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Love game (eLit)
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E-book167 pagine2 ore

Love game (eLit)

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Info su questo ebook

Love and Lipstick 4
Partecipare a uno show è un'ottima opportunità di rilancio per l'immagine del milionario Logan McLaughlin e di Trinity Forrester, direttrice marketing dell'azienda cosmetica Fyra. I due hanno un accordo: offrire al pubblico la storia d'amore che desidera... l'unico problema è che è totalmente finta. Nella realtà si detestano. Eppure gli opposti si attirano e l'attrazione incontrollata esplode in una notte di passione.
La loro storia resta comunque a beneficio del pubblico e sembra finire con lo spegnersi delle telecamere, finché la finzione creata ad arte irrompe inaspettatamente nella realtà. Ora si tratta di scegliere tra i benefici derivanti dal successo dello show e un futuro insieme...
LinguaItaliano
Data di uscita1 giu 2021
ISBN9788830528239
Love game (eLit)

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    Anteprima del libro

    Love game (eLit) - Kat Cantrell

    978-88-3052-823-9

    1

    Logan McLaughlin detestava perdere.

    Così, naturalmente, il destino beffardo gli aveva donato la peggiore squadra professionista nella storia del baseball. La sconfitta era divenuta una forma d'arte in cui i Dallas Mustang sembravano determinati a primeggiare e lui era ormai a corto di idee su come aiutare il suo club a uscire dalla crisi.

    Essere il proprietario e il manager della squadra sarebbe dovuto essere uno dei suoi principali interessi. Suo padre aveva gestito un'azienda da milioni di dollari con facilità e alla perfezione per trent'anni. Doveva pure avere ereditato un po' delle capacità di Duncan McLaughlin, oltre al suo patrimonio e all'amore per il baseball.

    Le vendite dei biglietti per le partite in casa dei Mustang, però, affermavano il contrario. Una serie di sconfitte lunga un chilometro era stata l'unica ragione per cui aveva accettato la ridicola idea che la sua PR aveva suggerito, altrimenti non avrebbe mai pensato a un reality show.

    Aveva davvero toccato il fondo.

    Purtroppo, come la sua dipendente lo aveva informato, Logan aveva esaurito i tornei di golf di beneficenza che, comunque, non avevano incrementato la vendita dei biglietti. Oltre a partite vincenti – su cui stava lavorando – aveva bisogno del supporto del pubblico e subito.

    Il set di Exec-ution – un gioco di parole fra executive, dirigente, ed esecuzione capitale – brulicava di persone, così Logan si era sistemato in un angolo, sorseggiando una tazza di pessimo caffè. Si maledisse per non essersi fermato da Starbucks prima di recarsi allo studio televisivo, ma chi avrebbe mai immaginato che una produzione che richiedeva ai concorrenti di presentarsi alle cinque del mattino non avesse del caffè decente? Era intrappolato all'inferno, costretto a bere una schifosissima brodaglia.

    «Logan McLaughlin» chiamò una graziosa ragazza dello staff con un iPad sotto il braccio, guardandosi attorno. «Vuole accomodarsi?» lo invitò appena lo individuò tra gli altri concorrenti. «Stiamo per iniziare le riprese.»

    «No, grazie, preferisco stare in piedi» rifiutò lui con un sorriso formale.

    Le sedie erano per le persone di statura normale. Dai tempi del liceo, quando aveva raggiunto il metro e novantacinque, Logan non aveva mai trovato nulla di adatto a lui. Inoltre, gli piaceva controllare la situazione dall'alto.

    Un uomo di mezz'età dallo sguardo gentile gli fece un cenno.

    «Mi sembrava di averla riconosciuta. Sono un vecchio tifoso degli Yankee. La guardavo lanciare circa dieci anni fa. Giusto?»

    «Già» annuì con disinvoltura.

    Non faceva più parte degli Yankee da otto anni, ma chi contava più quanto tempo era trascorso da quando la carriera in cui aveva riversato anima e corpo era stata tragicamente interrotta da un intervento al gomito mal riuscito? A volte, il braccio gli doleva ancora, come se non avesse già ricordi sufficienti a rammentargli che i suoi giorni sulla pedana del lanciatore erano finiti.

    «Era un grande. Mi dispiace per il braccio.» L'uomo scosse la testa. «È un vero peccato che non possa mostrare uno dei suoi memorabili tiri ai Mustang. Ne avrebbero proprio bisogno.»

    Un vero peccato. Logan lo ringraziò chinando la testa. Gettò la tazza di carta nel cestino e incrociò le braccia al petto, riflettendo sul vuoto che il possesso di una squadra di baseball non aveva colmato.

    Era faticoso convincersi che i propri giorni di gloria fossero conclusi.

    Partite vinte, biglietti venduti. Questo avrebbe cancellato quella lacuna. E una volta vinto l'Exec-ution, i notiziari sportivi avrebbero avuto qualcosa da fare invece di trascinare il suo nome nel fango.

    La ragazza dello staff invitò altre persone ad accomodarsi attorno al tavolo. Sulla parete alle loro spalle, una foto dello skyline di Dallas faceva capolino da una finestra finta. Diversi membri della troupe erano indaffarati attorno alle telecamere, mentre alcuni tecnici, con le cuffie sulla testa, erano dietro il vetro della sala di controllo. Il conduttore dello show era seduto a capotavola, i capelli appena sistemati dal parrucchiere e un sorriso falso stampato sul viso.

    «Andiamo con lo spettacolo!» gridò la ragazza con l'iPad prima di sparire.

    «Salve a tutti!» salutò l'uomo dalla chioma gonfia e laccata. «Sono Rob Moore e sono qui per presentare Exec-ution, dove importanti manager competeranno a coppie in una sfida imprenditoriale per mostrare la propria abilità nel gestire un'azienda. I vincitori riceveranno centomila dollari che verranno donati in beneficienza. E i perdenti? Saranno giustiziati!»

    Logan alzò gli occhi al cielo nel momento in cui il presentatore batté la mano sul tavolo per simulare, sorridendo, la lama di una ghigliottina. Che squallore!

    In quell'istante, un trambusto nello studio attirò l'attenzione di tutti. Una donna dai capelli neri entrò a grandi passi sul set, seguita dalla ragazza dello staff e Logan dimenticò la banalità del programma per concentrarsi sul vero spettacolo. La nuova arrivata.

    Per usare una terminologia che gli era familiare, lei si muoveva come un giocatore esterno pronto per fermare un fuoricampo, rapida e determinata a non fare andare la palla oltre il muro.

    Se solo i ragazzi della sua squadra avessero avuto una briciola di quella grinta.

    Più si avvicinava e più diventava interessante. Sul lato sinistro della testa, i capelli presentavano una larga striscia rosa mentre, su quello sinistro erano stati rasati quasi a zero con un disegno asimmetrico che la faceva sembrare una squilibrata. Per non parlare del pesante trucco nero sugli occhi, stile Cleopatra, che lui trovava strano ma sexy.

    Desiderava attirare l'attenzione e ci riusciva benissimo. Indossando un attillato abito rosa shocking dalla scollatura vertiginosa, si aspettava che la gente la notasse.

    «Scusate il ritardo.» La sua voce roca vibrò in ogni fibra di Logan, come non gli accadeva da parecchio. Non dai tempi in cui era un campione ed era circondato da folle di ragazzine fanatiche di cui aveva approfittato meno di quanto avrebbe potuto.

    Quella signora in rosa era una vera bomba e molto altro ancora. Per qualcun altro, non per lui.

    Logan evitava quei tipi di donna come la peste perché nascondevano sempre brutte sorprese. Preferiva i tipi semplici, naturali e spontanei. Una versione più giovane della migliore donna al mondo: sua madre. Il che non significava che non apprezzasse una bella ragazza dalla voce bassa e sensuale.

    La signora in rosa scelse di rimanere in piedi, proprio come lui, nonostante ci fossero posti liberi e lei indossasse scarpe dal tacco vertiginoso e di certo poco comode.

    «Ho tentato di spiegarle che avevamo già iniziato le riprese» bisbigliò frustrata la ragazza a Rob Moore. «Ma non ha voluto sentire ragione.»

    «È tutto a posto» la tranquillizzò il presentatore, forzando un sorriso. Spostò diverse volte lo sguardo fra la nuova arrivata e Logan. «Oh, mi piace. La ragazzaccia che incontra il tipico giovanotto americano. Gli spettatori impazziranno.»

    «Prego?» Logan guardò la propria maglietta blu con il logo dei Mustang e i jeans, poi fissò l'eccentrica brunetta. «Vuole mettermi in coppia con lei? Non se ne parla.»

    Non era possibile. Non stava accadendo a lui. Invece Moore si era già rivolto a un'altra coppia. Oddio, no, pensò osservando la signora in rosa che incrociava le braccia sotto un seno spettacolare, sospingendolo un po' fuori dalla scollatura. Spostò lo sguardo quando lei prese a battere il piede a terra.

    «Che cosa è che la disturba nel fare coppia con me?» esordì con tono aspro. «Crede che non ci sappia fare negli affari perché ho un piercing sulla lingua? È una stupidaggine e lei lo sa benissimo.»

    Un piercing sulla lingua? All'improvviso, la mente di Logan venne pervasa da diverse immagini indecenti di loro due, nudi, mentre lei gli mostrava gli orizzonti erotici che la sua bocca era in grado di offrirgli.

    A fatica cercò di tornare alla realtà. Ecco perché preferiva le donne poco appariscenti, poco truccate, poco eccitanti. Poco tutto.

    «Non l'ho nemmeno notato» la informò con estrema sincerità. «Le mie obiezioni non hanno certamente a che fare con lei.»

    Quella, invece, era una bugia bella e buona. Lei era la distrazione fatta persona ed era necessario che gli venisse assegnato un altro compagno di squadra.

    Per qualche motivo che gli sfuggì, la donna rise e quel suono argentino vibrò nelle viscere di Logan.

    «Percepisco le balle a metri di distanza. E, comunque, si guardi attorno. Le coppie sono state già formate. Possiamo attenerci al programma?»

    Gli pose una mano sul petto e lo sguardo di Logan cadde inevitabilmente sulle lunghe unghie laccate di blu che assomigliavano ad artigli.

    «Io sono pronto» ribatté, cercando di non registrare quel guizzo elettrico che gli trasmetteva il suo tocco. «La domanda è, lei lo è? Non sono io quello che è arrivato in ritardo.»

    «Le cinque del mattino sono un orario impossibile e poi ho tardato solo un quarto d'ora. Che cosa vuole che sia?»

    Sospirò, poco propenso a continuare quella sterile discussione. «D'accordo, è perdonata. Quale ha detto che è la sua azienda?»

    «Non l'ho fatto. Come ha detto di chiamarsi?»

    E dire che sua madre gli aveva insegnato l'educazione. Ma quel lancio a effetto dai capelli rosa gli aveva fatto perdere di vista la buona creanza. Le porse la mano. «Logan McLaughlin. Proprietario e manager dei Dallas Mustang

    «Il suo campo è lo sport, quindi. L'abbigliamento informale me lo aveva suggerito.» Lo scrutò dalla testa ai piedi prima di stringergli la mano.

    Nel momento in cui le loro dita si sfiorarono, lui fu percorso da una violenta scossa che gli risvegliò i sensi assopiti. Erano secoli che non provava qualcosa del genere. Notò che lei socchiudeva gli occhi, fissandolo attraverso le lunghe ciglia nere come se avesse avvertito la medesima sensazione.

    «Possiedo anche abiti eleganti» borbottò, riluttante a porre fine a quel contatto. «Ma preferirei girare nudo piuttosto che indossarne uno.»

    Cosa diavolo stava facendo? Frena, McLaughlin. Quella donna era l'opposto del suo tipo e flirtare con lei avrebbe portato al disastro, soprattutto dal momento che avrebbero dovuto focalizzarsi sulla vittoria. Purtroppo, aveva il sentore di essersi già incamminato verso una pessima china.

    «Anch'io adoro stare nuda.» La sua voce era tornata a essere rauca e bassa. «Trinity Forrester. Sì, proprio come la Santa Trinità, la ragazza di Matrix e come il fiume. Ho già sentito ogni battuta, perciò se le risparmi.»

    «Immagino che non mi sia permesso domandarle se lei sia religiosa.»

    La donna sorrise, sporgendosi e inondandolo del proprio profumo esotico. «Se mai lo facesse, riceverebbe la mia risposta standard. Ogni uomo nel raggio di dieci metri deve trattarmi come una dea. Può iniziare ad adorarmi.»

    Le sarebbe piaciuto. Ne era più che sicuro. Ma se dovevano giocare insieme, avrebbero fatto meglio a chiarire alcuni punti. Nessun tentativo di seduzione. Niente sguardi languidi o toni sensuali di voce. Era Logan a dettare le regole del gioco e la signorina Ho-già-sentito-ogni-battuta avrebbe fatto meglio ad attenersi a esse. Il tacco dodici era facoltativo.

    Le telecamere catturarono ogni parola della loro conversazione. Perfetto. Più gli operatori stavano sintonizzati su Trinity, più i produttori avrebbero unito il suo nome alla Fyra Cosmetics. Non avrebbero potuto ottenere una pubblicità migliore e l'azienda aveva bisogno del sostegno positivo della stampa.

    Trinity Forrester se la sarebbe guadagnata a ogni costo. Non poteva permettere che accadesse nulla all'azienda che aveva fondato insieme alle sue tre più care amiche, trasformando un sogno in realtà. Per colpa di un sabotatore interno, la Fyra stava per affondare. Come direttrice commerciale, aveva preso in maniera personale la pubblicità negativa. Stava a lei porre fine a quella fase avversa. E lo show Exec-ution era il primo passo del suo piano.

    In altre condizioni, sarebbe stata nel proprio ufficio a lavorare sulla campagna della Formula 47, il nuovo prodotto che speravano di lanciare nelle prossime settimane.

    Il signor McLaughlin sembrava non essere intenzionato a lasciare la sua mano. Altro punto a suo favore. Più lui era stregato, più sarebbe stato facile prendere le redini della situazione. Non esisteva un maschio adulto che non volesse portarla a letto, cosa che comunque non disdegnava. Il sesso era l'unica cosa interessante che un uomo avesse da offrire.

    Sorrise a Logan. Nelle vene di quel marcantonio scorreva del buon, vecchio sangue texano. Con quei lunghi capelli castani

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