TERRA NOSTRA. Storia di Ostuni
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Questo viaggio ci ha anche insegnato a ritrovare, in un percorso lungo quasi tremila anni, il carattere degli ostunesi: pronti a darsi al padrone di turno, rendendogli i propri servigi, ma al tempo stesso sempre desiderosi di conquistare autonomia e indipendenza. Non a caso la caratteristica che accompagna Ostuni in circa cinque secoli di storia è la continua richiesta di vedersi liberata dai vincoli feudali con la concessione del Regio Demanio. Gli ostunesi sono ancora oggi così. Sempre pronti a carpire da che parte tira il vento e a rinnegare gli amici, ma generosi come nessuno e capaci di tendere la mano anche al nemico, soprattutto quando si tenta di ottenerne vantaggi. Invidiosi sì, forse molto, cattivi mai. Maestri in ogni cosa: nell’agricoltura, nelle arti, nei mestieri, nelle costruzioni, nel commercio, nelle lettere, nell’oratoria. Abili nel contrattare, stupidi in amore. Ma pur sempre unici e inconfondibili.
Il titolo del libro, Terra Nostra, che è lo stesso sia del saggio storico che della novella (il libello si compone infatti di due parti), non è casuale. Ostuni è definita in tal modo nel 1304 da Filippo I d’Angiò, principe di Taranto. La Prefazione è a cura del prof. Donato Coppola, paletnologo ostunese di fama internazionale che il 24 ottobre 1991 scoprì in Ostuni la mamma più antica del mondo, i cui resti risalgono a circa 28 mila anni fa. Postfazione a firma dell’avv. Michele Conte, presidente del Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia meridionale.
Il saggio storico, scritto da entrambi, ripercorre tutta la storia di Ostuni dal Mille a.C. fino alla metà del secolo scorso (preceduta da un paragrafo introduttivo sul ritrovamento dei resti della Donna di Ostuni), con particolare approfondimento del periodo medievale. Il libro termina con una novella e una poesia scritte da uno solo di noi due.
Gli Autori, Giuseppe Palma e Giuseppe Francioso
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TERRA NOSTRA. Storia di Ostuni - Giuseppe Palma
Giuseppe PALMA
Giuseppe FRANCIOSO
© TERRA NOSTRA
Storia di Ostuni
Saggio storico; con una novella e una poesia
Prefazione di Donato COPPOLA
Postfazione di Michele CONTE
Editrice GDS
EDITRICE GDS
Via Pozzo n. 34, Vaprio d’Adda (MI)
Tel. 02-90970439
E-mail: edizionigds@hotmail.it; iolanda1976@hotmail.it
Prima edizione cartacea: dicembre 2018
Prima edizione e-book: novembre 2018
Tutti i diritti sono riservati.
L’immagine riportata sulla copertina anteriore raffigura una parte del Borgo Medievale di Ostuni, la cui creazione grafica è frutto di un’idea di Iolanda Massa.
Giuseppe PALMA
Giuseppe FRANCIOSO
TERRA NOSTRA
Storia di Ostuni
Saggio storico; con una novella e una poesia
Prefazione di Donato COPPOLA
Postfazione di Michele CONTE
Alla Città di Ostuni e alla sua infinita bellezza
«Una Nazione può sopravvivere ai suoi imbecilli e anche ai suoi ambiziosi, ma non può sopravvivere al tradimento dall'interno. Un nemico alle porte è meno temibile perché mostra i suoi stendardi apertamente contro la città. Ma per il traditore che si muove tra quelle la porta è aperta, il suo mormorio si sposta dalle strade alle sale del governo stesso. Perché il traditore non sembra un traditore. Parla una lingua che è familiare alle sue vittime ed usa il loro volto e le loro vesti, appellando alle profondità del cuore umano. Marcisce il cuore di una Nazione; lavora in segreto come un estraneo nella notte, per abbattere i pilastri della Nazione, infetta il corpo politico in modo inesorabile».
Marco Tullio Cicerone
PREFAZIONE
a cura di Donato COPPOLA
"Terra Nostra", saggio breve sulla Storia di Ostuni, è una sintesi ben calibrata della Storia della città attraverso le varie fonti.
Questa passeggiata nel territorio, a partire dalla donna di Ostuni di 28.000 anni fa, è un vademecum diacronico che permette ai due Autori di cogliere le vicende umane dalla preistoria ai nostri giorni.
Già nel mio volume del 1983 "Le origini di Ostuni. Testimonianze archeologiche degli avvicendamenti culturali" ricostruivo nella sua interezza l’estensione della città iapigio-messapica, che coincideva perfettamente con gli attuali orti periurbani: le aree ad oliveto sono ancora ai nostri giorni l’extra-moenia rispetto alla cerchia più esterna delle mura messapiche del IV-III secolo a.C. Infatti gli orti sottostanti la cittadina di Ostuni sono un’eccezionale esempio di trasformazione, a partire da età tardoromana, di un paesaggio ruderale (l’antica città messapico-romana) in orti terrazzati, quando, a dirla con Emilio Sereni, Ostuni diventa un borgo italico inerpicato
, arroccato e compreso nell’ambito delle attuali mura angioine-aragonesi, ancora visibili e cingenti l’attuale Centro Storico. Tali orti, ancora in buona parte coltivati, rappresentano l’elemento più significativo dell’immagine storicizzata della città di Ostuni.
"Terra Nostra non è quindi un generico richiamo, ma ci riporta all’originario rione
Terra" coincidente con il centro storico compreso entro le mura angioine-aragonesi. Il rinvenimento di scarichi di ceramiche angioine nei riempimenti interni delle torri circolari delle mura di cinta hanno documentato con chiarezza che tale operazione di rinforzo delle torri era determinata ormai dall’utilizzo delle armi da fuoco che segnarono un nuovo modo di fare la guerra e la fine del mondo medievale.
Sin dal II millennio a.C. nell'area delle Murge sud-orientali si insediarono i primi villaggi a carattere proto-urbano, costituendo una fitta rete di abitati ubicati sia nelle parti meglio difendibili del ciglio dell'altopiano (Rissieddi) che lungo la costa (Egnazia, Monticelli, Torre S. Sabina). La città di Ostuni si sviluppò tra una serie di colline ad un'altitudine massima di m 249, minima di m 170 s.l.m.
Nel 1989 uno scavo nel cortile interno dell'attuale Museo, evidenziò un livello di base del XVI-XV secolo a.C., probabilmente il più antico nucleo dell'Età del Bronzo insediatosi sulla collina. La successiva espansione dell'abitato ci rimanda al mondo iapigio-messapico del I millennio a.C., con la città che occupa tutte le pendici che ad Oriente vanno verso la Rosara, a settentrione verso Contrada Sant’Angelo, ad Occidente oltre l’attuale Mercato Boario e a meridione nell’area attualmente occupata da Piazza Libertà. Tra il 2002 ed il 2003 nell’area di Piazza della Libertà scavi a cura della Soprintendenza archeologica della Puglia individuano la presenza di testimonianze riferibili sempre all’abitato dell’età del Ferro, dandoci chiare indicazioni sulla sua estensione a Sud e sull’ampiezza del sito.
Plinio (Nat. Hist., III, 105) dando l'elenco dei popoli abitanti le entità geografiche dell'entroterra calabro ricorda l'etnico degli Stulnini, ed all'etnico pliniano si può avvicinare Stournoi pure collocato dal geografo alessandrino Claudio Tolomeo (III, I, 77), insieme ad Oria (?) nel retroterra della Calabria (II sec. d.C.). Viene genericamente attribuita ad Ostuni una serie monetale di bronzo, notevolmente diffusa in ambito magno-greco, anche se non sembra essere originaria del luogo. Essa reca sul D/ il pecten, sul R/ l'aquila con ali spiegate a ds. ed in esergo la leggenda con caratteri greci STY.
La denominazione Stuni potrebbe derivare da Stulni
di Plinio (I sec. d.C.) o Sturni
di Tolomeo (II secolo d.C.), che si rifanno alla leggenda STY della serie monetale attribuibile ad Ostuni e databile tra il III ed il II sec. a.C. Tale denominazione la ritroviamo nel X e nella prima metà dell'XI secolo d.C. Stuni
; successivamente Ostunium, Hostunium, Hostuneo, Hostunio a testimonianza di una lingua delle pergamene che non é quella dei classici, ma quella cancelleresca che probabilmente, per nobilitare il dialettale Stuni, lo trasformò in (O)stuni: questo toponimo, pur con varie interpretazioni, é l'attuale nome della città.
Dal periodo tardoromano in poi, le aree abitate di Ostuni poste al disotto della attuale cinta muraria angioina-aragonese vennero progressivamente abbandonate e furono trasformate in vere e proprie aree di produzione strutturate in orti, considerati sempre infra moenia rispetto alle esterne mura messapiche, ancora esistenti e divenute poi fondazione dei successivi muri e parietoni a