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Intrigo in corsia: Harmony Bianca
Intrigo in corsia: Harmony Bianca
Intrigo in corsia: Harmony Bianca
E-book175 pagine2 ore

Intrigo in corsia: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Una notte fra le sue braccia e Holly Jacobs non ha alcun dubbio: il dottor Daniel Chandler è l'uomo della sua vita. Peccato che lui non la pensi allo stesso modo. Daniel è infatti un playboy convinto, innamorato della propria libertà e dei propri spazi. Per convincerlo a concederle una chance, Holly ha bisogno di un buon piano che comprenda:



1. Persuaderlo ad accompagnarla a casa per poter passare il giorno di Natale con la sua famiglia.

2. Sperare che per strada il traffico li costringa a pernottare in un bed and breakfast.

3. Approfittare del proprio compleanno, di una torta speciale e di un babydoll da urlo per passare una notte di sesso incandescente.



Se tutto andrà come previsto, l'unica cosa che Daniel desidererà per Natale sarà... lei!
LinguaItaliano
Data di uscita19 gen 2018
ISBN9788858976142
Intrigo in corsia: Harmony Bianca
Autore

Carol Marinelli

Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.

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    Anteprima del libro

    Intrigo in corsia - Carol Marinelli

    successivo.

    1

    «Holly, rimetti subito via quelle decorazioni. Ti ho già detto che ce ne sono già abbastanza. Siamo in un Pronto Soccorso, non in un reparto pediatrico.»

    Holly, infagottata nella divisa larga e sformata, e carica di addobbi luccicanti e pupazzi di neve d'argento, sobbalzò quando sentì la voce dal forte accento irlandese di Kay e si rese conto che la caposala era seduta alla postazione delle infermiere.

    L'aveva colta in flagrante!

    Holly aveva pensato che anche Daniel Chandler, il sostituto dell'aiuto medico, fosse in pausa pranzo e invece stava sorseggiando il caffè seduto alla scrivania e si sentì subito avvampare per essere stata rimproverata pubblicamente davanti al garbato Daniel.

    «Credevo fossi andata a casa» ammise Holly, rivolgendosi a Kay.

    «Lo so» rispose la collega aspramente, ma poi sospirò. «Mi sono fermata per cercare di organizzare i turni di Natale.»

    «Non erano già a posto?» Holly corrugò la fronte. L'ultima cosa che voleva era che cambiassero. Aveva già deciso da parecchie settimane di trascorrere il Natale con la sua famiglia. Ma Kay aveva altre idee e spiegò a Holly il motivo per cui le cose sarebbero potute cambiare.

    «Già, ma nel frattempo due persone si sono messe in malattia. Per fortuna Nora si è offerta di lavorare la notte di Natale, ma siamo parecchio tirati. Adesso, se non ti dispiace, rimetti a posto le decorazioni e per favore, legati i capelli.»

    «Li ho già legati.»

    «No, Holly, ti sbagli.»

    Quando iniziava il turno, i lunghi e ricci capelli castani di Holly erano sempre legati in una bella coda, ma poi lentamente le ciocche si liberavano.

    Mentre Holly sgattaiolava in magazzino, Daniel si ritrovò a sorridere.

    Lavorava come sostituto al The Primary solo da un paio di mesi ma gli erano bastati per capire che Holly Jacobs prendeva molto sul serio le decorazioni natalizie. Aveva aspettato tutto il pomeriggio che Kay finisse il turno alle quattro e andasse a casa in modo da preparare per Natale, come diceva lei.

    Il The Primary Hospital era una clinica universitaria moderna e molto frequentata nella zona nord di Londra. Era ben diverso dal Royal dove Daniel aveva iniziato il suo internato ed era diventato aiuto in Medicina d'Urgenza.

    Suo padre, uno stimato professore di chirurgia, avrebbe detto che lavorare al The Primary era un passo indietro nella carriera. Ma di sicuro lo stimato professor Marcus Chandler non immaginava il motivo per cui il figlio si accontentava di fare sostituzioni in vari ospedali di Londra quando avrebbe potuto avere un posto fisso con orari ideali al Royal.

    Tuttavia per Daniel lavorare al The Primary era, se non un passo avanti, senz'altro un passo nella giusta direzione. Quando aveva iniziato a fare i primi turni, Kay aveva alzato gli occhi al cielo all'idea di dover gestire un altro medico di passaggio, ma ben presto si era resa conto che Daniel faceva molto bene il proprio lavoro.

    Non solo. A Daniel piaceva il suo lavoro. Lì non aveva una reputazione da salvaguardare. Doveva solo pensare a impegnarsi e a farsi apprezzare per le proprie capacità.

    E in effetti era stato notato.

    «Lo sai che si libera un posto da primario» gli disse Kay, fissando il computer mentre parlava.

    «Lo so» rispose Daniel. «Ho già detto al dottor Edwards che non sono interessato.»

    «Non siamo abbastanza bravi per te, Daniel?»

    «Si era liberato un posto da primario anche al Royal quando sono venuto via» precisò lui. «E ho rifiutato anche quello.»

    «Sei un vero mistero» osservò Kay e rise, spolverando un po' di polvere d'argento che Holly si era lasciata alle spalle. «Holly metterebbe lustrini ovunque» borbottò. «Siamo in un Pronto Soccorso, non nella capanna di Babbo Natale. La gente non ha voglia di rallegrarsi per le festività quando capita qui. Questo periodo dell'anno è già abbastanza difficile per i nostri pazienti. Sono già stanca del Natale e siamo solo al 2 di dicembre.»

    «A chi lo dici» convenne Daniel.

    «Neanche tu sei un fan del Natale?» gli domandò.

    «Già.»

    «Il Natale tira fuori il peggio delle persone. Dovresti vedere cosa diventa questo posto la notte di Natale.» Tornò a fissare il monitor del computer, pur continuando a parlare con Daniel. «Stasera vai alla festa organizzata dal Pronto Soccorso?»

    «No.»

    Kay rise per la risposta secca e corrugò la fronte. «Come mai sei ancora qui? Credevo sostituissi il tuo amico fino al matrimonio e lui mi pare si sia sposato la settimana scorsa. O sbaglio?»

    «Non ti sbagli.» Daniel annuì e continuò a scrivere.

    Aveva terminato il suo incarico al Royal alla fine di settembre e aveva fatto qualche turno fino al matrimonio di Rupert, il suo miglior amico. Ben presto si sarebbe preso un anno sabbatico. Per prima cosa sarebbe andato a sciare in Svizzera e poi... be', avrebbe deciso in seguito.

    «Perché non sei partito subito a settembre? Potevi sempre tornare per il matrimonio?» gli chiese Kay.

    «Oh, no... una volta che me ne vado, non torno più» le spiegò scrollando il capo.

    «Complimenti per il pensiero profondo!» commentò Holly riapparendo senza le decorazioni e i pupazzi di neve. Si era di nuovo legata i capelli che ora erano tutti pieni di polvere scintillante e guardò Kay con espressione preoccupata. Quest'anno aveva davvero assolutamente bisogno di avere il Natale libero.

    Holly sapeva che se avessero cambiato i turni, per lei sarebbe finita male... Lo scorso anno, più o meno in quel periodo, a sua madre era stato diagnosticato un tumore al seno e, benché Holly avrebbe dovuto essere di turno sia a Natale sia all'ultimo dell'anno, Kay era stata fantastica e le aveva dato dieci giorni di ferie per stare in famiglia.

    Il problema era che a una diagnosi di cancro non seguiva una cronologia di eventi ben definita con una conclusione che indicasse la fine di tutto.

    L'anno prima era stato spaventoso. Ogni volta che non era di turno, Holly aveva dovuto fare avanti e indietro da casa dei suoi con la sua piccola auto rossa per seguire le cure di sua madre. Recentemente Esther aveva dovuto sottoporsi a un altro ciclo di chemioterapia e anche se cominciava a stare meglio voleva tutta la famiglia riunita per Natale.

    E ultimamente ciò che Esther voleva, Esther lo otteneva!

    Holly sospirò. Amava molto la sua famiglia ma la situazione era diventata a dir poco difficile.

    Anche se sperava che Kay sarebbe stata comprensiva al momento di metter mano ai turni, aveva bisogno di certezze. «Kay, posso parlarti un attimo?»

    «Se è per i turni, la risposta è no. Ho già preso nota della tua richiesta. E poi, sì, lo so» aggiunse, «che è anche il tuo compleanno.»

    «Non mi dire, Holly, che sei stata un Gesù Bambino?» chiese Daniel.

    «Perché credi che mi abbiano chiamata Holly?»

    «Perché sei spinosa.»

    Era una battuta, perché in realtà non lo era affatto. Era allegra, solare. Con lei si poteva scherzare e prenderla in giro senza che si offendesse. Era sempre molto brillante.

    «Allora» chiese Daniel, «non festeggi mai il compleanno?»

    «Al contrario» scrollò il capo lei. «I miei genitori fanno sempre in modo che si festeggi.»

    «Ma certo, Polly.»

    Il suo riferimento a Pollyanna la fece sorridere. «Sempre meglio che essere cinici. Perciò» chiese lei, tornando alla conversazione in cui si era inserita, «perché non sei partito e tornato in tempo per il matrimonio?»

    «Bisognava organizzare l'addio al celibato» spiegò Daniel.

    «Potevi tornare un paio di settimane prima.»

    «La futura moglie di Rupert è abbastanza ansiosa e temeva che gli avrei tirato un bidone se avessi lasciato il Paese. In effetti aveva ragione a preoccuparsi... Ve l'ho detto, quando vado via, poi non torno indietro.» Questo aspetto di Daniel non piaceva a Holly.

    Lui aveva già fatto diverse sostituzioni in ospedale e lei si stava abituando alla sua presenza.

    Oppure si stava abituando alla sensazione di avere un frullino a pieno regime nel petto.

    Daniel era a dir poco affascinante.

    Sì, era alto, con i folti capelli neri e un profumo che le faceva venire la pelle d'oca. Ma erano stati i suoi occhi a farle girare la testa.

    Blu come il mare.

    Come se l'artista che li aveva dipinti avesse lasciato incompiuto il proprio capolavoro dimenticandosi di aggiungere qualche pagliuzza argentea e dei puntini verde acqua. Quegli occhi erano di un delizioso azzurro intenso, con l'iride cerchiata di nero, e Holly non era stata capace di distogliere lo sguardo quando li aveva visti per la prima volta. Avrebbe voluto scusarsi, giustificarsi dicendo che cercava le pagliuzze argentate e le gocce color acqua, e invece era rimasta incantata.

    E lui pure.

    Davanti agli occhi verdi di lei colmi di stupore.

    «Tutto bene?» le aveva chiesto.

    «Ho un dolore addominale...» Holly aveva provato a spiegargli che c'era un paziente che aspettava di essere visitato nel cubicolo quattro, ma era così turbata che non era riuscita a esprimersi in maniera comprensibile. «E senso di nausea.»

    «Allora sdraiati che ti do un'occhiata.»

    La sua voce era altezzosa e il suo senso dell'umorismo scontato, e lei era stata tentata di assecondarlo e fare come le aveva detto. Invece aveva sorriso. «Ti aspetto nel cubicolo quattro.»

    Il suo dolore addominale in realtà era quello di una ventiquattrenne con una sospetta appendicite. Daniel aveva raggiunto Holly e l'aveva trovata che reggeva una bacinella al paziente. Le aveva sorriso lasciandole intendere che avrebbe preferito trovare lei distesa sul lettino.

    «Peccato» aveva commentato.

    Ma quel piccolo flirt, enorme per Holly, per lui era una passeggiata nel parco. Era gentile e garbato e da quanto lei aveva potuto capire cambiava spesso compagnia femminile, e comunque, a dire il vero, loro due non sembravano neanche molto compatibili.

    A parte...

    «Com'era il matrimonio?» chiese Holly che era curiosa di sapere perché avesse rimandato il viaggio.

    «Come tutti i matrimoni» rispose Daniel, mentre Holly balzava in piedi e si sedeva sulla panchina accanto a dove lui stava scrivendo i suoi appunti. «Lungo.»

    «Com'era vestita la sposa?» gli chiese ancora.

    «Se non sbaglio, indossava un abito» continuò lui. «Probabilmente bianco.»

    «Mi piacciono i matrimoni d'inverno» sospirò Holly. «Specialmente quando nevica.»

    «In chiesa si gelava» spiegò lui e, dal tono di voce, si capiva che il suo approccio a quel genere di eventi era molto poco romantico. «Poi si è messo a diluviare quando è stato il momento di fare le foto.»

    «Sei andato da solo o con qualcuno?» gli chiese Kay, senza distogliere lo sguardo dal monitor.

    «Non vado mai accompagnato ai matrimoni.» Daniel scrollò il capo. «Diciamo che non mi succede da molto tempo. Ho imparato di persona che se porti una ragazza, poi lei dà per scontato che la nostra relazione sia seria. Questa volta ero il testimone perciò tutti si aspettavano che mi facessi accompagnare dalla damigella della sposa.»

    «E l'hai fatto?» chiese Kay.

    «Sarebbe stato troppo impegnativo» disse Daniel, lanciandole un'occhiata fugace e maliziosa, e lei si rese conto che se mai avesse avuto una storia con lui sarebbe stata in mani molto discrete.

    «Comunque» continuò Daniel, «volevo fare la cosa giusta per Rupert. Era stato molto buono con me quando...» Non terminò, o meglio lasciò in sospeso la frase che aveva iniziato. «È un ottimo amico.»

    «Come mai non hai preso

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