed era rimasta a sedere per diversi minuti senza fare nulla.

    Da quando Achilles faceva caso a queste cose? Non prestava tanta attenzione neanche alle amanti che si portava a letto, e solo dopo averle ben selezionate. E le donne che riuscivano a superare l'esame sapevano bene perché erano lì: per compiacerlo, non per disorientarlo al punto da farlo concentrare sulle loro stupide guance.

    «A esempio?» Formulò la domanda poi gli sorrise. «Sarò ben felice di dirle quello che vuole sentire, signor Casilieris. In fondo è il mio lavoro.»

    «Il tuo lavoro?» Lui ricambiò il sorriso. «Avevo iniziato a dubitare che ti ricordassi di averne uno.»

    «Perché l'ho fatta aspettare? È insolito, ha ragione.»

    «Non l'hai mai fatto prima. Non hai mai osato.» Inclinò la testa, osservandola, senza capire perché fosse tutto diverso. Lei era come sempre, fino all'ultima lentiggine che non si era mai fermato a notare fino a quel momento. «Ripeto, ti è successa qualche disgrazia? Hai preso un colpo in testa?» Non si sforzò di nascondere la minaccia nella voce. «Non sembri in te.»

    Ma se pensava di averla sconcertata, si dovette subito ricredere. Il rossore scomparve dalle guance di porcellana, e lei si limitò a sorridere di nuovo, enigmatica.

    E con labbra estremamente invitanti.

    «Desolata di deluderla» mormorò Valentina mentre l'aereo iniziava a muoversi. «Ma non c'è stata alcuna disgrazia.» Un lampo le illuminò gli occhi verdi. «Anche se devo confessare che stavo pensando di andarmene.»

    Achilles la osservò come se non avesse parlato. Perché non poteva averlo detto.

    «Scusa» borbottò dopo un attimo, la rabbia ancora bruciante nel petto. «Devo aver capito male. Certo non intendi dire che pensi di lasciare il lavoro. Di lasciare me

    Non gli sfuggì di aver formulato la frase in un modo che avrebbe dovuto inorridirlo. Ma quel giorno era troppo spiazzato dal fatto che la sua assistente parlasse di andarsene senza la minima incertezza.

    Non poteva tollerarlo.

    «Ci sto pensando» gli confermò Natalie con un sorriso, inconsapevole del pericolo e ricordandogli quanto fosse facile risvegliare il mostro in lui.

    Poi Achilles rise, pensando di aver compreso. «Se questo è un tentativo per estorcermi altro denaro, non posso dire di ammirare la tua strategia. Sei già ben ricompensata. Fin troppo, secondo qualcuno.»

    «Davvero? Forse.» Sembrava incurante. «Ma forse i suoi concorrenti hanno anche notato quanto lei conti su di me. Forse ho deciso di volere qualcosa di più che essere al servizio di un milionario. Certo non fargli da bersaglio.»

    «Non puoi essere infastidita per il mio scoppio d'ira di prima.»

    «Se lo dice lei, allora sono sicura che abbia ragione.»

    «Perdo sempre la pazienza. E non ti ha mai dato fastidio. Fa parte dei tuoi compiti.»

    «Ne sono certa.» Il suo sorriso enigmatico sembrò allargarsi. «Si vede che non sono brava in questo lavoro.»

    C'era qualcosa nella gelida sfida dello sguardo della donna, come se lei avesse il diritto di riprenderlo. E ora lui desiderava allungarsi e toccarla. Sentire se la sua pelle era così morbida come sembrava. Assaporare quella bocca rigogliosa...

    Che diamine gli stava succedendo?

    Achilles scosse la testa, come per schiarirsi le idee. «Se questa è la tua idea di negoziazione, dovresti rifletterci meglio. Sai perfettamente che al momento c'è fin troppo in gioco.»

    «Qualcuno potrebbe pensare invece che è il momento perfetto per parlare di cose come retribuzione e scatti d'ira» ribatté Natalie. «In fondo, quando ci si aspetta di lavorare ventidue ore al giorno e si ricevono in cambio urla, il pensiero si rivolge automaticamente a ciò che manca. È la natura umana.»

    «A te non manca niente. Non hai tempo di spendere il denaro che ti verso perché sei troppo impegnata a viaggiare per il mondo, altra cosa per cui ti pago.»

    «Se solo avessi più di due ore al giorno per godermi quelle cifre da capogiro...»

    «La gente ucciderebbe per avere l'occasione di passare anche solo cinque minuti in mia presenza» le ricordò lui. «Oppure hai dimenticato chi sono io?»

    «Andiamo.» Scosse la testa, e lui ebbe la sorprendente sensazione che lei cercasse di strigliarlo. «Non le farebbe male essere più educato, no?»

    Educato.

    La sua assistente gli aveva appena dato una lezione di buone maniere.

    «In fondo sono salita comunque sull'aereo. Ho deciso di non mollare, almeno per oggi.» Ad Achilles non sfuggì l'enfasi sull'ultima parola.

    «Se vuoi andartene io non ti fermerò» la rassicurò gelido. «Non riesco

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