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Il cuore a pezzi
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E-book147 pagine3 ore

Il cuore a pezzi

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Info su questo ebook

Andrés era stato il centro del suo universo... ma quanto tempo prima? Adesso che è costretta a ricorrere a lui, suo marito, per salvare il padre da un grosso pasticcio, Rachel lo riconosce, pur con il cuore a pezzi. Perché Andrés Sánchez non è cambiato: anche dopo cinque anni è sempre l'arrogante, dominatore capo della potente famiglia Sánchez, ricca e influente nelle Bahama, colui che l'ha trattata come un oggetto di sua proprietà, colui che la fa sorvegliare da un esercito di guardie del corpo, che la vuole confinare in una isoletta. Ha avuto un bel ribellarsi e tentare di sfuggirgli, tanto tempo prima! Nonostante tutto, lei, Rachel, fa ancora parte della famiglia...

LinguaItaliano
Data di uscita14 gen 2016
ISBN9788858949177
Il cuore a pezzi

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    Anteprima del libro

    Il cuore a pezzi - Anne Mather

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sanchez Tradition

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2014 Anne Mather

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 1982 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-917-7

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Il casinò di Punta St. Auguste sorgeva su un promontorio che dominava una scogliera, un tempo considerata molto pericolosa. Nessuna imbarcazione vi si avvicinava per non correre il rischio di incagliarsi, ma il mistero e il fascino di quei luoghi erano rimasti inalterati, e il casinò era molto popolare fra i turisti che venivano dalla vicina città di Nassau. Il ristorante adiacente alla casa da gioco era letteralmente a strapiombo sul precipizio, ed era facile immaginare un giocatore sfortunato che, spinto dalla disperazione, si gettava giù dalla terrazza.

    Seduta a un tavolo del ristorante, in cima alla scala che portava al casinò, Rachel poteva vedere dall’alto le sale da gioco. In quel momento stava guardando con ironia una donna coperta di gioielli favolosi, che si vantava della sua fortuna alla roulette e la cui ingenua eccitazione era ridicola in una persona che evidentemente non aveva problemi economici.

    Rachel distolse gli occhi dalla folla vociante e fissò il bicchiere colmo di liquido dorato. La ricca cliente avrebbe destato l’interesse della direzione? Tolse dalla borsetta da sera un astuccio e ne prese una sigaretta. Stava per accenderla quando un cameriere la prevenne e le offrì del fuoco. Con un breve sorriso lo ringraziò, poi tornò a guardarsi intorno.

    Tutto, lì, ricordava la potenza del denaro e i danni che provocava. Rachel fissava l’enorme sala da gioco, pur senza avere intenzione di avvicinarsi a uno dei tavoli: stava infatti per cimentarsi nel gioco più importante della sua vita.

    Bisogna assolutamente che stasera lui venga qui, disse fra sé, fumando nervosamente. Il suo denaro stava finendo e non poteva né voleva tornare in Inghilterra senza averlo visto. Lo aveva promesso a suo padre. Non poteva tirarsi indietro.

    Non era stato facile, per la verità. Non si può arrivare in un posto come le Bahamas e sperare di ritrovare un uomo in poche ore, anche se quest’uomo è ricco e conosciuto. Sono più di settecento le isole dell’arcipelago, disseminate nell’Atlantico, con una superficie di circa tredicimila chilometri quadrati! Andrés avrebbe potuto trovarsi ovunque, anche essere a Londra, dove a volte si recava. Del resto, non era forse là che lei l’aveva conosciuto?

    Era stata assurda l’idea che Andrés avesse conservato la loro casa sull’isola di Conchera. Era bastata una semplice telefonata per assicurarsi che non era così, il che le aveva evitato di sprecare tempo e denaro per noleggiare una barca che la portasse fin là. Andrés aveva venduto anche il ristorante di Bay Street e l’albergo a ovest di Nassau, costruito sulla meravigliosa spiaggia dove un tempo erano soliti fare il bagno.

    Dappertutto, comunque, lei aveva avuto l’impressione di cozzare contro un muro di silenzio.

    Anche se sapevano dov’era finito Andrés, tutti custodivano quel segreto. Essendosi presentata con il suo cognome da ragazza, non aveva suscitato né interesse né curiosità, e le persone cui si era rivolta l’avevano presa per un’eccentrica. E non avevano tutti i torti, perché lei aveva detto di conoscere Andrés Sánchez ma non il suo indirizzo. Non aveva usato il nome dei Sánchez perché non voleva che Andrés sapesse in anticipo della sua presenza a Nassau. Forse era ridicolo e presuntuoso da parte sua, ma ci teneva a coglierlo di sorpresa.

    E poi, dopo aver passato ore all’azienda di soggiorno a consultare l’elenco degli alberghi e dei locali notturni, aveva deciso di andare al casinò di Punta St. Auguste, l’unico nome che le dicesse qualcosa. Ricordava che qualche anno prima Andrés le aveva parlato di quella zona per dire che era ideale per costruirci un locale notturno. Forse, nel frattempo, aveva realizzato quel progetto. Le sue ricerche le avevano dato ragione: Andrés era effettivamente il proprietario del casinò.

    Spense la sigaretta in un portacenere a forma di conchiglia e vuotò il bicchiere. Ormai si era convinta che gli schiamazzi provenienti da alcuni tavoli non avrebbero attirato l’attenzione della direzione. Doveva quindi decidersi ad andare lei stessa nell’ufficio del direttore e chiedere se Andrés c’era. Adesso o mai più.

    Le si sarebbe presentata un’altra occasione? Non poteva continuare a stare lì a bere un bicchiere dopo l’altro. Il cameriere cominciava a guardarla incuriosito. Senza dubbio l’aveva presa per una scroccona o una ladra attirata da tutta la ricchezza presente. Gli orecchini e la collana della sua vicina dovevano valere una piccola fortuna. Rachel gettò un’occhiata al suo unico gioiello, il solo che avesse conservato: un bracciale d’oro che ravvivava la sua semplice tunichetta nera.

    Un uomo che la osservava a sua insaputa da qualche istante, nascosto dietro i rami di alcune piante rampicanti si avvicinò al tavolo e le chiese a bassa voce: «Aspetta qualcuno, signora?».

    Rachel alzò gli occhi lasciando trasparire una certa irritazione. Subito, un’espressione di profonda sorpresa si dipinse sul viso dell’uomo che si sedette davanti a lei come spinto da una forza irresistibile.

    «Rachel!» esclamò. «Che cosa fai qui?

    Finalmente un viso familiare, pensò lei con sollievo ma anche con un certo risentimento. Ormai non poteva evitare che Andrés sapesse della sua presenza e la speranza di coglierlo di sorpresa era sfumata.

    «Salve, Ramón» disse con un sorriso forzato. «Come stai?»

    «Benissimo, grazie» rispose lui. E continuò con impazienza: «Ti ho chiesto che cosa fai alle Bahamas. Andrés sa che sei qui?».

    Rachel alzò le spalle.

    «Tuo fratello non sa sempre tutto, Ramón.»

    «È vero» ammise Ramón, chinandosi verso di lei. «Già, effettivamente, come potrebbe saperlo? È tornato solo ieri da un viaggio negli Stati Uniti. Ma da quando sei qui?»

    Rachel rispose con un’altra domanda: «E tu, perché sei qui? Per caso o perché ci lavori?».

    «Sono io il responsabile del casinò» rispose Ramón di malavoglia. «E praticamente sono qui tutte le sere. Non ti nascondo che il cameriere ti ha notato e ti tiene d’occhio da un po’.»

    Rachel fece un risolino, ma disse: «È piuttosto sospettoso, non ti pare?».

    «Sì» ammise Ramón. «Ma lo sai. È indispensabile esserlo. Non si è mai troppo prudenti.» Si alzò di scatto. «Non possiamo parlare qui. Andiamo nel mio ufficio.»

    Rachel arrossì lievemente.

    «È Andrés che voglio vedere.»

    «Lo sospettavo.»

    Rachel aggrottò la fronte.

    «Lo sospettavi? Un Sánchez non può pensare che io mi trovi a New Providence per un altro motivo che non sia vedere suo fratello?»

    Posando le mani sul tavolo, Ramón si piegò in avanti.

    «No, non in questo momento.»

    «In questo momento?» Rachel era sempre più meravigliata. «Che cosa vuoi dire?»

    «Non fare la finta tonta con me, Rachel. Su, vieni, non possiamo parlare qui.»

    «E se rifiutassi?»

    «Allora non vedrai Andrés.»

    Rachel strinse le labbra. Sapeva che Ramón diceva la verità e che quella era la sua ultima possibilità di raggiungere il suo scopo. Con un sospiro di rassegnazione, prese borsa e guanti e si alzò.

    «Benissimo» disse. «Ti seguo.»

    «Ne ero sicuro» commentò Ramón.

    Scesero gli scalini che portavano al casinò, le cui luci sfavillanti contrastavano con l’illuminazione discreta del ristorante. Il rumore era assordante, e Rachel si chiese come facessero i giocatori a seguire il gioco. I camerieri, con vassoi pieni di bicchieri, andavano avanti e indietro sulla folta moquette cosparsa di mozziconi di sigaretta. L’atmosfera fumosa era densa di profumi.

    Giunto in fondo alla sala da gioco, Ramón aprì una porta con la scritta Privato e fece un cenno con la testa ai due uomini di guardia all’ingresso. Rachel rabbrividì. Ricordava bene le sbarre di quella gabbia dorata.

    La stanza era arredata con gran lusso. Su un’enorme scrivania era schierato un vero e proprio battaglione di telefoni e in un angolo un piccolo bar era fornitissimo di bottiglie. Ramón le porse un bicchiere, ma lei rifiutò, accettando invece una sigaretta. Lui si versò da bere, passò dietro la scrivania e la guardò attentamente.

    «Non vuoi sederti?» le chiese, indicandole una comoda poltrona.

    Dato che le gambe le tremavano, Rachel obbedì.

    Ramón si sedette a sua volta e disse: «Sei sempre bella, Rachel! Ma non hai bisogno di sentirtelo dire, vero?».

    Lei tenne la testa bassa.

    «Dov’è Andrés?» domandò con voce incolore.

    Alzando le spalle, Ramón si sistemò meglio nella sua poltrona.

    «Che cos’hai fatto in questi cinque anni?»

    Rachel strinse le labbra.

    «Dov’è Andrés?» ripeté sottovoce.

    Con un sorso, Ramón vuotò a metà il suo bicchiere.

    «Non credo che voglia vederti» dichiarò glaciale.

    Rachel alzò la testa.

    «Chiediglielo lo stesso» suggerì seccamente.

    Ramón finì il suo bicchiere e

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