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La vita come un puzzle
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E-book162 pagine2 ore

La vita come un puzzle

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Info su questo ebook

Giada, in lotta perenne con i suoi figli, Andrea ed Aurora, si reca in una località marina per ricostruire la propria vita dopo la perdita del marito Giorgio. Aurora in profonda crisi adolescenziale non le dà tregua. Il loro rapporto è come una mina vagante nella vita quotidiana. Giada spera ardentemente di ritrovare la serenità perduta ed un equilibrio con i propri figli.
La conoscenza di Edoardo, affascinante veterinario, con un doloroso passato alle spalle, mette a dura prova i suoi sentimenti. Cercando di aiutarla a gestire la complicata situazione in cui si trova,  riuscirà Edoardo  a cambiarle il corso della sua esistenza? Per Giada, a cui sta a cuore il ruolo di madre, non è semplice lasciarsi travolgere dalle emozioni ed anteporre la propria felicità a quella dei figli.
LinguaItaliano
Data di uscita12 gen 2022
ISBN9788893472166
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    Anteprima del libro

    La vita come un puzzle - Ornella Beretta

    cover.jpg

    Ornella Beretta

    LA VITA COME UN PUZZLE

    Prima Edizione Ebook 2022 © R come Romance

    ISBN: 9788893472067

    Immagine di copertina su licenza Adobestock.com, elaborazione Edizioni del Loggione

    img1.png

    www.storieromantiche.it

    Edizioni del Loggione srl

    Via Piave 60

    41121 Modena – Italy

    romance@loggione.it

    http://www.storieromantiche.it    e-mail: romance@loggione.it

    img2.jpg

    La trama di questo romanzo è frutto della fantasia dell’autore.

    Ogni coincidenza con fatti e persone reali, esistite o esistenti, è puramente casuale.

    Ornella Beretta

    LA VITA

    COME UN PUZZLE

    Romanzo

    INDICE

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    X

    XI

    XII

    XIII

    XIV

    XV

    XVI

    XVII

    XVIII

    XIX

    XX

    XXI

    XXII

    XXIII

    XXIV

    XXV

    L’autrice

    Catalogo

    I

    Giada aveva da poco lasciato l’autostrada e stava imboccando a tutta velocità una provinciale che l’avrebbe condotta verso il mare.

    Non vedeva l’ora di arrivare. Le lunghe ore trascorse alla guida iniziavano a farsi sentire, aveva le ossa indolenzite e gli occhi pesanti. Pregustava già una lunga doccia, una sostanziosa colazione ed una giornata di puro relax.

    Aveva viaggiato tutta la notte per essere lì a quell’ora del mattino. Ormai era l’alba, il buio intenso della notte se ne stava andando per lasciare il posto ai primi sprazzi di luce. L’aria era ancora fresca e si stava bene chiusi nell’auto con un pullover sulle spalle.

    Un lieve movimento sul sedile posteriore la fece voltare. I suoi figli stavano ancora dormendo avvolti in un coloratissimo plaid. Aurora aprì leggermente gli occhi e con voce impastata le chiese se fossero arrivate.

    «Dormi ancora, tesoro, dovremmo esserci fra circa un’ora. Ti sveglierò io.»

    La risposta fu un incomprensibile mugugno prima di chiudere nuovamente gli occhi per riaddormentarsi all’istante. Andrea si era rannicchiato in una strana posizione dalla parte opposta alla sorella e stringeva fra le braccia il suo inseparabile Spiderman con il quale trascorreva ore in giochi fantasiosi.

    Per fortuna, entrambi, avevano dormito per tutto il tragitto cosicché lei aveva potuto rilassarsi qualche ora senza doverli richiamare in continuazione. Quando iniziavano a stuzzicarsi e litigare diventavano davvero impossibili!

    Aurora aveva da poco compiuto 15 anni, era una ragazzina deliziosa, ma un po’ troppo schiva e riservata. Passava la maggior parte del suo tempo libero immersa fra lettura e disegni, una passione che le aveva trasmesso.  Non era molto socievole e questo un po’ la rattristava. A volte aveva la sensazione che sua figlia avesse seri problemi a relazionarsi con gli altri. Parecchie volte le sue insegnanti le chiesero che tipo di bambina fosse nella vita in famiglia poiché anche a scuola se ne stava spesso in disparte, non interveniva nelle lezioni e si faticava a farla parlare. Non sapeva a chi potesse assomigliare, né lei, né Giorgio, suo marito avevano caratteri tanto chiusi. Fisicamente, invece, aveva ereditato da entrambi: dal padre aveva preso una bocca sottile, un naso leggermente aquilino ed una notevole statura, per la quale a volte si creava seri complessi. Da lei aveva ereditato solamente gli occhi verdi, un colore molto intenso. Sua madre sovente le ripeteva:

    «Quando sei nata e ho visto i tuoi occhi ho scartato la lunga lista dei nomi che mi ero preparata, come tutte le mamme del mondo e per i quali non sapevo decidermi. Quel verde così luminoso e brillante mi fece pensare alla giada e, impulsivamente, decisi il tuo nome senza neanche consultarmi con tuo padre.»

    Andrea, invece, aveva ereditato tutto da Giorgio, sia nell’aspetto fisico che nel carattere: occhi scuri e profondi, capelli un po’ ricci e ribelli, un modo di fare scherzoso, con la battuta sempre pronta. Andrea aveva solo sei anni ma Giada era sicura che, crescendo, sarebbe stato la fotocopia del padre. C’erano già tutte le premesse e Giada era convintissima che con un carattere si nasce e difficilmente lo si può cambiare.

    Mentre meditava su queste riflessioni non si rese conto che stava procedendo ad una velocità un po’ troppo sostenuta e si spaventò parecchio, quando, all’improvviso, vide qualcosa attraversarle la strada ed istintivamente inchiodò la macchina.

    I suoi figli, sussultarono a quella brusca frenata e si drizzarono subito sul sedile chiedendo all’unisono cosa fosse successo.  Scese tremante dall’auto per respirare un po’ d’aria fresca e per rendersi conto che aveva schivato per poco un bellissimo cane. Non amava molto gli animali, detestava chi usava violenza contro di loro, ma preferiva lasciarli fuori dalla sua vita. Per i cani in particolari aveva una profonda paura, da piccola era stata aggredita da un pastore tedesco ed ancora ricordava l’abbaiare furioso di quel cane mentre le ringhiava addosso e le urla delle persone intervenute per separarli. Fortunatamente quell’episodio non ebbe conseguenze dal punto di vista fisico, se la cavò con qualche graffio ed una immensa paura, ma psicologicamente quel fatto così traumatico se lo portò dentro di sé per tutta la vita ed appena notava un cane anche a distanza cercava di cambiare strada. In quel momento, così spaventata per la frenata inaspettata scese dall’auto con le gambe tremanti e nemmeno quel cane a poca distanza sembrò incuterle il consueto timore. Doveva essere un Labrador, un cane bellissimo. Ancora stordita per l’accaduto, sentì una voce concitata e rabbiosa alle sue spalle:

    «Ma dove ha la testa? Ci mancava poco che investisse la mia Luna. Le sembra il modo di guidare in queste strade di campagna?»

    Giada lo guardò senza proferire parola.

    Ma, da dov’erano sbucati quei due?

    Tutt’attorno era una distesa di verde, non c’era neanche una casa nelle vicinanze, data l’ora mattutina lei era l’unica che viaggiava su quella strada.

    «Ha perso la lingua? Che maleducata, neanche una parola di scuse.»

    Avrebbe probabilmente continuato in quel modo se non fosse stato interrotto dai suoi figli che scesero dall’auto incuriositi per verificare cosa fosse accaduto.

    Il cane, intanto, appena vide i bambini, fu loro vicino scodinzolando e cercando coccole.

    I suoi figli si ritrassero un poco impauriti, probabilmente Giada aveva trasmesso anche a loro quella paura innata nei confronti degli animali.

    Fu in quel momento che, l’uomo che le stava di fronte, iniziò a calmarsi e si avvicinò ai bambini dicendo di stare tranquilli.

    «Luna è un cane dolcissimo. Non farebbe del male a nessuno e adora i bambini. Accarezzatelo pure.»

    Poi, si girò con calma verso di lei. La esaminò per qualche secondo prima di chiederle se stesse bene.

    «È molto pallida. Forse dovrebbe bere qualcosa. Qui avanti troverà un bar che a quest’ora sarà già aperto.»

    «Certamente» farfugliò Giada e senza prestargli particolarmente attenzione si voltò per far risalire i suoi figli in auto. Stava per riprendere posto alla guida quando si voltò e vide che lui la stava osservando in un modo un po’ strano.

    «Sembra essere molto stanca signora, faccia attenzione alla guida.»

    Stava per andarsene ma poi si bloccò un istante, ed in un soffio sussurrò:

    «Mi scusi, sono stato un po’ brusco, ma quando si tratta di Luna non capisco più nulla. Posso fare qualcosa per lei?»

    «No, grazie» replicò Giada decisa.  Poi, abbozzò un sorriso, chiuse la portiera, gli fece un leggero cenno di saluto con il capo e ripartì.

    Lo osservò dallo specchietto retrovisore e vide che era ancora fermo nello stesso punto in cui l’aveva salutato ed osservava l’auto in lontananza. Il cane si era accovacciato accanto a lui. Quell’immagine le sembrò all’improvviso un delizioso soggetto per un suo prossimo acquerello Mah! Sarebbe stato meglio tornare con i piedi per terra e concentrarsi sulla guida prima di combinare altri guai. Si fermò nel parcheggio del bar che gli era stato indicato. Non riusciva a comprendere se fosse già aperto. Non vedeva ancora nessuno lì attorno ma i suoi figli iniziavano a lamentarsi e chiedere qualcosa da mangiare. Anche lei aveva effettivamente bisogno di prendere qualcosa di caldo.

    Scese per verificare se il locale fosse aperto e proprio in quel momento una signora grassottella dall’aria simpatica le aprì la porta.

    «Buongiorno» disse cordialmente «entrate, fa ancora un po’ fresco a quest’ora del mattino.»

    Quando furono all’interno Giada si guardò attorno per qualche istante, il locale era molto ordinato e profumava di pulito, vide in un angolo un secchio colmo d’acqua con degli stracci e capì che il pavimento era appena stato lavato. Sul bancone del bar troneggiava una magnifica composizione di fiori di campo che conferivano all’ambiente un aspetto davvero campagnolo. Le tovaglie bianche erano ricamate a mano con dei mazzetti di fiori gialli e blu uguali alle tendine applicate alle finestre.

    Era proprio accogliente quel posto.

    «Ditemi bambini» chiese gentilmente la signora. «Cosa posso preparare per voi? Ho appena sfornato delle deliziose brioche ripiene con cacao o marmellata di albicocche. La marmellata l’ho preparata io, è molto buona. Oppure c’è una deliziosa ciambella ancora calda. Cosa preferite?»

    «Brioche con marmellata» gridò Andrea

    «Io la ciambella» disse Aurora timidamente ed intanto guardò sua madre per avere un cenno d’approvazione

    «Prendete quello che volete» disse Giada. «Anche per me una fetta di ciambella. È molto invitante ed ha un profumo delizioso. Poi un cappuccino per tutti.»

    In pochi minuti la signora portò loro la colazione e, intanto, chiese:

    «Da dove venite?  Sembrate molto stanchi.»

    «Arriviamo da un piccolo paese di montagna in provincia di Como.»

    «Dove siete diretti, se non sono indiscreta?»

    «Verso il mare, ormai non manca molto.»

    «Sì, certamente, ma dipende che paese dovete raggiungere.»

    Giada estrasse un biglietto dalla borsa e lo porse alla signora.

    «Ecco, questo è l’indirizzo che mi hanno fornito.»

    «Allora, voi non conoscete il posto?»

    «No, no. Assolutamente. È la prima volta che veniamo da queste parti, ma ci hanno detto che il luogo è splendido.»

    La signora la guardò con una faccia perplessa prima di dirle con un certo imbarazzo:

    «Dipende da cosa state cercando» e diede un’occhiata significativa ai bambini

    Giada si allarmò un poco, non tanto per le parole pronunciate ma per il modo in cui furono espresse.

    «Cosa c’è che non va in questo paese?»

    «Nulla, nulla» si affrettò a rispondere la signora. «È un paese molto carino, ma piccolo e privo di qualsiasi comodità. Non ci sono molte attrattive per i bambini di questa età» e guardò nuovamente Aurora ed Andrea.

    «Infatti è la tranquillità che sto cercando in questo momento. Non desidero divertimenti o posti chiassosi» replicò Giada un po’ risentita.

    «Allora ha scelto il posto giusto per riposarsi! Le auguro una buona vacanza.»

    Giada le sorrise, la ringraziò per la

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