Incantesimo d'amore: Harmony Collezione
Di Anne Mather
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Info su questo ebook
Rachel Claiborne è bionda e bellissima, ma stanca di essere giudicata solo per il suo aspetto esteriore non si lascia avvicinare da nessuno. In quel momento, nella sua vita, c'è posto solo per una cosa: rintracciare sua madre, che ha abbandonato la famiglia trasferendosi nel paradiso di St Antoine, splendida isola dei Caraibi. E in un attimo il magico fascino di quei luoghi dispiega il suo influsso anche su Rachel, materializzandosi nell'irresistibile Matt Brody. Per la prima volta nella sua vita, Rachel vorrebbe donarsi a un uomo, ma c'è qualcosa che glielo impedisce.
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Anteprima del libro
Incantesimo d'amore - Anne Mather
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Innocent Virgin, Wild Surrender
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2010 Anne Mather
Traduzione di Anna Vassalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-669-2
1
«È la prima volta che viene a St Antoine?»
Rachel, concentrata sugli splendidi ibischi che rallegravano l’edificio dell’aeroporto, rivolse al tassista un’occhiata confusa.
«Come? Oh, sì. È la prima volta che vengo ai Caraibi» ammise. «Non posso credere di essere davvero qui...»
Non era forse la verità?, pensò. Una settimana prima non avrebbe mai immaginato quella vacanza imprevista nei paesi tropicali. Ma questo prima che suo padre le rivelasse che la moglie se n’era andata. Sara Claiborne, a quanto pareva, si era allontanata da casa abbandonando il marito, per recarsi nella piccola isola di St Antoine da un uomo che aveva conosciuto anni prima.
«Ti ha detto quando sarebbe tornata?»
Rachel aveva cercato di essere razionale, ma suo padre era stranamente cupo.
«Vuoi dire se tornerà?» aveva borbottato con amarezza. «E se non tornerà, non so proprio cosa farò.»
Rachel non riusciva a crederci. Pur convinta che il matrimonio dei genitori fosse solido, in alcune occasioni aveva avuto qualche dubbio. In particolare, a causa dell’atteggiamento della madre nei suoi confronti, quasi che la figlia non fosse un problema suo. Ma, anche se talvolta era stato difficile digerirlo, l’aveva attribuito alla diversa visione che avevano della vita.
Eppure era convinta che Sara e Ralph Claiborne si amassero e che, a differenza di quello di alcuni amici e vicini, il loro matrimonio mai sarebbe andato a monte a causa di divergenze o, peggio, di infedeltà.
Ma, in realtà, cosa ne sapeva? A trent’anni non era sposata ed era ancora vergine, quindi qualsiasi considerazione non era basata sull’esperienza.
«Chi è quest’uomo?» aveva chiesto, ma suo padre era stato reticente.
«Si chiama Matthew Brody» si era limitato a rispondere. «È un uomo che conosce... da tanto tempo, come ti ho detto.» Si era interrotto, prima di far scoppiare la bomba. «Voglio che tu vada a riprenderla, Rachel. Devi riportarla a casa.»
Rachel l’aveva fissato incredula. «Io?» aveva domandato. «Perché non vai tu a cercarla?»
«Perché non posso.» Ralph Claiborne l’aveva guardata al di sotto delle palpebre socchiuse. «Non posso proprio. Immagino che tu lo capisca, Rachel. Cosa farei se rifiutasse?»
Quello che farei io, suppongo, aveva pensato Rachel afflitta. Ma capiva suo padre. Chiunque fosse quest’uomo, suo padre lo vedeva come una minaccia per il suo matrimonio... e come poteva rifiutarsi di aiutarlo quando la posta in palio era tanto alta?
La stupiva che sua madre avesse deciso di incontrarsi con lui ai Caraibi, e quando aveva chiesto spiegazioni, suo padre le aveva detto che Matthew Brody abitava a St Antoine. Ma la turbava soprattutto non aver mai intuito l’abisso che si era creato tra i suoi genitori, al punto da sfociare in una situazione del genere.
Per la verità, non era mai stata molto vicina a sua madre. Non condividevano gli stessi interessi e non amavano le stesse cose. Con suo padre era diverso, probabilmente perché non si era aspettata tanto da lui.
Ripensando al resto della conversazione, Rachel trasse un sospiro. L’obiezione che aveva addotto di non potersi assentare dal lavoro al giornale locale era caduta nel vuoto.
«Ne parlerò io con Don» si era affrettato a tranquillizzarla suo padre. «Gli spiegherò che Sara ha bisogno di riposo e, poiché io non posso lasciare l’ufficio, ho chiesto a te di accompagnarla. Non ti rifiuterà due settimane di ferie non pagate, dopo che hai lavorato ininterrottamente quando tutti gli altri erano a casa con la febbre.»
«Sono stata fortunata» aveva protestato Rachel, ma non era servito a niente.
Suo padre era stato compagno di scuola di Don Graham, e per questo si attribuiva il merito di aver trovato un impiego alla figlia. E, in effetti, forse era così, anche se Rachel preferiva credere di essere stata assunta per le proprie capacità.
Inutile aggiungere che suo padre era stato fedele alla parola. Il mattino successivo Don Graham l’aveva convocata nel proprio ufficio, per comunicarle che da quel momento un’altra ragazza l’avrebbe sostituita nel reparto pubblicità.
«Ho saputo che tua madre non è stata bene tutto l’inverno» aveva esordito, e Rachel era arrossita. «Ti concedo due settimane di ferie. Ma che non diventi un’abitudine, eh?»
E adesso era lì, a tremila miglia da casa, senza la minima idea di come gestire la situazione. Era certa che sua madre amasse suo padre, ma non sapeva se questo amore avrebbe resistito di fronte a un’altra simpatia. E chi era quest’altra simpatia... questo Matthew Brody? E perché provava un brutto presentimento all’idea di rivedere sua madre?
«È qui in vacanza?»
Il tassista aveva voglia di chiacchierare, voleva mostrarsi amichevole. Ma, buon Dio, come poteva rispondere a questa domanda quando aveva l’impressione di essere sull’orlo di un precipizio?
«Uhm... in vacanza?» Si umettò le labbra aride. «Be’, immagino di sì.»
Non era la risposta giusta, lo intuì dallo sguardo che incontrò il suo nello specchietto retrovisore. L’espressione dell’uomo era curiosa e cauta insieme, e Rachel immaginò che si stesse chiedendo che tipo di svampita fosse quella turista.
Per distrarsi riportò l’attenzione al panorama. La strada era stretta e sterrata, ma l’oceano che lambiva una sabbia quasi bianca al di sotto della fitta vegetazione era un sollievo per lo spirito. In qualsiasi caso le era stata offerta un’esperienza nuova, del tutto inaspettata, e doveva trarne vantaggio.
Non aveva mai sentito parlare di St Antoine prima che suo padre vi facesse riferimento. Faceva parte di un gruppo di piccole isole di fronte alla costa della Giamaica, vicina alle Cayman. Una manciata di montagne, scogliere, vegetazione lussureggiante dove, a parere di suo padre, l’unica ricchezza derivava dal caffè, dalla canna da zucchero e, ovviamente, dal turismo.
«Si ferma a lungo?»
«Due settimane.»
Se non altro a questo proposito Rachel poteva essere onesta. Be’, a meno che sua madre non la rispedisse via appena vista. Era una possibilità da tenere in considerazione, e lei non sapeva come avrebbe reagito in questa circostanza.
Ma si sarebbe fatta forza, si disse. Suo padre le aveva riservato una stanza nell’unico albergo di St Antoine e non c’era motivo che sprecasse la prenotazione.
Tra l’altro, era stata fortunata: aveva ottenuto una camera soltanto perché qualcuno, all’ultimo momento, aveva annullato il soggiorno.
«Pratica qualche sport acquatico?»
Il tassista era deciso a sapere qualcosa in più su di lei e Rachel fece una smorfia.
«Mi piace nuotare» ammise.
«Non c’è molto altro da fare a St Antoine» proseguì imperterrito l’uomo. «Non ci sono né cinema, né teatri, né night club per gli appassionati del genere.»
«A me non interessano» mormorò Rachel.
Bene, il tassista aveva resistito dieci minuti buoni prima di fare un riferimento indiretto alla sua persona. Dubitava che l’anziano conducente provasse interesse per lei, ma restava il fatto che l’aveva associata a quel tipo di turista patito della vita notturna che si può trovare più facilmente all’Avana o a Kingston.
Rachel sorrise. Un secolo prima commenti impliciti o espliciti sul suo aspetto fisico le avevano insegnato a ignorare qualsiasi riferimento al suo viso e alla sua figura. D’accordo, era alta poco meno di uno e ottanta, bionda, con seno prosperoso e gambe lunghe, e allora? Non le piaceva il proprio aspetto, e nemmeno come la guardavano gli uomini. Probabilmente per questo era ancora single, decisa a restarlo per l’immediato futuro.
Quando era più giovane si preoccupava per la propria altezza e per l’aspetto. Avrebbe voluto essere più piccola, scura, simile a sua madre.
Gli anni del college l’avevano convinta che i ragazzi non guardano mai oltre l’ovvio. Lei era bionda, quindi un’oca, con un quoziente intellettivo pari alla taglia del reggiseno.
«È lontana la città?» domandò sporgendosi in avanti, decisa ad approfittare della loquacità del tassista per porre qualche domanda.
«Non molto» rispose mentre evitava un carretto trainato da un mulo, con un carico precario di piante di banana.
«Scende al Tamarisk, vero?»
«Esatto.» Rachel era grata per l’opportunità di discutere della destinazione. «Deve essere un albergo piccolo. Sarà al completo in questo periodo, no?»
«Oh, certo.» L’uomo annuì vigorosamente. La piccola statua della madonna appesa allo specchietto ondeggiò approvando. «Gennaio e febbraio sono i mesi migliori. Ovviamente abbiamo turisti anche in estate, ma quando è inverno in Inghilterra e negli Stati Uniti i turisti sono molto numerosi.» Fece una pausa. «Come lei.»
Rachel non commentò. Stava studiando come introdurre l’argomento di Matthew Brody. L’isola era piccola e probabilmente il tassista aveva sentito quel nome.
La strada ora piegava verso l’interno e Rachel ammirò la vegetazione. Alberi, cespugli, fiori in un’esplosione di colori. Persino a pomeriggio inoltrato la luce del sole era accecante.
Ormai dovevano essere vicini alla città di St Antoine perché lungo la strada c’erano alcuni negozi con insegne del genere panini, o gelati artigianali.
La strada ora era divisa in due corsie da un filare di palme. Si scorgevano negozi e case con buganvillee che ornavano ogni balcone. Rachel notò anche dei gelsomini e degli oleandri al di là delle cancellate e molti visi di abitanti dell’isola che la guardavano con curiosità.
«Uhm... mi chiedo se lei conosce un certo Matthew Brody» buttò là alla fine, sapendo di non poter sprecare altro tempo. Tra poco sarebbero stati all’albergo e l’occasione sarebbe sfumata.
«Vuol dire Jacob Brody?» Il tassista non attese che lei lo correggesse prima di proseguire. «Certo, tutti lo conoscono, dal momento che lui e suo figlio possiedono la maggior parte dell’isola.»
Rachel sbarrò gli occhi. Suo padre non le aveva detto niente dei Brody. Lei si era fatta l’idea che questo Matthew Brody fosse una sorta di playboy. Che lui e sua madre avessero una storia.
«Io...»
Stava per chiedere se Jacob Brody fosse imparentato con Matthew Brody, quando il taxi superò una cancellata. Davanti a sé scorse quello che doveva essere il Tamarisk Hotel. Una struttura a due piani con davanti una fontana.
«Eccoci.»
Il tassista