Il ritorno del brasiliano: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Il giocatore di Polo Dante Baracca è convinto che l'organizzatrice di eventi Karina Marcelos sia la donna giusta al momento giusto. È a lei infatti che intende affidare la gestione della finale della prestigiosa Gaucho Cup. Ma la professionista seria e formale che ha appena assunto è solo la versione sbiadita della brillante ragazza che aveva frequentato anni prima. Adesso, l'unico obiettivo di Dante è scoprire cosa le è successo, prima di scendere in campo per giocare la partita del secolo!
Disponibile in eBook dal 20 gennaio 2021
Susan Stephens
Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.
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Anteprima del libro
Il ritorno del brasiliano - Susan Stephens
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1
«Tu hai dato la mia disponibilità per fare... cosa?»
Karina Marcelos sollevò una mano per proteggersi gli occhi dai brillanti raggi del sole, poi lanciò uno sguardo incredulo a suo fratello. Erano sul terrazzo al piano attico dell'albergo di Luc, il fiore all'occhiello della catena Marcelos, con Rio de Janeiro che si estendeva ai loro piedi. Vero, Luc era uno dei cattivi ragazzi del polo, ed era spregiudicato e determinato quando si calava nel ruolo di dirigente d'azienda, ma era sempre stato molto attento ai suoi sentimenti, ragionò.
«Perché tante storie?» replicò Luc, stringendosi nelle spalle. «Tu sei la scelta più ovvia. Nessuno potrebbe organizzare gli eventi per la finale del campionato di polo meglio della mia qualificata sorella» argomentò, poi si accinse a rientrare nel suo ufficio.
«Aspetta un attimo» gli intimò Karina, seguendolo. «Adesso tu dovrai ritirare la mia candidatura.»
Sbuffando, Luc si accomodò sulla poltrona posta dietro alla sua scrivania. Non era abituato a essere contraddetto, salvo che a farlo fosse la sua amata moglie.
«Non sto scherzando» insistette Karina. «Sono oberata di lavoro. Potrei dedicare al tuo progetto non più di un paio di settimane, ed entrambi sappiamo che non basterebbero» affermò. Però non era del tutto sincera, ammise con se stessa.
Aveva la possibilità di trovare il tempo necessario e la capacità di trasformare l'evento in un successo, ma c'erano altri motivi che la spingevano a tirarsi indietro.
«Troppo tardi» commentò Luc. «I manifesti sono stati già stampati, il tuo nome è nel comitato organizzativo. E poi, quando ti ho proposta alla squadra, i ragazzi hanno fatto salti di gioia.»
La squadra, la mitica Thunderbolt, annoverava nelle sue fila i più celebri, scalmanati campioni di polo. Luc era uno dei pilastri, come Dante Baracca, il capitano, che però era anche l'ultima persona al mondo con cui lei avrebbe voluto trovarsi faccia a faccia, pensò Karina. Purtroppo quell'anno proprio Dante avrebbe ospitato nella sua fazenda la finale della Gaucho Cup.
Come poteva replicare?, si chiese Karina. Non voleva far insospettire suo fratello, ma inventare un pretesto plausibile per giustificare il suo rifiuto non era un'impresa facile. Così come non era facile ignorare quel brivido di consapevolezza che le increspava la pelle al solo pensiero di ritrovarsi accanto a Dante.
«Ho bisogno che tu faccia questo per me, sorellina.»
«Capisco che il torneo sia molto importante, però ci sono tanti miei colleghi che sarebbero più che felici di sostituirmi.»
«Ma non sono bravi quanto te» puntualizzò lui. «Inoltre tu conosci il nostro mondo.»
Karina si voltò verso la vetrina che conteneva le coppe vinte da suo fratello. Accanto, quasi a sottolineare che sarebbe stato difficile, se non impossibile, tirarsi fuori da quel pasticcio, c'era un trofeo che le apparteneva, e che le era stato assegnato per i suoi meriti dall'associazione internazionale degli organizzatori di eventi. Un trofeo di cui Luc andava orgoglioso così come dei suoi.
«Devi darmi subito una risposta.»
«E tu devi concedermi un po' di tempo per pensarci...» borbottò lei.
«Cosa c'è da pensare?» ribadì Luc, appoggiandosi alla spalliera della poltrona. «Quest'incarico è senza dubbio il più prestigioso che ti sia mai stato offerto, quindi qual è il tuo vero problema?»
Adorava suo fratello, ma lui davvero non aveva idea di cosa le stava chiedendo. Aveva evitato un confronto con Dante per molti buoni motivi, non ultimo il fatto che l'uomo era al cento per cento gelida arroganza. Era riuscita a non incrociarlo alle partite di polo, anche se era stata costretta a subire la sua presenza quando Luc ed Emma si erano sposati, ma poi era sempre stata molto attenta a mantenere le debite distanze da lui. Se ora avesse accettato l'incarico, ogni tattica diversiva sarebbe stata inutile. «Avresti dovuto almeno consultarmi prima di dare la mia disponibilità» puntualizzò Karina.
«In questo caso accetta le mie scuse. Sai, ero convinto che saresti stata entusiasta della mia proposta» aggiunse lui, scuotendo il capo. «Tu sei la migliore del tuo campo a Rio, a chi altri avrei dovuto rivolgermi?»
Suo fratello aveva ragione, gestire la finale del campionato era una sfida professionale anche troppo allettante. Purtroppo, l'uomo con cui avrebbe dovuto collaborare era la sua personale spina nel fianco. «Dante Baracca è un dittatore presuntuoso, del tutto privo del senso dell'umorismo» borbottò Karina fra sé.
«Dante Baracca è un brillante uomo d'affari.»
«E io cosa ho appena detto?»
«Perché non ti decidi a sputare il rospo?» insistette Luc. «Perché è ovvio che mi nascondi qualcosa» la incalzò quando non ottenne risposta. «Conosco Dante da anni, gioco con lui nella stessa squadra. Lo saprei se ci fossero delle ombre nel suo passato. A meno che tu non creda a quello che la stampa scandalistica racconta sul suo conto...»
«Non ho paura di lui, se alludi a questo» dichiarò Karina, puntando il mento in avanti. «E per quanto riguarda la sua reputazione, Dante è il diavolo in persona, se vuoi dare ascolto ai giornali. Comunque, anche se per me non è un problema lavorare con un individuo simile, ritengo che mio fratello mi dovrebbe fare almeno la cortesia di permettermi di rifiutare l'incarico.»
Luc scosse la testa.
«No, non è proprio possibile. Troppi soldi sono stati già investiti nella pubblicità perché tu adesso possa cambiare idea. Fai questo per me» disse, lanciandole un'occhiata dolce che avrebbe sciolto cuori molto più duri del suo, «e non ti chiederò più nulla.»
«Nulla, fino alla prossima volta?»
«Davvero non sapevo che tu potessi essere tanto irragionevole.»
«Stai tranquillo, vedrai che ci inventeremo qualcosa» promise lei.
«Non c'è proprio nulla da inventarsi. Io voglio te, Dante vuole te.»
Di questo, ne dubitava, pensò Karina, la mente già al lavoro. Se i manifesti erano stati stampati, allora lei avrebbe dovuto farne produrre degli altri in cui si annunciava la sua sostituzione. Doveva scegliere un professionista in gamba, uno apprezzato nel mondo del polo, decise. Non voleva il lavoro, tuttavia avrebbe fatto del suo meglio affinché tutto filasse liscio per Luc e la sua squadra.
«Se sei preoccupata per la reputazione di Dante, allora ricordati che la sua vita privata non ti riguarda» sottolineò Luc. «Inoltre lui non avrà la possibilità di starti troppo fra i piedi, perché sarà sempre circondato da decine di ammiratrici.»
«Grazie per la rassicurazione...» borbottò Karina. In questo però suo fratello non sbagliava, c'erano sempre tante belle ragazze che seguivano le partire di polo, pronte a civettare con i giocatori.
«Sei mia sorella» dichiarò Luc, come se quel concetto in sé bastasse per renderla immune dall'attenzione maschile. «Dante desidera avere con te esclusivamente un rapporto di lavoro, e spero davvero che tu abbia abbastanza buonsenso da volere la stessa cosa.»
«Ovvio. Chi pensi che io sia?»
«Una donna bellissima e di successo, che non penserebbe mai a Dante Baracca in termini diversi da amico d'infanzia e mio compagno di squadra.»
«Oltre che a un uomo da evitare accuratamente...» mormorò Karina.
«Questo cosa dovrebbe significare?» s'informò Luc, il tono velato di sospetto.
«Non devono piacermi per forza tutti i tuoi compagni di squadra.»
«Ma non devi nemmeno detestarli. Firma il contratto, sorellina. Non ho più intenzione di aspettare.»
Dunque doveva condannarsi a lavorare con Dante ogni giorno?, rifletté Karina. Però poteva sacrificarsi per Luc, considerando tutto quello che suo fratello aveva fatto per lei. In pratica l'aveva cresciuta dopo la morte dei loro genitori e si era impegnato tanto nel compito, con qualche piccola eccezione. Il lavoro e le sue vicende personali a volte lo avevano distratto al punto da concederle tutto il tempo sufficiente per cacciarsi nei guai.
Mentre lui le porgeva una penna, fu costretta a riconoscere che Luc contava più dell'orgoglio. Ora doveva soltanto lasciarsi il passato alle spalle, come le avevano consigliato di fare in ospedale. Certo, una collaborazione con Dante Baracca non era esattamente una prospettiva entusiasmante, ma suo fratello meritava questo, e molto altro.
Prese la penna e si chinò sulla scrivania per firmare. «Dovrei ringraziarti per aver scelto me» commentò.
Luc lasciò andare un sospiro di sollievo e sorrise. «La tua candidatura è stata accolta con favore da tutti, e poi credo che se io non avessi fatto il tuo nome, tu mi avresti tagliato la testa.»
«Forse» concesse lei. Almeno uno di loro due era felice, e per quello che la riguardava solo un incosciente avrebbe rifiutato un'opportunità simile. Di sicuro era il contratto più importante che le fosse mai stato offerto. Era il contratto.
Luc si alzò e girò intorno alla scrivania per abbracciarla. «Tanto rumore per nulla» scherzò. «Vedrai, farai un ottimo lavoro.»
Purtroppo Dante Baracca non era tanto rumore per nulla, pensò Karina mentre si districava dalla sua presa per arretrare di un passo. Tutti i componenti della squadra di polo Thunderbolt erano dotati di un fisico massiccio e imponente, e suo fratello non era un'eccezione, considerò osservandolo. Gli perdonava il suo voler essere sempre al comando, giustificava la sua continua ricerca di sfide. Gli voleva bene, e avrebbe fatto tutto per lui.
«Rammento che Dante ti dava il tormento quando eravamo ragazzi» disse Luc. «Infatti nessuno è stato più sorpreso di me quando l'hai eletto ospite d'onore alla festa del tuo diciottesimo compleanno.»
Karina sussultò, ma in qualche modo riuscì a incollare un sorriso alle labbra. «Le mie amiche avevano insistito tanto affinché lo invitassi» spiegò. «Comunque ne è passata di acqua sotto i ponti da allora.»
«Se lo dici tu» concesse Luc, «ma io non ti ho più vista insieme a Dante da quella sera, dunque immagino che debba aver fatto qualcosa per contrariarti. In ogni caso, ti consiglio di non pensarci più, in modo che tu possa concentrarti sul grande schema delle cose.»
Un grande schema pieno di insidie, rifletté Karina mentre si avvicinava alla finestra per sottrarsi agli occhi anche troppo attenti di suo fratello.
«Dante è la colonna portante della nostra squadra» dichiarò Luc, «e ospiterà la finale di campionato quest'anno. Credo che non dovrebbe interessarti altro.»
«Infatti» borbottò lei, lo sguardo rivolto alla finestra. Era la prima ad ammettere di essere stata piuttosto ribelle in passato, un passato di cui Dante aveva fatto parte. Lui però all'epoca aveva già avuto il suo buon numero di esperienze, lei invece era stata un'ingenua con la testa piena di sogni folli e anche romantici, e aveva pagato un alto prezzo per quello. Era stata costretta a crescere in fretta, e a imparare a seguire il buonsenso e non l'istinto. Così aveva abbandonato alcune abitudini, ma il danno era già stato fatto. Da allora, la sua vita era stata un continuo progresso, una vita dalla quale Dante era stato escluso.
«Mi rendo conto che questo è un incarico impegnativo, forse il più importante che ti sia mai stato affidato» affermò Luc, fraintendendo il suo silenzio. «Capisco se sei preoccupata, ma tu puoi farcela.»
«Sì, lo so» confermò lei, girandosi. «Non ti deluderò.»
«Non ho alcun dubbio al riguardo. E, credimi, nessuno pensa che collaborare con Dante sia un'impresa facile.»
«Tranne le tante donne che gli riscaldano il letto...» mormorò Karina.
«Perché tutta questa acredine? È successo qualcosa fra voi?» s'informò Luc, insospettito.
«Assolutamente niente» dichiarò Karina. Si appoggiò al davanzale ripensando a quando, anni prima, aveva pregato suo fratello di farle continuare gli studi all'estero, giustificando la sua richiesta con il desiderio di mettersi alla prova. Luc non aveva ipotizzato nemmeno per un istante che il suo vero scopo era