Ammaliante tentazione: Harmony Collezione
Di Julia James
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Info su questo ebook
Il problema è che più il suo cervello le suggerisce di scappare lontano e non cedere alle sue lusinghe, più il suo corpo le fa capire di non desiderare altro che il tocco delle sue abili mani.
Julia James
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Ammaliante tentazione - Julia James
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Forbidden Touch of Sanguardo
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2014 Julia James
Traduzione di Laura Premarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-779-9
Frontespizio. «Ammaliante tentazione» di James Julia1
Celeste rimase ferma in cima allo scalone di marmo che scendeva nella grande sala sottostante, già affollata di gente elegantissima, mentre i camerieri giravano con vassoi di champagne e tartine. Le altre modelle, in abito da sera, si confondevano tra la folla e la sfilata di beneficenza stava per iniziare.
Era arrivata leggermente in ritardo in quel palazzo monumentale nell’Oxfordshire, dove si sarebbe svolta la serata, ma aveva deciso di parteciparvi all’ultimo momento per stare lontana da Londra e da Karl Reiner. L’espressione di Celeste si irrigidì al solo pensiero di quell’uomo orribile.
Quando era divenuta testimonial della Blonde Visage, una delle aziende per la cura della pelle appartenente alla Reiner Visage, sapeva bene che Karl Reiner era famoso per intrattenere rapporti non solo professionali con le modelle, ma dato che era già impegnato con una sua collega, Monique Silva, Celeste si era fatta tentare dal contratto economicamente vantaggioso. Avere successo e guadagnare regolarmente nell’instabile e competitivo mondo della moda, anche dopo anni, non era così scontato.
Un’espressione gelida apparve nei suoi occhi. Il denaro facile non era mai tale e lei avrebbe dovuto saperlo molto bene, infatti ora Karl si era stancato di Monique e stava rivolgendo la propria attenzione a lei, presumendo che si sarebbe mostrata ben disposta come la collega. La sua espressione si indurì. Karl Reiner poteva pensare quello che voleva, ma non avrebbe avuto da lei quello che stava cercando. Tantomeno quel weekend in cui era volato lì da New York, per convincerla a prolungare il contratto e farle così pagare il prezzo che lui voleva.
Peccato che Celeste non lo avrebbe rinnovato! Sì il denaro le aveva fatto comodo, ma i giorni in cui guadagnare era stata la sua unica preoccupazione, erano finiti. Un vento gelido sembrò sfiorarle la pelle. Mai più... Il suo rifiuto era un messaggio che Karl Reiner fingeva di non cogliere e quella sera le aveva chiesto di cenare con lui. Per sfuggirgli, Celeste era stata costretta a offrirsi volontaria alla sfilata di beneficienza che avrebbe avuto luogo di lì a poco in quell’imponente salone.
Il solo pensiero di Karl Reiner e di quello che riteneva lei gli avrebbe offerto, intensificò la sensazione di gelo sulla sua pelle, penetrando dentro di lei insieme a ricordi disgustosi. Con uno sforzo li scacciò dalla mente. No! Celeste non avrebbe pensato né ricordato. Aveva affrontato quei ricordi molto tempo prima, pagandone un prezzo che avrebbe sempre continuato a tormentarla. Non c’erano alternative, né mai ce ne sarebbero state. Tutto ciò che poteva fare era condurre lo stile di vita che ormai da anni si era imposta: dedicarsi alla propria carriera e concentrarsi solo su quella. Lavorare duro e starsene da sola.
Per un istante, nei suoi occhi riapparve la desolazione. I ricordi le si avvinghiavano addosso come oscuri tentacoli e una fitta di disgusto verso se stessa la colpì. Un tempo si era lacerata con sentimenti del genere, ma poi aveva deciso di reagire. Quella sera era lì per fare il suo lavoro, come centinaia di altre volte. Eppure, mentre si sistemava la lunga gonna, preparandosi a scendere nella sala affollata, qualcosa la trattenne. Ebbe la sensazione che quella serata fosse diversa, come se d’un tratto lei fosse in bilico tra il proprio mondo familiare e uno nuovo e sconosciuto. Poi, con un brusco respiro, fece un passo in avanti e iniziò a scendere la scalinata. Non c’era nessun mondo nuovo ad attenderla, non poteva esserci.
Rafael Sanguardo era in piedi con la coppa di champagne vuota che gli pendeva dalle dita. Lasciò che il suo sguardo vagasse su quell’ambiente eccessivamente opulento, dipinto e dorato. Era ridicolo che, pur essendo uno degli sponsor dell’evento, dovesse essere un ospite, considerando anche che in fondo era stato lo sfruttamento della ricchezza delle Americhe a permettere di costruire quello splendore del diciottesimo secolo. Il lavoro dei suoi antenati peones, anche se sotto il dominio coloniale spagnolo e non britannico, aveva contribuito alla ricchezza del vecchio mondo. Ma ora la ruota della storia era girata.
Nel ventunesimo secolo era l’industriosa imprenditorialità degli ex coloni a generare la maggior parte della ricchezza del mondo e Rafael Sanguardo sapeva che poteva considerarsi uno di loro. Grazie alla propria intelligenza e a una volontà ferrea, oltre alla borsa di studio di una prestigiosa università del Nord America, lui si era trasformato dall’orfano dodicenne abitante in uno dei più piccoli paesi che si estendevano dal Messico alla Colombia, in un imprenditore di grande successo che avrebbe potuto stabilire la propria residenza in un edificio sontuoso come quello in cui ora era ospite. Rafael però si sentiva libero e preferiva affittare appartamenti a Londra e a New York e scendere in lussuosi hotel quando doveva spostarsi per affari.
Grazie a Madeline, la parola sistemarsi non era più nei suoi programmi. Le ultime parole che lei gli aveva urlato, furiosa e frustrata, erano ancora conficcate come pugnali nella sua mente: Ma via, Rafe, caro, che puritano sei! Il suo scherno mascherava la rabbia profonda che gli aveva riversato addosso, dopo averlo allontanato con le sue terribili rivelazioni. Eppure... Rafael distolse i propri pensieri. Madeline era storia, ormai fuori dalla sua vita e non valeva nemmeno il ricordo. C’era una sola cosa per cui quella donna valeva ed era ciò che lei considerava un valore assoluto: il denaro. La bocca di Rafael si serrò. Bene, ora Madeline aveva tutto il denaro che desiderava, ma era l’unica cosa che le era rimasta anche se un tempo aveva voluto lui e tutto ciò che avevano costruito insieme.
La loro storia si era consumata come una candela. All’inizio, il loro incontro era sembrato ideale. Lui, l’uomo che si era fatto da sé, il multimilionario latino bello e misterioso, lei la bellezza inglese dai capelli rosso fiamma, la cui abilità negli affari l’aveva resa altrettanto ricca. Insieme erano una coppia potente e affascinante, ovunque andavano riscuotevano successo, ma poi era finita.
Come uno sgradito replay, Rafael rivide la scena. Madeline, che lo fissava con i suoi occhi a mandorla verde smeraldo. Era distesa sul letto con i favolosi capelli ramati sparsi sulle spalle nude, più sensuale che mai. I seni floridi e sodi, insieme al resto del corpo sinuoso e seducente, erano lì in mostra solo per lui. Era appoggiata ai cuscini, invitante e irresistibile. Ora dimmi che non mi vuoi, Rafe, caro, aveva mormorato, mentre apriva le cosce e languidamente vi passava in mezzo una mano. Lui l’aveva guardata disgustato. Quando torno non voglio più trovarti qui, le aveva detto impassibile ed era uscito.
Ricordava ancora la sua risata squillante e sarcastica che l’aveva seguito mentre si chiudeva alle spalle la porta del proprio appartamento. Quella risata rabbiosa lo aveva perseguitato a lungo, perché Rafael sapeva che lei lo desiderava, ma ormai il suo potere era sparito e Madeline era uscita dalla sua vita per sempre. Ora perfino il solo pensarla gli ripugnava, insieme al suo atteggiamento, alla sfrenata ambizione e ai suoi squallidi valori.
Un cameriere in attesa lo riportò al presente e Rafael posò il bicchiere sul vassoio. Poi, mentre si voltava, qualcosa catturò il suo sguardo. O meglio qualcuno che stava scendendo l’ampia scalinata con una specie di aurea attorno a sé. Concentrò lo sguardo, studiandola. Una bellezza diafana. I capelli raccolti in uno chignon color champagne alla base di un collo da cigno. Il viso, di profilo, perfetto. Come perfetto era il suo corpo alto e snello, avvolto in un abito écru monospalla che le modellava i piccoli seni, le avvolgeva i fianchi e ricadeva sulle gambe lunghissime. Il drappeggio della gonna le scopriva le caviglie sottili attorno alle quali si allacciavano i sandali da sera altissimi.
Sicuramente doveva essere una delle modelle, realizzò Rafael. La sua altezza, la magrezza, il modo in cui si muoveva e indossava quel modello esclusivo, tutto lo indicava. Quando raggiunse la fine della scalinata, la bionda si mischiò nella calca e lui la perse di vista. Allungò la testa, cercandola, ma senza riuscire a vederla e fu colto da un senso di frustrazione. Poi si fermò: quella era la prima donna che aveva attirato la sua attenzione, da quando aveva troncato con Madeline. Oh, un sacco di belle femmine avevano cercato di risvegliare il suo interesse, ormai vi era abituato, ma mai nessuna lo aveva più incuriosito. Quindi cosa c’era in questa?
Perfino mentre formulava la domanda, Rafael sapeva che avrebbe potuto rispondervi immediatamente. Era l’esatto contrario di Madeline, la cui bellezza vistosa e il cui temperamento egocentrico reclamavano l’attenzione di chiunque. Quella ragazza, invece, era sembrata schiva quanto Madeline era impetuosa. Rafael sentì che c’era ben più dell’aspetto fisico.
Madeline avrebbe disceso quella scala come la regina di un dramma, con la precisa volontà che tutti l’ammirassero, soprattutto la desiderassero. Quella ragazza bionda era scesa come un fantasma, come se non facesse parte di quel mondo e non volesse attirare gli sguardi su di sé. Strano per una modella, pensò Rafael, sempre ammesso che lo fosse. Bene, pensò impaziente di rivederla, avrebbe fatto meglio a scoprirlo subito. Una cosa sapeva con certezza: chiunque fosse la bionda pallida e sfuggente, lui voleva rivederla. Finalmente aveva trovato una donna che aveva acceso il suo interesse, un interesse che lui voleva decisamente coltivare. Sarebbe sopravvissuto quando l’avrebbe conosciuta? Si sarebbe rivelata viziata come Madeline? Questa era la domanda che lo tormentava.
2
La musica iniziò e le note di un brillante Vivaldi, in tema con l’epoca della casa, echeggiarono nel salone gremito. In un ordine perfetto, le modelle percorsero la passerella sistemata nel centro dell’enorme salone. Il primo abito era lo stesso che le modelle avevano indossato mentre si mischiavano agli ospiti e Celeste ne era felice. Era esattamente il genere di vestito che lei avrebbe scelto per se stessa se fosse stata un’ospite. Le donava, ma senza rivelare niente più che una spalla nuda ed era in una delle pallide tonalità di colore che lei adorava.
Una volta, una sua collega le aveva detto che lei amava confondersi con il background e Celeste si era limitata a sorridere, ma la ragazza aveva ragione. Silenziosa, discreta, sobria, queste erano le parole d’ordine nel mondo della moda cui lei si atteneva, oltre a una qualità piuttosto rara: la modestia. Non erano da lei, neppure nel suo guardaroba, scollature vertiginose e abiti troppo corti.
Mentre sfilava, Celeste sentì sparire la tensione che l’aveva assalita in cima alla scalinata. Anni di esperienza come modella, le rendevano spontanee questo genere di esibizioni prettamente coreografiche e avanzò sicura e composta fino al limite della passerella, dove si fermò per invertire direzione. Di colpo si bloccò.
Un paio di occhi scuri dalle lunghe ciglia erano fissi su di lei. Un viso in ombra con guance incavate, lineamenti decisi e capelli neri come la notte. Una bocca dalle linee profonde e il mento scolpito. Per un momento che parve eterno quell’immagine si fissò nella sua visuale, poi, con un sussulto, lei seppe che doveva riprendere a camminare. Riscuotendosi, tornò all’altro capo della passerella e venne trascinata nella mischia dietro la scena per cambiarsi ed emergerne pochi minuti dopo con indosso un abito da sera rosso scarlatto.
Mentre percorreva la passerella, era consapevole dell’uomo che stava dalla parte opposta e si chiedeva se la stesse ancora osservando. I pensieri le si agitavano febbrilmente nella testa. Durante la sua carriera di modella, era stata spesso guardata con desiderio ma, anche se ne era infastidita, non aveva mai permesso che la cosa in qualche modo la turbasse. Quindi perché mai lo sguardo di quell’uomo l’aveva così colpita? Perché aveva avuto quell’impatto su di lei nei pochi secondi in cui l’aveva notato?
Mentre si avvicinava alla fine della passerella, si fece coraggio e cercò lo sguardo scuro e penetrante, che questa volta non arrivò. Per un attimo guardò nella sua direzione e vide che l’attenzione dell’uomo era concentrata sul cellulare. Lui stava digitando un messaggio, ignorandola completamente. Subito Celeste sentì la tensione calare, si voltò, muovendo da esperta la gonna e si rituffò lungo la passerella. Argomento chiuso pensò, ma se si fosse voltata ancora, sicuramente si sarebbe sentita in modo diverso. Gli occhi di Rafael si erano sollevati dal telefono per fissarsi di nuovo sulla sua figura e continuarono a osservarla finché sparì. Solo allora lui ricominciò a digitare, ma scoprì che la sua mente non era concentrata sulle email.
La sfilata era finita, gli applausi stavano terminando e gli ospiti si stavano dirigendo al buffet che li attendeva nella sala da pranzo accanto all’entrata. Rafael si alzò in piedi risoluto. Le modelle si sarebbero di nuovo mischiate alla folla e lui voleva assolutamente trovare quell’incantevole bionda. I suoi occhi frugarono la sala da pranzo affollata, ma lui si rese conto che non era lì. Vide tutte le altre modelle, ma non quella che gli interessava e si accigliò. Dov’era? Riattraversò la sala dirigendosi verso il salone, dove la passerella era già stata smontata dagli operai. Ancora nessun segno della misteriosa bionda. Poi vide che una